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5 Maggio 2023

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Le riflessioni di Valentina Colucci sul nucleare: “Il nostro Paese non è pronto”

Abbandonato negli anni ‘70 a seguito dei due referendum indetti a poca distanza dagli incidenti di Chernobyl e Fukushima, il nucleare torna ad essere preso in considerazione come valida soluzione per la produzione di energia elettrica. Ma l’Italia è davvero pronta? Valentina Colucci affronta l’argomento in un recente articolo.

Valentina Colucci

Valentina Colucci: perché si è tornati a parlare di energia nucleare?

Negli ultimi anni, la domanda di energia elettrica è significativamente aumentata e si prevede che continuerà a farlo in futuro. Studiosi e agenzie internazionali ritengono che nel 2050 le sole rinnovabili non saranno sufficienti a soddisfare tutta la domanda. Situazione destinata, tra l’altro, ad aggravarsi se si considerano le enormi quantità di energia che potrebbero essere assorbite dalla messa in uso di nuovi vettori energetici come l’idrogeno. In un simile contesto, il ricorso al nucleare si afferma con prepotenza ai primi posti nella lista delle soluzioni “carbon free”. Nel suo articolo, Valentina Colucci evidenzia come siano già diverse le aziende energetiche italiane che hanno avviato programmi sostenibili basati su questa fonte. Enel, ad esempio, è entrata in un’azienda inglese che prossimamente realizzerà un mini Lead Fast Reactor da 30 megawatt, Eni è invece impegnata con il Mit di Boston nello sviluppo della fusione a confinamento magnetico. Al di là dell’opinione pubblica ancora molto divisa sulla questione, resta il fatto che l’Italia potrebbe concretamente non essere pronta ad attuare l’ipotesi del nucleare, perché significherebbe riavviare un sistema rimasto quiescente per troppo tempo.

L’analisi di Valentina Colucci sui tre pilastri fondamentali per riavviare il nucleare

Se si vuole davvero percorrere questa strada, secondo Valentina Colucci, è fondamentale agire su tre diversi livelli per preparare il Paese. Il riavvio del sistema del nucleare, afferma, “necessita di un riordino dell’esistente che si deve basare sostanzialmente su tre pilastri fondamentali: l’istituzione di un’autorità di controllo dedicata, la valorizzazione del capitale umano e della ricerca, una politica industriale dedicata”. In primis, la Safety Authority andrebbe rafforzata in modo massiccio. Solo un’autorità di controllo forte, indipendente e autorevole, con competenze adeguate sulle strutture e sui progetti dedicati al nucleare potrebbe offrire una garanzia ai cittadini. Ormai ridotto a un centinaio di laureati in Ingegneria Nucleare l’anno, anche il capitale umano necessiterebbe di un potenziamento, con l’introduzione di corsi presso i pochi atenei competenti. Infine, ci sarebbe da aggiornare la governance dei processi dei programmi di decommissioning nucleare che, per mancanza delle best practices e di peculiarità progettuali degli impianti, hanno solo generato ritardi e costi extra. Tra le proposte di Valentina Colucci ci sono quella di “separare competenze e responsabilità in ordine alla gestione del Deposito Nazionale dei rifiuti nucleari creando un ‘virtuoso conflitto di interessi’” e quello di ottimizzare il processo delle attività di decommissioning e dell’intero sistema mediante la “razionale interazione fra le entità che si occupano a vario titolo di nucleare”.

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Flavio Raimondo: la carriera professionale dell’AD di Haiki+ S.r.l.

Flavio Raimondo è Amministratore Delegato di Haiki+ S.r.l., Holding di Innovatec S.p.A., Gruppo leader nel settore della Clean Technology e delle energie rinnovabili. Sono numerosi gli incarichi ricoperti dal manager in oltre 30 anni di carriera professionale.

Flavio Raimondo, Amministratore Delegato di Haiki + S.r.l.

