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Solarpuff: Lanterna pieghevole che fornisce energia solare e luce off-grid

Solarpuff è una leggera e portatile lanterna LED fotovoltaica, creata da Alice Min Soo Chun, che è stata progettata per  rappresentare una valida soluzione economica off-grid di illuminazione per i paesi in via di sviluppo dove l’accesso all’elettricità è ancora limitato. Solarpuff può rappresentare anche una valida soluzione d’illuminazione durante situazioni di emergenza o di crisi. L’idea del progetto è nata dopo il terremoto del 2010 ad Haiti.

Solarpuff si estrae dalla borsetta, si gonfia soffiando come un palloncino e può dare luce per circa 10 ore.

 

La lanterna fotovoltaica è un cubo di PET ( materiale atossico e riciclabile),a cui è applicato un  modulo fotovoltaico su uno dei due lati che per essere ricaricato completamente deve essere esposto per 4-5 ore alla luce solare. La lampada si può sgonfiare e trasportare facilmente in uno zaino o borsa e all’occorrenza va gonfiata. Solarpuff si accende automaticamente grazie a un sensore di luce, per lo spegnimento invece c’è un tasto apposito.

 

Solarpuff è riciclabile ed eco-sostenibile sicura per la salute, galleggiante, leggera e una volta sostenuto il costo per l’acquisto non ha bisogno di nessun’altra spesa. Questa funzionalità ecologica, in  formato leggero e compatto rende Solarpuff una soluzione pratica ed economica per qualsiasi situazione d’urgenza in grande o piccola scala.

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Al via l’Anno Internazionale della Luce

È in programma lunedì e martedì prossimo la Cerimonia d’Apertura dell’Anno Internazionale della Luce. Un grande evento al quale sono invitati oltre un migliaio di partecipanti. L’Italia sarà rappresentata da Alessandro Farini, dell’Istituto di Ottica del Consiglio Nazionale delle ricerche e dell’Università di Firenze. Parlerà del rapporto fra Luce e Arte, della relazione fra luce, ottica, colore e indagherà la loro influenza sulla nostra percezione.

 

Dialogo con Alessandro Farini

 

Raggiungiamo Farini poco prima della partenza per Parigi. Elettrizzato e contento, contagia con la positività che trasmette. E confessa, però, ‘dicono che io sia sempre felice, mi entusiasmo con poco’. Al di là del (bel)carattere, è soddisfatto di rappresentare l’Italia a un evento tanto importante e confessa: “E’ bello che sia proprio un italiano a parlare di Arte. È una nostra peculiarità. Un’altra nostra singolarità è il confrontarsi, nel nostro percorso di studio, sempre con materie diverse: sono felice, di parlare di arte visiva e di scienza e di relazionare queste realtà apparentemente distanti’.

 

Farini ha strutturato l’intervento in tre passaggi. Il primo, ‘la Luce nelle Opere d’Arte’. “Indagheremo insieme in quale modo la luce compare nei quadri. Mostrerò i quadri di Caravaggio, tra gli artisti più bravi nel lavorare con la luce”. Il secondo focus è dedicato a ‘la Luce per capire l’Arte’. “La Luce diventa strumento prezioso, in particolar modo per i critici. Con la riflettologia all’infrarosso, possiamo guardare oltre un’opera. Vediamo il disegno, gli schizzi del pittore, che cosa è nascosto sotto il dipinto” e precisa “l’opera finale della ‘Cena in Emmaus’ di Caravaggio, per esempio, presenta uno sfondo nero: analizzato il dipinto, abbiamo scoperto che sotto nasconde un paesaggio diverso, mostra il sole, gli alberi, una finestra. La Luce da’ la possibilità di guardare oltre, è come se potessimo leggere il manoscritto originale e vedere come l’idea di un artista sia cambiata durante le diverse fasi di lavoro”.

 

La Luce influenza la Cultura umana e la nostra Percezione. L’ultima parte dell’intervento di Farini è dedicata alla relazione fra misura e percezione della Luce: ‘Illuminare un’opera in un modo piuttosto che in un altro, porta a una diversa interpretazione. Cambiano le dominanti di colore, la percezione della tridimensionalità, e anche dei dettagli. Illuminare in modo diverso porta a una differente percezione”. Esiste un’illuminazione perfetta o migliore? Un’illuminazione filologicamente corretta? “È  un tema sul quale discutere. Un’interpretazione è necessaria. Il bello della Luce, però, è che un tipo di illuminazione piuttosto che un’altra non intervenire in maniera radicale sull’opera, a differenza di quello che potrebbe succedere con un restauro sbagliato. Progettando una nuova illuminazione, avremo una seconda interpretazione”. Farini realizzerà un Live Show proprio per mostrare dal vivo la stretta relazione fra Arte e Luce e indagare come la percezione di un’opera possa essere influenzata dalla sua illuminazione.

