In occasione della giornata mondiale contro
la VIOLENZA SULLE DONNE
“ NON NE AVEVO MAI PARLATO CON NESSUNO”
interverranno :
giovedì 25 novembre 2021
alle ore 18:00
presso il
Kulturni Center Lojze Bratuz
Viale XX settembre n°85
Gorizia
Il Presidente e Moderatore della Sezione Provinciale
dell’U.N.C.I. di Gorizia
Cav. Uff. Roberto Selva
Sig.ra Sivia Paoletti
Vice Presidente Vicario Acli provinciale di Gorizia
il Cav. Dott. Antonello Quattrocchi
e
il Cav. Dott. Nicola Salvato
La Cittadinanza è invitata a partecipare
(all’ingresso sarà controllato il possesso del Green Pass)
Paolo Gallo (Italgas): “Prezzi energia? Probabile stabilizzazione già dal prossimo anno”
Verona, l’AD di Italgas Paolo Gallo tra i relatori del XIV Forum Eurasiatico: al centro del suo intervento transizione green e andamento dei prezzi dell’energia.
Forum Verona, l’intervento di Paolo Gallo al panel su gas naturale e green economy
Il caro energia degli ultimi mesi è un fenomeno destinato a normalizzarsi entro il prossimo anno. Di conseguenza, anche le bollette di luce e gas tenderanno a stabilizzarsi. Ne è sicuro l’Amministratore Delegato di Italgas Paolo Gallo. Il manager è intervenuto alla XIV edizione del Forum Eurasiatico, tenutasi a Verona lo scorso 28 e 29 ottobre. “Ritengo che la situazione attuale legata al caro energia – ha dichiarato l’AD alla tavola rotonda dal titolo ‘Il gas naturale e la green economy’ – sia il risultato e la coincidenza di una serie di eventi contestuali”. Tra questi l’aumento della domanda dovuto alla ripresa delle attività e le difficoltà affrontate da alcuni Paesi produttori di gas, come ad esempio la Russia. L’AD di Italgas si dice tuttavia ottimista per il futuro: “Mi aspetto che nel 2022 torneremo grosso modo sui livelli di costo e di consumo dell’energia pre pandemia. Se non proprio quelli del 2019 – ha aggiunto Paolo Gallo – andremo probabilmente verso una nuova stabilizzazione”.
Paolo Gallo (Italgas): transizione, un viaggio che durerà 30 anni
Tra i fattori che contribuiranno alla normalizzazione dei prezzi, secondo l’AD, anche la transizione green: “Per quanto riguarda la transizione energetica, abbiamo iniziato un lungo viaggio che durerà 30 anni – ha sottolineato Paolo Gallo – e come in ogni grande percorso si possono avere delle difficoltà e dei problemi”. Nel suo intervento l’AD di Italgas si è poi soffermato sull’importanza di un’altra transizione, quella digitale, che il manager ha definito “precondizione tecnica” di quella sostenibile. Il Gruppo è attualmente alle prese con un progetto da oltre due miliardi di euro e che durerà fino al 2022: l’obiettivo è digitalizzare il proprio network. Un’infrastruttura completamente digitalizzata è infatti oggi indispensabile, soprattutto in previsione dell’arrivo di gas rinnovabili come idrogeno, biometano e metano sintetico: “Il percorso che ci attende è abbastanza chiaro – ha detto Paolo Gallo – e il gas naturale giocherà un ruolo chiave per sostenere il processo di decarbonizzazione”.
Esperti di consulenza aziendale: focus sulla carriera di Cristiano Poponcini
Cristiano Poponcini è titolare dello Studio Poponcini, attivo nel supporto alle aziende in difficoltà. Dottore Commercialista e Revisore Contabile, ha ricoperto diversi incarichi di rilievo per il Tribunale di Monza.
Cristiano Poponcini: formazione e prime esperienze professionali
Originario di Monza, Cristiano Poponcini è un commercialista, revisore contabile ed esperto di procedure concorsuali. Da oltre 30 anni opera nella consulenza, occupandosi in particolare di ristrutturazione e risanamento aziendale. Ha fondato lo Studio Poponcini, che dal 1993, grazie ad un team di professionisti, offre servizi alle aziende in crisi. Laureato in Economia e Commercio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ottiene l’abilitazione come Dottore commercialista iscrivendosi all’Ordine di Monza e della Brianza. Una volta concluso il periodo di apprendistato, grazie alle competenze nel Diritto Fallimentare, entra nello Studio Legale Carpinelli, dove inizia a specializzarsi nell’ambito della ristrutturazione e del risanamento aziendale. Due anni più tardi decide di mettersi in proprio aprendo lo Studio omonimo e dando il via alla sua carriera come consulente a supporto delle imprese in crisi. In quel periodo Cristiano Poponcini consolida la sua esperienza anche nelle procedure concorsuali (concordati preventivi, fallimenti), oltre ad occuparsi di due diligence, attestazioni contabili e perizie di stima.
