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PRN: Arte nonostante tutto! Il Museo Leopold espone arte austriaca del 1914-1918

Arte nonostante tutto! Il Museo Leopold espone arte austriaca del 1914-1918

 
[2014-06-04]
 

VIENNA, June 4, 2014 /PRNewswire/ —

Sottotitolo: Schiele, Egger-Lienz, Kolig incontrano l’arte contemporanea di Paola De Pietri ed altri  

– Cross reference: Picture is available at epa european pressphoto agency (http://www.epa.eu)

Cento anni dopo gli spari di Sarajevo, il Leopold Museum dedica al destino degli artisti austriaci negli anni della guerra tra il 1914 e il 1918 un’ampia mostra di 280 opere. L’idea è del direttore del Leopold Museum, Peter Weinhäupl. Per lui, la mostra curata da Stefan Kutzenberger, Ivan Ristić ed Elisabeth Leopold è un “progetto interdisciplinare che rivede il contenuto della collezione per quanto concerne i riferimenti alla prima guerra mondiale, ponendo le opere del Leopold Museum in una nuova luce e rivolgendo uno sguardo critico contemporaneo sul tema”.

Secondo titolo: ARTISTE CONTEMPORANEE DEGLI EX PAESI CONTRARI ALLA GUERRA  

L’esercito imperiale e regio, nella prima guerra mondiale, combatté soprattutto sul fronte contro Italia, Romania, Russia e Serbia, per questo il Leopold Museum ha invitato artiste e artisti di questi Paesi a rappresentare la propria visione attuale sulla “Grande Guerra“. Il curatore dell’esposizione Ivan Ristić afferma: “La mostra rinuncia a parole chiave istruttive. Al loro posto, si tenta di creare un nesso discorsivo con il presente”.

Secondo titolo: PAOLA DE PIETRI:FOTOGRAFIE DELLE FERITE CHE LA GUERRA HA LASCIATO NEI PAESAGGI DI MONTAGNA 

L’italiana Paola De Pietri, nata a Reggio Emilia nel 1960, partecipa con diverse impressionanti opere fotografiche di grande formato della serie “To Face”. La De Pietri, nelle sue fotografie scattate tra il 2009 e il 2011, immortala i paesaggi di montagna nei dintorni dell’Isonzo, una volta scenari di violenti combattimenti. Postazioni di difesa, roccia esplosa e crateri pieni d’acqua fungono da testimoni muti degli orrori di allora. Spesso, solo al secondo sguardo, i paesaggi di montagna oggi solitari, ventosi, nebbiosi o soleggiati di Col di Lana, Monte Arnese o del Passo Vezzena, mostrano le cicatrici lasciate un tempo da scontri apocalittici. La De Pietri dichiara “Come tutti, ho studiato la storia della prima guerra mondiale a scuola e, come molti della mia generazione, ne ho sentito parlare dalla mia famiglia. Anche mio padre, nato nel 1915, e mia madre, nata nel 1923, hanno tramandato quelle storie. Per la prima volta nella storia, gli scontri di guerra ebbero luogo ad altezze inimmaginabili, dove alla crudeltà delle lotte si aggiunsero anche le spietate condizioni ambientali. Le fotografie scattate nella zona carsica e sulle Alpi lungo il fronte austro-italiano, testimoniano i segni che stanno svanendo. In questi luoghi, oggi mete di vacanza, le cicatrici tuttavia non sono ancora guarite. Sembra difficile immaginare che sotto i propri piedi risuoni l’eco centenario dai combattimenti e dalle tragedie; come se l’innocenza del presente avesse neutralizzato le violenze della storia”.

Secondo titolo: CRITICA ALLA GUERRA IMPERIALISTA, “BATTESIMO DI SANGUE”, FUGA E NUOVO INIZIO 

L’opera dell’artista russo Dmitry Gutov cita una frase del suo autore preferito, il capo rivoluzionario Wladimir Iljitsch Lenin, che si rivelò pacifista: Su uno schermo, scorre tremolante e in bianco e nero la critica di Lenin alla “guerra imperialista”: “La classe rivoluzionaria non può fare a meno di desiderare la sconfitta del proprio Governo”. Gutov dice: “Molti Paesi partecipavano alla guerra. In questa mostra vorrei vedere questa frase di Lenin nelle lingue di tutti questi Paesi”.

L’artista serbo Raša Todosijević presenta un approccio semi-religioso al tema della guerra. Il suo “Battesimo di sangue” consiste in una croce fatta di vasche da bagno con tracce di sangue. Sotto ad essa, una “montagna” di valigie ricorda il Calvario dei serbi, la guerra e l’espulsione ma anche la resurrezione della nazione dopo la guerra. Todosijević: “La nostra bandiera serba oggi sventola alta, nonostante i tragici eventi che hanno scosso la nostra nazione e il nostro Paese in tempi recenti. Noi serbi non festeggiamo solo le prestazioni collettive, come la vittoria nelle insurrezioni e nelle guerre contro l’Impero Ottomano, i successi nella prima guerra mondiale e nella guerra di rivoluzione contro i nazionalsocialisti o l’abbattimento dell’aereo Stealth statunitense, ma apprezziamo soprattutto le conquiste individuali”.