 

La Luce protagonista del 2015!

 

In Italia l’inaugurazione ufficiale dell’Anno della Luce è in programma il 26 gennaio a Torino, nella cerimonia organizzata da Inrim, Società Italiana di Fisica e Comune di Torino. Numerosissimi sono gli eventi in programma in tutto il Nostro Paese fino al dicembre 2015. Archilight ve li racconterà!

 

(G.L.R.)

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Mirrored Houses

Incastonata nel bel mezzo di un’arida prateria del Lebec in California, ‘Lighting ,Layers and Reflection‘ è l’installazione opera della celebre fotografa e artista americana, Autumn Wild, realizzata per la campagna pubblicitaria del Suv full-size Escalade 2015 prodotto dalla Cadillac.

 

Conosciuta ed onorata in tutto il mondo, soprattutto per i suoi scatti sensuali a personaggi dello spettacolo e icone delle cultura pop-rock contemporanea, l’artista indie cattura ed esibisce con singolare ricercatezza la luce, vera protagonista della sua arte che strumentalizza al punto tale da divenire il soggetto stesso dell’opera ,attraverso  la mediazione della fotocamera.

 

La fotografa statunitense ha pensato di ambientare il nuovissimo SUV in un contesto quasi astratto e surreale ,installando due piccole casette che, con le loro pareti alternativamente a specchio e in plexiglas dai colori fluo, gettano rifessi innaturali e cangianti del paesaggio circostante a seconda delle condizioni di luce naturale.

Autumn De Wilde ha dichiarato di essere sempre stata attratta dagli specchi, da prismi e da cristalli colorati proprio per il modo in cui interagiscono con la luce.

L’installazione, grazie ad un sapiente uso di luce e riflessi, dalla vitale azione narrativa, ”racconta” poeticamente l’evoluzione estetica dell’auto che si muove nel paesaggio.

Il risultato? Creando un’ambientazione soffusa ed irresistibile che si discosta dal tipo di immagini abitualmente adoperate nel settore automobilistico, l’arte finisce per rubare la scena al prodotto…

 

autumndewilde.tumblr.com

 

@archilight

 

#lucenaturale #autumndewilde #cadillac #landscape

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Sunnybot

Sunnybot  è un robot studiato dalla start-up italiana Solenica, presentato a Smart City Exhibition di Bologna, che permette di orientare la luce solare poiché è dotato di un sistema optoelettronico che permette d’individuare la posizione della luce nel cielo e di due motori che orientano il riflesso su un punto fisso per tutta la vita del dispositivo.

 

L’idea è nata dall’utilizzo di specchi per l’orientamento della luce del sole.  Grazie all’utilizzo di specchi in alluminio ad elevata qualità, riflettenti e di grande leggerezza, l‘eliostato è in grado di riflettere il 98% della luce solare incidente. La grandezza dello specchio dell’eliostato è scelta in base all’applicazione d’interesse e di quanta intensità luminosa o energia questa richieda.  Gli eliostati installati sono totalmente autonomi e indipendenti l’uno dall’altro e ognuno è dotato di un sistema di sicurezza integrato che lo riporta in condizioni di riposo in casi di necessità. Gli eliostati possono illuminare con la luce naturale gli spazi posti all’ombra e, se serve, produrre energia.

 

Un gruppo di eliostati possono concentrare tante volte la luce verso un collettore solare di natura termica o fotovoltaica per scaldare e potabilizzare l’acqua e per produrre elettricità. Questa isola a concentrazione termica, costituita da un collettore solare di circa 0.5 m2 e da cinque eliostati puntati contro, permette la raccolta di circa 15 KW di energia termica da trasferire al collettore, attraverso una circolazione forzata di acqua calda.

 

Per il settore dell’illuminazione è stato prodotto un prototipo di piccole dimensioni, dai 20 ai 60 cm, di facile installazione a cui non serve la corrente elettrica perché auto-alimentato da celle fotovoltaiche. Un particolare involucro consente all’eliostato di ripararsi daagenti esterni, riducendo di molto le esigenze di manutenzione. A questo piccolo modello di eliostato, per l’illuminazione, è stato installato uno specchio da 25cm di diametro e riflette fino a 6500 lumen d’intensità solare, corrispondente a dieci faretti alogeni da 50W (per un risparmio complessivo stimato di gas d’emissione clima-alteranti di 1 tonnellata l’anno).

