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Istituita la Commissione Interpello per la sicurezza sul lavoro

Il Ministero del Lavoro ha istituito con il Decreto Direttoriale del 28 settembre 2011 la Commissione per gli Interpelli, già prevista dall’art.12 comma 2 del D.Lgs. 81/08 Testo Unico per la Sicurezza sul lavoro.

Presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali é istituita, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, la Commissione per gli interpelli composta da due rappresentanti del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, da due rappresentanti del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e da quattro rappresentanti delle regioni e delle province autonome. Qualora la materia oggetto di interpello investa competenze di altre amministrazioni pubbliche la Commissione é integrata con rappresentanti delle stesse. Ai componenti della Commissione non spetta alcun compenso, rimborso spese o indennità di missione”.

In contemporanea è stato anche attivato l’indirizzo e-mail [email protected]
La Commissione servirà per offrire consulenza sulla sicurezza sul lavoro a organismi associativi a rilevanza nazionale, a enti territoriali e a enti pubblici nazionali, nonché alle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e ai consigli nazionali degli ordini o collegi professionali. Di fatto le categorie escluse sono, ad esempio, Regioni, Province e Comuni, studi professionali, associazioni territoriali dei lavoratori e dei datori di lavoro. I quesiti sulle modalità di applicazione della normativa sulla sicurezza sul lavoro potranno essere inoltrate a mezzo posta elettronica e dovranno avere caratteristiche ben precise:

  • la domanda deve riguardare l’interpretazione della normativa in maniera generale e non fare riferimento a un’azienda specifica;
  • la richiesta deve pervenire da uno dei soggetti indicati

Tutte le richieste che verranno istruite saranno poi pubblicate sul sito ufficiale della Commissione Interpello Sicurezza.

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L’autocertificazione nella sicurezza sul lavoro: DVR e idoneità tecnica

Per alcune tipologia di attività la normativa l’introduzione dell’autocertificazione per la sicurezza sul lavoro. In particolare sono due i casi in cui è possibile: redazione del DVR e idonieità tecniche.

Per la redazione del DVR l’art. 29 del DLgs 81/08 afferma che i datori di lavoro che occupano al massimo 10 dipendenti possono consegnare un’autocertificazione del DVR, che dovrà comunque rispettare tutte le procedure contenute nell’art. 6 comma 8 lettera f) del decreto:
Elaborare, entro e non oltre il 31 dicembre 2010, le procedure standardizzate di effettuazione della valutazione dei rischi di cui all’articolo 29, comma 5, tenendo conto dei profili di rischio e degli indici infortunistici di settore. Tali procedure vengono recepite con decreto dei Ministeri del lavoro e della previdenza sociale, della salute e dell’interno acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e province autonome di Trento e di Bolzano.
Tutto ciò significa che ogni azienda dovrà compilare il DVR, se ha meno di 10 dipendenti potrà farlo tramite autocertificazione. In entrambi i casi andrà eseguita a monte un’attenta valutazione dei rischi, che andranno poi indicati nel DVR.

Per le idoneità tecniche l’art. 26 comma 1 del Dlgs 81/08 prevede che, in caso di assunzione di una ditta appaltatrice o di lavoratori autonomi, il datore di lavoro sia tenuto a verificarne l’idoneità tecnico-professionale. Tale verifica viene effettuata acquisendo il certificato di iscrizione alla camera di commercio e l’autocertificazione che ogni ditta appaltatrice o lavoratore autonomo deve possedere. Tale dichiarazione di idoneità tecnica può essere effettuata tramite un apposito modulo di autocertificazione ai sensi degli artt. 46 e 47 D.P.R. 445/2000.

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Primo soccorso, a Roma evento del Centro Alfredo Rampi

L’11 giugno a Roma si è tenuta la manifestazione “Il Villaggio della Prevenzione e della Sicurezza“. L’iniziativa era volta alla diffusione delle nozioni di primo soccorso, grazie all’intervento di operatori della sicurezza ambientale e della protezione civile. L’evento è stato organizzato da INGV e dal Centro Alfredo Rampi, per poter determinare a che punto siamo in Italia con la diffusione delle pratiche di primo soccorso. Durante la giornata i rappresentanti della protezione civile, della Regione Lazio e della Provincia di Roma hanno fatto parte di un vero e proprio percorso tematico, lungo il quale è stato possibile visitare degli spazi didattici, interagendo con chi si occupa ogni giorno di pratiche di primo soccorso a Roma e nel Lazio.

Durante la mattinata ci sono stati due interventi da parte dell’INGV : “L’Italia dei rischi naturali – dalla conoscenza alla prevenzione” a cura del geologo Gianluca Valensise, Dirigente di ricerca dell’INGV e la presentazione da parte di Daniele Biondo, vice-presidente dell’Associazione, del libro edito da INGV “Conosco, imparo, prevengo“.

