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Tecnologia del pannello e risoluzione dei monitor per pc

Il monitor per PC è un elemento fondamentale nel momento in cui si decide di assemblare da zero il proprio computer. In base alle varie tipologie di utilizzo è possibile accedere ad una gamma di prodotti mirati allo svolgimento ideale dell’impiego stesso. Tipologie di pannello, grandezze o risoluzioni: c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Vediamo però oggi di guidarvi all’acquisto del miglior monitor PC che fa al caso di ognuno di noi.
La totalità dei display attualmente in commercio è di tipo LCD (a cristalli liquidi, con retroilluminazione a LED o a fluorescenza) ma non tutti i display LCD sono uguali. In base al tipo di pannello utilizzato, possono distinguersi in TN, IPS e VA. I monitor TN (abbreviazione di Twisted Nematic) sono noti per i loro bassissimi tempi di risposta (fino a 1ms) e per il fatto che sono spesso disponibili a buon prezzo. Sono quelli più indicati per i videogiochi e per la visualizzazione di contenuti in 3D. I monitor IPS (In Plane Switching) invece sono più orientati al mondo della produttività e della multimedialità, in quanto rendono i colori in maniera migliore rispetto ai TN ma hanno tempi di risposta quasi sempre alti. I monitor VA offrono un buon angolo di visione e un buon contrasto, ma hanno tempi di risposta non proprio bassissimi e la riproduzione dei colori non è perfetta come sui pannelli IPS. Inoltre possono soffrire del fastidiosissimo effetto ghosting. Si suddividono in monitor pc PVA (Patterned Vertical Alignment) ed MVA (Multi-domain Vertical Alignment) che hanno neri e contrasti ancora più marcati rispetto ai primi. Questo tipo di pannello va preso in considerazione soprattutto in ambito lavorativo.
Per quanto riguarda la risoluzione di questa periferica per pc, bisogna dire che a risoluzioni più elevate corrispondono sempre dettagli più nitidi. Allo stesso tempo, però, per sfruttare adeguatamente delle risoluzioni elevate, occorre anche utilizzare dei pannelli dotati di dimensioni appropriate.
Per una risoluzione Full HD, formata da 1.920 pixel orizzontali per 1.080 pixel verticali, la scelta della diagonale può ricadere da un minimo di 22 ad un massimo di 27 pollici, con un rapporto d’aspetto pari a 16:9. Questa risoluzione può andare bene per giocare con i videogiochi o per guardare dei film ma potrebbe non essere adeguata se con il monitor ci si deve lavorare ogni giorno; per risoluzioni più elevate, quindi a partire da 2.560 x 1.440 pixel, ovvero a partire da una risoluzione Quad HD (chiamata anche Wide Quad HD o semplicemente WQHD), si consiglia di non scendere mai al di sotto dei 27 pollici di diagonale. Queste risoluzioni, in genere, si prestano bene soprattutto per chi ha la necessità di lavorare con foto e video; per risoluzioni Ultra HD, chiamate anche 4K, è sconsigliabile scendere al di sotto dei 30 pollici di diagonale. Queste risoluzioni di solito possono essere impiegate in ambito professionale ma scheda video permettendo anche per godersi i videogiochi di ultima generazione con il massimo dei dettagli possibili.

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Gli accessori per rendere portatile un hard disk interno

A seconda della tipologia di hard disk interno che si desidera trasformare in esterno, è possibile orientarsi sull’acquisto del box più adatto. Alcuni di essi – ed è bene verificarlo attentamente – consentono di inserire al loro interno hard disk da 3,5 pollici, altri da 2,5 pollici.
Nel caso dei "contenitori" per hard disk da 2,5 pollici è poi bene controllare nelle specifiche quali hard disk possano ospitare. Fortunatamente gli hard disk alti 12,5 millimetri sono molto rari; bisognerà quindi verificare il supporto per le unità spesse 7 e 9,5 millimetri.
I box per HDD interni da 3,5 pollici, comunque, consentono di collegare anche dischi da 2,5 pollici. L’interfaccia interna per questi delicati componenti per pc è oggi generalmente SATA (SATA III 6 Gbps compatibile con SATA II) mentre quella esterna, ovvero quella utilizzata per collegare il contenitore al computer, merita una riflessione.
A seconda delle porte disponibili su PC, si possono acquistare box con interfaccia USB 2.0/USB 3.0, FireWire o eSATA, sebbene quest’ultima – seppur molto veloce – non sia molto popolare. Alcuni combinano le varie interfacce e le rendono tutte disponibili nella parte posteriore del box.
Nella scelta del box migliore, che sarà utilizzato per accogliere quello che una volta era un HDD interno, è bene valutare anche il materiale usato per la realizzazione del contenitore.
Se il box dovesse restare collegato al computer per molto tempo, è sempre preferire box metallici che consentono un più efficace smaltimento del calore.
Coloro che non volessero acquistare un box esterno, possono orientarsi, ad esempio, su un cavo che permette di collegare al PC, via USB 2.0 e 3.0 qualunque hard disk SATA o IDE.
Cavi di questo tipo (detti anche tethering cable) sono utilissimi per coloro che hanno a che fare con molti hard disk esterni di terzi, da collegare al bisogno.
Soluzioni ancor più pratiche e professionali sono le cosiddette docking station per hard disk che offrono svariate interfacce, sia in ingresso che in uscita, e permettono di collegare sia unità da 2,5 che da 3,5 pollici.