 

Non Male!

 

#eliostato #energia #sostenibilità

 

@archilight

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S’illumina la Baia di Yokohama

Il valore sociale della Luce. Il fine dell’installazione presentata dai giapponesi GwaGwa e realizzata sul litorale della baia Yokohama è la  valorizzazione dell’illuminazione urbana e l’interazione delle sorgenti di luci con il paesaggio e l’energia del vento.

GwaGwa è il nome dello studio fondato dai creativi Masamichi e Kozue Shimada. La cui missione è ‘progettare installazioni per far sorridere’. Le loro opere, instalations site specif e animations stop motion, sono state realizzate anche in spazi pubblici e parchi. L’emozione è ciò che ricercano con il proprio lavoro.

Hanno realizzato una delle loro più recenti opere sul litorale della Yokohama Bay per il Festival della Luce intelligente. Il lavoro ha richiesto prima un’analisi del litorale, sono state scelte delle fonti di generazione e circolazione dell’aria e sono state installate: un sensore, un generatore eolico, un micro controllore. Il tutto è stato integrato con sorgenti a led. E un software ha permesso di regolare in maniera dinamica i diversi generatori di energia e di luce sul litorale della baia.

Al crepuscolo, la tecnologia rivela l’aria, accende le sorgenti a led e la luce inizia a lampeggiare in cinque diverse colorazioni. I colori cambiano e le variazioni di tonalità sono tanto veloci se rapide sono le raffiche di vento, lente quando il vento è debole.

L’opera è autoalimentata. Se di giorno la potenza elettrica è caricata dai dispositivi, di notte l’installazione prende vita. Illumina la baia e regala, anche da lontano, emozionanti riflessi.

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Il ponte si tinge di luce

S’illumina uno dei ponti più belli e suggestivi del mondo. Il Capilano Suspension Bridge è in Canada. È lungo 140 metri, sospeso a 70 metri d’altezza sul fiume Capilano nel distretto di North Vancouver. Costruito nel 1889, è stato realizzato con tavole di cedro unite da corde in canapa; nel 1903 è stata realizzata una struttura in acciaio, è formato da sette passerelle sospese tra secolari alberi di abete, a 30 metri d’altezza.

Un’ ‘infrastruttura naturale’ che è un’attrazione e che, per le feste, brilla di luce. È stato decorato con migliaia e migliaia di piccole luci multicolori che ne disegnano il profilo. Immerso nella natura, regala atmosfere magiche.  Ancora più suggestivo, quando la neve riflette l’illuminazione.

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Riprendi-ti la città. Riprendi la luce

Aidi da vita alla seconda edizione del concorso che premia la creatività e i giovani videomakers.

Dopo il grande exploit della scorsa edizione, quest’anno l’iniziativa propone un tema centrale: spazio urbano notturno con protagonista la luce e si propone di far emergere il rapporto dei giovani con la città dando consapevolezza al ruolo che l’illuminazione riveste nella vita di tutti i giorni. Il concorso chiede ai tanti giovani videomaker, di rappresentare la luce, nella dimensione spazio/tempo attraverso il loro sguardo attento e la loro sensibilità. Così le città diventano il palcoscenico luminoso, dei video attraverso cui i giovani potranno narrare le loro storie.

 

Il 2015 è stato proclamato dall’Assemblea delle Nazioni Unite l’Anno Internazionale della luce e il concorso s’inserisce tra le numerose attività che saranno realizzate per celebrarlo: un’iniziativa per accrescere la consapevolezza globale di come le tecnologie sulla luce possano migliorare la qualità della vita fornendo  soluzioni innovative che riducono il consumo energetico e l’impatto ambientale.

 

Uno sguardo ai giovani, under 30, che attraverso 60 secondi, potrà restituirci non solo il valore della luce nella nostra quotidianità, ma costruire un nuovo e più attuale “palinsesto” dei loro sogni e speranze, dell’immagine delle nostre città e, soprattutto, di quello che i loro occhi guardano e ci comunicano.

Un breve filmato di 60 secondi realizzato con qualsiasi strumento (telefonini, video camere, iPhone, iPad). I giovani avranno la possibilità di scegliere tre diversi modi di raccontare la luce e le città inviando i loro filmati entro il 28 febbraio 2015 in una delle tre categorie previste: LUCE E LUOGHI, LUCE E CINEMA, LUCE E MUSICA.

