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La mastoplastica additiva, il chirurgo Bruno Bassetto spiega il suo punto di vista – Agenzia Promoter

Bruno Bassetto svolge l’attività presso la sua clinica specialistica, la Marostica Salus con sede a Marostica (VI) ma esercita anche in altri ambienti e studi rinomati tra Veneto e Trentino. È un nome altisonante nel campo della chirurgia plastica ed estetica. Vi si dedica da lungo tempo con passione e dedizione. Nella sua professione sono richieste intraprendenza, capacità e competenza, doti che possiede e grazie alle quali ha raggiunto risultati eccelsi, conquistandosi il placet di oltre 5000 pazienti che  si sono affidati con piena fiducia e completa stima.

Tra le operazioni più richieste menziona la mastoplastica additiva, comunemente conosciuta come intervento per aumentare volume e dimensione del seno. Bassetto afferma “Questa operazione serve per accrescere il volume di un seno piccolo, per modularne la forma e riequilibrarne le proporzioni. Si tratta di chirurgia plastica di rimodellamento, che mira a ottenere un risultato con effetto assolutamente naturale alla vista e al tatto“.

Il Dott. Bassetto dice, che il mantenimento del volume del seno ha durata permanente, garantita e costante, poiché le protesi non risentono di mutamenti e trasformazioni del corpo, derivanti da gravidanza e dimagrimento. Quindi, il volume si conserva invariato e inalterabile. Inoltre, è possibile allattare al seno, in quanto non viene impedita né compromessa la regolare funzione ghiandolare. L’inserimento della protesi non è preclusivo, perché viene fatto con incisione posteriore alla ghiandola mammaria e non genera alcuna ingerenza di disturbo con essa.

Argomento focale e piuttosto delicato, da sempre oggetto di controversi dibattiti, è l’ipotetico collegamento tra protesi e tumore al seno. Al riguardo Bassetto sottolinea con fermezza, che se ci fossero delle connessioni accertate senza dubbio gli interventi verrebbero proibiti in totus. Infatti, le consistenti ricerche approfondite non hanno mai dimostrato alcuna concreta correlazione con l’insorgenza tumorale in questione.

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Rifarsi il seno per sentirsi più femminile

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  • 21 Gennaio 2013

Quanto il seno aiuta a far sentire femminile una donna? Un seno con una bella forma, sodo e ben fatto ottimizza l’autostima e rende la signora più soddisfatta del proprio corpo. I profili del gentil sesso da sempre sono un indicatore di sensualità e mezzo interesse per gli uomini: è sempre piacevole sentirsi apprezzata, anche per cose che potrebbero sembrare superficiali come un bel decolté. Ci sono molti fattori esterni che influenzano la sensazione che si ha di sé stessi, è inutile cercare di scappare la cultura, i media, la società… detteranno sempre legge! E quando non ti senti accettata, cominci anche a non avere più autostima ai giusti livelli. Così se l’autostima aumenta, è inevitabile che anche la sicurezza nel sfidare il mondo il mondo esterno aumenti e si viva meglio. È così che si insinua nel cervello l’idea di aumentare il volume del proprio seno, anche se non di molto, quel poco che basta per dare una nuova forma al corpo, quel tanto che basta per sentirsi anche solo cambiate, in meglio ovviamente!

L’aumento del seno è uno degli interventi maggiormente scelto dalle donne nel mondo, basta notare che secondo i dati ottenuti l’Italia è quarta a livello mondiale, con il 5% degli interventi, anche se l’Asia è sicuramente il continente in cui si richiedono il maggior numero di interventi.
Oggigiorno la chirurgia estetica ha fatto passi da gigante e il seno “rifatto” è sempre più naturale comune e simile ad una armonia originale. Le protesi possono venire inserite o posteriormente alla ghiandola mammaria o in una zona più profonda, dietro i muscoli del petto. Quando si sceglie la seconda via le incisioni possono essere di diversa natura: o periareolare (attorno all’areola, il limite in cui la pelle del seno diventa più scuro sul capezzolo), o lungo il solco sottomammario, proprio seguendo la linea inferiore della mammella, o infine transascellare, nascosto dalle pieghe della pelle.
Gli elementi dannosi ormai si circoscrivono a qualche lieve cicatrice, praticamente impercettibili se il lavoro è svolto da mani esperte.
Infatti quando si opera per via periareolare, l’unica traccia che si può notare è una sottile linea bianca attorno all’areola, ma è in gran parte nascosta dalla colorazione della pelle. La medesima cosa vale per l’incisione lungo il solco sottomammario, la cui cicatrice viene nascosta dalle pieghe della cute sotto il seno e per l’ultimo caso dell’inserzione transascellare in cui il taglio è nascosto dalla naturale posizione sotto il braccio tra le plissettature dell’ascella.

Ad ogni modo se la particolare conformazione della pelle specifica non permette un normale processo di cicatrizzazione e quindi i lievi segni risulteranno marcati, si può sempre rimediare ancora grazie alla la chirurgia plastica che permetterà di perfezionare le cicatrici. Un esempio è la tecnica del Mosaic Surgery, che modificherà un brutto esito cicatriziale in un qualcosa di decisamente più estetico!

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Protesi francesi PIP: mai usate presso LaCLINIQUE®

I chirurghi plastici LaCLINIQUE® non hanno mai usato protesi PIP.

Dal 2006, abbiamo scelto di usare solo protesi Allergan, indipendentemente dal costo, molto maggiore delle PIP, per ragioni di garanzia e filosofia d’uso in relazione al raggiungimento di un risultato naturale.