Cristiano Poponcini: gli incarichi presso il Tribunale di Monza e la carriera nell’Ordine
Dal 1996 al 1999, a latere delle attività come consulente, Cristiano Poponcini ricopre diversi incarichi per conto del Tribunale di Monza. È stato Curatore Fallimentare e Commissario Giudiziale, Consulente Tecnico del Giudice Penale e del Pubblico Ministero in ambito penale commerciale e di usura e infine Custode Giudiziario e Professionista delegato alle vendite giudiziarie immobiliari. Come esperto di procedure concorsuali, inizia ad operare anche come membro della Commissione Procedure Concorsuali presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Monza, diventandone anche Presidente. Un’esperienza che più tardi lo porterà ad essere eletto Consigliere dell’Ordine. Nel 2007 è stato chiamato da Banca d’Italia come relatore in occasione della riforma del Processo Esecutivo. Dal 2011, come mediatore civile iscritto presso la Consob, ha lavorato per la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Per oltre dieci anni, prima di dedicarsi interamente allo Studio, Cristiano Poponcini si è occupato anche di formazione professionale, svolgendo attività di relatore su temi come la Legge Fallimentare e le Procedure Concorsuali Minori e collaborando con realtà di formazione come Zucchetti Software Giuridico.
Riva Acciaio: l’economia circolare applicata alla siderurgia
Leader italiano nel settore, Riva Acciaio è stata una delle prime realtà a coniugare attività siderurgica e attenzione all’ambiente.
Riva Acciaio: come la siderurgia può contribuire alla circolarità
Con il Paese sempre più avviato verso la transizione ecologica, anche il settore siderurgico deve porsi l’obiettivo di allineare i propri processi industriali ai target nazionali ed europei sul clima. Un percorso che Riva Acciaio ha intrapreso ormai da anni, consapevole del ruolo fondamentale rivestito dalla siderurgia nello sviluppo sostenibile. È il motivo che ha portato lo storico leader dell’acciaio italiano a condividere il documento dal titolo “Verso un modello di economia circolare per l’Italia”. Promosso dal Ministero dello Sviluppo economico e dal Ministero dell’Ambiente, il vademecum nasce con lo scopo di fornire un inquadramento generale sui principi dell’economia circolare nonché di definire il posizionamento strategico del Paese sul tema. Una delle sezioni principali del documento è dedicata proprio al cambiamento di paradigma che deve avvenire nel mondo dell’impresa, con focus sui nuovi modelli di produzione, il recupero e il riutilizzo dei materiali e il design dei prodotti. Chi si occupa di produrre acciaio parte da una posizione avvantaggiata: si tratta infatti di uno dei materiali più riciclabili al mondo e soprattutto capace di mantenere intatte le proprietà. Un esempio di circolarità applicata ai processi siderurgici sono gli end of waste utilizzati da Riva Acciaio, ossia rottami ferrosi che vengono impiegati per alimentare i forni elettrici degli impianti di Caronno Pertusella (VA) e di Lesegno (CN).
Riva Acciaio: la storia della società
Azienda italiana leader nel settore siderurgico, Riva Acciaio nasce in seno al Gruppo Riva e sviluppa la sua produzione su 5 stabilimenti (Caronno Pertusella (VA), Lesegno (CN), Sellero, Malegno e Cerveno in Valle Camonica (BS)). Nei 60 anni di attività si è specializzata in prodotti lunghi e acciai di qualità, investendo continuamente in innovazione attenzione all’ambiente. Il simulatore termomeccanico “Gleeble 3800” ne rappresenta il fiore all’occhiello, consentendo di effettuare test e analisi su micro-campioni che vengono poi sfruttati su larga scala. Riva Acciaio ha mantenuto standard elevati nel tempo, certificati dal Sistema di Gestione della Qualità adottato, secondo le norme UNI EN ISO 9001 e IATF16949 e secondo la norma UNI EN ISO 14001 per l’ambiente e la UNI EN ISO 45001 per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il laboratorio di ricerca dello stabilimento di Lesegno è alla base delle innovazioni in ambito siderurgico, insieme alle collaborazioni con il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino e l’Università di Pisa.
