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Abusivismo finanziario, con il Covid è cresciuto il numero di casi in Italia

Una delle conseguenze della pandemia, e più precisamente delle misure di lockdown imposte per contenere i contagi, è l’impennata del traffico su internet. Questo “iper-traffico” ha aumentato il numero di casi di illecito, tra i quali spiccano quelli per abusivismo finanziario. Il cui numero di casi è decisamente aumentato.

Il concetto di abusivismo finanziario

consobCosa si intende di preciso per abusivismo finanziario? Nel nostro ordinamento giuridico, i servizi d’investimento possono essere prestati soltanto da soggetti autorizzati. Il legislatore ha infatti tenuto conto della delicatezza dell’attività, per cui ha voluto garantire grande tutela ai risparmiatori. Per questo motivo solo gli operatori autorizzati sono abilitati all’esercizio. Chi opera senza il rispetto di questi requisiti è un fuorilegge. Ciò vale a prescindere se venga perpetrata concretamente una truffa oppure no. In sostanza è come guidare senza patente: anche se in concreto non si commettono specifiche infrazioni alla guida, scatta comunque la multa. In ambito finanziario vige la stessa regola.

Liste pubbliche e controlli dell’autorità di vigilanza

Una volta ottenute le autorizzazioni, gli operatori vengono iscritti in appositi albi pubblici. Anche la singola offerta di prodotti finanziari (azioni, obbligazioni, quote di fondi, ecc.) deve essere preventivamente autorizzata. Periodicamente l’ente di vigilanza rieasmina tuttala lista di siti autorizzati, che sono sottoposti a scrupoloso screening. Se viene riscontrata qualche mancanza scatta la sospensione.

I tipi di abusivismo in finanza

Nel nostro ordinamento esistono tre tipologie di abusivismo finanziario. La prima riguarda la prestazione di servizi e attività di investimento, la seconda è lo svolgimento non autorizzato dell’attività di promotore finanziario, e l’ultima è l’offerta abusiva di prodotti finanziari e attività pubblicitaria relativa all’offerta al pubblico. Sia che si tratti di azioni, obbligazioni, contratti per differenza, o altri prodotti derivati.

Tutti questi casi sono più frequenti di quello che possa sembrare, e sono cresciuti con la recente larghissima diffusione di internet. Un dato basta a chiarire la portata del problema. Dal luglio del 2019, quando alla Consob è stato riconosciuto il potere di oscurare i siti che propongono illegalmente servizi finanziari, sono stati disposte oltre 200 chiusure forzate.

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Secondo le conclusioni della Consob, George Soros non era interessato all’acquisto della Roma di Rosella Sensi

Mancano gli elementi imprescindibili per determinare l’interesse all’acquisto. Rosella Sensi non ricevette mai un’offerta da Soros

Sono anni che nel mondo del calcio si fa un gran parlare di George Soros e della sua presunta offerta a Rosella Sensi per comprare la Roma. Sulla vicenda è stato detto tutto e il contrario di tutto ma a quattro anni di distanza non si è ancora riusciti a capire la verità in proposito. Recentemente sono però stati divulgati i risultati di un’indagine svolta dalla Consob, su richiesta della Procura, che dovrebbe scrivere la parola fine su questa bizzarra vicenda. Lo scopo dell’indagine era quello di stabilire quanto reale fosse l’interesse di Soros nella AS Roma.

Le conclusioni dell’indagine Consob si concentrano sulla definizione di interesse fatta propria dalla AS Roma (e di converso da Italpetroli SpA) nel periodo 1 settembre 2007 – 31 Maggio 2008, per stabilire se vi sia stata o meno una comunicazione atta a manipolare il mercato e provocare una sensibile alterazione del prezzo. In altre parole, la Consob si chiede se il gruppo facente capo a Rosella Sensi abbia o meno nascosto all’opinione pubblica e ai tifosi un reale interesse da parte di George Soros all’acquisto della società giallorossa.

Le conclusioni della Consob sono molto chiare: non si può ipotizzare un reale interesse da parte del magnate americano. Detto in altre parole, Soros non fece mai un’offerta concreta per l’acquisto della Roma. Secondo la Consob infatti, gli elementi per definire un interesse reale sono tre: la certezza della presenza di un soggetto che manifesti interesse all’acquisto, la verosimile sussistenza dei fondi economici da parte di questo soggetto e l’evidenza di una strategia volta a portare a compimento l’operazione. Nel caso della Roma, Soros non si manifestò mai in prima persona (i contatti intervennero solo tra intermediari), e non manifestò mai una strategia chiara per l’acquisto (non fece mai una proposta).

Grazie a queste deduzioni la Consob conclude che l’interesse, se ci fu, non fu mai reale e che i giornalisti all’epoca dei fatti entrarono in possesso di informazioni incomplete riportandole con enfasi a fronte di un’importante attenzione da parte dei sostenitori della squadra di calcio.

 
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Indagine Consob : Rosella Sensi non ricevette mai una reale offerta da George Soros

Per la Consob mancano gli elementi fondamentali per parlare di reale interesse di Soros all’acquisto della Roma di Rosella Sensi

Recentemente sono stati resi noti i risultati dell’indagine della Consob relativa alla trattativa (o presunta tale) per la cessione della Roma al magnate George Soros ai tempi della presidenza di Rosella Sensi. I fatti in questione risalgono al 2008 e le conclusioni della Consob possono essere riassunte molto semplicemente: non ci fu mai un ‘offerta concreta, non vi fu quindi manipolazione dell’informazione (e quindi del mercato) da parte della società controllante la Roma.