Al di là della pressione mediatica e della dovuta attenzione alla propria salute, ricordiamo che il Ministero della Salute italiano ha richiesto un censimento di chi ha avuto impianto con le protesi PIP, prima di avanzare suggerimenti in merito all’eventuale sostituzione, e sta effettuando controlli NAS presso tutte le strutture.

Ricordiamo che le protesi mammarie PIP, prodotte dalla azienda francese Poly Implant Prothese (P.I.P) e commercializzate in Italia da G.F. Electromedics Srl con sede in Firenze, erano state sospese dal commercio e dall’utilizzo in Italia il 01/04/2010. Le protesi PIP sono state utilizzate soprattutto in Francia e Inghilterra. L’Agenzia francese responsabile per i dispositivi medici (AFSSAPS) ha informato tutte le autorità europee di aver effettuato un controllo negli impianti produttivi della PIP, in seguito a ripetute segnalazioni di rotture precoci delle protesi di questa società. Dai controlli ora emerge che la maggior parte delle protesi PIP è stata riempita con un gel di silicone differente da quello autorizzato.

Invitiamo alla tranquillità tutte le donne che sentano la pressione della paura: nei diversi Paesi, vedi l’Inghilterra che ha avuto un numero di impianti pari o superiore alla Francia, non si è ancora evidenziata una correlazione diretta tra queste protesi ed i danni alla salute. L’American Society for Testing and Material (ASTM) aveva già riscontrato un’ eccessiva trasudazione di silicone nelle protesi PIP, con conseguente indebolimento del guscio delle protesi. Questo meccanismo sarebbe alla base del numero elevato di rotture riscontrate nelle protesi mammarie PIP, e di per se stesso, può rappresentare un buon motivo per cambiare al più presto le protesi precedentemente impiantate. Quindi, sebbene la sostituzione con protesi biocompatibili e di qualità superiore sia consigliabile, visto quanto sta emergendo, il primo consiglio è quello di parlare subito con il proprio chirurgo plastico e fare approfondimenti diagnostici.

Nessuno dei Clienti dei chirurghi plastici LaCLINIQUE® ha mai avuto protesi PIP, ma solo impianti Allergan, coperti da 146 controlli e dalle certificazioni di garanzia.
Si tratta di protesi di ultima generazione (considerate innocue ed utilizzate da oltre 3.000.000 donne al mondo), in materiale biocompatibile con certificazioni in tutti i maggiori Paesi mondiali, a partire dalla severa FDA americana, materiale diverso da quello delle PIP,e coperte da specifici programmi di sostituzione esclusiva (PROGRAMMA DI GARANZIA ESCLUSIVO MASTOPLASTICA LaCLINIQUE®-NO PROBLEM).

Il metodo LaCLINIQUE® prevede inoltre da sempre la tracciabilità delle protesi, con consegna al Cliente del Suo talloncino di garanzia ed apposizione dello stesso al foglio operatorio controfirmato dal chirurgo plastico, che ha scelto le protesi da impiantare.

Se ci fosse qualcuno che ritiene di avere protesi PIP, LaCLINIQUE® mette a disposizione un chirurgo plastico gratuitamente per verificare la migliore soluzione di sostituzione.

Per maggiori informazioni: www.laclinique.it.

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Istituto Ciocca: l’eccellenza della Medicina e Chirurgia Estetica a Milano

L’Istituto Ciocca®-Medicina e Chirurgia Estetica di Milano, grazie alle migliori équipe di specialisti del settore e grazie ad una consolidata esperienza e casistica di migliaia di interventi riusciti con successo, è ormai un’istituzione.
I trattamenti di medicina estetica si basano su un programma di anti-aging progressivo, finalizzato a ritardare l’invecchiamento cellulare attraverso trattamenti mirati (botulino, filler riempitivi, peeling, biorivitalizzazione, luce pulsata, liposuzione e trattamento ozono) da ripetere ciclicamente per avere risultati ottimali.
La chirurgia estetica comprende tutti gli interventi chirurgici che migliorano, correggono, o eliminano, malformazioni, imperfezioni e difetti del corpo (rinoplastica, blefaroplastica, lifting del viso, otoplastica, mentoplastica, mastoplastica additiva/riduttiva, liposcultura, addominoplastica) e vengono effettuati con l’obbiettivo di rispettare le giuste proporzioni e caratteristiche del viso e della figura, dando sempre risultati naturali comunque!
L’équipe chirurgica si avvale delle più avanzate e sofisticate tecniche operatorie assicurando interventi sempre meno invasivi e sempre più perfezionati.
ISTITUTO CIOCCA, conosciuto da sempre nel settore della medicina estetica per la competenza e per le prestigiose collaborazioni dei migliori specialisti, ti aiuterà nella tua scelta di miglioramento della tua immagine, oggi così importante nel sociale, per farti ritrovare sicurezza e benessere psicofisico!

Con un primo consulto presso ISTITUTO CIOCCA lo specialista ti farà un’attenta valutazione e ti consiglierà sul percorso da seguire con tecniche avanzate sempre meno invasive e sempre più efficaci, sia per la medicina che per le Chirurgia Estetica, per farti ottenere i risultati migliori che saranno studiati “SU MISURA” per te!

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Mastoplastica: con la 3DMammo Vedi come Diventerai Prima dell’Intervento

Un seno con un bel volume e una bella forma: la mastoplastica è uno degli interventi più richiesti e prevede un posizionamento di protesi. Grazie alle tecniche sempre più sofisticate e alle protesi mammarie più evolute, è possibile soddisfare le richieste di un maggior numero di donne.

In commercio esistono due tipi di protesi: le protesi a profilo anatomico e le protesi a profilo tondo: la qualità protesica è la medesima, mentre cambia la forma che va scelta a seconda del gusto della paziente e dei consigli del chirurgo.