 

Proprio per l’importanza di questo messaggio e delle tematiche coinvolte il concorso anche quest’anno ha avuto il Patrocinio e l’appoggio di molte Istituzioni come il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Enea, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli architetti, il Museo del Cinema di Torino, il Comune di Milano e quello di Torino, il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, la SIF (Società Italiana di Fisica), il Royal College of Art di Londra e l’APDI (associazione spagnola d’illuminazione). Collaboreranno inoltre molte Università e Scuole di formazione sia italiane che straniere nella comunicazione e divulgazione del concorso.

 

Tra i relatori presenti in conferenza stampa Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo Economico, Università e Ricerca del Comune di Milano, Gianni Drisaldi, Presidente di AIDI, Margherita Suss, lighting designer e responsabile del concorso,  Nicoletta Gozo, responsabile del progetto Lumière di ENEA, Gaetano Capizzi, direttore del festival CinemaAmbiente di Torino e il rapper Ghemon che con la sua musica ben rappresenta la cultura underground e il rapporto dei giovani con la città.

 

Così l’assessore alle Politiche per il Lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca Cristina Tajani: “Proprio la luce diventa protagonista coniugando cultura e arte con la ricerca di nuove modalità espressive dando spazio alla creatività, ai creativi ma anche e soprattutto Milano in vista di un appuntamento fondamentale per la città come Expo 2015.”

Gianni Drisaldi, Presidente di AIDI, associazione culturale no-profit nata nel 1958 – che ci hanno permesso di continuare a portare avanti questa iniziativa che rientra fra i nostri obiettivi più importanti, fra i quali quello di contribuire in modo significativo alla diffusione della “cultura della luce”, al fine di migliorare la qualità della nostra vita senza trascurare il tema del risparmio energetico oggi a tutti molto caro. Per questo con il concorso abbiamo voluto predisporre uno strumento di comunicazione immediato, capace di raggiungere i giovani in modo empatico, stando molto attenti anche al valore dei contenuti che saranno veicolati principalmente dalle Università e dai Centri di Formazione che hanno accettato con entusiasmo di collaborare al progetto e di promuoverlo all’interno delle loro sedi”.

 

La partecipazione al concorso video è gratuita e avviene inviando i video al sito dedicato al concorso www.riprenditilacitta.it fino alla scadenza prevista per il 28 febbraio 2015.

I filmati che saranno valutati da una giuria formata da esponenti del mondo dello spettacolo e della cultura saranno premiati il 27 marzo a Torino nella famosa Aula del Tempio della Mole Antonelliana.

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Sulle orme di Van Gogh

Una pista ciclabile ispirata al celebre dipinto “Notte stellata” di Vincent Van Gogh apre le celebrazioni previste per il 125esimo anniversario della morte del grande pittore olandese.

 

La pista realizzata dallo Studio dell’artista Daan Roosegarde con la compagnia Heijmans utilizza una tecnica che è in via di sperimerimentazione anche per l’illuminazione delle strisce divisorie sulle autostrade. L’effetto di luce è ottenuto con l’applicazione di una speciale vernice fotovoltaica, che accumula energia solare durante il giorno e si illumina dopo il tramonto. La pista stellata fa parte di un percorso ciclabile che collega le località del Brabante, patria di Van Gogh, che hanno ispirato alcune delle opere più famose dell’artista. Roosegaard ha definito il suo progetto un’opera di “tecno-poesia”, ossia tecnologia combinata con l’esperienza diretta.

 

(A.V.)

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Fotografie di luce

Guardando le sue immagini, si potrebbe pensare che siano state semplicemente scattate in digitale, ma Kimbell è fedele alla sua Bronica. Lui lavora solo con esposizioni lunghe, da 2 secondi fino a un paio d’ore a seconda del soggetto che vuole ritrarre.

 

Il giovanissimo Martin Kimbell, 26 anni, ha iniziato a sperimentare con la luce e la fotografia quando ne aveva 17 e da allora gioca con oggetti come torce e catodi freddi fino agli hula hoop, che considera il mezzo perfetto per le luci, specialmente per il Led. Spesso il lavoro di Kimbell sembra ricreare o fare riferimento a dei tornadi di luce, oppure a tutto quel filone chiamato “pittura di luce“.

 

“Per me è solo uno stile fotografico” dice “mi capita spesso di fare riferimento alla pittura di luce, ma non mi considero certo un pittore di luce.”

 

Qualunque sia la categoria a cui appartiene, le immagini hanno una poesia e allo stesso tempo un’energia davvero uniche.

