Un altro sguardo sul comunismo
Abbiamo bisogno ancora
del Comunismo?
Un saggio risponde
alla domanda.
A vent’anni dalla fine
dell’Urss e del Pci, questo libro getta un nuovo sguardo sul comunismo,
scandagliando con perizia e lucidità i fondali più remoti di un’ideologia
fattasi storia. Storia di uomini e di partiti, di stati e grandi rivoluzioni.
Con questo punto d’arrivo: gli esiti delle rivoluzioni e dei tentativi di
costruzione di società orientate al comunismo non furono il prodotto di un
tradimento dell’idea originaria di Marx ed Engels. Piuttosto costituirono
l’approdo necessario di una particolare visione del mondo e della storia, in
cui il primato dell’economia e delle leggi oggettive del processo storico aveva
negato ogni funzione autonoma e positiva dello stato, delle costituzioni, delle
leggi a presidio dei diritti e delle libertà del cittadino. Si può parlare
allora di un’eredità spendibile del pensiero di Marx? Depurato delle sue
componenti antipolitiche, deterministiche e messianiche, della sua carica
negativa nei confronti della funzione statale e della democrazia, sia la
filosofia del materialismo storico che la critica scientifica dell’economia di
mercato, potrebbero aiutare, ancora oggi, lo sviluppo di nuove teorie critiche
della modernità. A condizione che non si scomodi il comunismo.
Nel ventennale
della fine dell’Unione Sovietica ( 1991-2011), questo libro
affronta i principali
nodi della teoria marxiana della
storia e sul suo rapporto con i tentativi
storici di costruzione di società orientate al comunismo, a
partire, ovviamente da quello scaturito dalla Rivoluzione d’ottobre.
Il saggio cerca di mettere in luce il rapporto tra teoria e prassi nel fenomeno politico del comunismo
novecentesco, con questo punto d’arrivo: gli esiti delle rivoluzioni e dei
tentativi di costruzione di società orientate al comunismo non furono il prodotto di un tradimento dell’idea originaria di comunismo, per
come Marx ed Engels l’avevano concepita. Piuttosto costituirono l’approdo necessario di una particolare visione del mondo e
della storia, in cui il primato dell’economia e delle leggi oggettive del
processo storico aveva negato ogni funzione autonoma e positiva dello stato,
delle costituzioni, delle leggi a presidio dei diritti e delle libertà del
cittadino. In questo senso la Rivoluzione d’ottobre fu “contro il
capitale” ( per usare una nota espressione di Gramsci), solo nella misura in cui si tiene conto della sua
natura politica e volontaristica, non certo per gli sviluppi
che essa avrà negli anni avvenire.
Un capitolo del libro è dedicato invece ad
un’analisi del contraddittorio
e originale caso del Partito comunista italiano. Quello del PCI è stato senza dubbio l’esempio
più importante di una ricerca continua, per molti aspetti anche velleitaria, di
una sintesi
plausibile tra comunismo e democrazia. Il modo in cui questo partito ha
cessato di esistere è stata nondimeno la risposta più eloquente alla domanda se
quel tentativo poteva avere uno sbocco concreto ovvero era destinato irrimediabilmente alla sconfitta.
L’ultima parte del lavoro è dedicata all’eredità
spendibile del pensiero di Marx. La conclusione cui si perviene è
questa: quanto più marcato sarà il distacco dal nocciolo politico-programmatico della riflessione filosofia e della
analisi economica del pensatore tedesco , tanto più preziose esse si
disveleranno per la comprensione del mondo, della dinamica storica, dei
meccanismi che regolano i rapporti sociali nelle società capitalistiche. In
questo senso il pensiero di Marx potrà costituire, insieme ad altre teorie
critiche della modernità, un utile supporto
teorico-interpretativo dell’azione
politica presente.
Un altro sguardo sul
comunismo. Teoria e prassi nella genealogia di un fenomeno politico.
di Luigi Pandolfi
ISBN: 978-88-7418-722-5
Pagine 134 – Euro 14,00 – ed. 2011
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