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Consigli per orientarsi nell’acquisto di un HDD esterno

Un hard disk esterno sta diventando sempre più indispensabile ogni giorno che passa. Può tornare utile per effettuare il backup del disco rigido del computer, oppure per portare sempre dietro con sé dei file indispensabili per il lavoro o per lo studio. Non sempre, però, è semplice destreggiarsi tra i tanti modelli presenti sul mercato.
La prima domanda che bisogna porsi quando si sta per acquistare un hard disk esterno è: cosa devo farci? Intuire il senso di questa domanda è tutt’altro che complicato. Se il dispositivo di cui si è alla ricerca dovrà servire solo per contenere file di testo e altri documenti di lavoro, allora anche un hard disk da 500 gigabyte potrebbe essere sufficiente. Se, invece, lo si vuole utilizzare come dispositivo di backup o per archiviare dati, allora si dovrà cercare un modello dotato di un disco rigido da 2 terabyte almeno. Data la marginale differenza di prezzo tra i due “tagli”, però, si potrebbe comunque optare per la soluzione da almeno 2 Terabyte.
Altrettanto importante è la velocità di trasferimento tra computer e HD esterno. Soprattutto se si ha intenzione di utilizzarlo per il backup dei dati presenti sul computer, il dispositivo esterno deve essere dotato di adeguati slot di collegamento.
Chi va alla ricerca della prestazione pura, quindi, deve verificare che l’HDD esterno che sta per acquistare sia dotato di connettività USB 3.0 o Thunderbolt. Questi due standard tecnologici, infatti, assicurano elevate velocità di trasferimento – anche 10 gigabit al secondo – permettendo di spostare file tra computer e dispositivo o tra vari computer in pochissimo tempo. Se, invece, non si ha bisogno di prestazioni così estreme, anche un hard disk esterno dotato di connettività USB 2.0 potrebbe essere sufficiente. Se si cerca una periferica per pc da portare sempre con sé, allora deve essere di dimensioni ridotte e la scelta dovrà ricadere, giocoforza, su un hard disk portatile da 2.5 pollici autoalimentato. Questa tipologia di dispositivo, infatti, non occupa troppo spazio, è leggero e facilmente trasportabile e non ha bisogno di trasformatori esterni per essere alimentato. Più un HDD esterno è semplice da collegare al computer, configurare e utilizzare, maggiore sarà la suo fatto d’attrazione nei confronti degli utenti alla ricerca di un prodotto semplice e senza troppi fronzoli. Se, al contrario, si ha una certa manualità con i computer e la configurazione di periferiche esterne, si potrà optare per dispositivi più complessi e dotati di funzioni avanzate, come un hard disk multimediale o uno dotato della funzione di backup automatico.

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I differenti tipi di connessione per gli SSD interni

Dopo molti anni in cui abbiamo assistito alla “corsa” sulla capienza dei dischi fissi, spinti verso valori davvero elevati (fino a 4 TB), i nuovi dischi a stato solido (Solid State Disk, SSD per abbreviare) rappresentano una vera rivoluzione poiché offrono un balzo in avanti notevole in termini di prestazioni rispetto ai dischi tradizionali, questi ultimi soggetti inevitabilmente ai limiti meccanici legati alla velocità della testina magnetica e dei piatti (oltre i 10 mila giri al minuto non è possibile andare, con tutti i problemi del caso legati a rumorosità e consumi). Analizzando l’andamento tecnologico di tutte le componenti di un PC sono proprio i dischi fissi classici (Hard Disk interni, HDD per abbreviare) il vero collo di bottiglia per una qualsiasi configurazione.
La maggior parte degli SSD esterni ed interni attualmente in commercio è nel formato da 2,5 pollici. Per quanto riguarda quelli che vanno installati all’interno computer, si possono utilizzare vari tipi di connettori. I connettori SATA 3 sono quelli più diffusi su notebook e PC desktop, garantiscono prestazioni fino a 6 Gbps teorici nel trasferimento dei dati e sono retrocompatibili con lo standard  SATA 2, che invece fornisce prestazioni fino a 3 Gbps teorici. Questo significa che puoi acquistare un SSD SATA 3 e montarlo su un computer che supporta solo lo standard SATA 2, ottenendo così prestazioni limitate a 3 Gbit/s teorici anziché i 6 Gbit/s teorici del SATA 3. Esiste anche la tecnologia SATA Express che unisce l’infrastruttura SATA con l’interfaccia PCI Express per spingere le prestazioni degli SSD oltre i 6 Gbit/s del SATA3. Avendo un PC, o meglio, una scheda madre che supporta SATA Express e acquistando un SSD compatibile con questo standard puoi ottenere prestazioni fino a 10 Gbit/s o addirittura 16Gbit/s. Parliamo sempre di velocità massima teorica, eh. Su alcuni modelli di ultrabook e alcuni mini-PC vengono usati dei connettori più piccoli detti mSATA (abbreviazione di miniSATA). Le loro prestazioni sono uguali a quelle dei connettori SATA 2 e SATA 3, sono compatibili con lo standard SATA Express mentre le loro dimensioni sono più compatte rispetto ai connettori standard. Esteticamente sono delle schede “nude”, i loro connettori somigliano a quelli mini PCI Express ma lavorano solo con il protocollo SATA. I connettori mSATA sono stati superati, in termini di prestazioni, da quelli M.2 che vengono utilizzati soprattutto in ambito mobile (ultrabook, tablet convertibili ecc.) ma sono compatibili anche con alcune schede madri per PC desktop. I connettori M2 possono essere usati sia sugli SSD PCI-Express sia sugli SSD SATA, quindi prima di acquistare un drive compatibile con questo formato assicurati di fare la scelta giusta in quanto i due protocolli non sono compatibili tra loro. I drive M.2 SATA assicurano prestazioni pari a 16Gbps (tramite SATA Express), quelli M.2 PCI-Express arrivano fino a 32 Gbps teorici (quindi sono più performanti).

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Recuperare i dati di un hd interno tramite un box esterno

Con il passare degli anni il personal computer è entrato nelle case della totalità delle famiglie italiane, diventando un bene di consumo, diventando quindi un bene alla portata di tutti capace di soddisfare ogni esigenza. Ma a volte nell’utilizzo del pc succede che qualche movimento sbagliato su internet ci faccia incombere in qualche virus che potrebbe causare danni al pc a volte anche irreparabili. E allora come fare per recuperare i dati presenti all’interno dello stesso? È necessario sapere che le informazioni, archiviate in righe di codice, vengono immagazzinate in un componente del computer, chiamato hard disk interno (conosciuto in Italia anche come disco rigido). Esso è il cuore delle informazioni, dove alloggia anche il sistema operativo e dove vengono installati i programmi e archiviati i file. Può capitare che il sistema operativo vada in crash, o che la scheda video smetta di funzionare facendo così diventare i nostri dati diverrebbero inutilizzabili.
Esistono diversi metodi, più o meno efficaci, per tentare di recuperare i dati dagli hard disk interni, ma e non avete la possibilità di sostituire alcune componenti hardware del computer e quindi non riuscite ad accenderlo, sarà possibile recuperare i file dell’hard disk solo utilizzando un box esterno che ci farà utilizzare il disco come un hard disk esterno.
Tutto quel che ci serve per il recupero dell’hard disk è un BOX ESTERNO PER HARD DISK con USB, come quello che vedete nella foto in alto. Si tratta semplicemente di una scatola che permette di inserire un hard disk (interno) e di collegarlo a qualsiasi computer tramite USB come se fosse un normale HD esterno. Esistono diversi modelli in commercio ed è importante fare la scelta giusta in base al tipo di HDD installato nel computer e che vogliamo recuperare. I box esterni per hard disk sono da: 3.5″ pollici per HDD per computer fissi/desktop, 2.5″ pollici per portatili, notebook, netbook. Le interfacce di collegamento dell’hard disk possono essere: IDE e SATA.
Smontato il disco rigido da recuperare, possiamo montarlo all’interno del box come indicato nelle istruzioni fornite in dotazione. Per recuperare i file dall’hard disk basterà collegare il box al computer con un cavetto USB e in pochi istanti avremo la possibilità di accedere tramite Risorse del computer o Finder a tutte le cartelle contenute nel disco, compresi i file d’installazione di Windows.