Flavio Raimondo, dalla laurea all’esordio professionale

Nato nel 1972, Flavio Raimondo si laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza e nel 1991 esordisce professionalmente in Shandwick S.r.l., una società di pubbliche relazioni con la quale collabora occupandosi dell’organizzazione di eventi. Nel 1998 ricopre il ruolo di Responsabile di Reparto del punto vendita Decathlon di Baranzate di Bollate (Milano), per il quale, l’anno successivo, diventa Direttore con l’incarico di gestire l’area finanziaria, il personale, le relazioni commerciali fornitori e clienti e il visual merchandiser. Tre anni più tardi entra in Fabriano S.p.A. in qualità di Direttore Generale per il ramo d’azienda “Boutique della Carta Fabriano”. Flavio Raimondo si occupa delle politiche di sviluppo e del budget, del dipartimento ricerca e sviluppo, della gestione Grandi Clienti, della ricerca e selezione del personale, degli acquisti di materie prime e semilavorati e dello sviluppo cataloghi.

Flavio Raimondo: gli incarichi in qualità di Direttore Generale e Amministratore Delegato

Terminata l’esperienza in Fabriano S.p.A., nel 2005 Flavio Raimondo viene nominato Direttore Generale presso Volpi S.p.A., azienda attiva nella progettazione, costruzione e arredamento interno, EPC di grandi navi e yacht oltre i 50 metri. Quattro anni più tardi entra in Ansaldo T&D S.p.A. in qualità di Direttore Amministrativo e dirigente per le direzioni acquisti, sviluppo energie rinnovabili e risorse umane. Nel 2011 la società fa il suo ingresso nel Gruppo Toshiba Corporation: Flavio Raimondo assume quindi l’incarico di Direttore Generale del settore Energie Rinnovabili con deleghe per lo sviluppo del mercato, l’analisi opportunità, le relazioni con gli investitori e la realizzazione dei progetti. Contemporaneamente ricopre anche l’incarico di Direttore delle aree acquisti, tesoreria e controllo costi, risorse umane e budget operativo. Infine, dal 2014 al 2015 opera in qualità di Direttore Generale di Kinexia S.p.A., attiva nel settore delle energie rinnovabili e dell’ambiente. Attualmente è Amministratore Delegato di Haiki+ S.r.l.

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Destini diversi nel nuovo libro di Guido Mazzolini