Ed è proprio in questa fase che i dubbi assalgono la paziente prima di sottoporsi all’intervento: mi piacerò? Sarò troppo o troppo poco voluminosa? La forma anatomica che ho scelto sarà proprio quella giusta?

Chirurghi di chiara fama come il dr. Alessandro Gennai di Bologna, socio dell’Eafps (European Academy of facial and plastic surgery), utilizzano nella propria professione dei nuovissimi programmi che sono in grado di rispondere a tutte queste domande.

“L’ansia che si genera nella paziente – spiega il dr. Gennai – può essere mitigata con l’utilizzo di appositi software come l’ESTETIX3D Mammo grazie al quale posso far vedere in Studio, in pochi minuti, partendo da una semplice foto della paziente, quali sono le soluzioni possibili e rispondere visivamente a tutti i dubbi relativi alle dimensioni e alla proiezione del seno visto da tutti i lati e prospettive”.

“Molto utile anche in casi di asimmetrie dove possiamo valutare esattamente quale sia il volume ideale della protesi da impiantare per entrambe le mammelle. La paziente non avrà brutte sorprese o rimpianti di non aver fatto la scelta giusta”.

Dott. Alessandro Gennai
chirurgo plastico ed estetico
via delle Lame 98 – Bologna
tel. 051.649.4945
[email protected]
www.gennaichirurgia.it

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Mastoplastica Additiva è l’ideale per un Seno Piccolo o Svuotato

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  • 17 Gennaio 2011

Il concetto che sta alla base della mastoplastica additiva è quello di dare forma e volume ad un seno che è sempre stato piccolo o che si è svuotato a seguito di allattamento o a dimagrimento. Un seno piccolo o svuotato, non  ptosico (cadente), è il seno ideale per una mastoplastica additiva.

L’intervento viene eseguito in anestesia generale e le vie attraverso le quali si possono posizionare le protesi sono sostanzialmente tre:

incisione al solco sottomammario
incisione attorno all’areola
incisione al cavo ascellare.

Il taglio al solco sotto al seno dà un’ottima possibilità di preparazione della tasca dentro alla quale viene posizionata la protesi, è ideale per interventi molto rapidi e per l’inserimento di protesi molto grandi; ha il difetto che lascia una cicatrice, per quanto piccola e poco visibile che non si vede se la donna è in piedi ma può essere visibile da sdraiata.

L’incisione attorno al capezzolo lascia una cicatrice pressoché invisibile perché è situata nel punto in cui la pelle del seno diventa scura per formare l’areola; non consente di introdurre protesi molto grandi perché la lunghezza del taglio è condizionata dalle dimensioni dell’areola ma, soprattutto obbliga ad attraversare la ghiandola lasciando delle cicatrici nella ghiandola che qualche volta possono risultare dannose (per esempio per un eventuale allattamento).

Il taglio nel cavo ascellare consente innanzitutto di non avere alcun tipo di cicatrice sul seno (la cicatrice dell’ascella nella maggior parte dei casi diventa praticamente invisibile);

permette l’introduzione della maggior parte delle protesi (rotonde o anatomiche), l’intervento viene completato da una parte in endoscopia che consente un perfetto controllo della tasca che ospiterà la protesi, la ghiandola mammaria non viene minimamente intaccata e le sue funzioni ed il suo trofismo si mantengono intatti.

Esiste anche un’accesso attraverso l’ombelico che però è praticabile solo utilizzando protesi riempite di soluzione fisiologica che tuttavia si adoperano rarissimamente il Italia.

POSIZIONE DELLE PROTESI

Le protesi mammarie possono essere posizionate immediatamente sotto alla ghiandola oppure sotto al muscolo grande pettorale.

A prima vista si direbbe che la posizione corretta è sotto alla ghiandola: è quella che vogliamo aumentare di volume, è quindi giusto posizionare il più superficialmente possibile la protesi per un risultato più naturale.

Questo è vero solo in parte, perché se la donna è magra ed il suo tessuto sottocutaneo è sottile con un seno piccolo la protesi sottoghiandolare rischierebbe di diventare un po’ troppo evidente, a maggior ragione se si adoperano le protesi in gel altamente coesivo. Per cui solo in soggetti con un seno abbastanza largo o comunque con un discreto spessore di tessuto sottocutaneo è indicato l’inserimento delle protesi al di sotto della ghiandola, si deve inoltre trattare di protei di dimensioni contenute perché sennò peserebbero troppo sulla pelle tirandola verso il basso.

Negli altri casi la posizione migliore è quella sotto al muscolo grande pettorale in uno spazio che esiste allo stato virtuale fra il piccolo pettorale ed i grande pettorale. In questo spazio si possono inserire protesi anche di dimensioni importanti che saranno meno evidenti attraverso la pelle che daranno quindi un risultato più naturale nelle donne magre e con seno piccolo, inoltre sarà il muscolo a sostenere in buona parte il peso delle protesi non rendendo obbligatorio l’uso abituale del reggiseno.

PROTESI

Ormai disponiamo di una grandissima varietà di forme di protesi che si possono comunque ricondurre sostanzialmente a due linee: quelle rotonde e quelle a goccia o anatomiche. Per ognuno di questi tipi esistono numerose varianti che riguardano la proiezione, il diametro della base e la consistenza del gel.

Esiste sicuramente la protesi adatta ad ottenere il risultato che ogni paziente desidera, si tratta solo di avere un approfondito colloquio preoperatorio col chirurgo in modo da scegliere la soluzione più adatta per ciascun caso.