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MicroSD: evoluzione e caratteristiche da osservare per sceglierle

Le MicroSD sono delle piccole schede di memoria flash che possono, a seconda del modello acquistato, contenere anche svariati GB di memoria e, quindi, molte applicazioni e documenti. Della dimensione di 15 mm x 11 mm, sono più piccole di una moneta da un euro, si inseriscono in un’apposita fessura presente nel proprio smartphone o tablet e si possono acquistare per pochi euro in qualsiasi negozio di prodotti di elettronica (il prezzo dipende, poi, dalla marca e dalla loro memoria).
Oltre ovviamente a smartphone, tablet e altri dispositivi portatili, le MicroSD possono essere consultate anche sul PC: in questo modo sarà più facile mettere in ordine i contenuti, sfogliare i documenti e, soprattutto, salvare e riguardare le nostre fotografie su di uno schermo più grande. Spesso sono in vendita insieme a un adattatore SD (le schede di memoria della fotocamera) che presenta una fessura dove inserire proprio la MicroSD: in questo modo è possibile introdurre la scheda nell’apposito slot del computer, per poi consultare il suo contenuto come una normale memoria esterna.
Due sono le principali caratteristiche da tenere d’occhio nell’acquisto di queste memorie flash (anticamente chiamate TransFlash): Capacità di archiviazione – le schede SD, e di conseguenza anche le microSD, hanno denominazioni diverse in base alla loro capacità di archiviazione. Ci sono le microSD standard che hanno una capienza massima di 2GB; le microSDHC (acronimo di microSD High Capacity) che possono contenere dai 4 ai 32 GB di dati e le microSDXC che invece hanno capacità di 64–128GB (anche se in teoria possono arrivare fino a 2TB). Velocità di scrittura minima – altra caratteristica fondamentale delle micro SD (così come delle SD) è la velocità minima con cui vengono scritti i dati sulle schede. Questo parametro è importante perché permette di capire facilmente quali sono le microSD più adatte alla proprie esigenze: quali possono registrazione flussi video in HD, quali sono adatte alla cattura di raffiche di foto ad alta risoluzione e così via. A seconda della loro velocità, le microSD vengono catalogate in classi. Da sottolineare che le classi indicano solo la velocità minima con cui vengono scritti i dati sulle microSD, la velocità massima non è codificata in uno standard preciso e può variare da scheda a scheda.

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Cosa sono e come scegliere correttamente un Power Bank

I Power Bank, conosciuti anche come Battery Pack, sono delle batterie ad alta capacità che possono essere collegate a smartphone, tablet e molti altri dispositivi, per ricaricare la batteria di quest’ultimi. Se in passato si era soliti portare una o più batterie di scorta con sé, adesso i Power Bank hanno sostituito questa sorta di “tradizione” ormai vetusta. I vantaggi di un Power Bank sono molteplici, a partire dalla sua universalità fino alle dimensioni sempre più compatte e maggiori capacità, che permettono di effettuare una o più ricariche di dispositivi diversi.
Il funzionamento del Power Bank è molto semplice: basta collegare, attraverso un cavetto con uscita micro usb, la batteria al device. In questo modo si ottiene una carica extra da poter utilizzare ogni volta che se ne ha la necessità, nelle giornate fuori casa. E quando anche la batteria supplementare avrà terminato la carica, sarà possibile ricaricarla alla presa di corrente per ottenere di nuovo il massimo della funzionalità. Un caricabatterie portatile che tutti dovremmo avere a portata di mano, soprattutto se utilizziamo molto lo smartphone sia per lavoro che per svago.
Di Power Bank ne esistono di vari tipi, alcuni posseggono 2 porte USB, in grado di caricare 2 device contemporaneamente, altri non badano alla forma, ma sono tutta sostanza e hanno capacità mostruose, tipo da 20.000 mAh, in grado di ricaricare addirittura un tablet o un 2-in-1, altri Power Bank invece si concentrano sullo stile e sul design elaborato, magari da abbinare al proprio smartphone. Esistono anche Power Bank “ecologici” con celle fotovoltaiche, che si ricaricano con l’energia solare, quindi sono strumenti quasi completamente indipendenti dalla presa di corrente da muro, ideali per luoghi come campeggi o spiagge.
Come detto, esistono tantissime tipologie di Power Bank, ma non tutti i prodotti sono uguali, dal momento che prima dell’acquisto è necessario analizzare vari parametri, come quello della capacità in mAh, il tempo di ricarica del Power Bank e molto altro ancora.  Quest’ultimo è forse uno dei fattori maggiormente considerati al momento dell’acquisto: normalmente più è grande la capacità della batteria di emergenza e più ore ci vorranno per ricaricarla. Un Power Bank medio-piccolo, necessita dalle 2 alle 5 ore per ricaricarsi, mentre per quelli più grandi si può arrivare anche a 20 ore, ma è possibile ricaricare uno smartphone anche più volte con la stessa carica. I migliori brand produttori di Power Bank sono Vultech, Sony, Kensigton, Verbatim.

