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Pasta Toscana promuove la cottura al dente: un pieno di gusto e digeribilità

pasta toscanaLa cottura al dente è il fil rouge che lega insieme Pasta Toscana, digeribilità e senso di sazietà, una dicitura, ormai nota in tutto il mondo, che indica una pasta che deve essere cotta al punto giusto, né troppo né troppo poco. Pasta Toscana produce una pasta il cui glutine, trasformandosi, riesce ad impedire all’amido di assorbire troppa acqua,  preservando la sostanza interna e garantendo un sapore pieno e  la sua naturale consistenza.

Un antico detto di origine latina afferma “Prima digestio fit in ore” (cioè letteralmente La prima digestione si compie in bocca). Precetto dell’antica medicina, spesso citato come consiglio di mangiare senza fretta e masticando bene il cibo, in cui trova un’importante conferma il suggerimento, di Pasta Toscana, di gustare la pasta cotta al dente.

La cottura al dente è ritenuta più digeribile perché la rete di glutine trattiene al proprio interno l’amido, rendendolo poi assimilabile in modo graduale. La pasta così cotta preserva le sue caratteristiche nutritive ed è più consistente richiedendo una masticazione più prolungata che attiva alcuni enzimi della saliva, gli α-amilasi salivari, che facilitano il seguito del lungo processo digestivo.

Inoltre è necessario sottolineare anche che gli studi e le ricerche mediche hanno dimostrato che essendo la pasta un alimento ad alto indice glicemico, più viene cotta e più l’indice glicemico si innalza, producendo picchi di insulina, nemici del metabolismo muscolare.

La masticazione lenta in un clima rilassato consente di assaporare in pieno la fragranza e i sapori, sprigionati dal piatto di pasta, consentendo di trarre beneficio e soddisfazione per il palato anche con quantitativi un po’ ridotti di cibo, di attenuare il senso di fame e di riprendere con maggior efficienza le attività quotidiane.

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Primo intervento chirurgico di posizionamento di impianti zigomatici

Al Maria Cecilia Hospital di Cotignola – clinica del Gruppo Villa Maria fondato da Ettore Sansavini –  il 3 settembre scorso è stato praticato un primo intervento chirurgico di posizionamento di impianti zigomatici. Gli impianti zigomatici permettono, a chi non ha osso sufficiente al mascellare (arcata superiore), di posizionare  in pochi giorni di trattamento una protesi fissa in sostituzione della tradizionale ed ingombrante dentiera. Questo tipo di intervento oggi rappresenta l’alternativa migliore all’innesto d’osso nei casi di atrofia al mascellare.

Mentre l’implantologia dentale tradizionale permette al paziente con pochi denti o addirittura senza più denti (edentulo) di ritornare a masticare con i denti fissi mediante l’inserimento nell’osso di “viti” in titanio, la particolarità degli impianti zigomatici è quella che si possono posizionare anche laddove il paziente non ha più osso a sufficienza, per cui gli impianti tradizionali non sono indicati; gli “zigomatici” sono impianti molto più lunghi, arrivano anche a  5 cm, e vengono ancorati all’osso zigomatico anche nei casi di minima quantità ossea della mascella, la cosiddetta atrofia ossea.

Solitamente dopo 2-3 giorni dall’intervento si può posizionare una protesi dentaria fissa (con la tecnica del carico immediato)  con evidenti vantaggi per il paziente sia dal punto di vista estetico che funzionale e, soprattutto psicologico. A Cotignola, per la prima volta, l’intervento è stato eseguito da un’equipe composta dal dottor Stefano Stea, responsabile della Unità Operativa di Chirurgia Maxillo-Facciale,  e dal dottor Giorgio Ban, odontoiatra implantologo. L’intervento di implantologia zigomatica viene eseguito in anestesia generale ed in regime di ricovero; a Maria Cecilia Hospital prevede sempre la collaborazione tra l’implantologo e il chirurgo maxillo-facciale.

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Lo Studio Dentistico Vital Dent di Monza spiega il processo masticatorio

I dentisti della Vitaldent di Monza spiegano nel dettaglio tutto il funzionamento del processo primario che sta alla base della nutrizione umana: la masticazione.

Dallo Studio Dentistico Vitaldent di Monza precisano che i denti devono essere a contatto tra loro per tre motivi. Per prima cosa, l’occlusione deve essere corretta affinché si possa deglutire a vuoto e la perdita di questo riflesso deglutitorio – dicono dallo Studio Dentistico Vital Dent di Monza – è un sintomo preagonico.

Il secondo motivo – continuano dallo Studio Dentistico Vitaldent di Monza – riguarda la mimica facciale: la mascella viene contratta ogni volta che il nostro volto manifesta uno stato d’animo o un’emozione. Infine, l’ultima ragione riguarda la deglutizione del cibo. Questo – sottolineano dagli Studi Dentistici Vitaldent di Monza – è un aspetto fondamentale perché è un meccanismo che si ripete quotidianamente e più volte al giorno.

Analizziamo nel dettaglio l’assunzione del cibo. Alla sola vista del cibo – affermano dallo Studio Dentistico Vital Dent di Monza – viene attivata la salivazione, come un riflesso condizionato ancestrale. Con la masticazione viene messa in moto una macchina occlusale che è ottimizzata per funzionare con il massimo rendimento: la lingua si incarica a formare un bolo contro il palato, verificando che non vi siano spigoli duri e distribuendo allo stesso tempo il bolo sulle due arcate dentali posteriori. Queste lavorano alternativamente in fase e controfase utilizzando le guance come barriera. Se il bolo risulta troppo duro, viene caricato in blocco sul lato preferenziale della bocca per far sì che sia ridotto con la masticazione. Successivamente il bolo viene ricomposto al centro della bocca, la mandibola recupera il contatto positivo in chiave occlusale e scatta la deglutizione del cibo. Dagli Studi Dentistici Vitaldent di Monza spiegano che per far sì che ciò avvenga, deve bloccarsi la respirazione in concomitanza con alcune fondamentali condizioni: la mandibola, unico osso mobile della testa, deve stabilizzarsi contro la base cranica e i muscoli devono essere perfettamente coordinati. Il tutto ovviamente avviene in un tempo molto ristretto.

Dallo Studio Dentistico Vital Dent di Monza concludono che solo in una bocca perfettamente sana l’architettura occlusale funziona al meglio, senza incorrere in parafunzioni viziate.

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