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Luci in costruzione Dubai, trasformazioni urbane

Dubai all’apice del successo. La città ricca, viziata, stravagante. Immaginate uno dei luoghi più ambiti (in passato, soprattutto) immortalata nel momento di più alto splendore, proprio pochi attimi prima del crollo economico e finanziario. Questa è la fase raccontata dalla fotografie di Massimiliano Farina, architetto e fotografo milanese.

 

La macchina da presa focalizza l’obiettivo su quella che agli occhi del mondo appare una realtà in costruzione e in continuo divenire. Il progresso, il lusso, la potenza che si riflette nei palazzi, nei grattacieli, nelle architettura faraoniche e, quasi, surreali. Un modo che progredisce e che va avanti alla velocità della luce.

 

La ‘Città in Costruzione’ è proprio la chiave di lettura di questa realtà e delle immagini scattate da Massimiliano nel 2008, poche settimane dalla crisi (scoppiata nel dicembre dello stesso anno).  I cantieri (tra cui quelli che lui seguiva in qualità di architetto) lavoravano anche di notte; 24h su 24 per dare forma a idee e progetti.

 

Le fotografie raccontano quest’atmosfera, quasi surreale e spettrale. La città è deserta, protagonisti sono i cantieri che con la loro luce creano scenografie inaspettate. A differenza di altri progetti fotografici e urbani, il lavoro di Massimiliano nasce dal desiderio di raccontare con taglio diverso e innovativo una città di notte. Non c’è la luce del Sole, non c’è l’illuminazione artificiale, la sola fonte di luce sono i cantieri, con i loro fari e la loro segnaletica.

Dal 2007, Massimiliano viaggia in tutto il mondo fotografando città e trasformazioni urbanistiche, documentando situazioni in cui i confini tra finzione e realtà diventano invisibili.

 

Massimiliano Farina, nato a Milano nel 1974, è laureato in architettura Politecnico di Milano.

Nel 1991 inizia a fotografare ed a sperimentare tecniche di sviluppo e stampa in bn.  Nel 1997 realizza la sua prima personale “Belfast” a Milano, e tante altre mostre fotografiche nel corso degli anni. Successivamente sviluppa un’ attività personale di ricerca, operando nell’ambito della fotografia di reportage, di architettura e di documentazione del territorio. Nel 2009 apre a Milano lo studio fotografico Click&Chic e si occupa di fotografia industriale, ritrattistica, still-life, editoria e wedding.
(G.L.R.)

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Acqua, luce e poesia. Nel ricordo di Shakespeare Architettura naturale

Un museo sotterraneo costruito su un sito patrimonio mondiale dell’Unesco. Protagonista, la natura e la luce. Siamo in Danimarca, a Helsingor, nei pressi del Kronborg Castle: un luogo magico, costruito nel 1420, citato anche da Shakespeare, un punto di raccolta tra il Baltico e il Mare del Nord.

 

Proprio qui, in uno spazio che unisce tradizione e magia, lo studio d’architettura danese BIG  progetta  un museo che valorizza la storia marittima della Danimarca. A partire dalla pianta rettangolare, gli architetti puntano a preservare il bacino originario sottoterra e lo trasformano in un open space per sfruttare al  meglio la luce naturale.

 

Dalla zona centrale, partono due volumi a forma di parallelepipedo che si perdono sotto terra e vanno a creare le stanze museali.  Un sistema di illuminazione a led definisce le architetture e illumina lo spazio: la luce bianca rappresenta la terra; mentre la luce blu indica l’acqua. Quando scende la notte, la luce bianca illumina la superficie superiore dei volumi, creando dei ponti pedonali che orientano gli sguardi verso il castello. La luce blu, invece, delimita visivamente le pareti sotterranee.

Completano il progetto illuminotecnico, dei proiettori che indirizzano i fasci di luce verso quello che in origine era un bacino d’acqua, andando a riempire la cavità che si genera tra l’open space e le ali del museo. Il gioco di luci e contrasti continua nell’auditorium dove le immagini vengono proiettate sulle pareti  e sul pavimento e nelle sale interne che raccontano la tradizione marittima danese. Contrasti di colore e di temperature rendono il museo ancora più affascinante. Una luce fredda richiama i visitatori che ne restano incantati.

 

(G.L.R.)

 

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Il buco nero che ingoia la luce

Si chiama Bjorn Dahlem. Un nome complesso, quanto è complessa e sofisticata la sua arte. Bjorn è un’artista tedesco. Al Matadero di Madrid, in una stanza oscura, presenta un’installazione site specific. Si chiama ‘Cygnus X-1′, come una sorgente di raggi X osservabile nella costellazione del Cigno e scoperta nel 1964.