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Nascita ed evoluzione delle memorie flash

La memoria Flash si inserisce nel vasto mondo delle memorie a semiconduttore nella  classe delle memorie non-volatili e riprogrammabili. Il termine  non-volatile sta ad indicare la capacità di una memoria a  mantenere l’informazione in essa immagazzinata anche in assenza della tensione di alimentazione per un tempo indefinitamente lungo. La riprogrammabilità indica invece la possibilità di modificare il contenuto informativo delle celle di memoria. A far parte di questa classe troviamo anche le memorie EPROM (Eraseble Programmable Read Only Memory) e le EEPROM (Elettricaly Erasable PROM). Per capire perché il mercato delle memorie Flash abbia di gran lunga sorpassato per quantità quello delle memorie sorelle EEPROM e EPROM è necessario spendere qualche parola sulle loro differenze strutturali e funzionali. Per quanto riguarda la programmazione, le tre memorie si basano pressoché sullo stesso principio in quanto sfruttano il concetto di floating-gate, che verrà esposto nel successivo paragrafo; ma la caratteristica che distingue le tre memorie è legata all’operazione di cancellazione. La memoria EPROM viene cancellata rimuovendo il chip dal sistema nel quale è inserito e sottoponendolo a radiazione ultravioletta. Per quanto riguarda le memorie EEPROM, questa viene cancellata per via elettrica; il grosso vantaggio legato a tale tecnica è che l’operazione avviene on-chip ovvero non è necessario estrarre il chip dal circuito nel quale è inserito.
La limitazione delle EEPROM risiede però nell’utilizzare due transistor per ogni bit di informazione memorizzato, uno di selezione e l’altro di conservazione.  La FLASH, invece, a differenza delle EEPROM necessita di un unico transistor per ogni bit di informazione, in quanto non presenta il transistor di selezione. Il vantaggio offerto dalla FLASH consiste quindi in un aumento della capacità della memoria per unità di area, nonostante che l’assenza del transistor di selezione abbia reso impossibile la cancellazione selettiva di un unico bit o di una parola. Per alleggerire questa limitazione si realizzano flash memory, organizzate in settori logici, permettendo così la cancellazione di singoli blocchi di memoria tramite l’applicazione di tensioni elevate al substrato oppure al source comune.  Si comprende quindi come le memorie Flash vengano adottate in quei sistemi in cui sia richiesta non-volatilità, bassi costi, alto grado di integrazione e come l’informazione non necessiti di frequenti aggiornamenti.  I campi di applicazione che negli ultimi anni si sono sviluppati per le memorie Flash sono numerosi; per fare qualche esempio basta citare le fotocamere digitali che necessitano di una memoria in grado di immagazzinare grandi quantità di dati, in sistemi logici principalmente microprocessori, per immagazzinare codici di identificazione o per la realizzazione di  smart card.

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Come scegliere tra stampanti inkjet, laser e multifunzione

La stampante è quella periferica pc di output che seve a trasferire su carta i dati digitali presenti sul nostro pc. Decidere che tipo di stampante acquistare – inkjet, laser o multifunzione – può essere frustrante e complicato. Ci sono tanti tipi e marche di stampanti da scegliere, e nuovi modelli si aggiungono tutti i mesi. Per quanto riguarda il tipo di stampa, le stampanti si dividono in due grosse macro categorie: le stampanti laser e le stampanti a getto d’inchiostro, chiamate comunemente "inkjet". Il nome deriva dalla tecnologia adottata per stampare e non sottintende alcuna informazione sui formati di stampa, funzioni aggiuntive o anche sulla risoluzione di stampa, che definisce a grandi linee la qualità della stampa stessa.
Oltre che documenti in formato cartaceo, con le stampanti per pc casalinghe si possono anche stampare foto e immagini a colori. E’ chiaro che la resa cromatica dipende anche dal tipo di carta che si utilizza. Per una foto, ad esempio, si deve usare la specifica carta fotografica, affinchè si possa ottenere una resa superiore rispetto alla normale carta.
Come già accennato, le stampanti moderne si distinguono principalmente in tre categorie: Getto di inchiostro (Inkjet) sono le più diffuse e anche le più economiche in termini di costo e manutenzione successiva. Funzionano secondo un principio abbastanza semplice: l’inchiostro viene spruzzato sulla carta a getto e si asciuga al contatto con l’aria; Laser (Laserjet) più costose ma convenienti dal punto di vista della quantità di fogli da stampare rispetto alle stampanti a getto. Funzionano con la combinazione del lavoro di due elementi importantissimi: il laser, appunto, e il toner. Il laser colpisce il toner che a sua volta, reagendo con esso, rilascia l’inchiostro sul foglio; Multifunzione si stanno diffondendo tantissimo negli ultimi anni e sono caratterizzate dal fatto che riuniscono in un unico apparecchio una stampante e uno scanner, in grado di fotocopiare qualsiasi tipo di documento. Queste particolari periferiche pc sono disponibili sia a getto d’inchiostro sia di tipo laser e, soprattutto nel primo caso, non sono molto più costose rispetto alle stampanti “pure”.  Talvolta svolgono anche la funzione di fax
Sono tutte e tre delle validissime stampanti, l’unica differenza risiede nel principio di stampa e in alcune funzioni aggiuntive.
Tralasciando la stampante inkjet e quella al laser per un momento, è interessante sottolineare che le multifunzione hanno un’importantissima funzione da tenere bene a mente quando si decide di acquistare questa periferica per pc: sono in grado, tramite la pressione di un semplice tasto, di eseguire l’operazione di scannerizzazione, stampa e copia di un documento.