Prof. Fabrizio Malan
Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica
Torino – Pinerolo
www.fabriziomalan.it

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Mastoplastica, mastopessi, mastite, mastoidite: chiarezza e spiegazioni.

Non sempre chi opera nel settore della medicina e della chirurgia pensa a fare un po’ di lezione d’Italiano ai propri pazienti, cosa che aiuterebbe sicuramente a tranquillizzare e a fare chiarezza sui termini tecnici usati a chi non ha studi specifici e che potrebbe crearsi dei problemi a livello psicologico sentendo questi “paroloni” da dotto…re, appunto.
In questo umile scritto si vuole colmare questa lacuna.

Mastite.
Si definisce Mastite l’ infiammazione della mammella che provoca rossore, tumefazione locale, febbre e sensazione di malessere generale come se si avesse l’influenza.
E’ tipico, o meglio, nella maggioranza dei casi è imputabile alle neomamme in fase di allattamento, ma vi sono casi di mastiti che colpiscono anche le donne non in fase di allattamento per: scarsa igiene, cause genetiche o addirittura alimentari.
La causa è di tipo batterico (Staphylococcus Aureus) e di conseguenze la mastite si cura con lavaggi a base di acqua sterile e somministrazione di soluzione antimicrobica. In caso di febbre la somministrazione di antipiretici (quelli che si utilizzano in inverno con l’influenza) è comunque valido.

Mastoplastica.
E’ l’arcinoto intervento chirurgico che viene praticato per ridare splendore e floridezza al seno femminile.
E’ arcinoto per la grancassa mediatica che tale intervento ha suscitato nei casi prettamente estetici, ma l’intervento è necessario in caso di mastectomia causato da una tardiva diagnosi del tumore al seno.
Con ordine analizziamo e diciamo che la mastoplastica si divide in due grandi rami per il solo caso di interventi estetici, in quanto nella casistica sopra citata la mastoplastica è da definirsi “Ricostruttiva”, e questi 2 rami sono:

Mastoplastica additiva: per chi desidera un aumento del seno (possibilmente rispettando i canoni dell’estetica !)
Mastoplastica riduttiva: il caso opposto, ossia la presenza di un eccesso di ghiandola mammaria, che può anche portare a disturbi della colonna vertebrale per lo sbilanciamento posturale da eccesso di peso.

Mastopessi.
Tale intervento tende a rialzare, risollevare il seno che a causa dell’avanzare dell’età e della gravità cede e si presenta poco turgido e sodo ma appunto floscio e sgonfio.
Spesso lo si affianca ad una mastoplastica additiva.

Mastoidite.
NON C’ENTRA NULLA con il seno inteso come termine che deriva dal greco antico “Masto” cioè “Seno”, in quanto siamo in presenta di una infiammazione sì, ma dell’orecchio, più precisamente dell’apofisi mastoide.

Emiliano Dix.

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Mastoplastica Additiva: Sottoghiandolare o Sottomuscolare?

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  • 13 Ottobre 2010

La mastoplastica additiva è l’intervento chirurgico estetico più popolare. L’incisione chirurgica comunemente viene eseguita nel solco sottomammario ed è lunga circa 4.5 cm. Questa tecnica di incisione rispetta l’integrità mammaria in quanto non ci sono lesioni interne della ghiandola con conseguente minimo rischio di alterazioni della sensibilità e dell’erettibilità del complesso areola/capezzolo così come nella capacità di allattamento.

La mammella viene poi disconnessa in blocco dal muscolo pettorale (nella tecnica sottoghiandolare) o con questo dalla parete toracica (nella tecnica sottomuscolare) per l’inserimento dell’impianto mammario. Personalmente non effettuo l’incisione attraverso l’areola in quanto questo comporta il taglio del tessuto mammario e quindi maggiore compromissione dell’integrità mammaria. L’incisione dall’ascella è effettuato in particolari situazioni e richiede differenti tipi di impianti e strumentario endoscopico.

La posizione sottoghiandolare o sottofasciale è indicata per mammelle di taglia seconda o terza, con una quantità di tessuto mammario che possa garantire una buona copertura dell’impianto. L’intervento non necessita di drenaggi, darà poco dolore post-operatorio ed un rapido recupero nelle attività quotidiane in una settimana. Lo svantaggio è una prematura visibilità dell’impianto (rippling), ptosi (cedimento dei tessuti con abbassamento della mammella) e contrazione capsulare (indurimento della mammella).

La posizione sotto muscolare è indicata per mammelle più piccole (taglia prima e seconda) che non avendo una sufficiente quantità di tessuto mammario per coprire l’impianto, necessita di utilizzo del muscolo pettorale. Solitamente richiede drenaggi post-operatori, ed un recupero delle normali attività in 2 settimane. I vantaggi sono il minore rischio di rippling, contrazione capsulare e ptosi. Per ottenere un risultato estetico naturale è necessario l’utilizzo di protesi anatomiche per mammelle di taglia pre-operatoria prima e seconda, mentre per mammelle di taglie maggiori si possono utilizzare impianti rotondi.

D.ssa Ginevra Migliori
Chirurgo Plastico Ricostruttivo Estetico
Massa – tel. 0585.45110
Milano – tel. 02.36684785
www.ginevramigliori.com

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Aumento del seno: la mastoplastica additiva in parole semplici.

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  • 6 Settembre 2010

La mastoplastica additiva (aumento del seno) è l’intervento che mira a ridonare volume e una bella forma al seno.Questo tipo di intervento prevede un posizionamento di protesi. Grazie alle tecniche sempre più sofisticate e alle protesi mammarie più evolute, è possibile soddisfare le richieste  di un maggior numero di donne.