Osservatorio Banca Generali: semestre in crescita per il Private Banking
L’andamento positivo del Private Banking sembra essere confermato anche per i prossimi mesi. Banca Generali: diverse le variabili che hanno contribuito al fenomeno.
Banca Generali: Private Banking Index a +125 rispetto al 2020
Con l’arrivo dei vaccini e l’attenuazione dell’emergenza sanitaria, oggi sotto controllo nella maggior parte dei Paesi, l’economia sta mostrando segnali decisi di ripartenza. Il sentimento di incertezza sta lentamente lasciando spazio ad un vero e proprio entusiasmo. Un clima che oggi consente al Private Banking di proseguire nel trend di crescita. A dirlo è il Private Banking Index (PB-I) dell’Osservatorio targato Banca Generali e LIUC. Lanciato in collaborazione con BlackRock e BNPParibas, il PB-I nasce con l’obiettivo di rappresentare in maniera efficace lo stato di salute del settore. L’indice parte dal 2016 con un valore di 100 punti base. Quest’anno ha registrato un valore di oltre 125 punti rispetto al 2020, confermandone l’andamento positivo registrato fin dall’inizio, anche se in maniera leggermente contenuta. Trend che, secondo i numeri dell’Osservatorio di Banca Generali, è destinato a durare anche nel prossimo semestre.
Banca Generali: i driver della crescita del settore del Private Banking
Oggi le persone sono sempre più alla ricerca di punti di riferimento. La pandemia e l’emergenza climatica hanno generato la nascita di nuovi bisogni. Nei prossimi mesi ciò andrà ad influenzare le prospettive di crescita del Private Banking, spiega Banca Generali. Due le variabili: da un lato la disponibilità di prodotti dedicati alle nuove esigenze, dall’altra anche una cultura finanziaria sempre più diffusa. Tuttavia i driver della crescita sono 4: relazione di fiducia tra banker e cliente, tassi di interesse, l’allocazione degli investitori, il boom dei fondi sostenibili. Tra gli obiettivi principali del settore del Private Banking, sempre secondo l’Osservatorio, quello di scardinare la convinzione, radicata soprattutto in Italia, che mantenere la liquidità sui conti correnti sia una forma di investimento sicura, senza considerare gli effetti dell’inflazione e dell’aumento dei costi di gestione sul potere d’acquisto.
DIGITALmeet 2021, Alessandro Benetton ospite di “Surfing the future”
Secondo Alessandro Benetton la chiave di svolta per affrontare le sfide del futuro è riuscire a combinare la tecnologia con l’aspetto umano. Futuro che, ha detto il Presidente di 21 Invest, è in mano ai giovani.
Alessandro Benetton: il binomio tecnologia-uomo come chiave di volta per il successo
“Vediamo sempre di più la necessità di mettere assieme un cambiamento di tipo sociale, comportamentale, di modalità di consumi. Basti pensare alla disintermediazione che viviamo tutti quanti attraverso le tecnologie di oggi. Il mio punto di vista è che il successo verterà sulla capacità di mettere assieme questi aspetti di tipo tecnologico con degli aspetti di tipo umano. Alla fine, al centro, c’è sempre l’uomo”. A parlare è Alessandro Benetton, fondatore e Presidente di 21 Invest. L’imprenditore è intervenuto a “Surfing the future”, incontro promosso durante il DIGITALmeet 2021 di Padova. Giunto alla nona edizione, il festival è stata l’occasione per discutere degli effetti della pandemia sullo sviluppo del digitale, con un focus sulle potenzialità del Pnrr. Per il Presidente di 21 Invest oggi l’errore più comune riguardo il tema della tecnologia è quello di non tenere conto degli aspetti di lettura e di consapevolezza: “È venuta meno la comprensione dell’aspetto umano. È indubbio che grazie alla tecnologia, all’analisi e in generale all’empirismo è stato possibile costruire un mondo migliore, ma c’è sempre qualcuno che lo mette costantemente in discussione”. Il futuro, spiega Alessandro Benetton, passerà attraverso i giovani: “Dobbiamo dare fiducia alle prossime generazioni proprio perché possano portare questa nuova lettura in cui non c’è discrepanza tra chi è con la scienza e chi è contro, ma un qualcosa di più che faccia ritornare l’uomo al centro”.
