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Mercato del gas, ecco dove ci ha portato la dipendenza dalla Russia

L’invasione della Russia in Ucraina ha portato alla ribalta, in maniera feroce e urgente, il problema della fornitura sul mercato del gas.
La situazione energetica dell’intera Europa è infatti di eccessiva dipendenza dalla Russia. Ma non è così da oggi, bensì da anni. Il fatto di non aver affrontato questo problema quando si doveva, visto che era noto da molti anni oggi, è un boomerang con il quale dobbiamo fare i conti.

Le colpe europee sul mercato del gas

mercato del gasLe rotte sul mercato del gas russo non solo non hanno deviato, ma addirittura negli ultimi anni si sono intensificate. Anziché migliorare la situazione, l’abbiamo peggiorata.
Sotto questo punto di vista, l’Italia è uno dei paesi più legati a Mosca per ciò che riguarda la fornitura di gas naturale. Soltanto il 5% della domanda interna viene soddisfatto dalla produzione nazionale. Tutto il resto, ossia quasi tutto il gas che ci serve, lo acquistiamo sul mercato del gas mondiale.

Il ruolo dominante, manco a dirlo, è quello della Russia. Da Mosca arriva il 46% del gas che importiamo. L’Algeria ci fornisce poco meno del 19% del totale di quello importato. Il resto ce lo danno Qatar, Norvegia e Libia.

Rischio per le nostre forniture

Di fronte ai recenti avvenimenti, ci si chiede se questa situazione di dipendenza dalla Russia debba generare allarmi, perché è chiaro che ci sarà uno slippage importante nella fornitura. E ci si interroga su come il nostro paese potrebbe coprire l’eventuale buco della mancata fornitura di 33 miliardi di Smc russo.
Sebbene il sistema europeo delle scorte pare sia in grado di fronteggiare per un breve periodo un’eventuale interruzione delle forniture russe, è chiaro che il problema rimane e deve essere affrontato. Anche perché sostituire rapidamente le forniture russe è quasi impossibile.

La soluzione vera richiederà degli anni

Serviranno degli anni prima di ridurre in modo consistente la dipendenza Europea dal mercato del gas Russo. L’UE si sta muovendo per allargare il mercato, intavolando colloqui con Egitto, Azerbaijan e Nigeria. Ma è chiaro che questo sposterebbe il problema. Sono strategie intraday che non ci renderebbero indipendenti, ma solo meno dipendenti dalla Russia.
Il programma energetico è molto più ampio, e va affrontato ad ampio raggio coinvolgendo le rinnovabili, se si vuole evitare di spingere nuovamente sul fossile. Cosa che il governo sta già facendo, dato che è pronto a riattivare le centrali a carbone in fase di dismissione.

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Economia cinese di corsa dopo il Covid. Sorpasso sugli USA entro il 2035

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  • 16 Dicembre 2020

Dalla culla del Covid a leader della ripresa. Il 2020 della Cina è partito nel modo peggiore, ma poi ha preso una piega che quasi tutto il resto del mondo spera di imitare. Pechino è stata capace di gettarsi per prima alle spalle la crisi recessiva dovuta alla pandemia. E adesso la sua economica corre.

Il balzo dell’economia cinese

economia cineseLa Cina ha consolidato il suo ruolo di seconda economia più grande al mondo. Si sta rendendo sempre più autosufficiente, perché le sue dinamiche sono indirizzate in prevalenza da fattori interni, ossia dai consumatori cinesi. Secondo recenti stime, il Pil nominale della Cina supererà quello degli Stati Uniti entro il 2035.

Pechino attira capitali

Inoltre dal punto di vista finanziario, la Cina rappresenta anche il secondo mercato azionario dopo Wall Street. E questo mercato dei capitali ha continuato a funzionare benissimo nonostante l’emergenza Covid-19 e le tensioni geopolitiche. Adesso che c’è una ripresa rapida dell’economia, questo significa anche più opportunità per gli investitori.
L’indice MSCI Chine A Onshore è stato tra i più performanti al mondo quest’anno. Per la prima volta questo indice ha superato una capitalizzazione di 10mila miliardi di dollari. Per dare una idea, l’indice tedesco DAX capitalizza 5 volte di meno.

Oltre a questo quadro positivo, di recente c’è stata la firma del Partnerariato economico regionale (RCEP), ovvero un accordo che riduce le barriere commerciali tra 15 Paesi. Questo  dovrebbe favorire il commercio cinese e creare una maggiore integrazione all’interno della regione dell’est asiatico.

Un posto per investitori di lungo e breve periodo

Ci sono quindi diversi ingredienti che rendono la Cina molto attraente per i capitali. Non soltanto per quelli che assumono strategie di posizione, ma anche per coloro che si limitano al trading intraday. Anche perché ha dei solidi driver di crescita strutturale: l’utilizzo di energie rinnovabili, applicazioni cloud, 5G, e-commerce e intelligenza artificiale. Per questo motivo molti ritengono che gli investitori che non sono esposti alla Cina, rischiano di perdere interessanti opportunità di guadagno.

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