Nel pomeriggio è stata invece ricordata la vicenda di Vermicino, avvenuta 30 anni fa, che ha visto la morte di un bambino, Alfredino Rampi, all’interno di un pozzo incustodito. L’associazione ha preso il nome dal bambino vittima di questa tragedia, per ricordare che quella vicenda ha messo in luce proprio le mancanze che c’erano a livello di prevenzione e di gestione dei soccorsi. Da tali mancanze è partita l’opera dell’associazione che ad ora è diventata un punto di riferimento nazionale per la prevenzione dei rischi ambientali. Scopo del Centro Alfredo Rampi é quello di trasformare la protezione civile da strumento di intervento quando le tragedie sono già avvenute, in un vero e proprio mezzo di prevenzione e monitoraggio dei rischi del territorio.

Durante la giornata si sono svolti dei veri e propri corsi per i giovani da parte dei volontari della protezione civile sia per le pratiche di primo soccorso che per quelle antincendio.

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Il rischio di bere arsenico

I rischi per la salute di noi cittadini ormai sono sempre dietro l’angolo e purtroppo gli agenti che possono causarci dei danni sono sempre più vicini fino ad arrivare nelle nostre case.

Uno dei casi più eclatanti dell’ultimo periodo è la scoperta di arsenico nell’acqua potabile di molti comuni italiana, una notizia che fa letteralmente rabbrividire e che non ci fa sentire sicuri neanche nelle nostre abitazioni.

I valori troppo alti di arsenico nelle acque potabili possono causare molti danni alla salute, fino ad arrivare ad alcune forme di tumore. Questo rischio non si dovrebbe mai correre in un paese civile perché la sicurezza delle acque che possiamo bere in casa e sui luoghi di lavoro dovrebbe essere garantita da controlli e analisi di laboratorio da parte di aziende ed enti pubblici.

Se nessuno pensa al nostro interesse non è utile neanche ricorrere a soluzioni casalinghe che possono rendere la situazione ancora più pericolosa, diventando azioni deleterie e per nulla risolutive. L’uso di filtri di depurazione dell’acqua artigianali o troppo commerciali, infatti, o lo scorretto utilizzo di questi strumenti, possono portare ad assumere un’acqua in uno stato ancora più pericoloso dell’iniziale.

Secondo l’istituto superiore di sanità, però, questo rischio di salute dovuto alle acque potabili contaminate è ridotto perché l’assunzione per un breve periodo non causa problemi, ma solo l’uso prolungato può portare a gravi malattie. Ecco il motivo per il quale sono state richieste delle deroghe all’Unione Europa in merito a questa materia.

Come al solito il cittadino si trova in un vicolo cieco e senza possibilità di scelta, schiacciato tra carenze e azioni non risolutive. I cittadini si trovano a dovere rinunciare ad un bene primario come l’acqua per non rischiare la vita.

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Sicurezza sul lavoro in nave: la cucina il posto più rischioso

Vacanzieri e amanti del mare? O semplicemente lavoratori presso compagnia di viaggio e turistiche? Una nave da crociera è spesso un sogno, a volte non lo è un traghetto che magari si prende regolarmente, in ogni caso il viaggio in mare, anzi la nave in se e per se può essere piena di pericoli, soprattutto per chi ci lavora.
Ma qual è il pericolo maggiore per chi lavora in nave? La cucina! Almeno questo è quello che viene detto nella newsletter “Sicurezza e Prevenzione” realizzata e diffusa dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sui possibili pericoli e sulla valutazione dei rischi a lavoro.
La pericolosità della sala macchine è seconda nella lista, mentre per quanto riguarda una nave passeggeri il più alto numero di incidenti si verifica in questo luogo affollato e pieno di pericoli, la cucina appunto. Infatti secondo il Ministero la cucina è un continuo via vai di persone intente a lavorare, spesso di fretta, e maneggiando oggetti taglienti e pentole bollenti.
Se a tutto questo si aggiungono possibili movimenti dovuti all’oscillazione della nave, bè è facile immaginare come mai il titolo di zona più pericolosa sulle navi passeggeri sia stato dato alla cucina. Infatti il numero di incidenti è minore nelle navi adibite a trasporto materiali dove la cucina è meno caotica.
Scivolate, fratture, contusioni, ustioni e tagli (soprattutto agli arti superiori) sono frequenti nelle cucine delle navi passeggeri e per questo è necessario mantenere il livello di sicurezza ai massimi livelli e prendere tutte le precauzioni possibili.