Conoscevo i lavori di Mazzolini, ho letto in precedenza la silloge poetica “Suoni” e l’ultimo romanzo pubblicato, dal titolo “Un celeste divenire”. Non mi aspettavo il libro che ho scoperto recentemente. Pubblicato da poco, il titolo è “Destinati a direzioni diverse”. Innanzitutto mi aspettavo un romanzo, oppure una raccolta di poesie. Invece questo libro si presenta come una raccolta di pensieri all’apparenza sparsi e condensati in poche pagine. Circa una cinquantina di argomenti diversi, a prima vista senza un presupposto di coerenza, e suddivisi in sei capitoli. La particolarità del testo permette anche di non seguire l’ordine di stesura, ma volendo di poter saltare da un argomento all’altro, senza seguire un filo logico. Sono molti i temi trattati e di certo, come sempre, è la parola al centro della poetica di questo lavoro. La parola che, come scrive Mazzolini nella prefazione “Non è un semplice suono, non uno schizzo di inchiostro sul foglio. Piuttosto un germe di vita destinato a evolversi, a nascere, a mettere radici. Ogni parola apre una porta, la spalanca, scioglie una serie di pensieri e occasioni che fluiscono e diventano azione. La chiave e il seme, l’arco e l’aratro. In ogni caso qualcosa che agisce con forza, reagisce, ambisce. Modifica e cambia, come fanno i miracoli. “ Il miracolo della parola e il proprio ruolo taumaturgico sono ancora al centro del lavoro di Mazzolini, la parola che suscita espressione, suggestione, ragionamento e ipotesi. “Le parole fanno la differenza, legano e sciolgono, separano e uniscono. Parole di circostanza, pleonasmi che nemmeno ascoltiamo. Parole di fuoco o di gelo, macigni che scuotono le coscienze. Parole gettate al vento, dense, oppure trattenute, ingoiate, non dette. Parole di politici e parole di poeti.” La parola che svela l’essenza più intima dell’uomo e tutti affratella e accomuna. “Basterebbe riconoscersi e pensare che nell’oceano della vita navighiamo tutti la medesima barca. E tutti meritiamo un viaggio, accumunati dalla stessa rotta. Nuvole difformi, ma di uguale consistenza. Marinai più o meno capaci, più o meno fortunati, in balia di venti generosi e sospinti dal moto delle stelle.” Ma anche la parola che svela il destino ultimo di tutti “In noi abita l’istinto di una bellezza primigenia e creatrice, in noi risuona una voce antica e sussurra che oltre il tempo e il corpo c’è una luce che splende, una mano che aspetta. Un destino infinito e pensato da sempre, prima di tutto, prima di noi.” Un testo sicuramente impegnativo, che non necessita di una lettura svelta o approssimativa. Parole da soppesare con calma per scorgerne ogni retrogusto e comprendere punti di vista a volte esclusivi, altre volte opinabili, di certo che stimolano discussioni e dialogo. Dai sentimenti alle sensazioni, dall’anima al corpo, dal piacere al dolore. Sono tanti gli argomenti trattati e penso che il denominatore del testo sia la fiducia nella grandezza dell’uomo, nella sua capacità di andare oltre l’apparenza delle cose, al di là di scienza e fede, di torto o ragione. Destinati a direzioni diverse, il libro di Guido Mazzolini non semplice, da leggere, ma regala la consapevolezza di essere uomini e donne “circondati da tanta bellezza, figli, simili e fratelli, semenza nello stesso campo. Destinati a direzioni diverse, ma persi in un uguale sentire.” Disponibile sia in cartaceo che digitale qui.

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Valore dell’Oro Perché è Così Alto da Sempre

Il valore dell’oro è uno di quei casi difficili da comprendere completamente, passano gli anni, i secoli addirittura i millenni ed il valore di questo prezioso metallo continua ad accrescere nonostante non si possa considerare un elemento di primaria importanza per la vita umana.
Il valore dell’oro continua ad essere considerato superiore anche a beni ben più necessari all’esistenza dell’uomo nonostante il cambiamento dei tempi, l’evoluzione delle civiltà e i grandi sconvolgimenti di ogni genere che si sono verificati sul pianeta.
L’oro resta sempre un bene al centro delle attenzioni e dell’interesse degli uomini, strategico in economia tanto da essere equiparato ad una sorta di denaro alternativo.
Un ruolo che ben li si addice in considerazione della facilità con cui questo può essere trasformato in valuta in ogni parte del mondo compresa l’italia dove è sufficiente recarsi presso attività come questo compro oro Firenze per monetizzarne il valore.
Eppure l’oro non è nemmeno il materiale più prezioso in assoluto ma il suo fascino sembra impossibile dall’essere scalfito almeno nell’immaginario collettivo e nella considerazione di chi gestisce e decide le sorti del mondo.
Il valore dell’oro aumenta soprattutto in presenza di crisi, guerre e dissesti di ogni genere, confermandosi come il bene rifugio per eccellenza in particolar modo in tempi incerti e difficili.
Trovare una risposta esauriente a questa anomalia apre scenari di varo genere complessi e di difficile comprensione, proviamo a fare un elenco dei motivi principali per cui questo prezioso metallo riscuote un successo di tale proporzione che si conferma nel tempo.
Il concetto di rarità
Affermare che l’oro è un bene raro non è totalmente esatto in quanto ne esiste molto nella crosta terrestre a varie profondità ma la difficile reperibilità lo rende di fatto un bene raro e soprattutto costoso da ottenere attraverso le attività minerarie.
Ben più rari possano considerarsi beni come i diamanti ed altri metalli ma nessuno i questi è riuscito ad assumere nel mondo l’importanza raggiunta dal prezioso metallo giallo, non a caso le stesse riserve economiche dei vari paesi sono depositate in lingotti d’oro.
La facilità di lavorazione
Se l’oro non è facile ed economico da estrarre non lo si può dire altrettanto della lavorazione in quanto si tratta di un metallo morbido che anche con mezzi molto meno tecnologici di quelli attuali poteva essere lavorato senza eccessivi sforzi.
Difficile da falsificare
Una caratteristica probabilmente non decisiva ma che acquisisce importanza nel contesto dell’importanza che viene associata a questo metallo prezioso è il fatto che questo elemento non è per niente facile da falsificare.
Indistruttibile
Una particolarità tra le più determinanti per il successo dell’oro è quella di essere indistruttibile ed incorruttibile, perfettamente resistente agli agenti esterni come acqua ed altri elementi che risultano corrosivi per altri metalli.
corrosivi e in grado di restare immutato nei secoli.
La particolare bellezza
Un aspetto da non sottovalutare è l’aspetto psicologico ed emozionale che il naturale colore dell’oro ed il suo luccichio che esercitano una irresistibile forza di attrazione per chi lo osserva.