Alessandro Benetton: il Paese è di fronte ad uno snodo, necessarie strategie a lungo termine
Il Paese, grazie alle risorse messe a disposizione dall’Europa e ai progetti inseriti nel Pnrr, ha in questo momento un’occasione più unica che rara per puntare al cambiamento, sottolinea Alessandro Benetton: “C’è un ecosistema favorevole sia dal punto di vista economico che dal punto di vista della stabilità politica, grazie ai nomi prestigiosi che abbiamo a disposizione”. È necessario tuttavia anche un cambio di visione: le risorse europee devono essere utilizzate per affrontare non i problemi di oggi, ma quelli di domani: “Una parte del successo del mondo del private equity e del venture capital è dovuta a questa consapevolezza che guardare a breve termine ti fa correre dei rischi. Schumacher mi diceva sempre: ‘Per fare una curva al massimo della velocità e del confort, devi guardare il punto più lontano’. Funziona così anche nel mondo dell’impresa: bisogna guardare lontano per fare le cose giuste”. La politica e l’imprenditoria avranno un ruolo fondamentale nel processo: “Siamo all’interno di uno snodo: possiamo cogliere questa occasione di discontinuità, di reinterpretare queste nuove visioni come la sostenibilità ambientale e sociale – conclude Alessandro Benetton – puntando ad un nuovo modo di fare impresa come benzina per un disegno che può portare ad un nuovo ciclo”.
Inflazione, un incubo non soltanto per le banche centrali
Per le banche centrali è cominciato un percorso lungo una “nuova normalità”. Ma questo scenario ha dei contorni che non sono ancora ben definiti.
Di sicuro è partita la riduzione delle misure di emergenza legate alla pandemia, sotto la pressione della crescita dell’inflazione.
Tuttavia la parola chiave rimane “pazienza”, e i diversi istituti centrali stanno seguendo approcci differenti.
Il tema caldo è l’inflazione
La FED ha appena formalizzato l’annuncio del tapering, e ridurrà gli acquisti di 15 miliardi di dollari al mese. Di questo passo, a metà del 2022 finirà il suo quantitative easing. Tuttavia non parla ancora di rialzo dei tassi di interesse, malgrado la narrativa transitoria parlando d’inflazione stia cambiando.
La BCE, la Banca Centrale Svizzera e quella giapponese sono invece all’altro estremo dello spettro: per adesso non si muovono.
Un problema per banche centrali e asset manager
L’inflazione però non è più soltanto un problema delle banche centrali. Se per oltre un decennio non è stata mai considerata tra i principali rischi sui mercati finanziari, adesso il suo ruolo diventa importante anche per gli opera o fa l’interemdiario.
Sebbene le pressioni inflazionistiche siano ancora considerate in larga parte temporanee, lo scenario potrebbe cambiare. Non c’è certezza che il picco di inflazione sia temporaneo.
I nuovi strumenti protettivi
Per questo motivo gli asset strategist dei broker autorizzati si sono messi in posizione d’allerta, e stanno riallocando il portafoglio alla luce della possibilità di un’inflazione potenzialmente persistente. Tre sono le asset class privilegiate in questo scenario.
In primo luogo i bond sovrani inflation-linked (ILB), che sono strutturalemente connessi all’andamento dell’inflazione, poiché indicizzati al livello dei prezzi. il vero problema è che uesta “protezione” costa cara, visto che il loro costo in molti mercati è alto. In sostanza, offrono rendimenti che al netto dell’inflazione sono bassi o negativi.
Azioni cicliche e asset ad altro rischio
Il secondo strumento sono le azioni cicliche, ossia quelle che seguono l’andamento del ciclo economico. L’inflazione si associa a una fase espansiva dell’economia globale, e alcuni titoli tendono a performare bene in un contesto di prezzi crescenti. Sono i titoli value.
Il terzo strumento protettivo sono gli asset ad alto rendimento. Ad esempio i bond globali high yield e oppure i titoli di debito dei mercati emergenti, al limite anche gli Etf mercati emergenti. Dal momento che offrono rendimenti molto elevati, possono superare l’effetto erosivo dell’inflazione.