 

Universi paralleli, buchi neri, forze e interazioni nello spazio: queste sono le realtà che ama indagare con la proprio arte l’artista nato a Monaco nel 1974. E un ‘buco nero’ è proprio ciò che l’installazione spagnola vuole rappresentare: una stanza buia, come una galassia, con un oggetto nero rappresentato al centro.

I buchi neri sono la fase terminale dell’evoluzione di una stella di grande massa; sono il centro di gravità intorno al quale si muove l’universo. Sono il ‘luogo’ che accentra intorno a sé tutta l’energia luminosa fino a ‘ingoiarne’ la luce.

 

Le installazioni di Dahlem rappresentano la forza che genera interazioni e movimenti. Il curatore e direttore del Matadero di Madrid, Carlotra Alvarez Basso ha dichiarato: ‘Simula il movimento, tra il disperato e il comico, dell’antigravità. Rappresenta l’impossibilità di fermare un’immagine, quel processo devastante che attira tutte le cose e poi le annienta’. L’arte è per lui un linguaggio metaforico per descrivere l’universo, l’energia e il movimento. Una forza magnetica che cattura la luce. S’illumina. Si spegne. E muore, portandosi con sé tutte le cose.

 

Björn Dahlem, vive e lavora a Berlino. È professore dell’Accademia delle Belle Arti di Braunschweig. Ha esposto le sue opere in mostre collettive a: Bundeskunsthalle, Bonn; MoCA Taipei; Triennale di Yokohama, 2011; The Saatchi Gallery, Londra; e in esposizioni personali a: Galerie Guido W. Baudach, Berlino; Hiromi Yoshii, Tokyo; Kunstverein Braunschweig.

 

(G.L.R.)

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Sunrise Kempinski Hotel. Il sole del lusso sorge a Pechino

È stato definito l’hotel più incredibile inaugurato quest’anno. Disegnato come un enorme sole che sorge sulla sponda di un lago, il Sunrise Kempinski Hotel di Pechino è un monumento alla spettacolarità tra tecnologia e tradizione.

 

Firmato dalo studio Shanghai Huadu Architect Design Co. Il nuovo hotel, che aprirà il prossimo novembre è alto 97 metri e offre 307 tra camere e suite distribuite su 21 piani. Sorge sulla riva del lago Yanqui a circa 60 chilometri dal centro di Pechino. Il sole che sorge sembra alludere all’ascesa della potenza cinese, ma i progettisti hanno fatto riferimento anche a simboli tradizionali: l’entrata a forma di bocca di pesce simboleggia prosperità e la forma dell’edificio visto di lato ricorda la conchiglia, considerata un portafortuna.

 

La superficie esterna è interamente ricoperta da 10mila pannelli di vetro inclinati in modo da riflettere, durante il giorno, il cielo, le montagne circostanti e la superficie del lago.

Di notte il tutto si illumina con uno spettacolare sistema Led alimentato da una sorgente idroelettrica.

 

(a.v.)

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Progetti che vivono di notte

Il termine Landmark indica un’icona territoriale, un elemento che racconta di una zona, della sua storia e della sua identità. A tale ruolo aspirano grandi edifici e infrastrutture, nuovi o rinnovati, simbolo comunque della grande trasformazione in atto nelle città d’Europa. Soluzioni d’impatto e possibilità tecniche che rendono la luce modificabile regalano a paesaggi e pietre miliari, dopo il tramonto, una seconda veste.
REGGIO EMILIA: CALATRAVA FIRMA LE NUOVE PORTE DELLA CITTÀ

Tre ponti, una stazione ferroviaria e un nuovo casello autostradale. Tutti progetti firmati da uno dei più noti e celebrati architetti del mondo, lo spagnolo Santiago Calatrava. I lavori per la costruzione della linea ferroviaria ad Alta Velocità sono stati per Reggio Emilia l’occasione per un investimento sulla viabilità che è diventato anche un importante investimento d’immagine.

