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Informazioni veloci e complete su milioni di aziende E’ attiva la nuova directory di iCRIBIS: navigaimprese.it

Bologna, 30 novembre 2015 – E’ attiva navigaimprese.it, la nuova directory di iCRIBIS che offre il framework tecnologico per rendere il proprio patrimonio informativo facilmente rintracciabile online dagli utenti del web, in modo da rispondere in modo efficiente alle richieste sulle aziende. iCRIBIS è il sito di e-commerce di CRIBIS D&B, società del Gruppo CRIF specializzata nella fornitura di informazioni economiche e commerciali e nei servizi a valore aggiunto per le decisioni di business.

Il modello prevede che  gli utenti alla ricerca di informazioni  commerciali sulle aziende trovino con facilità le pagine della directory nei risultati organici dei motori di ricerca. Una volta raggiunta la scheda dell’azienda di interesse vengono  accompagnati  verso la registrazione, alla quale segue un dettagliato piano di e-mail marketing volto alla conversione.

Nuove features  user-friendly

Tra le novità della directory a livello di contenuto c’è la possibilità di inserire contributi User generated (UGC), ovvero di arricchire il proprio profilo aziendale con informazioni quali il numero di telefono, il sito internet, i dettagli dei social network e la descrizione estesa della propria attività.

La  homepage invece, grazie a widget dinamici, mette a disposizione degli utenti  diverse viste sulle imprese italiane e sulla loro distribuzione geografica in rapporto ad altri indici di rilievo quali la fascia di fatturato, il numero dipendenti e la categoria merceologica ATECO di appartenenza.

I filtri  consentono infine la navigazione granulare dell’intero database delle informazioni commerciali relative alle aziende italiane e un’alternativa alla ricerca puntuale delle aziende di interesse.

Informazioni freemium

In ciascuna “scheda azienda”, ovvero la pagina dedicata ad ognuna delle 6.5 milioni di aziende sul nostro territorio,  è disponibile un primo set di informazioni gratuite tra cui l’indirizzo, la città e la provincia di appartenenza,  il codice ATECO, il codice REA e la forma giuridica. Previa registrazione è consentito all’utente  l’accesso ad un ulteriore  set di informazioni tra le più richieste dagli utenti, ovvero  la partita IVA, il codice fiscale, il numero dipendenti e il fatturato.

L’utente registrato beneficia inoltre di due report small, il taglio più piccolo ed economico tra i prodotti iCRIBIS, che gli consentono di avere informazioni sui dati da visura ordinaria, i bilanci e le procedure in corso.

Una volta su iCRIBIS l’utente può esplorare con la propria utenza l’intera offerta che comprende: il Report  Medium e Large, il  giudizio sintetico sulla rischiosità dell’azienda e il Report Persona, che consente di ottenere le informazioni  sulle persone fisiche. Ultimi non per importanza i documenti, ovvero i Bilanci Riclassificati, l’Elenco Soci  e il documento sull’affidabilità dei fornitori.

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Crif e sovraindebitamento: devi sapere che…

A cura dello Studio Legale Mengoni di Osimo, Ancona.

Quando viene richiesto un prestito – banca o finanziaria – e sopraggiungono difficoltà nei pagamenti è quasi certa l’iscrizione nell’elenco dei “cattivi pagatori”.
A seguito di una richiesta di prestito banche e finanziarie recuperano informazioni sulla vostra idoneità nel ripagare il debito e questi dati vengono presi tramite “centrali di rischio”, pubbliche e private.

CENTRALI RISCHIO PUBBLICHE
A questa categoria appartiene la centrale rischi della Banca d’Italia relativa a debiti per aperture di credito e mutui pari o superiori all’importo di € 75000.

CENTRALI RISCHIO PRIVATE
A questa categoria appartengono società di raccordo con il sistema bancario che traggono informazioni per debiti da 0 ad € 31246.
La loro finalità è quella di dare alle finanziarie e banche che vi aderiscono informazioni per limitare i rischi nella concessione del credito.
La più conosciuta tra le centrali rischi private è il CRIF.