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Risoluzione e dimensione dei monitor per pc: guida alla scelta

Il monitor per PC è un elemento fondamentale nel momento in cui si decide di assemblare da zero il proprio computer. In base alle varie tipologie di utilizzo è possibile accedere ad una gamma di prodotti mirati allo svolgimento ideale dell’impiego stesso. Tipologie di pannello, grandezze o risoluzioni: c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Quello che incide maggiormente sul prezzo finale del monitor del pc è comunque la tecnologia utilizzata per il pannello, poi a seguire troviamo la risoluzione dello schermo, la dimensione della diagonale (che viene espressa in pollici), lo spazio dei colori, la luminosità, l’omogeneità dell’area di visualizzazione, la frequenza di aggiornamento, il tempo di risposta, l’angolo di visuale, il tipo di finitura, la tipologia ed il numero di ingressi presenti, nonché il consumo, la struttura, la forma della base ed anche il tipo e la durata della garanzia.
Per quanto riguarda la risoluzione, bisogna dire che a risoluzioni più elevate corrispondono sempre dettagli più nitidi. Allo stesso tempo, però, per sfruttare adeguatamente delle risoluzioni elevate, occorre utilizzare anche dei pannelli dotati di dimensioni appropriate (quindi, la risoluzione e la dimensione della diagonale, dovrebbero essere sempre valutate in base all’effettivo utilizzo di questa componente per pc e non basandosi solamente sull’importo finale che uno vorrebbe spendere).
Le dimensioni di queste periferiche per pc vanno generalmente da 18,5″ a oltre 30″, mentre per quanto riguarda le risoluzioni abbiamo diverse opzioni a nostra disposizione. I monitor Full HD – hanno una risoluzione di 1920 x 1080 pixel e attualmente rappresentano la migliore soluzione in termini di qualità-prezzo. Sono ideali anche per il gaming. Le dimensioni consigliate per questo tipo di display vanno dai 21″ a 27″, anche perché se si gioca troppo da vicino su un monitor grande si rischia un sensibile affaticamento della vista. I monitor 2K – hanno una risoluzione da 2560 x 1440 pixel e sono indicati in maniera particolari per lavorare con foto e video. Le dimensioni consigliate per questo tipo di monitor per pc vanno da 27″ in su. I monitor 4K o UltraHD – hanno una risoluzione di 3840 × 2160 pixel e sono quanto di meglio il mercato offre attualmente. Possono essere utilizzati in vari ambiti, in primis l’elaborazione di foto e video, ma vanno bene anche per il gaming viagra sans ordonnance. Vanno associati a un computer e, soprattutto, a una scheda video molto prestante, altrimenti finiscono con l’essere controproducenti (nel senso che per sfruttare appieno la loro risoluzione si “castrano” le prestazioni di giochi e applicazioni). Le dimensioni consigliate per questo tipo di periferiche per pc sono di almeno 28″.

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Le principali caratteristiche per orientarsi nell’acquisto di un hard disk interno

L’hard disk è sempre una componente del pc chiave, è la sua memoria fissa, quella che conserva i dati anche se il computer viene spento per tanto tempo. Nonostante la disponibilità di dischi molto capienti, e di prezzi in caduta libera, scegliere l’hard disk giusto non è così semplice. Oggi si deve scegliere tra dischi ad elevate prestazioni, modelli di fascia media o dischi economici. La fascia alta si sta lentamente spostando verso i modelli SSD, basati su memoria flash, anziché piatti magnetici.
Oltre a caratteristiche cosiddette secondarie, sono tre i principali fattori da tenere in considerazione al momento dell’acquisto di un hard disk interno: Capacità – questa scelta dipende esclusivamente dalle proprie esigenze e dal tipo di utilizzo che si intende fare del disco. In linea di massima possiamo dire che 1TB (ossia 1.000GB) sono più che sufficienti per un utilizzo “standard” del computer, ma dipende tutto dalle esigenze specifiche. Negli hard disk utilizzati per finalità di backup o per archiviare file multimediali possono essere necessari anche 3 o 4 TB di capienza, mentre nei computer portatili utilizzati come stazioni di lavoro secondarie può andare più che bene un disco da 500GB. Velocità di rotazione – è espressa con la sigla rpm e riguarda il numero di giri per minuto che i piatti degli hard disk riescono a eseguire. Come facilmente intuibile, maggiore è la velocità di rotazione e maggiore è la velocità con cui si riesce ad accedere a dati e applicazioni stipati sui dischi. Il “minimo sindacale” ormai sono 5.4000rpm, molti HDD viaggiano a 7.200rpm ma ce ne sono anche alcuni (destinati principalmente ai sistemi desktop e molto costosi) che raggiungono 10.000 o 10.5000rpm. Collegamento – la maggior parte degli hard disk interno in commercio attualmente si può collegare al PC tramite l’interfaccia SATA 3.0 che assicura prestazioni fino a 6 Gbps ma è retro-compatibile anche con gli standard precedenti. Questo significa che un disco SATA 3.0 si può montare anche su una scheda madre che supporta lo standard SATA 2.0 o SATA 1.0, anche se in tal caso le prestazioni in lettura e scrittura del disco vengono “castrate” alle velocità massime dei due standard (3 Gbps e 1,5 Gbps). Esiste anche un’interfaccia denominata SAS (acronimo di Serial Attached SCSI) che però viene utilizzata quasi esclusivamente in ambito server acheter viagra pas cher en ligne.
Le altre peculiarità di HDD esterni ed interni riguardano la cache, il livello di rumore e la velocità di trasferimento dati. Gli hard disk interni dei computer desktop sono probabilmente i componenti dei pc più delicati, soggetti ad un’elevata probabilità di guasti, in confronto agli altri elementi; ecco perché si consiglia sempre di esguire un backup di sicurezza in un HD esterno.

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I monitor per pc e le diverse tipologie di display

Quando si decide di comprare un nuovo computer o di “costruirsene” uno montandolo da sé, il monitor finisce rilegato sempre in seconda fila, se non terza. Si cerca scrupolosamente una scheda madre che faccia rendere al meglio tutte le componenti hardware; si analizzano a fondo le prestazioni del processore; si sceglie la RAM che garantisca, allo stesso tempo, prestazioni e capacità di archiviazione; si va alla ricerca di una scheda video che permetta di giocare con gli ultimi titoli usciti sul mercato senza dover lavorare di bilancino per trovare le giuste impostazioni e i giusti settaggi. Pochi – quasi nessuno – però, si premura di cercare un monitor per il PC che possa fare, allo stesso modo, la differenza.
I monitor sono dei componenti per pc che per primi risaltano alla vista su un computer e semplicemente ospitano il pannello LCD (che può essere di tecnologia IPS o TN) oppure LED che avrà la funzione di visualizzare ciò che la scheda video del nostro computer ha elaborato.
Ovviamente esiste un gran numero di parametri per scegliere il modello adatto alle proprie esigenze, ma in questa sede vale la pena approfondire proprio il tema del pannello del monitor per pc: la totalità dei display attualmente in commercio è di tipo LCD (a cristalli liquidi, con retroilluminazione a LED o a fluorescenza) ma, attenzione, non tutti i monitor LCD sono uguali. In base al tipo di pannello utilizzato, possono distinguersi in TN, IPS e VA. I monitor TN (abbreviazione di Twisted Nematic) sono noti per i loro bassissimi tempi di risposta (fino a 1ms) e per il fatto che sono spesso disponibili a buon prezzo. Sono quelli più indicati per i videogiochi e per la visualizzazione di contenuti in 3D. I monitor IPS (In Plane Switching) invece sono più orientati al mondo della produttività e della multimedialità, in quanto rendono i colori in maniera migliore rispetto ai TN ma hanno tempi di risposta quasi sempre alti. I monitor VA offrono un buon angolo di visione e un buon contrasto, ma hanno tempi di risposta non proprio bassissimi e la riproduzione dei colori non è perfetta come sui pannelli IPS. Inoltre possono soffrire del fastidiosissimo effetto ghosting. Si suddividono in PVA (Patterned Vertical Alignment) ed MVA (Multi-domain Vertical Alignment) che hanno neri e contrasti ancora più marcati rispetto ai primi. Questo tipo di pannello va preso in considerazione soprattutto in ambito lavorativo.