Percorrendo la principale arteria autostradale italiana, l’autostrada del Sole, non si può non notare il grande arco che sostiene il ponte disegnato dall’architetto spagnolo. Tecnicamente si tratta di un ponte lungo circa 221 metri, con pilone centrale ad arco alto 50 metri. Il ponte è composto da due spalle laterali, l’impalcato, un pilone ad arco a sezione ottagonale variabile e 50 coppie di stralli. Tutti gli elementi sono in acciaio, ad eccezione delle spalle in cemento armato, e sono dipinti di bianco. Di notte l’effetto scenografico è moltiplicato da un impianto luci, che, come in altri progetti di Calatrava, è inserito nella struttura. La carreggiata stradale è illuminata da una serie continua di apparecchi stagni inseriti nei parapetti laterali, mentre proiettori (Bario Disano) inseriti nello spartitraffico illuminano il grande arco con gli stralli.

L’impianto comprende anche una serie di altre luci scenografiche che vengono accese solo in particolari occasioni. Il progetto complessivo per questa area prevede la realizzazione di altre due grandi opere. La stazione ferroviaria Mediopadana, unica fermata dell’Alta Velocità nel tratto Milano-Bologna e il nuovo casello autostradale. La stazione avrà una copertura lunga più di 400 metri, larga 50 metri. Calatrava ha disegnato 13 portali di acciaio, diversi tra loro, che si alternano generando una forma ondulatoria, con un’altezza media di 20 metri. La forma del casello, invece, sarà quella di un arco rovesciato formato da due piloni inclinati e 52 stralli.

BARCELLONA: UN GRANDE ALBERGO DENTRO UN BOSCO

Un edificio di dieci piani avvolto in una rete d’acciaio su cui sono appoggiate 6500 “foglie elettroniche”, ognuna delle quali è formata da una cella fotovoltaica, un microprocessore e tre Led. È il progetto dell’architetto Enric Ruiz Geli per l’Hotel Prestige Forest a Barcellona, la cui inaugurazione è prevista per il 2009. Di giorno le foglie artificiali assorbono la luce solare che rilasciano la notte. Si avrà così un’illuminazione determinata dal mutare delle stagioni, come avviene per i colori del bosco. Un progetto che esprime valori tipici della ricerca architettonica degli ultimi anni, ossia soluzioni tecnologiche sostenibili e alla ricerca di un rapporto diretto con la natura. L’elemento chiave è però la luce.

PARIGI: C’È CHI VUOLE CAMBIARE LA TOUR EIFFEL. Intervista all’Architetto David Serero

Si può pensare di rifare il look a una delle costruzioni più famose del mondo? C’è chi pensa di sì. Lo studio di David Serero, giovane e quotato architetto francese, ha osato tanto proponendo per il 120° compleanno della torre, che cadrà nel 2009, un ampliamento del terzo piano con una struttura in kevlar, che creerebbe una terrazza con vista spettacolare sulla Ville Lumière.

Se la struttura fosse applicata la torre somiglierebbe, come qualcuno ha detto, a “un gigantesco fungo”, con un effetto ancora più evidente in notturna. Un progetto shock che è stato anche al centro di un piccolo giallo sul web. La notizia di una sua vittoria a un concorso ha fatto subito il giro di blog e web magazine. Immediata la smentita ufficiale della Societé d’Exploitation de la Tour Eiffel (SETE), che gestisce la struttura: non è prevista alcuna modifica alla torre. L’interesse per il progetto tuttavia rimane. Abbiamo rivolto qualche domanda all’architetto Serero.

ARCHILIGHT Le nuove tecnologie possono cambiare il volto di un luogo? Cambiare l’aspetto di un edificio (come nel caso del vostro progetto per la Torre Eiffel) può essere un modo per generare nuovi punti di riferimento sul territorio?

SERERO Non sono interessato tanto a cercare nuovi segni sul territorio, quanto a riflettere sul futuro dell’ambiente costruito. Cosa sarebbe possibile fare oggi con la stessa capacità di innovazione che aveva Gustave Eiffel? È una domanda affascinante. Penso che l’architettura avrà un ruolo più importante nei prossimi anni.

ARCHILIGHT Quali sono i pro e i contro di un intervento così deciso su un edificio famoso, e quali ostacoli incontrano proposte di questo genere?

SERERO L’aspetto interssante di un progetto come questo è il fatto che possa temporaneamente modificare un edificio ormai divenuto un’icona. La torre Eiffel è così conosciuta che non la guardiamo più. È ovvia. Il nostro progetto di modifica temporanea della sua silhouette obbliga la gente a guardare di nuovo la torre, a riconsiderare il modo in cui è stata fatta e la rivoluzione che ha determinato nel design strutturale.

ARCHILIGHT L’illuminazione può incrementare la spettacolarità di questo progetto? A che tipo di luce avete pensato?

