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Fabrizio Di Amato interviene sulla decarbonizzazione e sul cambiamento culturale

Nell’articolo “Così l’ingegneria si tinge di verde”, Fabrizio Di Amato ha delineato un panorama chiaro e incisivo sull’importanza dell’ingegneria italiana nel contesto della transizione energetica globale. Il Presidente di MAIRE sottolinea come il settore sia stato, e continui a essere, un pilastro fondamentale per l’industrializzazione sostenibile, grazie a una sinergia storica tra industria e accademia.

Fabrizio Di Amato

Ingegneria e sostenibilità, Fabrizio Di Amato: il modello MAIRE tra innovazione e sinergie accademiche

L’articolo evidenzia l’importanza di una collaborazione strutturata tra mondo accademico e industriale, che affonda le sue radici nell’esempio di Giulio Natta, premio Nobel per la Chimica nel 1963. Tale modello di cooperazione si rinnova oggi con progetti come l’accordo tra MAIRE e il Politecnico di Milano sui catalizzatori innovativi, simbolo di un approccio congiunto per accelerare la transizione verso soluzioni più verdi. “Quello che serve per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dagli accordi internazionali è un vero cambiamento culturale nei confronti della transizione energetica, un processo da cui non si può tornare indietro”, scrive Fabrizio Di Amato. Durante la COP28 di Dubai, è emersa una maggiore consapevolezza da parte delle industrie e dei Governi rispetto al passato, con l’impegno di attualizzare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. “Ovviamente – ribadisce il Presidente – è un processo progressivo, che richiede una trasformazione graduale dell’intera economia”. Una delle criticità più rilevanti è rappresentata dalla carenza di competenze necessarie per affrontare questa nuova rivoluzione industriale. Oggi è fondamentale investire sia nel reskilling dei lavoratori provenienti dall’industria tradizionale sia nella formazione di giovani che possano combinare competenze tecnologiche e sostenibili. “Occorre correre”, scrive Fabrizio Di Amato, per garantire che i programmi di formazione a medio-lungo termine rispondano tempestivamente alle esigenze del mercato. Un altro punto chiave dell’intervento è l’importanza di adottare una neutralità tecnologica per garantire soluzioni diversificate e complementari. Solo così sarà possibile rispondere alle particolarità dei diversi modelli produttivi europei e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità climatica. “Non c’è mai stata così tanta scelta di soluzioni tecnologiche diverse, in grado di aiutare le industrie a raggiungere gli obiettivi imposti dal cambiamento climatico, come ora”.

Fabrizio Di Amato: il ruolo di MAIRE e l’importanza di una visione integrata

A un anno dalla presentazione del piano strategico decennale di MAIRE, Fabrizio Di Amato si dice soddisfatto dei progressi raggiunti, in particolare con NextChem, la società del Gruppo dedicata alla transizione energetica. Le recenti acquisizioni confermano l’impegno nel rafforzamento delle competenze tecnologiche, puntando a diventare protagonisti della transizione green: “Vogliamo essere protagonisti della transizione energetica e per farlo gli investimenti in tecnologia sono la chiave di volta”, conferma il Presidente, sottolineando anche l’importanza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) come opportunità unica per accelerare questi processi. Fabrizio Di Amato richiama infine la necessità di una grande alleanza tra industria, tecnologia, università e politica per affrontare le sfide della transizione energetica. Solo un approccio integrato potrà garantire il successo di questo nuovo ciclo industriale, in cui le persone saranno il vero motore del cambiamento. Per il Presidente di MAIRE, la sostenibilità è un’opportunità che deve essere colta con lo stesso entusiasmo con cui, a soli 19 anni, avviò la sua prima azienda. “Resto convinto che la sostenibilità vada interpretata come un’opportunità. Avverto lo stesso entusiasmo di quando, ormai 41 anni fa, a 19 anni ho avviato la mia prima azienda: siamo all’inizio di un nuovo ciclo industriale e le persone saranno la leva del cambiamento”.

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MAIRE, commessa da 1.1 miliardi per il Gruppo presieduto da Fabrizio Di Amato

La commessa miliardaria con l’algerina Sonatrach non è solo un contratto, ma un passo significativo verso il consolidamento dei rapporti strategici con il Paese nordafricano. Sotto la guida di Fabrizio Di Amato, MAIRE e la controllata Tecnimont dimostrano che l’Italia può competere globalmente nel settore petrolchimico.

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Fabrizio Di Amato: i dettagli della commessa

Il Made in Italy è da sempre sinonimo di eccellenza e stile. Ingegneria e innovazione sono due ambiti che non fanno eccezione. Lo dimostra la recente commessa siglata da Tecnimont, controllata del Gruppo MAIRE, e Sonatrach, azienda di stato algerina tra le principali realtà petrolifere al mondo. Un contratto di Engineering, Procurement, Construction and Commissioning dal valore di 1,1 miliardi di dollari. Per Fabrizio Di Amato, Presidente di MAIRE, si tratta di un altro grande risultato per la tecnologia e l’ingegneria italiana. Il manager ha poi sottolineato l’importanza strategica di questa collaborazione. “Per far fronte alle sfide del futuro, dobbiamo puntare sulla formazione delle competenze e lo faremo a partire dal Mezzogiorno italiano, investendo nella crescita dei talenti e nella creazione di una nuova generazione di esperti”. Tra le principali sfide la transizione, ha aggiunto, che necessita di una “nuova gradualità”. Non è certo la prima volta che MAIRE si distingue a livello internazionale: lo scorso ottobre il Gruppo ha infatti siglato un maxi-contratto negli Emirati Arabi da 8,7 miliardi per sviluppare soluzioni digitali innovative finalizzate alla riduzione delle emissioni e all’ottimizzazione dei consumi energetici.