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99 le morti bianche nel Lazio durante il 2009

L’Inail Direzione Regionale Lazio ha presentato il Rapporto Annuale Regionale 2009. I dati provenienti dagli infortuni sul lavoro nella Regione Lazio. Il dato più lampante portato in luce riguarda l’aumento delle morti bianche. In base a quanto riportato da Inail il numero delle morti bianche del 2009 è arrivato a lambire quota cento contando purtroppo ancora ben 99 casi.  11 in più rispetto all’anno precedente quando veniva registrato il comunque triste dato di 88 decessi causati da incidenti sui luoghi di lavoro.

L’analisi del dato può scendere drammaticamente del dettaglio andando a dividere le categorie lavorative all’interno delle quali gli incidenti mortali sono più frequenti. La strada è il pericolo numero uno. Sia per quanto riguarda il viaggio verso il lavoro sia se intesa come luogo o ambiente stesso di lavoro. I morti in totale sulla strada nel 2009 sono stati 55. Di questi gran parte sono rimasti coinvolti in incidenti in itinere, sui percorsi che li stavano conducendo al lavoro o riconducendo a casa, in minor ma consistente numero invece sono rimasti coinvolti in incidenti legati alle proprie  mansioni specifiche. Si tratta insomma di autotrasportatori, autisti, conducenti di mezzi pubblici.

Tra le 99 morti bianche registrate dal Lazio nel 2009 13 hanno colpito lavoratori stranieri e tra questi 13 ben 9 erano persone di nazionalità rumena.

Chiudiamo con degli accenni di ottimismo. L’Inail riporta infatti che in tutto l’anno 2009 è comunque diminuito il numero totale degli infortuni sul lavoro, in ordine di 4 punti percentuale. Un piccolo miglioramento sulla sicurezza sul lavoro a Roma, in provincia di Roma e nel Lazio. Questo 4% in meno ha avuto il forte contributo del settore agricolo che è riuscito ad arginare l’incidenza dell’infortunio tagliando la propria percentuale di un 5%. In particolare la riduzione più importante del numero di infortuni si è registrata in provincia di Latina con un – 8,9% e a Roma con un -2%.

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La sicurezza ambientale tra casa e chiesa

La sicurezza dei cittadini dovrebbe essere al centro dell’interesse di tutti invece molto spesso questo non accade e ci troviamo di fronte a fatti che contraddicono tutto ciò.

Uno dei problemi che affligge l’Italia ormai da molti anni è la non sicurezza di alcune strutture architettoniche soprattutto per la presenza di amianto, un problema che affligge edifici pubblici e privati mentre dovrebbe essere interesse di tutti analizzare l’amianto presente in tali edifici o nei dintorni.

È notizia recente il rinvenimento di amianto nei pressi di una chiesa e di edifici scolastici a Gela. Una condizione di degrado che non dovrebbe essere all’ordine del giorno mentre sembra che i cittadini si siano abituati.

La scoperta di questa discarica abusiva di amianto è stata fatto da un cittadino che non credeva ai suoi occhi e che ha cercato di sensibilizzare i residenti del quartiere sulla pericolosità delle polveri di amianto.

Nonostante quindi l’utilizzo dell’amianto non sia consentito da quasi 20 anni non si ha notizia solo di discariche abusive ma anche di edifici che ancora non hanno provveduto alla sua sostituzione, edifici abitati e frequentati da cittadini.

Nella provincia di Campobasso ad esempio è ancora visibile sui tetti anche di edifici abitati da gente comune. L’amianto è un rischio per la salute dei cittadini perché causa tumori e numerose malattie non solo attraverso il contatto diretto. Si spera che anche gli incentivi dell’Unione Europea possano garantire una rapida sostituzione di questo materiale nocivo.

Ancora una volta dobbiamo fare i conti con dei fatti di cronaca che non dovrebbero esistere in un paese civile, un paese dove le istituzioni e i privati dovrebbero garantire la sicurezza ambientale per i cittadini e rispettare tutte le norme necessarie.

Analizzare gli ambienti per rintracciare l’amianto o altre sostanze nocive alla salute è un dovere a cui nessuno si dovrebbe sottrarre.

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Valutazione dei rischi specifici nel settore dell’edilizia

I lavoratori che operano nel settore dell’edilizia sono esposti ai rischi per l’incolumità personale, in misura maggiore rispetto ad altre categorie di lavoratori.
Valutare i rischi nel settore edile si rivela, pertanto, un’operazione complessa e da svolgere scrupolosamente al fine di evitare che si verifichino incidenti talmente gravi da essere la causa delle cosiddette “morti bianche”.

Data la particolarità dei fattori di rischio presenti nel settore dell’edilizia, soprattutto nei cantieri temporanei e mobili, la valutazione dei rischi è affidata a due figure professionali di grande importanza: il committente o il responsabile dei lavori. Questi devono innanzitutto redigere un Documento di valutazione dei rischi (DVR), che contenga un elenco delle misure generali di tutela, e successivamente verificare l’idoneità tecnico-professionale delle imprese esecutrici dei lavori e dei lavoratori esposti a rischi specifici.