IL CODICE DEONTOLOGICO
Nel 2005 è stato istituito un codice deontologico e di buona condotta sulle materie di puntualità, affidabilità nei pagamenti e credito al consumo per gli organi informativi coordinati da soggetti privati.
La finalità è quella di una corretta gestione dei dati personali a causa dei possibili problemi nella accuratezza delle informazioni, sulle tempistiche di conservazione e sulla regolarità nell’aggiornamento.

REGISTRAZIONE IN CRIF E MANTENIMENTO DEI DATI SUI “CATTIVI” e “BUONI” PAGATORI
Sia i cattivi che i buoni pagatori sono inseriti in Crif.
Il codice deontologico fissa i criteri (modalità e tempi) di raccolta delle informazioni secondo questa categorizzazione:
– Richiesta di finanziamento: non oltre 6 mesi dalla richiesta necessaria per l’istruttoria o 1 mese in caso di rifiuto o rinuncia
– Cattivi pagatori, ritardo nei versamenti di 2 rate in seguito risolto: non oltre 12 mesi dalla regolizzazione senza successivi ritardi o inottemperanze
– Cattivi pagatori, ritardo nei versamenti maggiore a 2 rate in seguito risolto: non oltre 24 mesi dalla regolarizzazione purchè non ci siano ulteriori dilazioni
– Cattivi pagatori, ritardo nei versamenti non risolto: non oltre 36 mesi dal termine del contatto o dall’ultimo aggiornamento dello status.
– Buoni pagatori, nessuno ritardo: non oltre 24 mesi dal termine del rapporto.

DEPENNAMENTO DAL CRIF E AGGIORNAMENTO STATUS
Cancellazione automatica senza richiesta secondo le condizioni dette sopra. Per i buoni pagatori non è sempre conveniente la cancellazione dal CRIF poichè banche e finanziarie valutano le domande di prestito consultando questo registro analizzando lo status del richiedente. I buoni pagatori possono richiedere comunque la cancellazione prima dei termini e il gestore deve provvedere non oltre 90 gg. La cancellazione da CRIF non avviene in caso di pagamento di rate scadute ma l’aggiornamento dello status dovrebbe essere tempestivo; questo è essenziale per successive richieste di prestito e finanziamenti da parte del consumatore.

L’ISCRIZIONE AL CRIF E’ AVVENUTA PER ERRORE: COSA FARE?
In caso di immotivata registrazione dei dati si può richiedere alla finanziaria, banca o CRIF una pronta cancellazione. Una risposta che sia inadeguata o non puntuale può comportare un arbitrato bancario finanziario con successiva sentenza non vincolante per banca o finanziaria ma certamente probante. Se la deliberazione stragiudiziale non sia sufficiente ci si deve rivolgere al Giudice iniziando un procedimento sommario legato all’art. 152 della legge in materia di privacy.

SOVRAINDEBITAMENTO: COSA FARE?
Quando non vi è possibilità di ripianare i propri debiti la soluzione è quella di organizzare delle transizioni a stralcio con i creditori, servendosi una qualificata assistenza legale, per poi informare il CRIF dei pagamenti effettuati.

VI SERVONO ULTERIORI INFORMAZIONI?
Potete mettervi in contatto con lo Studio Legale Mengoni tramite il suo sito web anche per approfondimenti inerenti a sovraindebitamento e iscrizione al crif.

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Si consolida la ripresa per la domanda di mutui: +7,3% a settembre

Per il terzo mese consecutivo si registra un segno positivo.

Il dato aggregato relativo ai primi 9 mesi del 2013 segna però ancora un -6,2% rispetto al 2012 e sono lontani i livelli pre-crisi.

