Quando pensiamo ad una laurea in Economia, siamo subito portati a ritenere che la vita di colui che ha conseguito quel tipo di diploma di laurea sia facilitato nella ricerca del lavoro. Fino ad un certo punto è vero, perché le aziende sono portate a ricercare soprattutto figure con una laurea di tipo pratico-scientifico, tra cui le più “gettonate” sono ingegneria e, appunto, economia.
Nemmeno per questi laureati, però, l’inclusione nel mondo del lavoro è certa o automatica: il periodo della ricerca estenuante e della frustrazione iniziale spetta anche a loro, soprattutto a causa del numero elevato di questo tipo di laureati.
In altre parole, la domanda di lavoro è più alta, ma lo è altrettanto l’offerta, ed anche i laureati in Economia devono mettere in atto una strategia per differenziare il proprio curriculum da quello di tutti gli altri.
Un buon modo per riuscire nello scopo è quello di frequentare un Master di specializzazione. Anche i master, però, possono essere insidiosi e rivelarsi uno spreco di denaro. Per essere sicuri che non sia così, occorre valutare che il master scelto impartisca degli insegnamenti pratici ancora prima che teorici. Il master, infatti, non dovrebbe essere una prosecuzione o una ripetizione dell’università, ma rappresentare un valore aggiunto e soprattutto un modo per imparare a “fare” più che a “sapere”.
I master che sembrano più adatti e adeguati al tipo di carriera che solitamente vuole intraprendere un laureato in Economia sono i Master di Economia e Finanza, quelli in Amministrazione, finanza e controllo, Economia aziendale o i generici Master Finanza.
Se queste sono le macro-categorie, le specializzazioni più piccole sono infinite. Ognuno potrà scegliere in base ai propri gusti ed alle proprie inclinazioni, ma ricordarsi di accertarsi che la scuola scelta si concentri sull’insegnamento delle metodologie di lavoro e sugli strumenti effettivamente adoperati nelle aziende. Un argomento da approfondire, ad esempio, è quello del business plan, ovvero della metodologia di creazione di un piano finanziario e d’investimento. Si tratta di uno strumento cruciale per l’esercizio della professione, ma purtroppo le università non sono in grado di insegnarlo agli studenti. Allo stesso modo, le università si concentrano poco sugli strumenti di ragioneria e di controllo, avvantaggiando solo gli studenti che hanno ricevuto i rudimenti di queste materie a scuola. Con questo non stiamo sostenendo che le discipline universitarie debbano dimenticare completamente la teoria, ma solo dare un maggiore spazio alla pratica. Le difficoltà dei neolaureati sono spesso collegate alla mancanza di una specializzazione definita: se queste lacune venissero colmate dall’università, non ci sarebbe nemmeno bisogno di frequentare ulteriori corsi dopo la laurea. Per il momento, però, la situazione è questa, e non resta altro da fare che scegliere un buon master e dare un valore aggiunto al curriculum.
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