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Categorie, classificazioni e componenti di un PC

Tutti siamo abituati oggi a vedere e usare un computer, desktop o laptop che sia, ma non tutti conoscono le componenti del PC (di input e output) ne’ sono a conoscenza del fatto che il pc rientra nella macrocategoria degli elaboratori elettronici, di cui fanno parte altri tipi di macchinari.
Per fare un po’ di chiarezza è meglio iniziare da una preliminare suddivisione degli elaboratori.
Supercomputer: hanno elevatissime capacità di calcolo e di solito contengono piu’ unità di calcolo. Esempi: Cray, SPM (calcolatori paralleli), presso CINECA (Centro Interuniversitario di Calcolo, Bologna); mainframe: potente elaboratore che svolge funzioni centralizzate, di solito di contabilità o amministrative;  server: e’ una denominazione della funzionalità del computer che gestisce altri computer connessi a lui in rete; „ Personal Computer (PC): computer di basso costo che possono elaborare in modo autonomo. Esempi: desktop, workstation.
Concentrandosi solo su quest’ultimo, le componenti del PC fondamentali sono: Scheda madre o Motherboard, processore centrale o CPU, alimentatore di corrente, memoria RAM, hard disk o disco rigido, scheda video, case o chassis, scheda audio e unità DVD/ROM. La scheda madre è una scheda di circuiti integrati che fa da base di collegamento per tutti gli altri, consentendo l’acquisizione della corrente elettrica e mettendo i vari componenti in comunicazione tra di loro. Questa componente per pc rappresenta letteralmente la base sulla quale inserire tutto il resto. Il processore o unità di elaborazione centrale (CPU ossia Central Processing Unit) rappresenta il motore di un computer. Coordina tutte le altre unità di elaborazione dati, svolge calcoli matematici ed esegue ogni istruzione di ogni software utilizzato. La memoria RAM (Random Access Memory) è una memoria ad accesso casuale che permette l’accesso diretto ai dati memorizzati con lo stesso tempo di accesso, indipendentemente da dove essi si trovino. L’hard disk interno è un dispositivo di memoria di massa di tipo magnetico sul quale è possibile compiere operazioni di lettura e di scrittura. La scheda video è un componente per pc  essenziale in quanto consente la visualizzazione di ogni più piccolo puntino luminoso rappresentato dal monitor del computer. La scheda audio invece non è essenziale e consente la riproduzione dei suoni (ma anche l’acquisizione http://ukviagras.com/ed/kamagra-uk/). L’unità DVD/ROM è una periferica da integrare all’interno del PC ma anche come unità esterna, consentel’utilizzo di mezzi di supporto dati come CD/DVD e Blue ray. L’alimentatore infine è un apparato elettrico che serve a raddrizzare la tensione elettrica che viene dalla linea di ingresso, in modo da adattarla all’uso dei componenti del computer attraverso la sua modifica e stabilizzazione.

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Come scegliere una fotocamera digitale compatta

A differenza delle fotocamere reflex per quanto riguarda le fotocamere compatte la marca non è importante. Per le reflex è importante comprare una delle due marche più famose (Nikon o Canon) per poter riutilizzare o vendere con facilità gli obiettivi in futuro, ma per quanto riguarda le compatte qualsiasi marca va bene, purché soddisfi le vostre esigenze.
La prima discriminante nella scelta della fotocamera compatta è proprio la presenza dei modi di scatto a priorità di apertura, a priorità di tempo, e manuale. Le fotocamere più economiche forniscono unicamente i modi di scatto, che talvolta sono chiamati modi scena, che configurano automaticamente tutte le impostazioni, in base alla situazione specificata dal fotografo (all’aperto, di notte, festa, ecc.). Un aspetto cruciale della fotografia che tutti dobbiamo imparare è il calcolo dell’esposizione, ovvero come funziona il triangolo dell’esposizione, cioè  come si devono usare apertura, tempo di esposizione e ISO per avere controllo creativo sulle foto.
Un’altra carenza delle compatte digitali più economiche sta nell’intervallo di lunghezze focali disponibili. È facile trovare fotocamere che coprono lunghezze focali basse o medie ma bisogna rivolgersi ai modelli più avanzati per avere accesso alle lunghezze maggiori, quelle che ci permettono ingrandimenti più spinti. 
Un requisito meno stringente ma comunque importante è la capacità della fotocamera di scattare foto di buona qualità anche con valori alti di ISO. L’ISO alta è molto utile per scattare foto al chiuso e in generale in condizioni di bassa luminosità. Infine, un’opzione molto comoda, secondo me, è la possibilità di scattare in RAW. 
Le fotocamere compatte che forniscono questa possibilità sono molto poche quindi usare questo requisito come discriminante principale limiterebbe troppo le possibili scelte, è bene comunque tenerlo in considerazione.
Un comfort aggiuntivo potrebbe venire dalla presenza di controlli fisici(non via menù o touch screen) per controllare i parametri dell’esposizione, ma questa è una caratteristica rara, in quanto le compatte, per loro natura, hanno poco spazio per ospitare tali controlli.