 

 

Il mese di settembre appena concluso ha fatto registrare una crescita nella domanda di mutui da parte delle famiglie pari a +7,3% rispetto allo stesso mese del 2012. Si tratta del terzo mese consecutivo che si chiude in positivo, anche se in termini aggregati nei primi 9 mesi dell’anno in corso il numero di richieste di mutui rimane ancora inferiore (-6,2%) rispetto al pari periodo dello scorso anno e sostanzialmente dimezzato rispetto agli anni precedenti.

 

Di seguito sono riportate le variazioni percentuali mensili relative al numero delle domande di mutui (vere e proprie istruttorie formalmente presentate alle Aziende di credito, quindi non semplici richieste di informazioni o preventivi online) contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi a oltre 77 milioni di posizioni creditizie. Le variazioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono indicate in valori ponderati, cioè al netto dell’effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi.

 

 

“Nello scorso mese di luglio avevamo rilevato con una certa sorpresa l’inaspettato ritorno al segno positivo per la domanda di mutui da parte delle famiglie dopo 2 anni e mezzo di una crisi che non sembrava avere fine. Oggi, al terzo segno positivo consecutivo sembrano consolidarsi i segnali di ripresa, che portano il dato aggregato relativo al 3° trimestre dell’anno a segnare un incoraggiante +4,3% rispetto al corrispondente periodo del 2012” – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF.

 

Dall’analisi condotta da CRIF risulta però che l’importo medio dei mutui richiestinei primi 9 mesi dell’anno è stato pari a 127.685 Euro (contro i 131.576 Euro del pari periodo 2012), confermando un trend in contrazione da quattro anni a questa parte.

 

 

La dinamica rilevata risulta coerente anche analizzando la distribuzione delle domande in funzione dell’importo: nei primi 9 mesi del 2013, infatti, si registra un aumento solo per la fascia al di sotto dei 75.000 Euro, che cresce di quasi 2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo 2012 (dal 24,70% al 26,7%). La fascia tra i 100 e i 150.000 Euro, invece, con il 29% delle domande di mutuo si conferma essere la preferita dagli italiani (con una quota sostanzialmente stabile rispetto al 2012).

Relativamente all’età dei richiedenti, infine, la fascia compresa tra i 35 e i 44 anni si conferma essere quella prevalente, con una quota pari al 34,1% del totale, seguita da quella tra i 25 e i 34 anni (28,9%).

 

“Anche se negli ultimi anni solamente un terzo delle compravendite è stato sostenuto dall’accensione di un mutuo, il ricorso al credito rimane fondamentale per finanziare gli investimenti immobiliari da parte delle famiglie. Per poter fare fronte ai propri debiti senza eccessivi affanni va però strettamente collegato all’equilibrio economico-finanziario complessivo delle famiglie e alla certezza delle entrate – conclude Capecchi -. A causa del deterioramento dell’economia reale, nell’ultimo anno e mezzo abbiamo registrato una inversione di tendenza della rischiosità del comparto, che è tornata ad aumentare, segnalando le crescenti difficoltà delle famiglie nel sostenere i debiti contratti. L’aumentata rischiosità a sua volta influenza l’offerta di credito e le condizioni di erogazione dei finanziamenti, che conseguentemente risultano poco favorevoli per effetto dell’aumento degli spread a copertura delle maggiori perdite su crediti concessi”.

 

Link alla fonte : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3500

 

 

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SALUTE DELLE IMPRESE: PRIME EVIDENZE DAI BILANCI 2012

Gli effetti negativi della crisi di questi ultimi anni si sono manifestati anche nei conti delle aziende italiane. A questo riguardo, le prime evidenze che emergono dall’analisi dei dati e degli indicatori di bilancio relativi all’anno 2012, realizzata da CRIF Decision Solutions su 300.000 bilanci depositati, certamente esprimono un generale peggioramento dello stato di salute delle imprese italiane e un proseguimento sul trend di peggioramento dei principali indicatori avviatosi negli anni recenti.