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Come imparare a riparare telefoni cellulari

Gli incidenti con i cellulari sono molto più frequenti di quanto immagini. Sebbene non siano sempre danni gravi, possono verificarsi improvvisamente e pregiudicare l’intero funzionamento dell’apparecchiatura. Ammaccature, malfunzionamenti della fotocamera o schermi rotti sono alcuni dei tipi più comuni di danni.

L’altra realtà è che la vita senza cellulare è inimmaginabile. Non sempre però sussistono le condizioni economiche per sostituirlo con uno nuovo. In tal caso, è meglio ricorrere alla riparazione cellulari, poiché aumenterà la vita utile del tuo telefono e non dovrai spendere molti soldi.

Questo è un mestiere che si apprende in tempi relativamente brevi, anche se all’inizio dovrai fare un investimento negli strumenti e nei manufatti necessari. Non ti preoccupare di questo, perché riuscirai comunque a recuperare i soldi in poco tempo e senza grossi lavori. 

Chi invece ha l’anima da imprenditore apprezzerà questo tipo di lavoro, poiché potrà gestire il proprio tempo e non avrà bisogno di una sede fisica per iniziare. Puoi iniziare a lavorare da casa finché non raccogli il capitale necessario per aprire il tuo centro di assistenza tecnica. 

Nel caso in cui desideri dedicarti professionalmente alla riparazione di cellulari, ti consigliamo di prendere il Diploma in Creazione d’Impresa, che ti fornirà gli strumenti necessari per avviare la tua attività e aumentare i tuoi profitti. Impara con l’aiuto dei nostri esperti!

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Paola Severino a L’Aquila per l’inaugurazione del nuovo polo della SNA

Formare dirigenti centrali della Pubblica Amministrazione che siano in grado di gestire l’emergenza e la ricostruzione. È questo l’obiettivo del nuovo polo della Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA), presentato da Paola Severino, Presidente della SNA.

Paola Severino, Presidente SNA

Paola Severino presenta il nuovo corso della SNA

In occasione del 14esimo anniversario della catastrofe che devastò L’Aquila, Paola Severino, il Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e il Rettore dell’Università Edoardo Alesse hanno presentato il nuovo progetto dedicato alla gestione delle emergenze. La Scuola Nazionale dell’Amministrazione ha infatti mostrato il suo nuovo polo con l’obiettivo di formare i dirigenti della Pubblica Amministrazione in materia di gestione dell’emergenza e della ricostruzione post-catastrofe. Grazie all’esperienza maturata dopo il sisma del 2009, L’Aquila si propone di diventare la capitale italiana delle buone pratiche in tema di prevenzione degli eventi catastrofici. Il progetto, ha dichiarato Paola Severino, mira a fornire ai futuri dirigenti gli strumenti per affrontare le emergenze con competenza e coordinamento tra i vari enti coinvolti. Il corso SNA si svolgerà per la prima volta in questo territorio, ma si punta a replicare tale processo in altre regioni coinvolgendo gli attori pubblici come Protezione civile, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia di Stato e Forze Armate, insieme alle università e al tessuto produttivo.