A prescindere da quello che scelgono di fare, va ribadito comunque che è impossibile avere certezze sul livello di inflazione dei prossimi anni, ma in molti casi è meglio muoversi per tempo piuttosto che aspettare.
Alessandro Azzi tra i protagonisti del libro “Credito e responsabilità sociale” di Elena Beccalli
Pubblicato da Vita e Pensiero, l’ultimo lavoro della professoressa Elena Beccalli, preside della Facoltà di Scienze Bancarie – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, si focalizza su come il credito, e in particolare la sua forma mutualistica, sia sempre più allineato al concetto di responsabilità sociale. Al testo ha collaborato anche Alessandro Azzi, Presidente della Federazione Lombarda BCC.
Alessandro Azzi: il sistema delle BCC come freno alla crisi
Tra gli effetti del Covid-19 l’aumento delle disuguaglianze è forse quello più evidente. Secondo gli ultimi dati Istat, attualmente in Italia oltre 5,6 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta. La pandemia ha fatto dunque emergere nuovi bisogni che il mondo del credito ha dovuto intercettare. "Credito e responsabilità sociale" è un volume che offre una panoramica sull’impatto storico che il credito, in particolare quello mutualistico di comunità, ha avuto in termini di responsabilità sociale sui territori. Elena Beccalli, collaborando con esperti come Alessandro Azzi, Pietro Cafaro, Mario Anelli e Sergio Gatti, rivolge la sua attenzione al contributo che le forme di credito mutualistico hanno garantito sia alla finanza, aumentandone la biodiversità, ma soprattutto al concetto di "generatività efficiente". Nel testo un focus particolare è dedicato al tema dell’insolvenza, uno stato patrimoniale ancora oggi caratterizzato da una forte connotazione negativa. Tema che porta poi l’autrice ad affrontare anche il prestito di soccorso e l’accesso al microcredito per i soggetti considerati non più "bancabili". Il sistema delle BCC si conferma, soprattutto nel contesto attuale, come uno degli strumenti più efficienti per lo sviluppo dei territori sia dal punto di vista economico che sociale. La testimonianza portata da Alessandro Azzi, Presidente della Federazione Lombarda BCC, riguarda ad esempio iniziative recenti come "Mutue di Comunità", nata proprio per contrastare la crisi innescata dal Covid-19.
Alessandro Azzi: "Mutue di Comunità", un nuovo welfare è possibile
"Mutue di Comunità" è un progetto che si pone l’obiettivo di creare un nuovo sistema di welfare "allargato" destinato a clienti, dipendenti e soci delle BCC che aderiscono all’iniziativa. La volontà della Federazione Lombarda delle BCC guidata da Alessandro Azzi è quella di rinnovare il ruolo delle banche di credito cooperativo nello sviluppo delle comunità territoriali. Tramite associazioni mutualistiche costituite per affiancarsi alle BCC locali, si avrà accesso a nuove forme di sussidio e rimborso a copertura delle spese familiari nel campo della salute, della cultura e della formazione. All’impegno delle 3 associazioni mutualistiche già operanti da alcuni anni sul territorio, si aggiunge quello di 8 nuovi soggetti costituiti nel corso del 2021 e di altre 9 associazioni che nasceranno nei prossimi mesi. Ad occuparsi del coordinamento del progetto la Federazione guidata da Alessandro Azzi, impegnata anche nel supporto amministrativo e nell’assistenza comunicativa. Il progetto nasce in collaborazione con COMIPA, il Consorzio tra Mutue Italiane di Previdenza e Assistenza.
Breve storia dei Caschi Jet Bell
Bell Sports, una consociata di Vista Outdoor, è un produttore americano di caschi per moto, motocross e da rally.
L’azienda iniziò nel 1923 come Bell Auto Parts, così chiamata per la sua posizione a Bell, in California. Roy Richter iniziò a lavorare per Bell Auto Parts nel 1933 e, nel 1945, acquistò il negozio per $ 1.000.
Bell ha realizzato il suo primo casco di produzione nel 1954. È stato il risultato di mesi di ricerca e sviluppo. Richter, con l’aiuto del veterano pilota di marina Frank Heacox, ha eseguito il reverse engineering di numerosi caschi, inclusi alcuni utilizzati nell’aviazione militare.
Lo sviluppo del Bell 500
Heacox ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo dei primi prodotti di Bell Helmet, soprattutto utilizzando i caschi stesso, sia in gara che su strada. Queste esperienze con i prototipi hanno portato a molti suggerimenti utili.
