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Mit, più risorse agli autotrasportatori. Ma i costi d’esercizio aumentano.

Da sempre considerato una risorsa importante per questo Paese, il trasporto su strada entra ancora una volta nel mirino del Governo Renzi, il cui obiettivo dichiarato è quello di potenziare l’intero comparto attraverso il ritorno alla crescita graduale, con il trasporto con bisarca schierato in prima linea. Nei giorni scorsi il Mit – Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – ha firmato un nuovo decreto che in sostanza va ad incrementare le risorse destinate alle imprese di settore, anche se sono ancora molte le richieste in attesa di una risposta concreta.

In particolare, sono due i provvedimenti approvati dal dicastero, ovvero un decreto interministeriale e un altro di natura ministeriale. Il primo riguarda la deduzione forfetaria per le spese non documentate e prevede un aumento di 10 milioni di euro delle risorse già stanziate (da 60 a 70 mln). Il secondo, invece, punta decisamente a rafforzare la formazione professionale per avere maggiore uniformità con quanto accade negli altri Stati membri dell’Ue. Insomma, l’obiettivo resta quello di abbattere, o più realisticamente abbassare, il muro dei costi d’esercizio, insostenibile soprattutto per le piccole-medie imprese.

A darcene diretta conferma di quanto questi siano elevati è lo stesso Ministero dei Trasporti che sul proprio sito ha pubblicato i prezzi medi alla pompa del gasolio relativi allo scorso mese di maggio. E i numeri, forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico, non sono certo confortanti: il prezzo medio è infatti di 1276,22 euro per mille litri, una cifra esorbitante per chi opera in questo settore. Andando a scorporare l’ammontare dell’importo scopriamo che il prezzo industriale del carburante è di solo 428,68 euro, aggravato dai 230,14 euro di Iva e dall’immancabile accisa pari a 617,40 euro. Nella fattispecie, il prezzo di un litro di gasolio è di 1,046 euro per i veicoli fino a 7,5 T e di 0,831 euro per quelli di massa superiore ai 7,5 T, rigorosamente al netto di Iva.

A rendersene conto quotidianamente sono però tutti gli autotrasportatori, soffocati dalla morsa della pressione fiscale e da altre delicate problematiche legate a questo tipo di attività.

 

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Forum Milano autotrasporto: il settore si incontra

La crescita economica dell’intero comparto del trasporto, e conseguentemente anche del trasporto auto con bisarca, rappresenta indubbiamente quello che si definisce il leitmotiv della nuova edizione del Forum Internazionale della Logistica e Autotrasporto in programma a Fiera Milano il prossimo 16 settembre. L’evento, organizzato da TRANSPOTEC LOGITEC (massima espressione di manifestazione fieristica del settore), è un’importante occasione per fare il punto della situazione sullo stato di salute del trasporto in generale nel nostro Paese, nonché un’opportunità di rilievo utile ad affrontare quelli che sono i temi più caldi.

In effetti, il Forum vedrà la partecipazione di tutti i principali attori del trasporto, dagli operatori alle imprese che offrono servizi ad esso correlato, senza dimenticare le istituzioni, chiamate a svolgere un ruolo primario. Ad assumere centralità nel corso della manifestazione, sarà sicuramente il trasporto intermodale, dal cui sviluppo dipende gran parte della crescita della nostra economia. Si parlerà di come rafforzare questo tipo di integrazione strategica tra interporti, trasporto merci su gomma e logistica, in ottica di potenziamento per ciascuno di questi settori.

La crescita economica dell’intero comparto del trasporto, e conseguentemente anche del trasporto auto con bisarca, rappresenta indubbiamente quello che si definisce il leitmotiv della nuova edizione del Forum Internazionale della Logistica e Autotrasporto in programma a Fiera Milano il prossimo 16 settembre. L’evento, organizzato da TRANSPOTEC LOGITEC (massima espressione di manifestazione fieristica del settore), è un’importante occasione per fare il punto della situazione sullo stato di salute del trasporto in generale nel nostro Paese, nonché un’opportunità di rilievo utile ad affrontare quelli che sono i temi più caldi.

In effetti, il Forum vedrà la partecipazione di tutti i principali attori del trasporto, dagli operatori alle imprese che offrono servizi ad esso correlato, senza dimenticare le istituzioni, chiamate a svolgere un ruolo primario. Ad assumere centralità nel corso della manifestazione, sarà sicuramente il trasporto intermodale, dal cui sviluppo dipende gran parte della crescita della nostra economia. Si parlerà di come rafforzare questo tipo di integrazione strategica tra interporti, trasporto merci su gomma e logistica, in ottica di potenziamento per ciascuno di questi settori.

Il Forum di Milano, insomma, è un appuntamento di caratura internazionale alla quale gli autotrasportatori sentono la necessità di parteciparvi in quanto parte integrante di questo sistema, ma è anche motivo di confronto relativamente ad esperienze su come fare impresa in questo ramo strategico dell’economia.