Il percorso imprenditoriale di Fabrizio Di Amato

Fabrizio Di Amato è un manager e imprenditore che opera nel settore della trasformazione delle risorse naturali. Oltre a ricoprire il ruolo di Presidente di MAIRE, ne è anche il fondatore e azionista di riferimento. Classe 1963, ha avviato la sua carriera a soli 19 anni dando vita a una società attiva nell’impiantistica. Dopo essersi laureato in Scienze Politiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha portato avanti la sua azienda con successo, arrivando ad acquisire prima la Fiat Engineering e poi Tecnimont. Nel 2007 la quotazione in borsa del Gruppo. Oggi MAIRE è leader indiscusso in diversi ambiti, dalla tecnologia all’ingegneria fino alla costruzione nel downstream oil&gas e da ultimo alla transizione energetica. Nel 2021 ha costituito la Fondazione Evolve, attiva nel recupero del patrimonio ingegneristico e industriale, di cui è Presidente. È inoltre membro del Consiglio Generale di Unindustria e del Consiglio Generale di Assolombarda, nonché del Consiglio Direttivo di Assonime. Per l’impegno nel settore e per i risultati conseguiti alla guida di MAIRE, nel 2016 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro.

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Sul “Corriere della Sera” l’intervista a Fabrizio Di Amato: “Transizione un’opportunità da non perdere”

Partire dalle competenze ingegneristiche italiane e produrre gas dagli scarti urbani e industriali: la strategia di Fabrizio Di Amato, Presidente di Maire Tecnimont, per la transizione energetica in Italia.

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Fabrizio Di Amato: “Valorizzare il passato dell’industria italiana per dare luce al futuro energetico del Paese”

Con i mutamenti nello scenario energetico causati dagli effetti delle sanzioni internazionali verso la Russia, l’Italia si trova improvvisamente costretta a fare i conti con il problema, atavico, della dipendenza energetica. Una situazione critica che tuttavia per il Paese può rivelarsi un’opportunità. A spiegarlo è Fabrizio Di Amato, fondatore e Presidente del Gruppo Maire Tecnimont, in una recente intervista pubblicata sul “Corriere della Sera”. “Si stanno aprendo nuove rotte per gli approvvigionamenti energetici – ha dichiarato l’imprenditore – e c’è in gioco la transizione ecologica. È un’occasione da non sprecare per ridare le carte al sistema industriale e pensare a nuovi modelli. Si tratta di guardare al futuro valorizzando il passato dell’industria energetica italiana”. Per il Presidente di Maire Tecnimont è necessario partire dalle “straordinarie competenze ingegneristiche” che l’Italia ha sviluppato nel corso dei secoli e sfruttarle per cercare nuove soluzioni tecnologiche a supporto del cambio di paradigma. Una delle strade da percorrere l’ottimizzazione del riciclo degli scarti urbani e industriali, utilizzando quelli non riciclabili per produrre gas sintetico, etanolo, metanolo e idrogeno a basse emissioni di CO2: “Abbiamo radici antiche e ora vogliamo proiettarle nel futuro per costruire impianti del terzo millennio con il “nuovo” petrolio che viene dalla valorizzazione dei rifiuti”, spiega Fabrizio D’Amato.

Fabrizio Di Amato: “Transizione ecologica? La vorrei in Costituzione”

Nel dettaglio, la proposta dell’imprenditore è ripartire dai siti industriali oggi in dismissione, come ad esempio quelli di raffinazione, e sfruttare le loro caratteristiche per trasformarli in impianti di riciclo di materiale plastico: “L’idea è fare prodotti uguali a quelli che vengono realizzati con gli idrocarburi – sottolinea Fabrizio Di AmatoÈ un processo di upcycling che può sostituire il prodotto vergine. Non si usa solo per fare panchine o bidoni per la raccolta ma anche per costruire pezzi di automobili”. Grazie alle tecnologie sviluppate da Maire Tecnimont e oggi confluite anche in NextChem, società dedicata alla transizione, è possibile utilizzare i vecchi impianti per recuperare carbonio e idrogeno dalle tonnellate di rifiuti raccolti invece di mandarle in discarica o smaltirle pagando a caro prezzo i partner europei: “Riciclandoli in gas sostitutivo del metano si potrebbe ridurre del 10% il fabbisogno di gas per il settore termoelettrico. Con la nostra tecnologia si può risparmiare fino al 90% delle emissioni di CO2. Il concetto è quello del distretto circolare verde dove i rifiuti diventano idrogeno, metanolo, fertilizzanti”. L’augurio di Fabrizio di Amato è che in Italia venga disegnata al più presto una politica industriale dell’energia che tenga conto della transizione ecologica: “Io la inserirei come legge costituzionale, così nessuno la potrà più smontare. Adesso – conclude – stiamo pagando le non scelte del passato”.

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