Al centro dei carboncini realizzati in situ, riportati sulle pareti delle sale del museo, dell’artista romena Raluca Popa, ci sono i concetti di fuga e nuovo inizio. Partendo dal personaggio del romanzo di Thomas Mann, Hans Castorp, che nell’opera letteraria fuggì dal sanatorio, il mondo protetto della “Montagna Incantata”, Popa ricorda simili decisioni individuali nella realtà della guerra: la diserzione temeraria di quei soldati provenienti dalla Romania che abbandonarono l’esercito imperiale e regio e passarono dalla parte della Romania. Popa: “L’attenzione principale della mia opera è rivolta alla strada vera e propria percorsa dal soldato”.

Secondo titolo: TAPPETO DEL SOLDATO, SARAJEVO ’84, DIO, IMPERATORE E MADRE PATRIA 

Anche gli artisti austriaci contemporanei lasciano un forte segno nella mostra: Veronika Dreier ha creato un tappeto con innumerevoli soldatini, Franz Kapfer controbilancia con la sua installazione “Dio, imperatore e madre patria” – elementi di materiale economico messi insieme manualmente e presi in prestito dai monumenti del periodo asburgico -il patriottismo retorico di tutti i tempi. Marko Lulić, con la sua installazione costituita dalla scritta “Sarajevo ’84” sulla facciata del museo, fa riflettere sulla simbologia delle parole e delle cifre dell’anno, le tensioni tra gli spari di Sarajevo 1914, i giochi olimpici del 1984, l’assedio della città negli anni 1990 fino ad oggi.

Secondo titolo: SCHIELE – EGGER LIENZ – KOLIG: TRE SU NOVE MILIONI  

Al centro dell’esposizione ci sono i destini di Egon Schiele, Albin Egger-Lienz e Anton Kolig. Tra milioni di soldati austriaci che combatterono la prima guerra mondiale, loro rappresentavano una piccolissima minoranza. Proprio le loro opere riflettono tuttavia il destino di sofferenza di tutti i soldati, la tensione tra gli ordini dall’alto, ad esempio nell’ambito dell’attività per il quartiere della stampa di guerra, e la creazione derivante dal proprio impulso artistico.

Secondo titolo: LA “MOSTRA D’ARTE AUSTRIACA” – STOCCOLMA 1917  

Nel 1917, a Stoccolma, su territorio straniero neutrale ebbe luogo una vasta esposizione artistica chiamata “Mostra d’arte austriaca”. Allora furono esposte 600 opere, tra cui 240 dipinti ad olio, sculture e opere grafiche di altissima qualità, che mostravano uno spaccato impressionante delle creazioni artistiche austriache di quel tempo. Stefan Kutzenberger: “Nel mezzo di combattimenti interminabili, mentre sul fronte meridionale imperversava l’undicesima battaglia d’Isonzo, l’Austria si presentava come nazione della cultura, amante della pace, nella “Liljevachs Konsthall””.

Zwtl.:EGGER LIENZ: IL “PASSO DI FERRO DEL DESTINO  

Nel 1915, Albin Egger-Lienz, prima che l’Italia entrasse in guerra volontariamente, fu presto congedato per problemi cardiaci. Egger-Lienz meditò sul fronte italiano sul “passo di ferro del destino eterno”. Come membro ufficiale del gruppo artistico nel Quartiere della stampa di guerra imperiale e regio, nel 1916, Egger-Lienz dipinse sul fronte meridionale, poi ancora nell’atelier. Il suo dipinto “Finale” è la grande conclusione sull’insensatezza della guerra.

Zwtl.:EGON SCHIELE: I “GIORNI PIÙ DIFFICILI DELLA MIA VITA”  

Le esperienze al fronte vengono risparmiate a Egon Schiele. Tuttavia egli soffre per la vita da soldato: “Ora sono soldato e ho alle spalle i 14 giorni più difficili della mia vita”, scrive Schiele nel 1915 durante l’addestramento. Nel corso del servizio militare, dipinse ritratti di prigionieri di guerra russi nel campo prigionieri di Mühling, in bassa Austria, presso Wieselburg, così come dei superiori. La sua simpatia per l’estero venne dichiarata in una lettera. “Comunque tendo molto verso oltreconfine, quindi verso i nostri nemici: i loro Paesi sono molto più interessanti dei nostri, lì ci sono davvero libertà e pensatori, molto più che da noi.”

Zwtl.:ANTON KOLIG: DIPINGO CON GRANDE NECESSITÀ  

“Dipingo con grande necessità”, riferisce Anton Kolig nel 1916 dallo scenario di guerra. In quel periodo dipinse soprattutto ritratti di ufficiali, ma anche di prigionieri. Egli riconosce che il risultato delle proprie opere non è adatto come arte propagandistica. Tuttavia, dal punto di vista artistico, gli riescono opere notevoli come la rappresentazione di una “Operazione sul campo”. Solo nel 1917, Kolig viene ufficialmente nominato nel Quartiere della stampa di guerra e, incaricato di dipingere paesaggi, riproduce paesaggi di rovine al fronte.

Zwtl.:LA MOSTRA ‘ARTE NONOSTANTE TUTTO!’ DAL 9 MAGGIO AL 15 SETTEMBRE  

La mostra presenta dipinti, opere su carta come disegni, stampe, manifesti, fotografie storiche, copie autografate, documenti e materiale video. Sulla mostra è stato pubblicato un ampio catalogo in lingua tedesca e inglese. Altre informazioni su http://www.leopoldmuseum.org

Mag. Klaus Pokorny
Stampa / Public Relations
Leopold Museum-Privatstiftung
T +43-1-525-70-1507
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http://www.leopoldmuseum.org

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