E’ una procedura richiesta da donne che hanno il seno poco sviluppato (detta ipotrofia mammaria) e da donne che, dopo l’allattamento o un dimagrimento, hanno il seno svuotato o leggermente cadente.

Sul mercato esistono due tipi diprotesi: le protesi a profilo anatomico e le protesi a profilo tondo: laqualità protesica è la medesima, mentre cambia la forma che va scelta a seconda del gusto della paziente e dei consigli del chirurgo.
L’intervento di mastoplastica additiva si esegue solitamente in anestesia generale e le protesi sono posizionate sotto il muscolo pettorale in quello che viene chiamato tecnicamente un dual plane. Per posizionare le protesi è necessario creare una via di accesso che consiste in un taglietto di 4 centimetri che può essere eseguito a livello del solco sottomammario, a livello periareolare o in alcuni casi a livello ascellare.

Questo tio di intervento richiede normalmente un ricovero di 24 ore: al termine dell’intervento la paziente indossa un reggiseno elasticizzato che va portato per circa 7-10 giorni, anche la notte. Per i primi 7-10 giorni è bene evitare sforzi con le braccia, ma a distanza di un mese il risultato si può considerare assestato e definitivo. La ripresa dell’attività sportiva è solitamente consigliata dopo circa 2 mesi dall’esecuzione dell’intervento di mastoplastica.

Dott. Alessandro Gennai
chirurgo plastico ed estetico
via delle Lame 98 – Bologna
tel. 051.649.4945
[email protected]
www.gennaichirurgia.it

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Arriva il “Tettemoto”, le donne del mondo protestano esibendo il decolté

Arriva il “tettemoto”: oltre 190.000 donne hanno aderito all’iniziativa su Facebook del 26 aprile, indossando per tutto il giorno una generosa scollatura. L’iniziativa è nata da Jennifer McCreight, blogger americana che ha proposto alle donne di tutto il mondo di indossare il 26 aprile abiti che mettano in risalto i seni: un vero e proprio “tettemoto” (boobquake), come l’ha battezzato lei stessa. L’idea è nata come provocazione alle affermazioni di un ayatollah iraniano che sosteneva che le relazioni sessuali illecite, provocate dagli abiti succinti delle donne, siano all’origine di un aumento dei terremoti.
In continua crescita le adesioni sulla pagina Facebook dell’evento, arrivata ormai a oltre 190mila sostenitrici del decolté in bella vista … per una buona causa! E con la bella stagione in arrivo, la voglia di scoprire le proprie forme si fa sempre più sentire (al di là dei motivi “politici”), complice la voglia di archiviare maglioni e cappotti e concedersi il piacere di abitini, top e maglie scollate, un piacere per se stesse, ma senza dimenticare il partner.
Che un bel seno e gli affari di cuore siano collegati lo dimostra anche una ricerca condotta da Meetic, la più grande community di single in Europa, e LaClinique®-Medicina e Chirurgia Estetica. Secondo l’analisi dei risultati, in relazione alle parti del corpo di una donna considerate più sexy, la pole position spetta proprio alla scollatura: il 39,5% degli intervistati dichiara che il seno è il primo elemento fisico femminile su cui si concentra lo sguardo maschile. E, se la natura non è stata abbastanza generosa, un aiuto per aumentare e rimodellare il volume del seno arriva dalla chirurgia estetica: la Mastoplastica Additiva (aumento del seno) e la Mastopessi (rimodellamento del seno) sono infatti gli interventi di chirurgia estetica più richiesti, spiegano i medici chirurghi de LaClinique®-Medicina e Chirurgia Estetica.
I timori principali dell’intervento al seno sono ancora legati alla naturalezza del risultato, ma con le nuove tecniche di Mastoplastica Additiva e Mastopessi, è possibile ottenere un seno armonico e naturale, ben proporzionato al resto del corpo: il “nuovo” seno rimodellato risulta autentico, naturale alla vista e al tatto, da “indossare” con orgoglio e, all’occorrenza, esibire … per protesta!

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LaCLINIQUE® racconta gli interventi di medicina e chirurgia estetica più richiesti

Si dice che la cosa più importante sia sapersi accettare e vivere bene con se stessi. E’ vero però che, se è possibile migliorare per vivere meglio il proprio aspetto, si vive ancora meglio. A pensare questo sono in molte donne e non solo. A confermarlo sono i dati de LaCLINIQUE® Medicina e Chirurgia Estetica, che evidenziano, nel 2009, un aumento significativo degli interventi di chirurgia plastica ed estetica. Secondo la maggiore organizzazione di specialisti in Chirurgia Estetica in Italia, sarebbero mastoplastica (cioè l’aumento del seno, 39%), liposuzione di gambe e glutei (18%) e mastospessi (ovvero lifting del seno, 11%) gli interventi più eseguiti nell’anno appena trascorso (quasi 2.000 interventi per le tre procedure). E non sono mancati neppure i “ritocchini” di medicina estetica: labbra più voluminose con i filler labbra, viso più giovane e fresco con la Biostimolazione della pelle, Peeling cutaneo e Bio Lifting del viso, ed eliminazione delle prime rughe con Botulino, Collagene e Acido Jaluronico, sono state le richieste più frequenti da parte delle tante donne più e meno giovani, desiderose di migliorare il proprio aspetto in tempi rapidi e senza ricorrere al bisturi: sono circa 1.500 le visite effettuate nel 2009 nei centri LaClinique® per richieste di medicina estetica.

