Per il 2024, il governo della Cina ha fissato come obiettivo di crescita dell’economia il 5%. Come lo scorso anno. Rispetto ai target europei sembrerebbe un dato entusiasmante, ma in realtà si tratta di uno degli obiettivi meno ambiziosi degli ultimi 30 anni.
Gli ultimi dati sull’economia
Lo scorso anno la Cina è riuscita a superare leggermente l’obiettivo, arrivando al 5,2%. Ma una crescita così blanda dell’economia non si vedeva dagli anni Novanta, ad eccezione del periodo del Covid che però fa poco testo. Addirittura, secondo alcuni esperti Il dato è stato sovrastimato.
Quello che conta davvero però è che le difficoltà che ha vissuto l’economia cinese sono ancora tutte là, e minacciano il futuro della seconda economia globale.
Il problema del settore immobiliare
Il vero punto debole degli ultimi anni è stato il settore immobiliare, che nei precedenti due decenni aveva trainato la crescita, arrivando a rappresentare oltre un quarto del PIL del paese. La crisi che ha colpito il settore (mandando molti sviluppatori sull’orlo della bancarotta) ha creato una forte pressione che alimenta la frenata dell’economia. La Banca Popolare Cinese ha provato a risollevare il settore attraverso il taglio dei tassi sui prestiti immobiliari, mentre il governo ha proposto degli incentivi a titolo di garanzia per i costruttori. Finora però il settore immobiliare non ha mostrato segni di ripresa.
Il calo dei consumi
Un altro grosso nodo da sciogliere riguarda i consumi privati. A causa dell’alto tasso di disoccupazione giovanile (15%) e delle incertezze riguardo alla situazione economica, il Demarker dei consumi privati si è indebolito. Non a caso la Cina è andata in deflazione per ben quattro mesi. Il calo della domanda spinge le aziende a ridurre la produzione e praticare degli sconti per evitare l’accumulo delle scorte. Tutto ciò agisce al ribasso sui loro profitti aumentando le difficoltà.
Lo scenario geopolitico
La situazione complessiva a livello geopolitico non aiuta la Cina, che ha sempre avuto nelle esportazioni un importante leva per la crescita. Nel 2023 l’export ha riconosciuto la prima contrazione dal 2016, anche per via delle tensioni con gli Stati Uniti che hanno ridotto il commercio tra le due maggiori economie mondiali.
Se è vero che contemporaneamente gli indicatori di volume degli scambi tra Cina e Russia si sono irrobustiti, è altrettanto vero che questo non basta a compensare il calo dei rapporti con gli Stati Uniti. Peraltro il calo si è registrato anche nei confronti dell’Unione Europea, cosa che aggrava ulteriormente la situazione.