Dagli atti dell’indagine emerge che la AS Roma e la Compagnia Italpetroli, hanno fatto propria una definizione di manifestazione di interesse, accettata nell’indagine dalla stessa Consob, che prevedeva contemporaneamente la presenza di tre elementi imprescindibili : la certezza della presenza di un soggetto seriamente interessato all’acquisto della società giallorossa, la verosimile sussistenza di adeguate risorse finanziarie in capo a tale soggetto e l’evidenza di una strategia volta a portare a compimento l’operazione.

Non sono stati raccolti elementi sufficienti per confermare la manipolazione del mercato di tipo informativo. La Consob dichiara la mancata presenza di 2 elementi fattuali necessari per la configurazione del reato : la falsità delle informazioni diffuse e la concreta idoneità dei comunicati a provocare una sensibile alterazione di prezzo.

Sulla base di quanto riportato all’interno delle conclusioni dell’indagine della Consob sul presunto “affaire” Soros – Roma, si evince quindi  che non ci siano mai stati i presupposti per considerare la trattativa come reale ed esistente.

Infine, riguardo al comportamento dei giornalisti nei confronti della vicenda e la discrepanza tra quanto indicato nei comunicati stampa dell’AS Roma e quanto riportato dalla stampa è spiegabile con il fatto che i giornalisti stessi siano entrati in possesso di informazioni incomplete in merito allo svolgimento degli stessi contatti e le abbiano riportate con enfasi, a fronte di un’importante attenzione da parte dei sostenitori della squadra di calcio.

 

 

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La Consob da ragione a Rosella Sensi. Mai un’offerta di Soros per la Roma

L’indagine Consob conclude che non ci fu mai un’offerta di Soros a Rosella Sensi per l’acquisto della Roma

 

Nessuna manifestazione d’interesse, nessuna offerta e nemmeno una partecipazione agli incontri attraverso un rappresentante. Questa, secondo gli atti prodotti da un’indagine della Consob in relazione alle azioni dell’As Roma tra il settembre 2007 e il maggio 2008, in possesso dell’Adnkronos, è la storia mai nata tra la società giallorossa e George Soros. Il nome del magnate statunitense è stato accostato per mesi, nel 2008, alla Roma, ma secondo gli atti della Consob, l’ipotesi del passaggio del club all’uomo d’affari americano, attraverso la mediazione della merchant bank Inner Circle Sports LLC, non è mai stata concreta. “Le informazioni fornite da ICS alla Consob tramite la SEC (l’organo federale statunitense equivalente della Consob ndr.) hanno confermato quanto sostenuto da Compagnia Italpetroli -si legge negli atti-. In particolare ICS ha confermato che in nessuno degli incontri con Gianroberto de Giovanni (legale di Compagnia Italpetroli ndr.) e la famiglia Sensi, ha mai partecipato alcun rappresentante di George Soros e che in nessuna occasione è stata mostrata a Gianroberto de Giovanni evidenza documentale degli accordi tra ICS e Soros Fund Management”.

Alla Commissione Nazionale per le società e la Borsa, inoltre, è stata inviata dallla SEC la copia del ‘confidentiality agreement’ che avrebbe dovuto vincolare ICS e Soros, ma il documento non era stato firmato dalle parti. Nella voluminosa documentazione, di oltre cento pagine, inviata alla Procura di Roma, la Consob ha fatto chiarezza, anche attraverso l’analisi di oltre 80mila email, ricostruendo le tappe principali della vicenda. Il 12 novembre 2007 Compagnia Italpretroli ha reso noto che “è stata rappresentata da parte di terzi, l’esistenza di un possibile interesse di un investitore americano in merito all’investimento nel capitale dell’As Roma; tuttavia, Compagnia Italpetroli non ha mai ricevuto, né direttamente né indirettamente, alcuna manifestazione di interesse, né offerta da parte del suddetto investitore, avente ad oggetto il pacchetto di maggioranza del capitale dell’As Roma”.

Solo il 25 marzo 2008 la merchant bank Inner Circle Sports LLC ‘ha svelato’ che il potenziale investitore era George Soros. A fare il nome del magnate statunitense è stato Steven Horowitz (manager di ICS ndr.) in una telefonata all’avv. Gianroberto de Giovanni, legale del gruppo Italpetroli. Il 22 aprile 2008, Horowitz ha comunicato a de Giovanni che “i rappresentanti del family office di George Soros (Soros Fund Management ndr.) non intendono più perseguire l’acquisizione del Club”. Per la Consob però “ICS non aveva prodotto alcune evidenza di un reale coinvolgimento di George Soros”. E lo stesso, evidenzia ancora la Consob, vale per “i due incontri successivi a cui ha partecipato l’avvocato de Giovanni”. In base all’esame degli atti e delle audizioni effettuate “il fatto che Compagnia Italpetroli non avesse mai ricevuto evidenza del coinvolgimento dell’investitore non è attribuibile alla volontà della stessa Compagnia Italpetroli”. Il 3 giugno 2008, su richiesta della Consob, Soros Fund Management ha diffuso un comunicato nel quale il magnate dichiarava di non avere alcun interesse nel condurre l’operazione. La nota ha posto fine a mesi di ipotesi attorno al nome di un personaggio che, secondo la valutazione della Consob, non ha mai manifestato un interesse concreto e tantomeno presentato un’offerta. La Consob ha posto particolare attenzione al comunicato del 10 aprile 2008 con cui As Roma e Compagnia Italpetroli hanno affermato che “seppur nel corso degli ultimi mesi” Compagnia Italpetroli “abbia ricevuto segnali in merito a possibili interessi da parte di soggetti terzi aventi ad oggetto la propria partecipazione in As Roma, nessuno di questi si è mai tramutato in offerte o concrete manifestazioni di interesse”. Tale comunicazione “non era connotata da elementi di falsità”.

Fonte: adnkronos

 
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