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Cosa sono gli Ultrabook e quali prestazioni garantiscono

Ultrabook è un marchio registrato da Intel che identifica una categoria di computer portatili in commercio dalla fine del 2011 e capaci di soddisfare un certo numero di requisiti restrittivi ben precisi. In particolare, si definiscono Ultrabook i computer portatili con uno spessore inferiore a 21 millimetri, un peso inferiore a 1,4 chilogrammi, un’autonomia minima di 5 ore e un’unità di archiviazione dati SSD in versione singola o combinata insieme a un hard disk tradizionale. In pratica, molto probabilmente per contrastare il dominio degli Apple MacBook Air in quella fascia di mercato dato che effettivamente sono (erano) superiori in base le prestazioni, Intel ha deciso di realizzare gli Ultrabook, una via di mezzo tra i notebook ed i netbook, molto più potenti dei primi e praticamente più veloci anche dei portatili normali, di fascia media. Sia pur molto comodi e pratici da utilizzare, veloci nella navigazione internet, i tablet non consentono l’utilizzo di molte applicazioni classiche per un computer e non hanno tastiera fisica.
Allo stesso modo il Netbook è un computer portatile di ridotte dimensioni, ma ottimizzato per la navigazione ad internet, che monta processori dalle basse prestazioni (solitamente Intel Atom) quindi non paragonabili alle performance dell’Ultrabook. Tra le caratteristiche meno apprezzate di questi dispositivi ci sono senza dubbio la qualità del suono, la visibilità dello schermo in condizione di luce piena e l’autonomia delle batterie (anche se rispetto alle batterie dei notebook, quelle degli ultrabook sono certamente meno problematiche). Tra i parametri più apprezzati ci sono invece la mobilità, la connettività wifi, il funzionamento tecnico in generale e la visibilità dello schermo (al chiuso). Quest’ultima  è anche la variabile più importante che influenza il grado di soddisfazione dei possessori di ultrabook. Oggi quasi tutti i maggiori produttori di computer (come ad esempio SONY, Dell, Acer, HP,ASUS, Samsung, Toshiba, Lenovo, ecc.) hanno a listino almeno un modello di Ultrabook.
Gli uUtrabooks sono una buon acquisto per chi viaggia spesso e vuole qualcosa di facile da portare e leggero, senza sacrificare però le prestazioni come invece avveniva per i netbook.

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I motivi della diffusione dei videoproiettori in Italia

I videoproiettori sono degli strumenti comuni ed efficienti per delle presentazioni a scuola o al lavoro, in chiesa e in gruppi sociali e per l’intrattenimento a casa. Prima di acquistare un videoproiettore, considera l’uso che ne vuoi fare, le dimensioni del pubblico e informati sui tipi di proiettori sul mercato. Ci sono due tipi di proiettori da prendere in considerazione: proiettore LCD (acronimo inglese per schermo a cristalli liquidi) e proiettore DLP (acronimo inglese per Digital Light Processing). Si tratta di un apparecchio che fornisce visioni da cinema, per gli appassionati e per coloro che hanno spazio a disposizione. Un tempo appannaggio di pochi, ora possibilità per molti, grazie all’affinamento delle qualità e all’abbassamento contestuale dei prezzi, il videoproiettore deve essere acquistato solo in alcuni casi.
Un videoproiettore è una scelta precisa, che esclude i suoi principali “concorrenti”, come TV al plasma e TV LCD,  per la visione di determinati contenuti. Alcune motivazioni per scegliere un videoproiettore possono essere: avere una visione da cinema, con uno schermo più grande rispetto a qualunque televisore (fino a 250 pollici); visionare contenuti ad alta definizione, come bly-ray, HD-DVD, i canali HD di Sky, i videogiochi a risoluzione avanzata (per cui si necessita di un videoproiettore HD READY o, ancora meglio, di un FULL HD); avere a disposizione una stanza della casa che non si sa come utilizzare; poter proiettare i propri lavori realizzati al pc, come presentazioni, montaggi, etc (in questo caso basta un videoproiettore a risoluzione standard); vedere in grande filmati ripresi dalla propria videocamera (anche in questo caso può bastare un videoproiettore a risoluzione standard). Purtroppo, in Italia non si è ancora formata una diffusa cultura della videoproiezione, questo, in parte dovuto proprio alla difficoltà di assistere a dimostrazioni di alto livello, con sistemi sapientemente assemblati. 
Un’immagine proiettata, di elevata qualità, è frutto di un sistema articolato nel quale il proiettore è solo uno dei tanti ingranaggi, e dove molti altri fattori concorrono alla qualità finale. Assemblare un ottimo sistema di proiezione non è compito semplice perché il proiettore interagisce con l’elettronica a monte e con l’ambiente circostante esattamente come fanno i diffusori con ampli-sorgente e l’acustica di una stanza. Per questo motivo, sarebbe il caso di iniziare a pensare al videoproiettore come uno dei tanti anelli di una catena di riproduzione, e ricordare che il grado di sinergia dei singoli anelli e l’interazione tra proiettore e luogo di proiezione, schermo, sorgente video, cavi di connessione, determinano la differenza tra risultati spettacolari e risultati mediocri (anche a fronte di investimenti economici impegnativi). 

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Computer All-in-one: a chi si rivolgono e perché acquistarli

