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5 Agosto 2015

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Ripensare il concetto di “Sostegno”: dall’Insegnante all’Educatore. Intervista alla Prof.ssa Vincenza Palmieri

Fino ad oggi, il termine “sostegno” è stato associato alla figura dell’insegnante che si occupasse dei disabili – o diversamente abili, come più correttamente si è concordato di dire oggi. Ma c’è un nuovo punto di vista, non solo più corretto ma decisamente più completo, di cui apprendiamo colloquiando con la Prof.ssa Vincenza Palmieri, Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare.

 

  • Prof.ssa Palmieri, perché oggi non ci si può limitare più a parlare di “Insegnante di sostegno”?

Io credo che si debba fare un passaggio di consapevolezza ed iniziare a parlare di “Educatore” di sostegno. Perché i bambini portatori di una qualunque disabilità – seria, accertata e certificata come tale – non sono solo degli scolari o degli studenti: a scuola vanno 4-6 ore al giorno, ma hanno 24 ore di tempo nella loro giornata per poter giocare, incontrare, relazionarsi, crescere…  e così i loro genitori e familiari.

 

  • Qual è stato fino ad ora il ruolo dell’insegnante di sostegno?

Questa figura si è occupata per molti anni di sostenere l’insegnante di classe, più che i bambini. Spesso era pensata come “l’insegnante del corridoio”. Oggi noi puntiamo sul fatto che l’insegnante di sostegno sia, invece, altamente specializzato, con competenze superiori a quelle dell’insegnante di classe: insomma, tutt’altro che un insegnante “di serie B”, come di solito è stato ritenuto. Non si capisce come mai, infatti, anche nello stesso nucleo classe, questa figura – per quanto sia considerata di sostegno proprio alla classe e non solo al singolo bambino – sia stata spesso trattata alla stregua di un insegnante complementare.

 

  • Il dibattito è ancora in corso

Si, ma noi puntiamo, come dicevo, ad un superamento di questo concetto. Parlo, infatti di “educatore”, cioè un professionista formato su tutto ciò che possa essere utile alla relazione, all’aiuto, al supporto. Un sostegno che si esplichi anche nelle altre 18 ore del giorno e quindi non solo a favore dell’insegnante, ma dell’intera famiglia. Una figura che possa essere pensata anche per i giardini, i parchi, le colonie estive, i centri ludici, le comunità, i baby parking, le aree attrezzate dei grandi supermercati e così via. Perché una famiglia con un bambino diversamente abile non può andare in un Centro e lasciare il proprio bambino con un handicap libero di giocare nello stesso spazio degli e con gli altri bambini?

 

  • È  un concetto indiscutibilmente nuovo ma anche impegnativo

In realtà è un’idea molto semplice: quella di un educatore in grado di badare a TUTTI i bambini, anche nei contesti informali come le palestre (c’è un caso recente di un bambino che non è stato accettato perché disabile… ), nelle piscine, nei villaggi turistici… Se alcuni bambini hanno una difficoltà che non consente loro la piena autonomia, perché queste strutture non possono garantire un servizio completo proprio a chi è più bisognoso di integrazione? Perché non pensare ad una competenza del genere come competenza di base anche per istruttori ed animatori?

L’integrazione è un processo culturale a 360 gradi. Se noi la limitiamo soltanto a scuola, stiamo parlando di una percentuale minima della vita di un bambino.

 

  • Ci sono anche situazioni di difficoltà che richiedono competenze molto specifiche

Certo. Ma, per esempio, un bambino non udente ha bisogno soprattutto di mediazione linguistica. Perché non si garantisce anche questo tipo di servizio? Perché l’integrazione deve farsi solo a scuola? L’integrazione deve essere agita da tutta la società, non solo dal compagno di classe o di banco!

 

  • In sostanza, come intende lei l’integrazione?

L’integrazione non è un percorso che il diversamente abile deve fare verso “gli abili”, ma anzi dovrebbe essere basata sulla reciprocità, sull’andare uno – ognuno – verso l’altro, nelle due direzioni.

 

  • Voi, come Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, cosa avete fatto per promuovere questo nuovo approccio culturale?

Noi, da tempo, abbiamo un progetto formativo completo per gli insegnanti ma anche per gli educatori di sostegno. Ed è un progetto ambizioso, non solo perché rovescia il punto di vista del sostegno, ma anche perché trova un impiego enorme in moltissimi – tutti! – gli ambiti della vita quotidiana. A partire dalla scuola pubblica, certo. Così come nelle scuole private, che molti genitori con figli disabili preferiscono, con l’idea che in queste strutture ci sia un maggior controllo rispetto, per esempio, al bullismo; ma si scontrano, poi, con strutture non in grado di accogliere i loro figli.

Dunque una formazione dalla duplice spendibilità, che consente sia di lavorare nel pubblico, così come prevede la riforma della scuola, sia di qualificarsi come figure professionali richiestissime anche nell’ambito della scuola privata.

