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Mercato delle auto elettriche, c’è il boom ma non per tutti

Nonostante si continui a parlare del boom del mercato delle auto elettriche, i metalli più direttamente coinvolti da questa situazione non stanno certo passando un buon momento. Litio e cobalto infatti hanno tradito le aspettative degli investitori, e sono interessati da un calo perdurante delle quotazioni.

Litio, cobalto e mercato delle auto elettriche

mercato delle auto elettricheSebbene si tratti di un segmento meno noto tra le commodities – gli investitori sono più interessati a petrolio, oro e altre materie prime più note – la loro dinamica è finita nel mirino di molti analisti. Litio e cobalto infatti sono due materiali che, per loro natura, dovrebbero avere un grosso impiego nel mercato delle auto elettriche. Giacché si è capito che proprio questo sarà il futuro del mercato automobilistico, non ci sarebbe ragione per assistere a una improvvisa inversione di tendenza al ribasso delle quotazioni di questi due metalli. Eppure è successo.

Fino a circa un anno fa, i prezzi di litio e cobalto sembravano vivere una marcia inarrestabile, con il relative volatility index RVI che schizzava verso l’alto vista la vivacità del momento. Erano infatti trascinati dalla spinta di ottimistiche previsioni sull’andamento della domanda, ma poi tutto si è bloccato. E dopo poco la marcia ha invertito direzione ed ha cominciato a spingere al ribasso. I prezzi delle due materie prime sono andati a picco, facendo capire che non si trattava solo di una semplice inversione fisiologica.

Cosa è cambiato nell’ultimo anno

Cosa è accaduto allora? Probabilmente ad essere cambiata è la percezione delle possibilità di utilizzo di questi due metalli. Avrebbero dovuto essere i più utilizzati in futuro, sulla spinta del boom del mercato delle auto elettriche. Questo, unitamente alla strutturale scarsità di queste materie prime, avrebbe dovuto sostenere i prezzi. E invece oggi la scarsità di litio e cobalto non è più avvertita come un problema. Segno chiaro che non sono ritenuti più così necessari per il mercato delle auto elettriche, e che il comparto crescerà ad un ritmo tale da non mettere a dura prova le riserve di metalli.

La reazione dei prezzi è stata quindi logica. Il cobalto è scivolato a meno di terzo dei 100mila dollari per tonnellata di aprile 2018. Ha perso circa il 40% per cento del suo valore in pochi mesi, con l’Adx indicatore trading che punta ancora al ribasso. Anche il mercato del lito se la passa maluccio. La sua quotazione infatti è precipitata ai livelli minimi degli ultimi tre anni.

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BCE, il “falco” Weidmann già progetta il suo mandato

La Germania sta già lavorando sotto traccia al futuro della BCE. Alla fine del 2019 scadrà il mandato di Mario Draghi alla guida dell’istituto europeo e la “campagna” per la sua successione è cominciata. Il nome caldo – se non caldissimo – è quello del falco tedesco Jens Weidmann, presidente della Bundesbank. Anche per una questione di tempistica, il suo nome si incastrerebbe alla perfezione con il crono-programma della banca centrale europea. Per qualche mese ancora infatti i tassi di interesse e la politica monetaria europea non cambieranno.

Lo scenario futuro della BCE

bce draghi widmannDal 2019 invece dovrebbe aprirsi uno scenario completamente nuovo per la BCE. Proprio per questo Weidmann quando pochi giorni fa ha presentato il bilancio della Banca centrale tedesca 2017 ha gettato uno sguardo sul futuro. Preannunciando che all’epoca i tempi potrebbero essere maturi per una stretta monetaria. Secondo lui la posizione le prospettive economiche e le proiezioni sull’andamento dei prezzi sono molto positive.

In special modo l’inflazione dovrebbe avvicinarsi decisamente al target del 2%. Questo potrebbe dare il via libera al percorso di normalizzazione della politica monetaria, anche se significherebbe un euro con un relative volatility index RVI più forte rispetto al dollaro (cosa poco positiva nell’ottica di competitività commerciale).