Il settore dell’edilizia, per quanto attiene le attività esercitate, è caratterizzato dalla presenza di più imprese che operano anche contemporaneamente per la realizzazione di una struttura. Da ciò deriva che i responsabili dei lavori sono obbligati a compiere una serie di verifiche e controlli che possono portare alla decisione di sospendere i lavori o di risolvere il contratto in seguito alla violazione delle norme per la sicurezza.
I datori di lavoro che devono valutare i rischi nel settore edile, durante l’esecuzione dell’opera, sono gravati dall’obbligo di eliminare tutto ciò che di insalubre può venire a contatto con i lavoratori. Inoltre, devono verificare periodicamente l’efficienza dei degli impianti e dei dispositivi per la sicurezza, e devono adeguare le misure preventive alle attività svolte.

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Agenti biologici: una minaccia per la salute e il benessere dei lavoratori

La salute e il benessere di un lavoratore sono le due componenti che hanno ispirato il legislatore durante la stesura della normativa sulla sicurezza sul lavoro.

All’interno delle aziende, la protezione delle persone che vi operano dai rischi derivanti dall’esposizione ad agenti biologici, si rivela di fondamentale importanza per i lavoratori che utilizzano certe sostanze pericolose.
Sono considerati agenti biologici tutti i microrganismi, inclusi quelli geneticamente modificati, le culture cellulari e gli endoparassiti umani che sono in grado di provocare infezioni, allergie o intossicazioni.
I datori di lavoro devono pertanto garantire la salute e il benessere dei dipendenti che per necessità produttive rischiano di essere esposti ad agenti biologici, e quindi contaminati da microrganismi che possono causare malattie direttamente nel lavoratore, o che addirittura possono essere pericolosi per la comunità in seguito a propagazioni negli ambienti esterni a quelli lavorativi.

Le esposizioni particolarmente pericolose sono suddivise in due categorie:

  • quelle derivanti da agenti biologici necessariamente utilizzati nel ciclo produttivo, e che costituiscono la materia prima da trattare e lavorare per realizzare il prodotto finale;
  • quelle che si riferiscono a quegli agenti biologici accidentali che si creano soltanto in seguito alla lavorazione di altre materie o sostanze, e che devono essere necessariamente eliminati per non compromettere il lavoro finale.

La salute ed il benessere dei lavoratori sono quindi minacciati da sostanze o da elementi che racchiudono un elevato potenziale infettivo, facilmente trasmissibile non soltanto ai lavoratori che lavorano all’interno della stessa azienda, ma a anche alle persone che possono venire in contatto con questi.

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Indagini batteriologiche sugli alimenti

Attraverso l’analisi degli alimenti è possibile determinare la presenza di batteri o di altri microrganismi pericolosi negli alimenti industriali e in quelli commercializzati o venduti dagli addetti alla ristorazione e alla vendita di prodotti alimentari.

Quest’indagine, oggigiorno obbligatoria, è stata introdotta solo nei primi decenni del secolo scorso, in particolare per testare il quantitativo microbico nel latte e nei prodotti caseari, o dei molluschi.
Attualmente è la normativa HACCP che impone come obbligatoria questa tipologia di analisi in un contesto di autocontrollo per la sicurezza alimentare. Pertanto, le imprese alimentari sono obbligate a verificare che i prodotti che escono dalle proprie aziende, siano state sottoposte a tali controlli da parte di laboratori specializzati ad effettuare analisi degli alimenti.

Anche le attività ristorative, i bar, le mense, ed ogni altro operatore che manipola alimenti deve rispettare questa normativa.
Si tratta di prove di laboratorio che vengono effettuate su prodotti alimentari, al fine di determinare se l’alimento testato può essere rischioso per la salute dei consumatori. La procedura deve essere eseguita ogniqualvolta nel processo produttivo aziendale si utilizza un nuovo alimento per la creazione di un determinato prodotto finale.
La sicurezza alimentare, inoltre, non riguarda soltanto gli alimenti destinati al consumo umano, ma comprende altresì prodotti che sono necessari per l’alimentazione degli animali.

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Visita medica aziendale: il giudizio di idoneità alla mansione

Il D.Lgs. 81/2009 ha previsto degli obblighi specifici per il medico competente. Uno dei più importanti è quello previsto dall’art. 40, secondo il quale il medico aziendale deve rapportarsi con il Servizio Sanitario Nazionale per comunicare le informazioni che riguardano i rischi ai quali sono esposti lavoratori.

