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Mercato dei diamanti, svolta storica per il gigante De Beers

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  • 30 Maggio 2024

C’era un famoso slogan secondo il quale “un diamante è per sempre“. Adesso chi ha coniato quel motto, la celebre società De Beers, finisce vittima di un destino contrario. La Anglo American, società proprietaria del re del mercato dei diamanti, ha deciso infatti di abbandonare le pietre per dedicarsi maggiormente al rame, che a quanto pare è diventato più prezioso.

La dura legge del mercato

diamantiSia chiaro, non vedremo mai un anello con una pietra di rame incastonata sopra, ma il fatto che la celebre società sudafricana che produce diamanti sia trattata quasi come un fardello, è il chiaro segnale dei tempi che stanno cambiando ogni mercato.

La Anglo American – un colosso che nel 2023 ha registrato un fatturato di 32 miliardi di dollari – ha intenzione di disinvestire nella società sudafricana nata nel 1888, o al massimo creare uno spin off della divisione diamanti.
L’annuncio ha provocato uno scossone in borsa del titolo britannico, che è crollato del 4% subito dopo.

Riorganizzazione societaria

Oltre a scorporare il marchio di diamanti, con la motivazione di “migliorare la propria flessibilità strategica“, Anglo American vuole separare le divisioni nichel, platino e carbone metallurgico, così da concentrarsi soprattutto sul mercato del rame e dei minerali ferrosi di prima qualità, dove gli indicatori di volume indicano un costante aumento della richiesta.
Va peraltro ricordato che la stessa società britannica già possiede tre miniere di rame in Cile e un grande progetto in Perù. La Anglo American ci crede così tanto da aver rifiutato una proposta di acquisto da 47 miliardi di dollari da parte della maggiore società mineraria al mondo, Bhp.

Perché tanto interesse verso il rame

Il motivo dietro il forte interesse verso il mercato del rame è abbastanza chiaro. Il metallo rosso è uno dei più importanti per il percorso di transizione energetica. Alla crescita della domanda si contrappone una carenza di offerta che ha spinto le quotazioni al nuovo record storico oltre i cinque dollari per libbra a New York (fonte Pocket Option Italia).
Secondo l’International Copper Association, la domanda globale di rame dovrebbe crescere di 12,6 milioni di tonnellate dal 2020 al 2040. Secondo Goldman Sachs, i prezzi del rame potrebbero toccare i 12.000 dollari a tonnellata nel 2024.

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Economia globale, la Cina resta il vero ago della bilancia

Per il 2024, il governo della Cina ha fissato come obiettivo di crescita dell’economia il 5%. Come lo scorso anno. Rispetto ai target europei sembrerebbe un dato entusiasmante, ma in realtà si tratta di uno degli obiettivi meno ambiziosi degli ultimi 30 anni.

Gli ultimi dati sull’economia

economia cineseLo scorso anno la Cina è riuscita a superare leggermente l’obiettivo, arrivando al 5,2%. Ma una crescita così blanda dell’economia non si vedeva dagli anni Novanta, ad eccezione del periodo del Covid che però fa poco testo. Addirittura, secondo alcuni esperti Il dato è stato sovrastimato.

Quello che conta davvero però è che le difficoltà che ha vissuto l’economia cinese sono ancora tutte là, e minacciano il futuro della seconda economia globale.

Il problema del settore immobiliare

Il vero punto debole degli ultimi anni è stato il settore immobiliare, che nei precedenti due decenni aveva trainato la crescita, arrivando a rappresentare oltre un quarto del PIL del paese. La crisi che ha colpito il settore (mandando molti sviluppatori sull’orlo della bancarotta) ha creato una forte pressione che alimenta la frenata dell’economia. La Banca Popolare Cinese ha provato a risollevare il settore attraverso il taglio dei tassi sui prestiti immobiliari, mentre il governo ha proposto degli incentivi a titolo di garanzia per i costruttori. Finora però il settore immobiliare non ha mostrato segni di ripresa.

Il calo dei consumi

Un altro grosso nodo da sciogliere riguarda i consumi privati. A causa dell’alto tasso di disoccupazione giovanile (15%) e delle incertezze riguardo alla situazione economica, il Demarker dei consumi privati si è indebolito. Non a caso la Cina è andata in deflazione per ben quattro mesi. Il calo della domanda spinge le aziende a ridurre la produzione e praticare degli sconti per evitare l’accumulo delle scorte. Tutto ciò agisce al ribasso sui loro profitti aumentando le difficoltà.

Lo scenario geopolitico

La situazione complessiva a livello geopolitico non aiuta la Cina, che ha sempre avuto nelle esportazioni un importante leva per la crescita. Nel 2023 l’export ha riconosciuto la prima contrazione dal 2016, anche per via delle tensioni con gli Stati Uniti che hanno ridotto il commercio tra le due maggiori economie mondiali.
Se è vero che contemporaneamente gli indicatori di volume degli scambi tra Cina e Russia si sono irrobustiti, è altrettanto vero che questo non basta a compensare il calo dei rapporti con gli Stati Uniti. Peraltro il calo si è registrato anche nei confronti dell’Unione Europea, cosa che aggrava ulteriormente la situazione.

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