In particolare, a fronte di una contrazione dell’attività produttiva evidente in tutti i diversi settori economici, è risultata prioritaria l’attenzione ai costi. La riduzione del giro d’affari e la necessità di ridurre i costi è infatti visibile nella diminuzione delle spese del personale, che passano dal 13% del 2009 all’11% del 2012 se rapportate al valore della produzione, e di quelle gestionali, che progressivamente si riducono di circa 3 punti percentuali nel corso degli ultimi 3 anni, raggiungendo nel 2012 il livello più basso della serie osservata (25% circa del valore della produzione). Per altro queste evidenze risultano in linea con le dinamiche economiche generali, dove il tasso di disoccupazione ha continuato a salire generando una rilevante crisi occupazionale.

Un ulteriore elemento di difficoltà è legato al finanziamento dell’attività d’impresa. La contrazione delle erogazione da parte del sistema bancario nazionale, evidente in modo diffuso per tutto il 2012, unitamente al contestuale calo degli investimenti hanno ridotto la quota di indebitamento bancario, che solo nel 2012 si è contratto di 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente (rispetto al totale debiti), e dei debiti finanziari.

Sotto questo aspetto vanno ricordate le difficili condizioni dei mercati finanziari che, nonostante il miglioramento seguito all’intervento della BCE con l’annuncio del programma OMT avvenuto a fine estate 2012, hanno continuato a risentire del clima di incertezza economica e politica del nostro paese. A ciò si aggiungono la necessità di controllo del rischio di credito e di rafforzamento dei requisiti patrimoniali che hanno inasprito le politiche di erogazione del credito.

La mancanza di un supporto finanziario ha in parte dirottato le imprese verso una gestione orientata all’utilizzo della leva commerciale, innescando una catena di ritardi di pagamento che ha coinvolto i vari livelli delle filiere produttive, destabilizzando l’equilibrio finanziario di molte imprese. A questo proposito, l’aumento dei debiti commerciali è evidente a partire dal 2009, con una crescita complessiva del 15% nel triennio 2009-2012; contestualmente i debiti finanziari diminuiscono, attestandosi nel 2012 al 17% circa del totale passivo.

L’analisi di CRIF Decision Solutions mette anche in evidenza la contrazione della redditività delle imprese, con una marginalità più ridotta, e il  trend di contrazione risulta ancora più serio se si osservano le dinamiche di lungo periodo. Ad eccezione del 2010, dove si è assistito ad un lieve recupero del ROS e del ROI, negli altri anni le imprese hanno infatti subito una progressiva riduzione della redditività. Le prime evidenze del 2012 confermano questa tendenza per il ROS, che si è quasi dimezzato rispetto al 2007 attestandosi al 2%, e per l’ebitda margin, che scende al 6,8%; il ROI, invece, rimane stabile al 2% rispetto al 2011.

Tuttavia esistono sostanziali differenze nelle dinamiche settoriali; a fronte di un peggioramento della marginalità nella filiera delle costruzioni e nell’industria degli autoveicoli e del motociclo, dove anche la redditività mostra ulteriori segnali di cedimento con tutti i principali indicatori negativi e in peggioramento nel 2012, si rileva un miglioramento o un mantenimento dei margini raggiunti nei settori che, nonostante la lunga crisi, hanno “tenuto” sul mercato grazie a caratteristiche di apertura internazionale e propensione all’export e a forti tradizioni locali. Si tratta, nello specifico, dell’alimentare e della meccanica in ambito manifatturiero, settori di spicco dell’economia nazionale. Nei servizi si sottolineano le buone performance del segmento dei servizi alle imprese e anche in quello dei servizi alla persona che hanno mediamente una marginalità superiore rispetto al complesso delle attività produttive.