Il medico competente deve anche effettuare delle visite per emettere il giudizio di idoneità alla mansione, un documento che raccoglie tutti i dati relativi alla salute del lavoratore, con le valutazioni di chi effettua la sorveglianza sanitaria (il medico) sui rischi professionali presenti nell’ambiente lavorativo, che possono condizionare lo stato di salute del lavoratore a causa dello svolgimento di una specifica mansione lavorativa.

Il giudizio di idoneità alla mansione deve essere emesso non solo quando si tratta di visita medica preventiva, ma anche quando viene effettuato un controllo sulle condizioni di salute del lavoratore in occasione di visita periodica, quando la visita medica è stata richiesta dal lavoratore, e in occasione del cambio di mansione.

Il giudizio emesso può essere:
•    di idoneità;
•    di idoneità parziale, temporanea o permanente, con prescrizioni o limitazioni;
•    di inidoneità temporanea;
•    di inidoneità permanente.
Un copia di questo documento deve essere consegnata al datore di lavoro e al lavoratore. Quest’ultimo può ricorrere entro 30 giorni contro il giudizio del medico aziendale, all’organo di vigilanza competente per territorio.

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Trattamento dei dati personali: il DPS

Il DPS Privacy, Documento Programmatico sulla Sicurezza, rappresenta una dichiarazione in cui viene attestata la conformità alla normativa nazionale in materia di tutela della Privacy. Tale attestazione contiene anche i criteri utilizzati per l’acquisizione e la divulgazione dei dati personali, i metodi per la loro gestione, e le misure adottate per tutelare la riservatezza di informazioni che riguardano chi ha prestato il proprio consenso.

Entro il 31 marzo di ogni anno ogni azienda deve presentare il DPS, con il quale dimostrare agli organi incaricati della verifica, di aver rispettato tutti i criteri per gestire in modo sicuro i dati appartenenti ai soggetti che lavorano alle dipendenze del datore di lavoro o che hanno rapporti lavorativi di qualunque tipologia con esso.

In base a quanto stabilito dalla legge sulla protezione dei dati personali, n° 675/95 e successive modifiche apportate dal D.Lgs 196/2009, il Garante per la privacy dispone che debba essere nominato un responsabile per il trattamento dei dati, e che le aziende mettano in atto una serie di misure idonee ad evitare il pericolo di utilizzo arbitrario e di impossessamento di informazioni personali attraverso azioni illecite. Per tale motivo ai datori di lavoro è stato imposto l’obbligo di redigere il DPS utilizzando strumenti elettronici in grado di garantire una più sicura archiviazione dei dati riportati.

Nello specifico, il Documento deve contenere una descrizione delle misure preventive adottate, i criteri utilizzati per la verifica degli stessi, e gli strumenti di cui dispone l’azienda per evitarne la perdita in seguito a salvataggi errati o a danneggiamento dei sistemi di protezione.

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Problemi legati allo stressa da lavoro correlato

Lo stress correlato al lavoro rappresenta uno dei rischi aziendali ancor oggi ampiamente sottovalutato da datori di lavoro e lavoratori.
All’ambiente lavorativo sono connessi problemi di natura psico-sociale in grado di creare delle condizioni sfavorevoli per la realizzazione personale e lavorativa di una persona.
Lo stress correlato al lavoro si manifesta quando il lavoratore non è più capace di affrontare le richieste  proprie dell’organizzazione lavorativa, pur essendo dotato di appropriate capacità professionali.

Alcune cause di stress possono derivare da: imposizione di ritmi lavorativi veloci; richieste eccessive o pretenziose da parte dei superiori; sottovalutazione del proprio ruolo; eccessivi carichi di lavoro per mancanza di personale; continui cambi di mansione; incertezza sul futuro lavorativo.

Tra i disturbi manifestati dai lavoratori sottoposti a fattori stressanti, quelli più diffusi e che necessitano di un intervento preventivo riguardano in egual misura la sfera comportamentale, la sfera fisica e quella psicologica.
Un lavoratore particolarmente stressato può manifestare: abuso di alcolici o sostanze stupefacenti, aggressività, superficialità nello svolgimento della propria mansione e nel rispetto delle regole della sicurezza sul lavoro.

Il disagio creato da situazioni di stress lavorativo, può generare stati d’ansia, mancanza di concentrazione, incapacità a gestire i rapporti con i colleghi o con i superiori. Lo stress a cui è sottoposto il lavoratore costituisce un problema anche per l’azienda, poiché i vari disturbi fisici da questo accusati possono costringere il datore di lavoro a ricorrere all’impiego di altro personale (anche temporaneamente) a causa della diminuzione della produttività.

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Riconoscere lo stress da lavoro correlato

La formazione in ambito lavorativo è un percorso di crescita professionale che riguarda qualsiasi figura aziendale.
Quando la formazione si riferisce alla sicurezza sul lavoro non può trascurare un aspetto fondamentale di essa, quello che vede il lavoratore incapace di gestire le situazioni stressanti durante lo svolgimento delle proprie mansioni.