Quel primo casco, chiamato Bell 500, presentava una fodera in schiuma di poliuretano all’interno di un guscio esterno in fibra di vetro laminato a mano. La laminazione e la lucidatura dei caschi a mano era relativamente costosa, ma Richter credeva che il risultato fosse un elmo più forte.
La crescita del marchio
Nel 1956, le vendite di caschi erano molto al di sopra delle proiezioni. Ciò ha portato alla formazione della Bell Helmet Company come sussidiaria di Bell Auto Parts. L’operazione del casco impiegava almeno quattro persone che lavoravano a tempo pieno producendo caschi in una struttura accanto alla sede originale di Bell Auto Parts.
Nel 1980, la società si è fusa con il produttore di caschi da football Riddell per formare Bell-Riddell. La divisione motociclistica Bell-Riddell è stata venduta nel 1991. È diventata Bell Helmets. La società rimanente è stata ribattezzata Bell Sports.
Nel 1999, la divisione corse automobilistiche è stata venduta e suddivisa in due società separate chiamate Bell Racing Company e Bell Racing Europe. Bell Sports ha riacquistato Bell Helmets nel 2002, creando Bell Powersports.
Anni recenti e nuovi prodotti come il Casco jet Bell
Nel 2005, ha riacquistato la Bell Racing Company, ed è stata a sua volta fusa in Easton-Bell Sports nel 2006. Vista Outdoor ha acquisito l’azienda nel 2016.
Da allora, la Bell ha fatto uscire una Nuova serie di caschi Jet Bell dedicati al rally con elettronica integrata, omologata Snell e attacchi hans.
Grazie ai nuovo standard più severi della Fia, riguardo ai rally, i nuovi caschi jet bell hanno la stessa alta tecnologia offerta da tutti i suoi caschi automobilistici. I nuovi caschi jet Bell garantiscono massima protezione, anche acustica con ottima qualità audio grazie all’elettronica integrata.
Terna e sicurezza della rete: nuovo protocollo tra il Gruppo guidato da Stefano Donnarumma e GdF
Terna e Guardia di Finanza continueranno a cooperare per la tutela del sistema elettrico. Il Gruppo, guidato da Stefano Donnarumma, gestisce sul territorio italiano circa 75.000 km di rete elettrica in alta e altissima tensione.
Terna – GdF: con accordo la società guidata da Stefano Donnarumma rafforza l’impegno in tema di sicurezza
Terna, gestore della rete elettrica nazionale, ha recentemente rinnovato la propria collaborazione con il corpo della Guardia di Finanza. Il protocollo, recentemente firmato dall’Amministratore Delegato e Direttore Generale Stefano Donnarumma e dal Comandante Generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, prevede il prolungamento e soprattutto il rafforzamento delle attività a tutela del sistema elettrico. L’intesa riguarda non solo ambiti come la regolarità e la trasparenza delle procedure amministrative, ma anche la vigilanza delle infrastrutture strategiche. Terna ha garantito il proprio impegno nel condividere con la GdF dati, notizie e analisi utili ai fini delle azioni previste dal protocollo, materiale che il Corpo potrà consultare direttamente attraverso il proprio sistema informativo. Non solo: per assicurare la continuità di esercizio anche nei territori più complessi, il Gruppo guidato da Stefano Donnarumma si occuperà di fornire dispositivi tecnologicamente avanzati ai reparti Aeronavale e Soccorso Alpino.
Terna: cosa prevede l’intesa tra il Gruppo guidato da Stefano Donnarumma e la GdF per gli impianti strategici
Uno degli obiettivi principali della rinnovata collaborazione tra Terna e la Guardia di Finanza è proprio la vigilanza dedicata agli impianti strategici. Tra le attività previste in primis il monitoraggio dei siti. Nella nota diffusa dalla società guidata da Stefano Donnarumma si fa particolare riferimento agli impianti dislocati nelle zone meno agevoli, come ad esempio quelli situati in montagna o ancora i cavi sottomarini. A supporto delle azioni di tutela delle infrastrutture strategiche anche rilievi fotografici, che verranno effettuati tramite i mezzi aeronavali del Corpo. Secondo la nota ufficiale rilasciata da Terna, le due parti si impegnano a cooperare per garantire la continuità dei servizi pubblici essenziali su tutto il territorio nazionale. Una sfida complessa: al momento infatti la realtà guidata da Stefano Donnarumma, tramite 4 centri di controllo, gestisce 75.000 km di rete elettrica in alta e altissima tensione, 900 stazioni e oltre 700 trasformatori.