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Criterio onorabilità autotrasportatori, nell’Ue regole più omogenee

L’Unione Europea ha deciso finalmente di uniformare le norme inerenti il criterio di onorabilità nell’autotrasporto. Si tratta di quel requisito essenziale in base al quale è possibile misurare la credibilità e l’affidabilità delle imprese del settore, e che ciascun Stato membro regolamentava in totale autonomia fino a qualche tempo fa. Ad omologare il quadro normativo ci ha pensato la Commissione Europea con l’approvazione del Reg. Ue 2016/404 dello scorso 18 marzo, il quale indica tutti i tipi di infrazione che possono compromettere l’onorabilità dei vettori.

In linea di massima, il provvedimento determina tre tipologie di infrazioni, ciascuna delle quali con irregolarità di diversa gravità. Si parte con quelle lievi, ovvero che non hanno né un incidenza rilevante sulla sicurezza del mezzo, né ripercussioni gravose sull’ambiente paesaggistico; la seconda tipologia annovera le infrazioni gravi, ovvero quelle che possono avere conseguenze di una certa entità sia sulla sicurezza del veicolo, sia sull’ambiente, sia su quella stradale; infine, vi sono le cosidette infrazioni pericolose, il cui rischio di pregiudicare la sicurezza degli automobilisti e quella ambientale è estremamente elevato.

È quasi scontato pensare che a determinare la perdita del criterio di onorabilità sarebbero soprattutto le infrazioni gravi e molto gravi, e questo dipende molto anche dalla frequenza delle violazioni compiute dagli autisti in un arco di tempo definito. Il Regolamento 2016/404, infatti, che estende la sua efficacia anche nei confronti degli operatori del trasporto auto con bisarca, prevede una sorta di parametro di valutazione che consente di stabilire quando effettivamente ci sono i presupposti per la perdita dell’onorabilità. Ebbene, le norme del provvedimento sottolineano come il commettere tre infrazioni gravi nell’arco di un anno da parte dello stesso conducente determina quella che viene definita un’infrazione molto grave; laddove lo stesso conducente dovesse commettere tre infrazioni molto gravi in un periodo di tempo di un anno, allora in quel caso scatterebbe la procedura di onorabilità.

Seppur omologando questa disciplina tra tutti gli Stati membri e fermo restando la validità di un tale sistema valutativo, l’Ue non preclude in alcun modo a ciascuno di essi la facoltà di considerare ancora più gravi le infrazioni previste dal regolamento, che rimarrà congelato ancora per qualche altro mese, esattamente fino al 1° gennaio del 2017, giorno della sua entrata in vigore.

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Autotrasporto, in rialzo i furti dei mezzi

Quello del 2015 non è stato un anno positivo per l’intera categoria degli autotrasportatori sotto il profilo dei furti dei mezzi sulle strade italiane. Stando a quanto riporta il cosidetto “Dossier Autotrasporto, il rapporto stilato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza e presentato nel corso dell’undicesima edizione della Guida alla Sicurezza Stradale promossa da Viasat Group, il numero dei furti di camion e Tir è tornato a salire rispetto all’anno precedente di poco più di 200 unità. Cifre che la dicono lunga su quella che è, purtroppo, la condizione di sicurezza di chi opera quotidianamente nel trasporto merci, già alle prese con altre problematiche. La flotta di tir sottratti illegalmente ai legittimi proprietari nel 2015 conta 2.275 mezzi, più dei 2.000 dell’anno precedente. Un incremento senza dubbio rilevante, se consideriamo la natura del reato che viene perpetrato sulle nostre strade.

Analizzando il fenomeno nello specifico, con riferimento alle singole regioni italiane, scopriamo che a detenere il triste primato del numero più alto di furti è la Sicilia con 358 Tir, seguito dalla Lombardia (309) e la Campania (279). È da sottolineare, tuttavia, il grande lavoro svolto dalle forze dell’ordine, che dei 2.275 veicoli rubati sono riusciti a recuperare poco più della metà (1.269) con percentuali di recupero differenti a seconda delle regioni.

Quello dei furti, piaga che non risparmia nemmeno le imprese di trasporto con bisarca, è una problematica dalle conseguenze drastiche anche dal punto di vista economico, non solo per la perdita del mezzo, il cui acquisto è a tutti gli effetti un investimento ingente e cospicuo, ma soprattutto per quella delle merci trasportate, con danni pesanti per imprese produttrici, committenti, e per gli stessi autisti. Nella maggior dei casi, infatti, il ritrovamento del camion rubato non coincide con quello della merce trasportata, il cui valore è parimenti di migliaia e migliaia di euro.

Insomma, lungo le strade i furti dei Tir sono sempre all’ordine del giorno e, ad oggi, il problema non è stato ancora arginato con risolutezza da parte di chi ne ha la competenza. Su questo gli autotrasportatori italiani sperano rifletta il Sen. Riccardo Nencini, nominato viceministro del Mit dal ministro Del Rio, tra le cui deleghe assegnate spicca proprio l’assegnazione della Direzione Generale  per la Sicurezza Stradale.