 

  • E poi, come accennava, in ogni altro ambito

Esatto: ovunque si voglia e si debba consentire l’accoglienza di TUTTI i bambini.  Quindi nei consultori familiari, negli ospedali, nei villaggi turistici, nei supermercati, centri commerciali, aeroporti, comunità, giardini, centri comunali… ovunque.

Certamente in primis nei pre- e post- scuola, ma comunque a sostegno quotidiano per le famiglia: supporto specialistico il pomeriggio, nei giorni festivi, nei mesi estivi … eccetera.

Un modo nuovo di intendere non solo la figura di sostegno, dunque, ma l’integrazione in generale. Ed un modo per aiutare i giovani a trovare lavoro – con questa nuova, ricercata professionalità – così come per fornire stimoli innovativi a quanti già lavorano ed intendano migliorare la qualità della vita di chi ne ha bisogno.

 

  • Lei chiama “Diversi Talenti” i bambini  con difficoltà o veri e propri handicap

Proprio così. E ovunque ci sia un Talento, comunque esso si esprima, non deve ricevere un “Sostegno/Stampella”, ma uno skateboard, un motore stellare per elevarsi ad ogni possibile Altezza!

 

Ufficio Stampa INPEF

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BIBIGI’ INCANTA L’ESTATE CON IL CALORE DELL’ORO ROSA

BIBIGI’ INCANTA LA NOSTRA ESTATE CON IL CALORE DELL’ORO ROSA

Nubea, la percezione sottile di un ritorno a indossare l’oro rosa che illumina la nostra pelle dorata dal sole, un nome quasi mistico per questa collezione di Bibigì che attraverso sapienti giochi di luce e sfaccettature a forma di goccia crea dettagli particolari che rendono questa parure davvero unica. Un design morbido impreziosito dalla luce preziosa di brillanti che esaltano la creatività e il buon gusto.

Un’estate ricercata.

Gaia, il fascino discreto di un design puro e minimale, una collezione estremamente raffinata che utilizza il bianco e nero come colori primari e una sottile striscia di diamanti che evidenzia la naturalezza della forma e ne sottolinea la semplicità.

Una forma a fusoliera di onice nera e kogolong bianca che esalta la classicità di gioielli intramontabili.

9VENTICINQUE: IL LUSSO ACCESSIBILE FIRMATO BIBIGI’

IDRA, un nome mitologico per la collezione in argento e zirconi di 9VENTICINQUE by Bibigì.

Una parure creata per sottolineare la bellezza di gioielli essenziali, un bracciale “bangle” che con il suo gioco di intrecci di luminosi zirconi dona all’oggetto grande preziosità.

Completa la parure un sottile girocollo a catena con lo stesso motivo e gli immancabile orecchini pendenti.

EDERA: come in un gioco, immaginiamo di vedere arrampicare sottili fili di luce, forme tonde e ovali che disegnano con leggerezza delle trame brillanti che riportano alla mente un incantevole traliccio di foglie d’edera.

Girocolli e orecchini addobbano la nostra pelle con delicatezza.

La sottile intuizione di un lusso accessibile, 9VENTICINQUE by Bibigì ne firma lo stile e la qualità.

BIBIGI’ UOMO: l’origine e il fascino della croce nelle mille varianti di Bibigì

Il “must have” di questa prossima estate, un simbolo importante realizzato per soddisfare anche il gusto più particolare dell’uomo che indossa Bibigì.

La collezione “Croci” è realizzata in argento, bronzo, argento rosato, ceramica sfaccettata nera o bianca, microimpunture di pietre spinello nere che disegnano sottili sfumature, argento rodiato in tonalità atipiche, abbinamenti insoliti ai materiali più diversi e innovativi, nuovi spessori e continue evoluzioni per evidenziare lo stile la distinzione dell’uomo Bibigì.

Scopri tutte le collezioni su www.bibigi.it

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Equent Communication

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Glutile.it – Nuovo sito per la ricerca, valutazione e segnalazione di attività che offrono cucina senza glutine

Glutile.it è un sito dedicato alla ricerca delle migliori attività che offrono cucina senza glutine.

Quante volte ti è capitato di andare fuori per pranzo o cena e di dover rimanere a guardare gli altri che mangiano perché il locale non proponeva cucina senza glutine o perché ti hanno assicurato al telefono che non ci sarebbero stati problemi e invece poi hai scoperto che la realtà era un’altra?

Oppure quante volte ti sei sentito in imbarazzo perché il cameriere, con la sala piena di gente, è arrivato al tuo tavolo e si è messo a strillare “di chi è la pizza senza glutine”?

Glutile.it è un progetto che nasce proprio in aiuto a chi ha problemi di glutine per cercare di eliminare o quantomeno limitare queste sgradevoli situazioni.

Un modo semplice per aiutare altre persone celiache e uno stimolo per gli esercenti ad accrescere la propria consapevolezza aiutandoli e stimolandoli a migliorare i servizi Gluten Free che offrono.

Visita il sito a partire da questo link:
 
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