Le mosse di Wiedmann

Weidmann comunque è stato abbastanza esplicito: “Se la spinta economica continuerà e i prezzi cresceranno conformemente, dal mio punto di vista non ci sono motivi per cui la Bce non debba chiudere gli acquisti netti dei titoli quest’anno. La normalizzazione della politica monetaria dovrà però essere graduale e affidabile e tenere conto dell’inflazione”. In sostanza il capo della Bundesbank ha sposato la linea Draghi, ma è pronto a cambiarla appena gli verrà lasciato il testimone del comando, tant’è che gli analisti delle piattaforme di trading stanno già prezzando l’evento. Tutto questo dopo aver beneficiato proprio del quantitative easing. Il piano di acquisto titoli infatti ha fatto benissimo ai conti della Bundesbank. Lo scorso anno la banca centrale tedesca ha chiuso con un utile di 2 miliardi, trasferiti quasi interamente allo Stato federale (1,9 miliardi).

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Il Sud Africa instabile mette paura agli investitori? Ancora no, per ora…

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  • 6 Gennaio 2018

La situazione del Sud Africa sta creando non poche preoccupazioni agli investitori. La turbolenza politica si somma ad una crescita economica tutt’altro che solida. Fattori questi che normalmente mettono sull’allerta i mercati finanziari. Vanno poi aggiunti anche la bassa fiducia dei consumatori e l’aumento del deficit. Un quadro poco incoraggiante, che non ci fa sorprendere del fatto che il merito di  credito del paese sia in dubbio. Già si è abbattuta la scure di Standard & Poors, che ha tagliato il suo giudizio sulla carta governativa sudafricana portandolo a junk (spazzatura). Per adesso invece Moody’s si è limitata a prendere in considerazione una mossa analoga.

Valuta ed economia del Sud Africa

sudafrica ramaphosaEppure il Sudafrica non fa ancora sudare freddo gli investitori. Chi adotta tecniche trading per Forex intraday ha potuto assistere ad un forte apprezzamento della valuta sudafricana. Soltanto da metà novembre addirittura ha messo su il 10% nei confronti del dollaro USA. Il motivo? Un grosso segnale incoraggiante giunto dalla elezione – avvenuta a metà dicembre – di Cyril Ramaphosa quale nuovo presidente dell’African National Congress (Anc), il partito che fu di Nelson Mandela e che governa il Sudafrica. Il fatto è che questa nomina di solito precede quella a presidente del Sud Africa, e Ramaphosa potrebbe diventarlo molto presto.

Nelle 2019 il paese andrà alle elezioni politiche, ma il presidente Zuma già a quel tempo potrebbe aver abdicato, visto che contro di lui pendono accuse pesanti e l’impeachment incombe. Pur di evitare spiacevoli conseguenze, potrebbe decidere di fare da solo un passo indietro e ciò spianerebbe la strada a Ramphosa. Il che ai mercati piace parecchio. Ecco perché malgrado un quadro globale poco incoraggiante, avere azionario sudafricano non viene considerato così rischioso come si dovrebbe.

Del resto non dobbiamo dimenticarci che le azioni del paese da gennaio a ottobre 2017 hanno guadagnato (in dollari) il 19,6%, con un Relative volatility index RVI davvero clamoroso. Inoltre la corsa maggiore si è registrata proprio nelle ultime settimane. Questo essenzialmente per due motivi. Anzitutto la maggior parte delle società sudafricane quotate producono i loro guadagni all’estero, il che le rende poco interessate a ciò che succede a livello domestico. In secondo luogo quello sudafricano è un mercato molto concentrato, visto che il 40% del listino è dominato da appena 4 società, che conti alla mano generano il 95% del rendimento dell’indice. Per questo motivo molti fondi di investimento dedicati ai mercati emergenti, sono molto attenti alle vicende sudafricane.

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