Come viene realizzata una tuta sparco?
Come viene realizzata una tuta sparco?
L’azienda di Volpiano (provincia di Torino) è dal 1977 sinonimo di forniture di qualità per il mondo del racing: sedili sportivi, accessori, componenti utilizzati all’interno di vetture da alte prestazioni come Lamborghini, Bugatti, Aston Martin, Ferrari, Maserati, Audi, Volkswagen, Bentley (infatti, proprio da qui deriva il suo nome: Spare Part Competition). Ma è indubbiamente più nota per il suo prodotto di punta: le tute sparco da racing.
Le tute Sparco sono infatti utilizzate ovunque: dai campionati di Formula Uno – si dice che Raikkonen ne richieda 5 per ogni gara e che Hamilton non voglia tasche e cinture – al Rally amatoriale; dalla Parigi-Dakar, alle competizioni NASCAR.
Altro motivo d’orgoglio per la casa piemontese è il fatto di essere stata la prima casa produttrice di accessori da racing ad introdurre le tute ignifughe, oggi un must richiesto dalla Federazione Internazionale dell’Automobile – l’intuizione, si tramanda, sarebbe stata del padre di uno dei fondatori, che all’epoca lavorava nel settore dell’abbigliamento per i pompieri.
Un pedigree di tutto rispetto insomma: ma come vengono realizzate le tute sparco personalizzate che vediamo in Formula Uno?
Fase uno: ingegnerizzazione
La prima fase è indubbiamente quella della prototipazione della tuta secondo le richieste specifiche del cliente – solitamente è la scuderia a piazzare l’ordine per i suoi piloti. Il cliente passa un bozzetto con tutte le misure e richieste di personalizzazione all’area prototipi, dove vengono applicate tramite CAD ad un modello preesistente, e salvate per eventuali richieste future.
Fase due: modellazione
Qui avviene il vero e proprio taglio dei tessuti: una macchina ritaglia i singoli pezzi dai tessuti – distinguendo per colore – seguendo il modello realizzato tramite CAD.
Il materiale che compone ogni tuta sparco è il Nomex: un materiale dalle eccellenti proprietà ignifughe, sviluppato dalla DuPont e utilizzato anche dai vigili del fuoco. Le tute Sparco sono composte da ben tre strati di Nomex, che assicurano l’incolumità del pilota in caso di fiamme senza compromettere le necessità di traspirazione del corpo.
Durante questa fase avviene uno dei collaudi della tuta: il controllo del tessuto. Il Nomex viene controllato accuratamente palmo a palmo alla ricerca di buchi, irregolarità e falle che potrebbero compromettere l’incolumità del pilota. E poi avviene il vero e proprio – è il caso di dirlo – battesimo del fuoco: il nomex viene esposto alle fiamme per testarne le proprietà ignifughe.
Lo standard richiesto dalla Federazione Internazionale dell’Automobile per l’omologazione è di 11 secondi di resistenza al fuoco, Sparco per prassi interna ne pretende 20.
Fase tre: confezione della tuta Sparco
Nella fase di confezione, i vari tessuti vengono confezionati tra loro, rispecchiando il bozzetto fornito dal cliente.
Qui, avviene anche un altro importante controllo: la prova di trasmissione del calore. Non basta, infatti, che la tuta resista alle fiamme per più di 11 secondi (prova ignifuga) ma è anche fondamentale che non trasmetta il calore sprigionato dal fuoco, per evitare ustioni al pilota.
Inoltre, in fase di confezione particolare attenzione viene dedicata alle spalline della tuta. In caso di incidente, le spalline devono infatti offrire un punto di presa ai soccorritori per trascinare fuori il pilota dalla vettura, ed è perciò fondamentale che siano resistenti alla trazione.
Fase quattro: ricamo
La fase di ricamo è l’ultima, ma non meno importante. Qui infatti le macchine realizzano a velocità di quasi mille punti al minuto il ricamo del logo inviato dal cliente. Alcune tute richiedono quasi un milione di punti e diverse ore di lavorazione.