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In vigore il Regolamento UE 165/2014: obblighi anche per il trasporto auto

Dallo scorso 2 marzo il quadro normativo che disciplina l’autotrasporto in Italia si arricchisce di ulteriori disposizioni con l’entrata in vigore definitiva del Regolamento Ue 165/2014. Il provvedimento, che data la sua natura giuridica viene recepito ed applicato direttamente nei rispettivi Stati membri, impone alle imprese del trasporto su gomma l’obbligo di garantire una formazione adeguata ai conducenti dipendenti, in ottemperanza alle disposizioni sui tempi di guida e di riposo e a quelle sul nuovo tachigrafo digitale.

Quest’ultimo rappresenta una norma cruciale prevista dal provvedimento che, ricordiamo, è entrato parzialmente in vigore lo scorso anno con l’applicazione di alcune disposizioni in esso contenute. L’art 33, infatti, prevede l’obbligo per le imprese di fornire ai propri dipendenti una formazione adeguata finalizzata ad un uso corretto dei tachigrafi, con l’onere di effettuare controlli periodici. Lo stesso articolo, inoltre, vieta alle imprese di incentivare gli autisti ad un uso inappropriato degli stessi.

La norma, tuttavia, prevede l’esonero  di responsabilità da parte degli Stati membri per le imprese nel caso di infrazioni dei conducenti, previo adempimento di quest’ultime degli obblighi formativi. E proprio questo è il punto su cui vengono sollevate diverse eccezioni, in quanto tale disposizione è stata già prevista dal Regolamento UE 561/2006 che i diversi governi succedutisi non hanno mai applicato sino ad oggi. Da qui ne consegue l’appello sempre più incalzante da parte delle associazioni di categoria, UNATRAS in primis, che chiedono alle istituzioni maggiore tutela per le imprese che si trovano costrette a rispondere in prima persona per le irregolarità commesse dai propri conducenti, nonostante il loro adempimento dei vincoli di formazione previsti.

Con il Regolamento in questione, inoltre, si cerca di rendere più tecnologica l’attività del camionista e di chi esercita nel settore delle spedizioni auto con bisarca, perché ad essere introdotti saranno tachigrafi digitali collegati a un sistema di navigazione satellitare. Lo scopo è quello di favorire la tracciabilità dei percorsi degli automezzi: un modo per consentire alle forze di polizia di monitorare se gli spostamenti dei conducenti siano corrispondenti al tipo di attività esercitata, ma soprattutto di verificare il rispetto dei tempi di guida e di riposo attraverso il controllo dei dati registrati dal tachigrafo, e non solo di quelli forniti dalla carta del conducente.

 

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L’Austria chiude le frontiere. Quali conseguenze per l’autotrasporto?

Il futuro degli autotrasportatori italiani e non solo rischia realmente di essere compromesso a causa delle decisioni di alcuni Paesi dell’Ue di rimettere in discussione il Trattato di Schengen. Indicazioni più nette che vanno in questa direzione arrivano da oltralpe, esattamente dall’Austria, dove il governo locale sta concretamente prendendo in considerazione la possibilità di chiudere le frontiere. Nei giorni scorsi, infatti, il ministro degli Interni Leitner e quello della Difesa Doskozil, hanno paventato questa ipotesi. Lo scopo, ovviamente, è arginare il fenomeno migratorio irregolare dei migranti, e per questo motivo l’idea è quella di serrare i valichi di ingresso posti al confine italiano e degli altri Paesi confinanti.

Sono dodici in tutto i presidi preposti al controllo di mezzi e treni e si parla addirittura di recinzioni, insomma un bel salto all’indietro ai tempi dell’ultimo conflitto mondiale. Tra i valichi più importanti ci sono ovviamente quelli del Brennero e del Tarvisio, ovvero gli ingressi principali che collegano l’Italia al resto d’Europa.

Una decisione, questa, che avrebbe senza dubbio ripercussioni negative sull’intera categoria, anche su quella del trasporto con bisarca, soprattutto in termini di costi e di produttività. I controlli, infatti, non farebbero altro che prolungare i tempi di attesa degli autisti, provocando di conseguenza un sostanziale aumento dei costi per i committenti. Che cosa significa? Aumento del prezzo dei prodotti e quindi minor potere d’acquisto per i consumatori.

Chiudere una frontiera come quella del Brennero, poi, dove transitano centinaia di migliaia di tonnellate di merci all’anno, che siano alimentari, auto ecc, produrrebbe effetti drastici all’export italiano. Insomma, una decisione di tale portata deve essere ben ponderata, perché si corre il rischio di mettere a repentaglio l’economia di un intero Paese, e naturalmente quella delle piccole e medie imprese del trasporto su gomma.

Ma soprattutto, andrebbe a ledere quei principi di libera convivenza dei cittadini europei, simboli di un’Europa più unita e matura. D’altro canto, tutto ciò non esclude la priorità principale che è quella di studiare e adottare provvedimenti di diversa natura, finalizzati a risolvere il dramma umano delle migrazioni di milioni di persone.

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