Paola Severino: i contenuti e gli obiettivi del corso

Il corso si concentrerà principalmente su due aree tematiche, ha spiegato Paola Severino: il coordinamento di attori diversi coinvolti nelle attività di protezione civile, ovvero la gestione delle emergenze, inclusa la previsione e prevenzione, il superamento delle stesse e l’organizzazione del flusso di comunicazione; e le pratiche e i comportamenti organizzativi, individuali e collettivi, conformi a una preparazione e gestione efficace delle emergenze. L’Aquila è stata scelta non solo perché colpita nel 2009 da una catastrofe, ma anche perché è proprio in questa città che viene utilizzata la piattaforma Web-Gis, un modello grazie al quale “l’andamento della ricostruzione viene fotografato e registrato. Questo rende la PA una casa di vetro per consentire al cittadino di vedere cosa accade”, precisa la Presidente. “Siamo chiamati in prima persona a formare 23mila dirigenti entro il 2026, per attrezzarli meglio alla decisione su come spendere i fondi e distribuirli, evitando che diventino preda della criminalità”, ha concluso Paola Severino sottolineando che “l’esperimento dell’Aquila, in questo senso, può aiutare molto”.

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Andrea Mascetti: promozione culturale in Lombardia, Fondazione Cariplo rafforza l’impegno

Bandi cultura Fondazione Cariplo: oltre 500mila euro per undici progetti in partenza in provincia di Varese, il punto del Coordinatore della Commissione Arte e Cultura Andrea Mascetti.

Andrea Mascetti: la cultura, settore fondamentale per la crescita umana e civile

Che promuovere e diffondere cultura, come sottolineato anche da Andrea Mascetti in diverse occasioni, sia nel Dna di Fondazione Cariplo lo dicono le sempre più numerose iniziative promosse in questa direzione: un impegno che l’ente porta avanti fortemente da anni, destinato a non esaurirsi. Basti pensare che nei giorni scorsi sono state stanziate ulteriori risorse: oltre 5,8 milioni di euro per l’avvio di 137 nuovi progetti attraverso cui accrescere ulteriormente il valore dell’offerta culturale e artistica del territorio. Iniziative che coinvolgono diversi ambiti, intrecciati e comunicanti, dalla cultura all’economia fino a società e ambiente, per incentivare la creazione di nuovi legami e sinergie tra i differenti player. Tra questi Alla scoperta della cultura, Per il libro e la lettura, Sottocasa, il Bando per la Cultura destinato a sostenere gli operatori del settore: in parte le nuove risorse rientrano in alcuni di questi bandi, accolti negli anni scorsi con grande partecipazione. D’altronde, richiamando le parole di Andrea Mascetti, la cultura è essenziale per il benessere e lo sviluppo della società.

Andrea Mascetti: la cultura per garantire benessere e coesione nelle nostre comunità

Emerge anche nelle parole di Andrea Mascetti e dei commissari varesini che operano all’interno della Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo il valore dell’iniziativa: “Abbiamo voluto lanciare un messaggio di attenzione verso questo settore, fondamentale per la crescita umana e civile”. È questa l’idea portante delle iniziative che Fondazione Cariplo propone in questo ambito: la cultura, in tutte le sue forme, può e deve essere promossa come strumento di inclusione e partecipazione trasversale. Dalla conservazione e valorizzazione del patrimonio alla promozione culturale, le iniziative promosse raccontano infatti di una rete di associazioni, cittadini, professionisti e volontari: un capitale umano che, nel prendere parte alle diverse progettualità, va a costituire una risorsa insostituibile. Ed è anche a loro che guarda l’ente: ai professionisti del settore che, in seguito alle chiusure legate alla pandemia, hanno dovuto affrontare diverse problematiche. Fondazione Cariplo in questi primi mesi del nuovo anno ha selezionato a Varese “undici progetti culturali donando contributi per oltre 500mila euro”. Perché, come hanno ricordato Andrea Mascetti e gli altri commissari varesini Elisa Fagnani, Giuseppe Banfi e Sarah Maestri, “sappiamo quanto sia importante sostenere le iniziative legate alla cultura per garantire benessere e coesione nelle nostre comunità”.

