Con il termine arte Concettuale vogliamoindicare una espressione di arte dentro la quale i pensieri espressi prendono il sopravvento sulla fisicità e persino sulla tangibilità della creazione che è sotto analisi. Quest’arte particolare si è sviluppata nella seconda metà degli anni Sessanta, partendo dagli Stati Uniti e giungendo nei paesi europei un po’ più tardi. In tale tipologia di arte non ha valore la strategia utilizzata per costituire l’opera , ma è più importante il concetto che tale vuole trasmetterci.
Si crea in tal modo un innovativo tipo di estetica, un’estetica cioè concreta, in antitesi con il modo di creare arte inteso in senso tradizionale. Il primo a coniare la terminologia di Arte Concettuale fu l’americano Sol LeWitt, nei propri testi intitolati “Paragrafi sull’ arte concettuale” del 1967, ma già nel 1965 il suo conterraneo Joseph Kosuth aveva intrapreso tale tipologia di ricerca, creando opere di natura mentale ed intellettuale, in cui il manufatto possiede un ruolo di minore importanza.
La propria poetica è sostanzialmente sintetizzata all’interno dell’opera “One and three chairs”, nella quale al centro è presente l’elemento, vicino a una sua fotografia di grandi dimensioni e al significato espresso dal vocabolario. Il valore, l’immagine e il linguaggio – 3 diversi modi di dascrivere la realtà – vengono in questo lavoro messi a confronto. Una seconda immagine di spicco nell’ambiente dell’Arte Concettuale è stato il tedesco Joseph Beuys, che all’interno delle proprie opere cercò di imporre l’equazione arte=vita.
Quest’artista è ricordato per un suo numero molto caratteristica, che vedeva l’artista chiuso dentro una gabbia insieme ad un coyote. Questa performance è conosciuta con il nome di “Amo l’America e l’America ama me”. Nel nostro stato invece, l’artista di maggiore rilievo nell’Arte Concettuale è sicuramente Vincenzo Agnetti, che ha un insieme di opere molto caratteristiche, tra le quali “La macchina drogata”, una calcolatrice con delle lettere al posto dei numeri.
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