Tra le tendenze più in voga sulle scrivanie più moderne spicca sicuramente la tendenza di piazzare alla propria postazione un PC All-in-One, un PC in cui lo schermo integra al suo interno tutte le componenti tipiche di un normale personal computer con il vantaggio di non avere ulteriori case e accessori sulla scrivania, per un tocco di moda e ordine difficile da ottenere in altri scenari. Il loro "momento di gloria" l’hanno vissuto a metà degli anni ’80, quando fecero capolino negli uffici e nelle sale riunioni di molte aziende in giro per il mondo. Ora, a trenta anni circa di distanza dal loro "esordio" stanno vivendo una sorta di seconda giovinezza, spinti anche dal successo commerciale degli iMac, computer desktop di Apple. Capaci di coniugare la potenza di calcolo di un computer desktop all’ingombro ridotto tipico di un computer portatile, i computer all-in-one (traducibile con "tutto in uno") sono un ibrido informatico che, in circa 30 anni di onorata carriera, è riuscito a crearsi una piccola nicchia di estimatori. Sono tutti contraddistinti da un ottimo design e, non avendo bisogno di case esterni, risultano poco ingombranti come un qualunque notebook o poco più.  Difatti Scegliere un PC All in One è come scegliere un notebook: sono prodotti diversi – è vero -, ma è pur vero che i fattori da prendere in considerazione, almeno i più importanti, sono gli stessi che valgono per laptop e notebook.
Non mancano i modelli a indirizzo professionale, che è possibile trovare nei luoghi pubblici per la consultazione di contenuti o per caricare foto da scaricare, e negli uffici. In questi casi la scelta si restringe a PC all-in-one con sistema operativo Windows e pesano sul prezzo il corredo per la sicurezza e le condizioni di garanzia e assistenza in genere migliori. La chiave vincente però è quella domestica, anche se è da sottolineare che non ci sono modelli che nascono per sostituire un computer da gioco. Sono piuttosto dei PC per l’intrattenimento multimediale e in generale la fruizione di contenuti. La connettività però è quella tipica di un computer (per poter usare tutte le periferiche da pc più importanti), con tutti i connettori disposti lungo i lati, dove in genere si trova anche l’unità ottica montata in verticale. Nei modelli più sofisticati ci sono soluzioni di design interessanti, come la possibilità di reclinare il display fino a disporlo orizzontalmente rispetto al piano d’appoggio, o addirittura staccarlo dal piedistallo, per un uso per esempio come tablet, con la batteria integrata che permette di spostare il prodotto da una stanza all’altra della casa senza spegnerlo. A fare la differenza in questo genere di prodotti spesso sono appunto il design, il cui gusto è soggettivo, e la flessibilità d’uso.

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Componenti per PC: com’è fatta una scheda audio

La scheda audio è un componente per pc che può essere integrato nella scheda madre oppure inserito come scheda di espansione esterna da connettere tramite uno slot PCI. Essa è deputata a trasformare un flusso audio digitale nel corrispettivo analogico. Con questa operazione, il flusso di bit che viene trasferito alla scheda, viene trasformato in un flusso audio analogico riproducibile da casse o altre periferiche audio. Il tutto avviene con la mediazione di driver audio (come iSoundMAX o i Realtek, ad esempio), che rendono “digeribile” il flusso di dati audio digitali.
Semplificando un po’, possiamo dividere le schede audio in tre categorie:
schede audio integrate: i chip audio integrati delle schede madri attuali, sono sicuramente migliori di quelli di alcuni anni fa, e tutto sommato suonano discretamente. Questa tipologia di schede audio si trova sempre nei computer laptop e notebook, per ovvie questioni di spazio. Al di là di alcuni limiti tecnici (comunque presenti), il problema principale di queste soluzioni sta nella mancanza di ingressi e uscite di un livello qualitativo adeguato per la produzione musicale: il loro uso in questo senso, è dunque sconsigliabile; interfacce audio USB e FireWire: molti prodotti in commercio, sia di livello amatoriale che professionale, utilizzano questo tipo di connessioni. Le interfacce audio USB o FireWire (400 o 800) sono esterne (dotate di un proprio case) e quindi di facile portabilità; schede audio PCI e PCIe: queste schede si connettono alla scheda madre tramite le porte PCI o PCI Express, rimandendo quindi all’interno del case del computer: sono in genere dotate di un apposito collegamento (cavo breakout) verso i connettori I/O o verso una unità di controllo esterna (breakout box orack).
Con una scheda audio e quindi con la conversione digitale, la qualità aumenta e in più possiamo pulire il suono dai rumori termici e dei componenti elettronici analogici, arrivando ad ottenere suoni più nitidi e più realistici. Uno dei problemi relativi del trattamento digitale riguarda il tempo di elaborazione: più il trattamento digitale è scrupoloso, maggiori saranno i tempi di elaborazione del dispositivo digitale. Oggi, i limiti della tecnologia permettono alle schede audio di avere prestazioni dell’ordine dei GHz (milioni di istruzioni al secondo) e quindi di rendere l’elaborazione incredibilmente veloce.

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Schede video: tipologie e caratteristiche

Conoscere le specifiche dettagliate di una scheda video e soprattutto leggere le recensioni è un buon modo per imparare e farsi un’idea su cosa acquistare. La scheda grafica è, in pratica, un piccolo computer dedicato alle applicazioni grafiche. Questo particolare componente del PC è indipendente dal resto del sistema: i soli legami con quest’ultimo sono le informazioni in transito dal port grafico e l’alimentazione. Una scheda grafica è composta essenzialmente da un processore grafico, il GPU (Graphic Processing Unit), e da memoria, più la parte dell’alimentazione. 
Come per i processori, le case madri sono limitate: Intel, Nvidia, AMD. Tutte e tre producono schede per notebook, desktop e nel giro degli ultimi tempi sono uscite componenti dedicati ai tablet e agli smartphone. Nei sistemi desktop la scheda è intercambiabile e quindi è possibile acquistarne una più prestante nel caso se ne avesse bisogno, tenendo sempre in considerazione il fatto che deve poter essere gestita dal sistema. Questo discorso ovviamente non vale per i tablet e i notebook, che nella stragrande maggioranza delle volte hanno i chip saldati direttamente sulla board.
Prima di scegliere la scheda video adatta alle proprie esigenze (di intrattenimento o di lavoro) bisogna sapere quali sono le tipologie presenti sul mercato e come è strutturata, almeno a grandi linee, un modello standard.
In commercio è possibile trovare diverse tipologie di schede video: quelle esterne, impiegate, di solito, per potenziare la grafica dei computer portatili; quelle direttamente integrate, ad esempio, su una CPU o su una scheda madre; e quelle dedicate che, normalmente, offrono le prestazioni migliori.
A prescindere comunque dalla tipologia scelta, su una qualsiasi scheda video è possibile trovare sempre un cosiddetto processore grafico, chiamato GPU (da Graphics Processing Unit), ed una certa quantità di memoria video (che può essere dedicata, cioè installata direttamente sulla scheda video, oppure condivisa, cioè sottratta dalla memoria principale del sistema).
Contrariamente a quanto avviene con le schede madri, le schede video non hanno però uno standard per quanto riguarda le dimensioni fisiche. Ogni scheda video, tuttavia, è dotata di uno standard per quanto riguarda l’attacco presente sotto la scheda video stessa (il quale, in poche parole, le permette di essere montata sull’apposito slot che si trova sulla scheda madre).

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