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Inflazione e lavoro, ecco i due cardini sui la FED programma il futuro

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  • 28 Giugno 2021

Per diversi mesi ci siamo detti che, prima o dopo, l’economia avrebbe dovuto tornare a camminare con le sue sole gambe. Era impensabile che gli stimoli economici sarebbero potuti durare all’infinito.
FED, BCE e tutte le altre grandi banche centrali hanno fatto la loro parte per cercare di attutire il più possibile l’impatto della pandemia da Covid. Adesso che la ripresa marcia, l’idea del tapering avanza a sua volta, innescata dal forte balzo dell’inflazione.

Tapering necessario vista l’inflazione

320L’ultimo meeting della Fedeal Reserve è solo un assaggio di quello che succederà. Malgrado la banca centrale di Washington abbia confermato il suo approccio accomodante, osservando il ‘dot plot’ si evidenziano la nuova view sul futuro del costo del denaro.
Anche se l’istituto centrale conferma di ritenere la fiammata dell’inflazione come “temporanea, le proiezioni dei tassi dicono che il percorso ritenuto più appropriato per i tassi di politica monetaria potrebbe passare per due strette entro la fine del 2023.
Il momento del minore impegno delle banche centrali, anche se non è imminente, si sta avvicinando.

Banche, dollaro e materie prime

Aumentando il numero dei governatori della FED, che ritengono sia il caso di mettere sul tavolo la questione del rialzo dei tassi, le prime a fare un po’ di festa sono state le banche. Le quotazioni in Borsa sono salite subito, perché dopo anni di tassi bassi e margini compressi, i loro bilanci potrebbero tornare a gonfiarsi.
La necessità di uno stimolo minore, ha dato slancio anche al dollaro (che ha fatto scattare il trailing step a molti hedge funds) e depresso in un amen il settore delle materie prime, a cominciare dal petrolio.
La svolta della FED potrebbe innescare una certa volatilità sui mercati anche nelle prossime settimane.

Il focus si sposta sul lavoro

Una cosa è sicura, se per la FED l’inflazione non sembra un pericolo imminente, un elemento chiave che guiderà le sue scelte è il lavoro.
Nell’ultimo meeting non sono state forniti aggiornamenti sul tasso di disoccupazione che si ipotizza in futuro. Inoltre in conferenza stampa Powell, pur sottolineando la forza della ripresa, reputa il recupero dei posti di lavoro non ancora sufficiente a far cambiare rotta nel breve alla banca centrale. La crescita è quindi ancora sotto le medie mobili più usate per evitare falsi segnali.
Il mercato del lavoro, come o forse più che l’inflazione, diventa quindi un driver determinante per le prossime mosse sui tassi della FED.

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