In termini di equilibrio finanziario si rileva una sostanziale stabilità del margine di struttura secondario che rimane comunque prossimo all’unità, senza sostanziali variazioni rispetto agli anni passati.

 

Link alla news : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3378

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Sorpresa: torna a crescere la domanda di mutui.Agosto +4,1%.

Dopo oltre 2 anni e mezzo di profonda crisi, per il secondo mese consecutivo le richieste di mutui registrano un segno positivo.

Le evidenze dell’analisi del patrimonio informativo di EURISC – Il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF

 

Bologna, 5 settembre 2013 – Dopo l’inaspettata sorpresa del primo segno positivo da 2 anni e mezzo a questa parte, registrato in luglio, la domanda di mutui da parte delle famiglie italiane anche nel mese di agosto appena concluso si conferma in crescita, facendo segnare un incoraggiante +4,1% rispetto al dato dell’agosto 2012: che sia il segnale di una inversione di tendenza dopo aver toccato i minimi storici nella prima parte dell’anno?

 

Di seguito sono riportate le variazioni percentuali mensili relative al numero delle domande di mutui (vere e proprie istruttorie formalmente presentate alle Aziende di credito, quindi non semplici richieste di informazioni o preventivi online) contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi ad oltre 77 milioni di posizioni creditizie. Le variazioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono indicate in valori ponderati, cioè al netto dell’effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi.

 

“La contrazione nei volumi di richieste rimane ancora molto pesante se confrontata con il dato registrato nei primi 8 mesi degli anni scorsi ma la dinamica negativa si sta progressivamente attenuando, lasciando intravvedere qualche timido segnale di ripresa – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF – Piuttosto, il dato positivo rilevato sia a luglio sia ad agosto colpisce in quanto anche nel primo semestre del 2013 la domanda si era confermata essere decisamente debole e selettiva, scontando la perdurante fragilità del quadro congiunturale”.

 

Dall’analisi condotta da CRIF risulta anche che l’importo medio richiesto ad agosto è stato pari a 126.167 Euro, confermando una sostanziale stabilità rispetto ai dati rilevati nei 7 mesi precedenti, mentre nell’aggregato dei primi 8 mesi dell’anno è risultato essere pari a 127.779 Euro (erano 131.746 Euro nei primi 8 mesi del 2012).

 

Analizzando la distribuzione in funzione dell’importo, nei primi 8 mesi del 2013 si conferma la preferenza verso le fasce più basse, con oltre il 75% delle domande di mutuo che presentano un valore inferiore ai 150.000 Euro, coerentemente con la contrazione dei prezzi degli immobili residenziali registrata negli ultimi mesi.

Per quanto riguarda la durata dei mutui richiesti, invece, la classe compresa tra i 25 e i 30 anni continua ad essere la preferita dagli italiani (28,4% del totale, anche se in calo di 2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo 2012).

Relativamente all’età dei richiedenti, infine, la fascia tra i 35 e i 44 anni è la prevalente, con una quota del 34,1%, seguita da quella tra i 25 e i 34 anni (29,1%).

 

“Negli ultimi anni gli italiani hanno assunto un diverso atteggiamento rispetto all’investimento immobiliare e, conseguentemente, anche verso i mutui richiesti agli istituti di credito – conclude Capecchi -. Più precisamente, le famiglie si sono maggiormente orientate verso soluzioni in affitto e hanno posticipato l’acquisto di immobili residenziali per non appesantire eccessivamente il bilancio familiare stante la difficile situazione economica. Inoltre, sempre più spesso hanno preferito utilizzare risorse proprie e i risparmi dell’intera cerchia familiare per finanziare l’acquisto, tanto che solo un terzo delle compravendite è stata sostenuta dall’accensione di un mutuo. Per queste ragioni risulta particolarmente sorprendente la dinamica registrata negli ultimi 2 mesi anche se è ancora troppo presto per dire se si tratti di una vera e propria inversione di tendenza”.

 

Link alla news : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3352

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