Ma cosa induce donne anche di bell’aspetto a sottoporsi a questi interventi? Certamente una forte motivazione, che le spinge a superare anche le minime incertezze. Da un sondaggio risulta che 7 donne su 10 sono insoddisfatte del proprio seno. Le più giovani si dimostrano preoccupate per la grandezza, mentre le più mature si lamentano soprattutto della poca tonicità del decolté. Tra gli interventi più richiesti c’è anche la chirurgia del naso (rinoplastica):  un nasino all’insù, o comunque ben proporzionato e senza difetti (la rinoplastica interviene anche su narici, setto nasale e gobbette) per un profilo armonioso sono desiderio di molte. Un sogno che spesso si considera irraggiungibile e che invece può facilmente realizzarsi.
Le donne che hanno deciso di migliorare le loro “piccole o grandi imperfezioni” dichiarano di sentirsi più sicure di sé stesse, affrontando con più serenità e autostima la vita di tutti i giorni.
Perché allora non provare a sentirsi ancora più belle? Oggi con LaCLINIQUE® realizzare i propri sogni è ancora più facile. Sono 13 le sedi LaCLINIQUE® in Italia, con caratteristiche comuni di altissimi standard qualitativi, massima professionalità e serietà, tutto ad un giusto prezzo. Un team di professionisti in grado di seguirti passo per passo nel tuo percorso di bellezza. Non rinunciare dunque a migliorare il tuo aspetto. LaCLINIQUE® ti è vicina e ti aiuterà a ottenere quello che più desideri.

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Chirurgia plastica estetica per il seno: non solo mastoplastica additiva.

Quando si parla di seno, inteso come ghiandola mammaria, e chirurgia plastica estetica, non si può evitare di pensare alla mastoplastica, ed in particolare alla mastoplastica additiva; le cosiddette “tette rifatte” nel gergo comune, e in questo caso pure volgare…

Ma non è solo nel campo dell’aumento del seno che la chirurgia plastica fa molto per il seno femminile, ma anche molti altri “piccoli” problemi vengono trattati con successo anche se in percentuale sono sicuramente meno del 5%, contro il 90% della mastoplastica additiva e del 5% di quella riduttiva (cifre indicative).

Prima di iniziare la delucidazione di questi altri difetti è necessario una brevissima “lezione di Anatomia” per avere ben chiaro tutti i termini e le ubicazioni delle parti che andremo a citare.

La ghiandola mammaria è una ghiandola esocrina, cioè che secerne il suo prodotto (latte) all’esterno del corpo, contrariamente, ad esempio, alle ghiandole surrenali, che sono endocrine, in quanto l’adrenalina da esse prodotta rimane interna al corpo.

Ha una struttura bulbo alveolare ed è situata nella regione anteriore del torace, tra la terza e la sesta costola.

Internamente la mammella è composta da acini e tubuli, riuniti in gruppi chiamati lobuli, a loro volta raggruppati nei lobi.

I tubuli sono micro canali che uniscono gli acini, e confluiscono in canali a maggiore portata chiamati dotti galattofori o lattiferi che sboccano poi nel capezzolo attraverso i pori lattiferi da cui i neonati succhiano il latte nei primi mesi di vita, fino allo svezzamento.

Unici muscoli presenti sono quelli attorno ai dotti lattiferi per espellere il latte e quelli nel capezzolo per ergerlo.

La forma e la consistenza del seno dipendono da vari fattori non solo dalla quantità di lobi, quali la quantità di tessuto adiposo e lo sviluppo del muscolo gran pettorale su cui poggia.

Ovviamente la costituzione fisica, in particolare quella del torace, il patrimonio genetico e il maggiore o minore utilizzo, ossia il numero di allattamenti per ogni figlio concepito sono altri fattori che ne determinano la forma e la consistenza nel corso della vita.

Altro componente è ovviamente la pelle; sembrerà sciocco ma la tonicità ma soprattutto l’elasticità di questa sono un fattore molto importante per un seno più o meno sodo e tonico !

Ovviamente non esiste il seno standard o il seno perfetto ! Tutto dipende dalla cultura dell’area geografica in cui si vive e dalle mode.

Inutile dire del periodo delle “maggiorate” poi passate di moda col ritorno in auge del seno dalle forme meno prosperose fino ad arrivare al seno androgeno, piccolo, per poi ricominciare con il ritorno delle maggiorate…

La forma più canonica è quella  emisferico-conica, con una zona centrale dal diametro variabile dai 2,5 cm finanche ai 10cm detta areola,con pigmentazione più marcata, ed al centro dell’areola si trova il capezzolo.

Stessa terminologia si ha per gli uomini, solo che la loro mammella non si sviluppa in quanto la funzione riproduttiva del maschio non prevede l’allattamento.

Ora entriamo nel vivo degli altri problemi che condizionano non poco la psiche femminile, oltre a quello delle dimensioni, abbiamo infatti:

–      l’ectopia (dal greco: ek = fuori e Tòpos = luogo) ossia la disposizione scorretta di uno o entrambi i complessi areolare-capezzolo nella mammella;

–      la politelia (sempre dal greco: poli = molti e Thélé = capezzolo ) quindi la presenza di due o più capezzoli per ogni singola mammella;

–      l’asimmetria che può essere di dimensione o di altezza o entrambi i fattori;

–      ed il capezzolo introflesso (ossia che non sporge rispetto al piano areolare).

Ectopia.

Come accennato in precedenza per questi casi si è in presenza di areola e capezzolo o anche uno solo di loro in una posizione non canonica, ossia nei pressi del centro della cuspide mammaria, normalmente tale diversa disposizione è lungo la così definita “linea del latte”.

Politelia.

Qui siamo in presenza (come da significato etimologico del termine) di più capezzoli con o senza areola e più o meno sviluppati.