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Eni, Claudio Descalzi: investire negli altri per crescere, il messaggio agli studenti

Eni, l’AD Claudio Descalzi agli studenti dell’Università Cattolica: “Se investite solo su voi stessi difficilmente riuscirete a fare dei passi avanti. Investire negli altri, con generosità, vi permetterà di crescere ed avere con gli interessi quello che avete dato”.

Claudio Descalzi

La lezione di Claudio Descalzi agli studenti dell’Università Cattolica di Milano

L’invito a Claudio Descalzi di partecipare a una lezione aperta alla comunità studentesca dell’Università Cattolica, promossa dall’ateneo, è arrivato da uno studente del collegio Ludovicianum: un’occasione per parlare del mondo dell’energia e fare chiarezza sulla complessità della situazione attuale, anche alla luce delle sfide sempre più impegnative che attendono l’Italia e, più in generale, l’Europa. L’AD lo scorso 13 aprile è stato accolto dalle parole del Rettore Franco Anelli che, aprendo l’incontro, ha ricordato come Marcello Boldrini, Preside prima della facoltà di Scienze politiche e poi di Economia, sia stato anche Vicepresidente e poi Presidente di Eni prendendo il testimone del suo amico Enrico Mattei: “Insieme promossero grande parte dell’immagine e della funzione dell’allora Ente Nazionale Idrocarburi, un’impresa che ha avuto e ha un ruolo strategico nello sviluppo del nostro Paese”. La partecipazione dell’AD Claudio Descalzi, ha aggiunto, rinsalda quindi “un’antica relazione di questa Università con Eni”.

Claudio Descalzi: lavorare con noi vuol dire crescere, svilupparsi con le nuove tecnologie, collaborare con le università

Diversi i temi affrontati da Claudio Descalzi nel corso della lezione: l’AD ha spiegato come per affrontare il “mare in tempesta” scatenato dagli eventi esplosi negli ultimi due anni Eni abbia fatto leva su una strategia di diversificazione tecnologica e geografica che ne costituisce oggi il suo punto di forza. “Abbiamo mantenuto il nostro piano di trasformazione e decarbonizzazione con obiettivo net zero al 2050, lavorando contemporaneamente ad accelerare lo sviluppo delle nostre scoperte gas per portare nuovi volumi in Italia ed in Europa” che, come ha ricordato l’AD, non ha energia. Quanto accaduto negli ultimi anni, la crisi energetica e degli approvvigionamenti, la necessità di diversificare le fonti hanno rilanciato l’importanza del Mediterraneo allargato e dell’Africa che ha “grandissime potenzialità energetiche”. È qui che dovrebbe guardare l’Europa, secondo Claudio Descalzi, nella consapevolezza che collaborare significhi portare e creare valore vicendevolmente. L’Italia in quest’ottica è pronta a farsi “promotore di un piano di collaborazione diversa con l’Africa” ma se l’Europa vuole farne un suo partner privilegiato “non deve pensare di andare lì con l’idea di vincere ma deve prendere dei rischi per loro e con loro”. D’altronde Eni lo sperimenta da anni, come dicono anche le numerose iniziative promosse in quei Paesi per favorire uno sviluppo sostenibile locale e portare benefici a milioni di persone: “La chiave del successo della compagnia è investire negli altri. Lavorare con noi vuol dire crescere, svilupparsi con le nuove tecnologie, collaborare con le università”, ha evidenziato infine l’AD.

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