Alla fine, prima di essere consegnate al cliente le tute passano ad uno scrupoloso controllo di sartoria. Si controlla, metro alla mano, che le misure richieste dal cliente siano state rispettate al millimetro. Poi si controllano la qualità di ricami ed etichette: i loghi richiesti dal cliente, come l’etichetta di omologazione FIA. Infine si fa un controllo alla ricerca di fili volanti e di cuciture malriuscite.
Se la tuta passa tutti i controlli, è pronta per essere consegnata al cliente.
Clienti, che solitamente, sono più che soddisfatti con la propria tuta Sparco.
Pastiglie freno Ferodo Racing: OEM o aftermarket?
Spesso, nel mondo dei ricambi auto, ci si imbatte nella dicotomia tra OEM e Aftermarket, di frequente ridotta allo scontro qualità-prezzo. Ma ci sono produttori che hanno deciso di risolvere il problema offrendo uno standard unico di qualità elevata, come Ferodo , storica casa produttrice di pastiglie per freni.
OEM vs Aftermarket
Una tappa obbligata nella vita di ogni automobilista – da chi guida un’utilitaria ai rallysti – è la sostituzione delle pastiglie freno. E quando questo accade, le opzioni sono solo due: ricambi OEM o ricambi Aftermarket. Ma qual è la differenza?
Gli OEM (acronimo dell’inglese Original Equipment Manifacturer, lett. produttore di apparecchiatura originale) sono le parti prodotte dai fornitori ufficiali delle case produttrici di automobili e diffuse attraverso la loro rete di assistenza. Hanno un costo maggiore dovuto al ricarico sulla vendita e sono richiesti da parte delle case automobilistiche per non invalidare la garanzia sul veicolo. Essenzialmente, su questi pezzi, la stessa casa automobilistica ci mette la faccia e ne garantisce qualità e funzionamento.
I componenti Aftermarket (lett. mercato-dopo, cioè post-vendita) sono prodotti invece da varie case produttrici – anche dai fornitori ufficiali delle case – ma distribuiti al di fuori della rete di assistenza ufficiale delle case automobilistiche. Non essendoci ricarico e marchio della casa, il costo è minore ma non c’è nemmeno la garanzia ufficiale della buona qualità e del funzionamento del pezzo, se non quella dichiarata dal produttore.
Con la macchina in garanzia la scelta è obbligata: OEM. Ma se è scaduta, cosa scegliere tra OEM e Aftermarket, tra certezza della qualità e buon prezzo?
Lo standard unico di Ferodo Racing
Per sciogliere questo nodo, la storica azienda britannica di Bradford ha deciso di puntare su uno standard unico per la sua divisione racing in entrambi i mercati. Che si tratti di distributori o installatori, la qualità dei freni Ferodo Racing è sempre la stessa. Infatti tutti i pezzi – sia marchiati OEM che Aftermarket – portano una sigla comuna che assicura prestazioni e qualità identiche.
È il caso, ad esempio, delle pastiglie freno, realizzate secondo gli stessi 4 punti cardine:
- miscela del materiale d’attrito studiata per tenere conto di dimensioni, peso e velocità massima del veicolo di riferimento
- inserimento saldo nella pinza del freno
- legame forte tra piastra posteriore e materiale d’attrito
- spessori studiati per ridurre il rumore al minimo
L’aftermarket di qualità Ferodo Racing
Questa attenzione per l’Aftermarket è particolarmente evidente nelle DS-2500 e nelle DS-3000 prodotte – tra le altre cose – anche nello stabilmento Ferodo di Mondovì nella Provincia Granda.
La DS-2500 è decisamente un buon compromesso per i privati dalla guida sportiva. È adatta a gare soft ma anche all’uso su strada, data la la scarsa rumorosità (sono montate dalle Abarth alle BMW). Resiste bene al calore – il coefficiente di attrito medio tra 200 e 500°C è di 0.42 – e garantisce una buona durata nel tempo, tanto alla pastiglia che al disco.
La DS-3000, con le sue prestazioni più elevate, è invece più adatta invece a competizioni tipo turismo, rally e monoposto. Il coefficiente di attrito è del 0.48 fino a 650°C e necessita della metà del tempo per entrare a pieno regime rispetto alle 2500. L’unica pecca – va notato – è la durata, sensibilmente inferiore alle DS-2500.
In ogni caso, i due modelli di pastiglie, dato il loro ampio utilizzo nel mondo del Rally, confermano la tesi di cui si fa portatrice Ferodo. Cioè che è possibile avere un Aftermarket di qualità pari all’OEM.