Ciò deriva dalla fase embrionale quando tra il secondo ed il terzo mese nei feti si sviluppano gli elementi ghiandolari mammari, con successiva regressione di tali formazioni, però se tale regressione non è completa, residuano alcuni foci ectodermici, che nella fase puberale possono originare appunto un numero maggiore di capezzoli.

Tale problema è maggiormente presente nei maschi !

Questo difetto è classificato a seconda che siano o meno presenti tutti e tre gli elementi che costituiscono una mammella; avremo quindi:

–      polimastia, se la politelia oltre che al capezzolo presenta l’areola ed il tessuto ghiandolare;

–      con solo tessuto ghiandolare ed areola;

–      col solo tessuto ghiandolare;

–      capezzolo, areola e tessuto adiposo a sostituzione di quello ghiandolare;

–      il solo capezzolo, politelia vera e propria;

–      la presenza della sola areola ossia politelia areolare.

Non bastasse, questa anomalia può presentare anche un ciuffo di peli.

Capezzolo introflesso.

Si intuisce che qui il capezzolo non sporge, ma rimane “imprigionato” all’interno della mammella essenzialmente per una ridotta lunghezza dei dotti galattofori.

Oltre al danno estetico e psichico di un seno “monco” qui siamo anche in presenza di una insufficienza funzionale che non consente l’allattamento al seno.

La correzione oltre che per ovvi motivi estetici, visto che non si può recuperarne la funzionalità, è anche dovuta ad una migliore ed efficace fase igienica del seno.

L’intervento più comunemente applicato e che si può effettuare anche in anestesia locale, prevede l’incisione di areola e capezzolo lungo il diametro orizzontale e nello “scollare” i tessuti e i dotti galattofori troppo corti per “estrarre” il capezzolo.

Con l’anestesia locale non è necessaria degenza, l’effetto è immediato, e la sensibilità del complesso areola capezzolo è mantenuta, salvo durante i primi giorni post-operatori, ove diminuisce. Anche la capacità a contrarsi dell’areola nella stragrande maggioranza dei casi è mantenuta.

Asimmetria mammaria.

Per i casi in cui lo sviluppo del seno è difettoso, la maggior parte delle volte il tutto è da attribuirsi al patrimonio genetico che nella fase puberale-adolescenziale non permette il completo sviluppo del seno (amastia) o un suo sviluppo scarso (ipomastia).

Per i casi in cui tali difetti sono acquisiti le cause sono essenzialmente di tipo traumatico o derivanti da interventi chirurgici o da radioterapia.

Qui si può intervenire in due modi: aumentando la mammella scarsa o riducendo quella più abbondante.

La difficoltà sta nel fatto che si interviene su una sola delle due mammelle quindi il chirurgo dovrà prevedere gli “aggiustamenti” della fase post operatoria dei tessuti operati per evitare che il seno risulti comunque asimmetrico.

Precisiamo che i seni non sono contrariamente a quanto si pensi, sempre “gemelli identici”, ma anzi sono più spesso asimmetrici, ciò può portare anche ad un maggior sex-appeal, quando tale difetto richieda strumenti di misura o l’occhio attento e clinico di un chirurgo estetico.

Il problema è invece particolarmente avvertito (se macroscopico) nella fase adolescenziale, visto che non si va al supermercato a seno nudo, quando, oltre ai problemi tipici del periodo, l’avere anche un seno palesemente asimmetrico comporta difficoltà insormontabili nella vita di relazione con la nascita dei primi flirt ed innamoramenti.

Gabriele Goldoni

Uff. Relazioni col Pubblico

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Mastoplastica, protesi e tutto quanto c’è da sapere…

La mastoplastica, specialmente quella additiva, è un argomento sempre di moda e capace di catalizzare l’attenzione di tutti, maschi e femmine.

Ma molte cose non sono assolutamente conosciute, e per questo, cercheremo qui di chiarirle, senza entrare in sala operatoria…

Per iniziare un po’ di storia: tutti siamo portati a pensare che la mastoplastica sia un “qualcosa” di recente, invece no, perché già 1895 ci fu infatti il primo intervento di mastoplastica additiva, certificato, effettuato in Germania dove il grasso proveniente da un intervento di asportazione d’un tumore benigno fu reimpiantato nel seno appunto.

Poi il notevole incremento di interesse da parte delle donne per tale intervento estetico portò ad intervenire con vari tipi di “riempitivi”, tra i più disparati, quali: lana, vetro (!!!!) e  gomma, per poi arrivare intorno agli anni 1950/60 alla cera, all’olio di silicone, alla resina o al nylon.

I risultati erano ovviamente disastrosi, per via di rigetti, infiammazioni, edemi, granulomi e dolori intensi che tali sostanze provocavano.

La svolta avvenne nel 1963 quando Cronin e Gerow introdussero le protesi composte da un involucro di silicone riempito con gel di silicone.

Ovviamente come in tutti i campi le prime protesi non erano paragonabili a quelle attuali, ma erano anni luce avanti a quanto precedentemente proposto !

Un’altra pietra miliare fu l’introduzione delle protesi a soluzione salina, meno controindicazioni per la contrattura capsulare ma, purtroppo, la diminuzione di volume con e a causa della perdita del liquido, le fece presto quasi sparire.

Erano inoltre poco confortevoli e sgradevoli al tatto.

Si arriva così agli anni 1970-80-90 dove fanno la loro entrata in scena nuovi materiali quali: l’idrogel o l’olio di soia ed altri dai nomi astrusi.

Purtroppo anche per essi la sicurezza era un po’ scarsa e vennero così progressivamente ritirati dal mercato.

Si ritorna così alle protesi a base di silicone, ovviamente evolutesi grazie ai progressi tecnologici e scientifici…

Anche loro però ebbero un periodo di crisi quando furono “accusate” di essere cancerogene, per poi venire “assolte” da ulteriori studi clinici che hanno “certificato” la mancanza di nesso tra protesi al silicone e tumori alla ghiandola mammaria.

