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Mercati finanziari, quanti driver guideranno la corsa del 2024

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  • 20 Gennaio 2024

Le decisioni di politica monetaria da parte delle banche centrali saranno l’elemento cardine per i mercati finanziari. Ma diversi altri fattori in calendario contribuiranno – in misura più o meno forte – a dare un indirizzo tanto al comparto azionario che a quello obbligazionario e valutario.

L’evento clou per i mercati finanziari

mercati finanziariIl driver più importante è senza dubbio l’andamento della politica monetaria. Gli investitori danno per scontato che nei prossimi mesi cominceranno le sforbiciate al costo del denaro, e forse la FED comincerà a farlo tra marzo e aprile. Saranno proprio tempistiche e ed entità dei tagli a imprimere la direzione ai mercati finanziari.

La convinzione che negli USA i primi ritocchi avverranno in primavera, ha spinto l’indice US 500 verso nuovi massimi storici, grazie all’entusiasmo degli operatori su una Federal Reserve che possa tornare accomodante.

Le elezioni negli USA

Sul finire dell’anno, poi, ci sarà l’importante appuntamento elettorale negli USA, con le presidenziali che si terranno il 5 novembre. Ma prima ci sarà la lunga corsa delle primarie democratiche e repubblicane, che si terranno nel corso del primo semestre. Tra i democratici il favorito è l’attuale presidente Joe Biden, che può contare su una preferenza attorno al 65%.

Probabilmente il suo sfidante repubblicano sarà Donald Trump, che negli ultimi mesi ha accresciuto i suoi consensi. Si preannuncia comunque uno scontro infuocato, che verso fine anno genererà molta turbolenza sui mercati, e non è difficile immaginare che i prezzi di tutti gli asset oscilleranno in modo forte attorno alle medie mobili più usate.

La situazione geopolitica

Da tenere sotto controllo ci saranno anche gli sviluppi sulle tensioni geopolitiche: conflitto Ucraina-Russia, crisi in Medio-Oriente, rapporti Stati Uniti / Cina.
Questi fronti cali hanno nel corso dell’anno favorito alcuni asset considerati “rifugio sicuro”. Basta pensare all’oro, che negli ultimi mesi ha guadagnato molto terreno arrivando di nuovo oltre la soglia dei 2000 dollari l’oncia. Ma gli effetti si sentono anche sulle coppie di valute più volatili, che sono più sensibili agli umori generali.

Gli asset virtuali

Una nota a parte meritano gli asset digitali, le criptovalute. Il 2023 è stato ricco di volatilità che si è chiuso con i prezzi che hanno toccato massimi degli ultimi 18 mesi. Il fattore chiave sarà la prossima approvazione da parte della SEC statunitense dei primi ETF su bitcoin spot, che amplieranno la platea di potenziali investitori di questo asset.

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Inflazione e lavoro, ecco i due cardini sui la FED programma il futuro

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  • 28 Giugno 2021

Per diversi mesi ci siamo detti che, prima o dopo, l’economia avrebbe dovuto tornare a camminare con le sue sole gambe. Era impensabile che gli stimoli economici sarebbero potuti durare all’infinito.
FED, BCE e tutte le altre grandi banche centrali hanno fatto la loro parte per cercare di attutire il più possibile l’impatto della pandemia da Covid. Adesso che la ripresa marcia, l’idea del tapering avanza a sua volta, innescata dal forte balzo dell’inflazione.

Tapering necessario vista l’inflazione

320L’ultimo meeting della Fedeal Reserve è solo un assaggio di quello che succederà. Malgrado la banca centrale di Washington abbia confermato il suo approccio accomodante, osservando il ‘dot plot’ si evidenziano la nuova view sul futuro del costo del denaro.
Anche se l’istituto centrale conferma di ritenere la fiammata dell’inflazione come “temporanea, le proiezioni dei tassi dicono che il percorso ritenuto più appropriato per i tassi di politica monetaria potrebbe passare per due strette entro la fine del 2023.
Il momento del minore impegno delle banche centrali, anche se non è imminente, si sta avvicinando.

Banche, dollaro e materie prime

Aumentando il numero dei governatori della FED, che ritengono sia il caso di mettere sul tavolo la questione del rialzo dei tassi, le prime a fare un po’ di festa sono state le banche. Le quotazioni in Borsa sono salite subito, perché dopo anni di tassi bassi e margini compressi, i loro bilanci potrebbero tornare a gonfiarsi.
La necessità di uno stimolo minore, ha dato slancio anche al dollaro (che ha fatto scattare il trailing step a molti hedge funds) e depresso in un amen il settore delle materie prime, a cominciare dal petrolio.
La svolta della FED potrebbe innescare una certa volatilità sui mercati anche nelle prossime settimane.

Il focus si sposta sul lavoro

Una cosa è sicura, se per la FED l’inflazione non sembra un pericolo imminente, un elemento chiave che guiderà le sue scelte è il lavoro.
Nell’ultimo meeting non sono state forniti aggiornamenti sul tasso di disoccupazione che si ipotizza in futuro. Inoltre in conferenza stampa Powell, pur sottolineando la forza della ripresa, reputa il recupero dei posti di lavoro non ancora sufficiente a far cambiare rotta nel breve alla banca centrale. La crescita è quindi ancora sotto le medie mobili più usate per evitare falsi segnali.
Il mercato del lavoro, come o forse più che l’inflazione, diventa quindi un driver determinante per le prossime mosse sui tassi della FED.

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