La formazione sullo stress lavoro correlato è uno strumento conoscitivo messo a disposizione di: datori di lavoro, lavoratori, medici competenti e responsabili per la sicurezza, che permette di apprendere tecniche adeguate per evitare la nascita di fattori stressanti, e di effettuare una corretta valutazione di tutti quei rischi che, se trascurati, possono causare danni psicofisici.

Le aziende o le amministrazioni che compiono un adeguato investimento in prevenzione e formazione trovano un maggior beneficio in termini di produttività: meno lavoratori assenti per malattia o infortuni, percentuale inferiore di errori. Ne deriva quindi una qualità superiore dei beni e dei servizi forniti, si crea un buon clima aziendale, e migliorano i rapporti interpersonali tra lavoratori.

Persone formate sul riconoscimento dello stress legato all’attività lavorativa sono anche in grado di accertare precocemente i sintomi fisici e comportamentali, in modo da prendere provvedimenti per impedire un peggioramento di situazioni rischiose che possono danneggiare significativamente il lavoratore.

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Roma tra sicurezza sul lavoro e stress

L’ultimo rapporto Inail sugli infortuni sul lavoro 2009 mostra due trand contrapposti. Il dato positivo è che continuano a diminuire gli incidenti, quello negativo è il poderoso aumento delle malattie professionali.

Per quanto riguarda i sinistri ammontano a 790.000 le denunce registrate nel corso dell’anno, un calo del 10% rispetto al 2008. In diminuzione anche i decessi: fermi a 1050 con una discesa del 6,3%. Numeri incoraggianti che vanno però letti in un contesto di crisi economica che ha fatto innalzare il tasso di disoccupazione in Italia.

A Roma è ancora il settore dell’edilizia quello in cui si avvertono le più precarie condizioni di sicurezza. La regione Lazio prosegue tuttavia l’azione strategica di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori mediante attività di vigilanza, informazione sui rischi e formazione sulle mansioni specifiche. Inoltre diversi enti promuovono corsi di sicurezza a Roma e dintorni in grado di fornire aggiornamento costante e professionale.

Se, come è stato detto, i dati relativi a incidenti e decessi sono in calo, si segnala un autentico boom dell’accertazione di malattie professionali: le denunce nel 2009 sono state ben 34.646, il valore più alto degli ultimi 15 anni, per un aumento del 15,7% rispetto ai 30.000 casi del 2008 e di circa il 30% in 5 anni. Tra queste, una larga fetta di segnalazioni è rappresentata dal famigerato stress da lavoro correlato. Lo stress risulta una componente che ha acquisito un peso decisivo negli ultimi anni, tanto da essere considerata al giorno d’oggi una vera e propria malattia sociale che colpisce più di 40 milioni di persone in Europa. Rimanendo sul contesto capitolino, è interessante citare un recente sondaggio online pubblicato sul sito dell’ Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) al quale hanno partecipato 2.511 persone. Il risultato è a dir poco sconcertate: il 75% dei cittadini che hanno preso parte al sondaggio si dichiara stressato. Numeri da record per la Capitale. Non soltanto tre romani su quattro ammettono candidamente uno stato di stress ma la metà del totale dichiara di vivere in un vero e proprio stato di insoddisfazione. Le ragioni sono molteplici, soprattutto in una metropoli, ma la stessa Paola Vinciguerra, presidente dell’Eurodap ha rivelato come il fattore-lavoro rivesta un ruolo chiave: « Le cause sono molte e diverse, sociali e ambientali, la crisi, la precarietà lavorativa, che trasforma il luogo di lavoro in un ambiente conflittuale, dove si perde l’armonia, dove al posto della coesione c’è paura».

Nella Città Eterna i più colpiti da questa patologia risultano gli impiegati nelle aziende e nelle pubbliche amministrazioni. A seguire come categorie ‘a rischio’ insegnanti, forze dell’ordine, medici e infermieri. Nonostante sia un problema che affligga qualsiasi lavoratore il rischio da patologia da stress risulta più concentrato nelle professioni in cui si ha il compito di relazionarsi e  prendersi cura degli altri in assenza di un’adeguata organizzazione del lavoro.

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Infortuni sul lavoro e bilancio economico statale, quale correlazione?

Nella giornata del 15 Luglio si è svolto a Roma, nella Sala delle Conferenze di Palazzo Marini alla Camera, il convegno di presentazione del Rapporto elaborato da Eurispes, in collaborazione con  il Consiglio nazionale degli Ingegneri: “Prevenzione e Sicurezza: tra crescita economica e qualità della vita”.
Dalla ricerca è emerso come gli infortuni sul lavoro, gli incidenti stradali e le infrastrutture pubbliche pesino sul bilancio economico dello Stato in maniera preponderante.