Ora concentriamoci sulle protesi, il cui utilizzo a scopi estetici è preponderante, ma non va dimenticato anche l’utilizzo terapeutico, per quelle donne che affette da tumore al seno non diagnosticato in tempo, sono costrette per salvare la vita a subire una mastectomia.

Questo comporta un trauma esistenziale oltre che estetico non indifferente, che la ricostruzione della mammella ha in gran parte ridimensionato, aumentando la qualità della vita delle pazienti.

Le protesi per il seno sono ad oggi così classificate:

– Con soluzione salina: involucro in silicone e riempite con una soluzione sterile salina appunto;

– Con gel di silicone: composte da involucro in silicone e riempite di gel di silicone, possono avere diverse “sfumature” di morbidezza;

– Protesi a laccio: immagino che nessuno le abbia mai sentite nominare, infatti sono veramente poco comuni. Per esse si usa il polipropilene. La loro peculiarità è che permettono al seno di continuare la sua crescita;

– Protesi a base di tessuto o staminali: sono ancora in fase evolutiva, ma sono sicuramente la prossima “pietra miliare” non appena raggiungeranno la “maturità”.

Infatti esse sono costituite dal tessuto della stessa paziente che opportunamente trattato viene reimpiantato nella mammella, senza rischi rotture, senza la necessità di future sostituzioni e senza alcun tipo di rigetto e senza cali o deformazioni dovuto allo scorrere del tempo.

Le forme sono essenzialmente 2: rotonde o anatomiche.

Quelle rotonde sono autoadattanti e richiedono quindi un’esperienze da parte del chirurgo che le deve posizionare per evitare poi deformazioni.

Le anatomiche sono già orientate in quanto hanno oltre ad  un avanti e un dietro, anche un sopra e un sotto, col vantaggio di dare al seno una forma più naturale e “stabile” ma ovviamente richiedono la massima attenzione da parte dei chirurghi estetici.

In funzione del loro posizionamento le protesi si distinguono in:

– sotto pettorale in quanto vanno sotto al muscolo pettorale;

– sotto ghiandolare, che come dice il nome, vengono posizionate sotto la mammella, tra la stessa e la cute.

A seconda della modalità di inserimento gli interventi sono classificati come:

– Periareolare: si incide il seno tra l’areola e la cute e si usa tale via per l’inserimento ed il posizionamento della protesi, questo tipo d’intervento ha il suo pregio nell’efficacia di mascherare la cicatrice;

– Sottomammellare: si utilizza tutta la sezione della mammella ove essa si ricongiunge col torace, è utilizzata per protesi piuttosto voluminose, ovviamente lascia una cicatrice piuttosto evidente, nascosta dalla massa del seno stesso, ma visibile comunque in posizione supina;

– Ascellare: si accede attraverso l’ascella, utilizzata principalmente per protesi di tipo salino col vantaggio di una cicatrice piccola e posta in un’area poco visibile;

– Ombelicale: si accede ovviamente attraverso l’ombelico, che è di per sè una cicatrice, quindi non ha controindicazioni dovute al taglio, ma è scarsamente applicabile per via della dimensione massima della protesi che si può far passare e per il fatto che per le pazienti troppo magre il rischio di danneggiare nervi, tendini o la cute stessa è elevato. Tale controindicazione è valida anche per la tipologia “ascellare” sopra descritta.

Oltre che per gli interventi di mera tipologia estetica, ricostruttiva: a seguito di malattie o traumi, la chirurgia ricostruttiva del seno viene impiegata anche per il cambio di sesso, ovviamente.

Come sopra accennato tra le “controindicazioni” vi è la temporaneità dell’intervento, da intendersi che la mastoplastica non è per sempre, anche se si parla comunque di parecchi anni (dai 5 ai 10) prima di doversi rioperare per sostituire le prime protesi, sformate, o a rischio di perdita dei liquidi di riempimento, con delle nuove, e magari più moderne e durature, approfittando dei progressi di tecnica e scienza.

Gabriele Goldoni

Uff. Relazioni col Pubblico

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La chirurgia estetica: prima che sul corpo interviene sulla psiche.

Ha suscitato molto scalpore il caso dell’atleta olimpionica che, per rendere il suo fisico atletico più femminile, è ricorsa ad un intervento di mastoplastica additiva; poi per un rendimento migliore sulle piste d’atletica ha fatto dietro-front e si è fatta “espiantare” le protesi.

Questo è un caso tipico, che molto ben insegna come la psiche sia il primo degli elementi da valutare prima di procedere con un intervento di chirurgia plastica estetica, mastoplastica o rinoplastica o blefaroplastica che siano…

Infatti non è l’aspetto fisico post-intervento quello su cui bisogna principalmente concentrarsi, o la riuscita tecnica dell’intervento o sulla convalescenza, ma appunto l’aspetto “interiore”.

Infatti i chirurghi migliori, sono quelli che sanno anche dire di no, proprio perché hanno valutato anche l’aspetto psicologico del soggetto; non a caso si stanno studiando disegni di legge che impongano minimi d’età per certi interventi proprio per dare maggior peso alla maturità del soggetto che intende sottoporsi a chirurgia estetica, slegando la decisione da mode o stereotipi, spesso passeggeri…

Quindi “Mens sana in corpore sano” è valido anche e soprattutto in questo campo, dove spesso non è consentito il ripensamento: rinoplastica, blefaroplastica, o interventi alla bocca…

Gabriele Goldoni

Uff. Relazioni col Pubblico

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