Dallo scoppio della pandemia in avanti, l’economia globale ha dovuto convivere sempre con il rischio di una recessione imminente. Quello che è parso più chiaro in particolar modo, è l’andamento a velocità differenti della ripresa statunitense e di quella dell’eurozona.
L’economia Europea infatti manifesta una crescita più blanda. Soltanto per poco ha evitato la recessione tecnica (che scatta dopo due trimestri consecutivi di PIL negativo).
Le fragilità della nostra economia
Sia chiaro che il rischio recessione in Europa è ancora ben presente, e alcuni ritengono che tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo si concretizzerà. È importante esaminare perché l’area dell’Euro è meno resiliente rispetto agli Stati Uniti.
Imprese e debiti
La prima ragione è che le imprese del vecchio continente hanno un debito maggiormente legato ai finanziamenti bancari che rappresentano il 70% del totale. Negli Stati Uniti invece questa percentuale è appena del 27%.
Si tratta di un dato molto importante, se pensiamo che la Fed e la BCE hanno dovuto alzare ripetutamente i tassi di interesse per combattere l’inflazione. Tutto questo ha avuto un impatto sia sull’andamento delle relative valute, come dimostrano chiaramente gli indicatori di volatilità dell’euro e del Dollaro, ma soprattutto spiega perché l’inasprimento della politica monetaria abbia avuto conseguenze più serie per le imprese europee che non per quella americane.
Deficit e apertura commerciale
In secondo luogo, gli Stati Uniti hanno potuto aumentare il deficit di bilancio per compensare in parte l’inasprimento della politica monetaria. Un vantaggio non di poco conto.
Infine bisogna considerare che gli Stati Uniti sono molto meno legati al rallentamento della crescita globale, visto che la loro apertura commerciale è la metà di quella dell’area Euro, dove il rapporto tra Import + Export rispetto al PIL è al 50% (dati Pocket Option), rispetto al 25% degli USA.