Infatti è stato calcolato che una diminuzione pari al 10% degli infortuni sul lavoro si tradurrebbe in un risparmio di 4 miliardi di Euro, così come la riduzione degli incidenti stradali del 10% porterebbe nelle casse dello Stato circa 3 miliardi di Euro, per non parlare della spese necessarie alla messa in regola di scuole, ospedali o luoghi di aggregazione di massa, rispetto alle quali è emerso che neppure la metà ( il 48,9%) delle strutture ispezionate è in regola; queste sono cifre che da sole coprirebbero 1/3 dell’attuale manovra finanziaria e che potrebbero essere reinvestite in sicurezza e prevenzione, con il duplice vantaggio del risparmio economico e della tutela alla salute umana (un esempio su tutti, le buche nell’asfalto di Roma).

In questa prospettiva si è inserito l’intervento del Presidente CIV Inail, Francesco Lotito, il quale ha sottolineato che la sicurezza della rete stradale, delle infrastrutture pubbliche e dei luoghi di lavoro sarebbe “coerente con l’attuale risanamento della finanza pubblica”.
La ricerca Eurispes considerata nell’insieme ha indicato la prevenzione come unica ed indispensabile via percorribile per considerare la sicurezza come progetto sociale, politico ed economico, in una parola interdisciplinare, in grado di influire positivamente sulla ripresa economica e sulla qualità della vita.
Su questa scia si sono posti gli interventi dei partecipanti al convegno di presentazione, dal Presidente Eurispes, Gian Maria Fara, che ha aperto i lavori sostenendo che: “ il tema della sicurezza si pone oggi sotto diverse sfaccettature, andando a toccare i settori più disparati… Quella della sicurezza è divenuta condizione indispensabile affinchè “l’era della connessione totale” possa essere sostenuta”; ugualmente il discorso di Giovanni Rolando, Presidente CNI: “ E’ la prevenzione, dunque, la chiave di volta su cui ripensare la rifondazione di un sistema sociale, politico ed economico capace di fronteggiare il rischio e di allontanare io fantasmi dell’insicurezza”.

Al fine di diffondere e promuovere la cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro è necessario intervenire con progetti concreti di sviluppo condiviso tra istituzioni, imprese e parti sociali.
A conclusione dell’incontro è intervenuto il Presidente della commissione lavoro, Silvano Moffa (Pdl), che ha ancora ricordato l’importanza del radicamento di una nuova consapevolezza sociale ed individuale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, a prescindere dagli obblighi normativi in vigore.
Nel commentare il Rapporto Eurispes, queste le sue parole: “Il decreto 81 del 2008, integrato dal decreto 106 del 2009 che ne ha corretto alcune incongruenze, è oggi un testo all’avanguardia. Siamo sulla strada giusta per aumentare il tasso di sicurezza attraverso una più attenta valutazione del rischio. Ma -ha aggiunto- per ottenere ulteriori risultati è necessario non l’obbligo della sicurezza, bensì la consapevolezza individuale”.
Quindi, alla luce dei risultati ottenuti, in un momento storico di grave recessione economica è necessario che la classe politica ed industriale ponga maggiore attenzione alla salute e sicurezza dei lavoratori, nella convinzione che la cultura della sicurezza sul lavoro e della prevenzione possa contribuire ad incrementare la crescita economica e la qualità della vita nel paese.

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Gli Angeli del centro storico

Gli “angeli del centro storico”: così sono stati ribattezzati i quaranta giovani volontari del servizio civile a cui il Comune di Roma ha affidato un incarico molto importante come quello dell’attuazione del nuovo piano per il controllo e la sicurezza dei beni artistici e storici della Capitale.

Il Piano, presentato in Campidoglio da Dino Gasperini, delegato del Sindaco al Centro Storico, e da Tommaso Profeta, direttore della Protezione Civile romana, entra nel vivo con lo scopo di valorizzare e tutelare, per ora, alcuni dei beni storico-artistici del centro.

L’obiettivo è duplice: aumentare il senso del rispetto e del senso civico di tutti, cittadini come visitatori, verso monumenti e opere d’arte e contestualmente elaborare un piano della Protezione Civile da adottare in caso di emergenza. Da sottolineare come l’emergenza non riguardi solo inondazioni o incendi, ad esempio, ma anche la sottovalutata convivenza tra queste opere e l’uomo.
I volontari, infatti, devono avviare una raccolta dati sulle reali condizioni in cui versano undici musei e diciannove piazze, che serviranno poi ad elaborare il piano della Protezione civile. Nel caso dei musei gli “angeli” devono verificare lo stato di conservazione e i rischi a cui sono esposti  i reperti museali, censendo anche gli eventuali ricoveri da utilizzare in caso di emergenza.
Diverso il discorso relativo alle piazze, dove i volontari,suddivisi in squadre e riconoscibili da una sorta di divisa comunale, devono analizzare innanzitutto le condizioni di decoro, passando poi all’impatto umano sul luogo: si tratta, in sostanza, di analizzare l’accessibilità, il traffico che insiste sul luogo, la quantità di frequentatori, ma anche la presenza o meno di cartelloni pubblicitari.

Insomma, tutta quella serie di segnali che portano ad una dequalificazione dell’area. Un lavoro che le diverse squadre dovranno svolgere in ben quattro fasce orarie diverse, concludendo poi il lavoro in una serie di schede informative per la mappa del rischio che verrà realizzata dalla Protezione Civile.

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Tutela sui luoghi di lavoro: RLS

Il DLgs 81 disciplina  la materia della sicurezza sul lavoro indicando, fra le altre cose,  i compiti che datore di lavoro e RLS (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) devo assolvere .
Sono molteplici i compiti  del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza  e la sua presenza all’interno di una qualsiasi realtà lavorativa, privata o istituzionale, è quantomeno fondamentale.
L’RLS  è la persona con la maggiore conoscenza sulle tematiche inerenti la sicurezza sul lavoro, che necessita di un costante aggiornamento in materia di sicurezza sul lavoro, valutazione rischi, prevenzione infortuni e malattie professionali.
Programma iniziative volte a promuovere la sicurezza nei luoghi di lavoro con il compito di informare i lavoratori e il datore di lavoro, conosce  gli obblighi del datore di lavoro, del medico competente e dei lavoratori.
L’articolo 37 del D.Lgs 81/08 recita, invece: “…la formazione dei lavoratori deve avvenire in collaborazione con gli organismi paritetici”.
L’art. 20 del Lgs 19 settembre 1994 n. 626 specifica che gli organismi paritetici, deputati alla formazione sulla sicurezza, vengono costituiti a livello territoriale tra le organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori.

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Prevenire è meglio che curare, soprattutto per lo stress lavoro correlato!

La prevenzione e la correzione dello stress lavorativo si attua attraverso una costante analisi e valutazione dell’organizzazione del lavoro, monitorizzando le esigenze dei lavoratori attraverso questionari e l’intervento di psicologi esperti di sicurezza sul lavoro.

La valutazione dello stress lavoro correlato è infatti diventata obbligatoria a partire da 1° agosto 2010, come prevede il Testo Unico 81/2008 e il decreto legislativo 106 del 2009.
La prevenzione dello stress lavorativo deve prendere in considerazione innanzitutto il benessere emozionale dei lavoratori.

In pratica, i dipendenti e dirigenti che lavorano con un certo grado di soddisfazione emotiva (gratificazione, riconoscimenti, efficienza, efficacia, buon livello relazionale con i colleghi, ecc) sono meno esposti al rischio stress. La salute emotiva dipende molto dal tipo di organizzazione lavorativa: ad esempio, se in una azienda il processo produttivo è male organizzato con turni massacranti o sussiste la mancanza di riferimenti per alcune responsabilità lavorative, il lavoratore può subire un disagio psico-emotivo che a lungo andare causa stress.

Del resto, bisogna considerare che tale disturbo è una vera patologia: lo stress causa ipertensione, mal di testa, calo della concentrazione, disturbi gastro intestinali e cardio circolatori, insonnia, depressione, attacchi di panico, disturbi alimentari. Quindi è in gioco la salute del lavoratore.

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Stress lavoro correlato: scadenza agosto 2010

Il noto e discusso D lgs 81/2008 recita che a partire da agosto 2010 vi sarà l’obbligo per i datori di lavoro di valutare lo stress lavoro correlato.
Con la terminologia “stress lavoro correlato” si intendono quei sintomi dovuti a condizioni di lavoro ambientali e psico-.fisiche che non consentono al lavoratore uno svolgimento “normale” delle proprie attività lavorative.

Fino a poco tempo fa la terminologia era piuttosto vaga ma sempre più spesso e anche di recente sono emersi fatti ed eventi in ambito lavorativo riconducibili proprio a questa tipologia di rischio.
Il rischio stress correlato non può e non deve essere ritenuto un rischio “cenerentola” perchè, oltre ad essere pregiudizievole per la salute fisica e mentale del lavoratore,  anche a livello economico, come è stato dimostrato, lavoratori che si “ammalano” di stress correlato al lavoro, costituiscono un danno, un danno economico per tutta l’azienda.

In tal senso affidaresi a servizi di consulenza per la valutazione rischio stress lavoro correlato appare quantomai indispensabile.
La valutazione dello stress deve essere effettuata da personale competente che conosca a fondo la problematica inerente la sicurezza sul lavoro e lo stress lavoro-correlato.

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