SERERO Non abbiamo pensato alla luce come a una componente aggiuntiva, ma come alla materia stessa dell’architettura. Personalmente sono molto particolarmente interessato a come la luce possa sfumare i confini dei volumi. L’illuminazione della torre Eiffel è esemplare per il modo in cui crea un rapporto non ben definito tra il profilo della torre e la sua struttura interna.

VIENNA: LE TORRI CHE DI NOTTE CAMBIANO FORMA

Due grandi torri di uffici che, nella notte, appaiono e scompaiono, cambiano forma, sembrano torcersi e girare su se stesse. È lo spettacolo offerto da un progetto di luce realizzato con una griglia di Led, controllati dal computer, sulle torri dell’Uniqua, il più importante gruppo assicurativo austriaco. Le torri alte 75 metri, ultimate nel 2004, sono situate all’inizio del celebre Ringstrasse di Vienna e sono immediatamente diventate un nuovo landmark per la capitale austriaca. Lo studio austriaco Licht Kunst Licht al quale è stato affidata la creazione di un piano della luce per gli edifici ha studiato un particolare impianto costituito da 2800 moduli a Led (Mipix di Barco) lunghi 1,3 metri, in totale 182mila led RGB, che consente di animare gli edifici con creazioni sempre diverse. La luce diventa quindi l’elemento con il quale un grande complesso di uffici di notte si trasforma in uno scenografico schermo per creazioni artistiche.

 

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L’importanza dei colori La luce nella vendita

Il colore è un elemento fondamentale nello stimolo all’acquisto. L’illuminazione dei punti vendita deve quindi puntare alla migliore visualizzazione dei colori della merce esposta. Un risultato che si può ottenere solo con sorgenti luminose ad ampio spettro in grado di assicurare una visualizzazione corretta dei colori.

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che il colore è  un elemento chiave per motivare un acquisto. Il colore degli articoli, oltre alle associazioni pragmatiche e simboliche utilizzate per attirare l’attenzione del consumatore, è anche un modo appagante per creare un senso di identità. Poiché si tratta di un fattore fondamentale nelle decisioni del compratore, la gamma dei colori dei prodotti esposti e la luce ambientale che consente alla merce di essere chiaramente visibile, rappresentano per strumenti di marketing fondamentali. Il processo decisionale per qualsiasi tipo di acquisto, dall’auto alla biancheria maschile, è motivato fortemente dal colore del prodotto. E la capacità dell’acquirente di percepire il colore della merce in maniera corretta, dipende sostanzialmente dalla qualità della fonte luminosa scelta per lo spazio commerciale.

Con l’obiettivo di incrementare le proprie vendite, Walmart, la più grande catena di negozi al mondo, già nello scorso decennio ha deciso l’installazione di grandi lucernari, collocati in diversi punti vendita degli Stati Uniti. I risultati sono stati sorprendenti: la redditività per metro quadro dei punti vendita dove la merce era esposta sotto la luce naturale è aumentata del 41%. Un altro fattore interessante è stata la risposta del consumatore nei confronti dell’ampio spettro di colori della luce naturale. Secondo i clienti, gli articoli illuminati direttamente dalla luce solare avevano un aspetto più attraente e vivace rispetto alla stessa merce esposta sotto le luci tradizionalmente installate nei negozi Walmart, ossia lampade fluorescenti con 3500° K e un indice cromatico basso. Utilizzate negli anni ’80 per evocare nei negozi un’atmosfera familiare, simile a quella di casa, queste fonti luminose emettono una luce più calda riducendo la quantità di lunghezze d’onda corte, cioè luce bianca tendente al blu, necessaria per garantire una buona acutezza visiva. Il risultato era una superficie commerciale poco luminosa, che fa apparire la merce smorta e priva di interesse. Questo è dovuto al fatto che la luce bianca tendente al rosso minimizza la visibilità e la brillantezza della merce di colore blu.

Il successo dell’esperimento con i lucernari ha portato Walmart ad adottare questa soluzione in tutti i punti vendita della società. La luce naturale, che è ad ampio spettro, è in grado di illuminare la merce con una radiazione che contiene contemporaneamente tutte le lunghezze d’onda nella stessa quantità, garantendo ai compratori l’illuminazione necessaria per vedere nella “giusta luce” ogni prodotto esposto.

La fisica ci spiega che i colori della merce possono essere visualizzati correttamente solo se l’illuminazione dell’ambiente  è in grado di combinare tutte le lunghezze d’onda necessarie per evidenziare con esattezza il colore dell’oggetto illuminato. In altre parole, se la fonte luminosa non contiene la lunghezza d’onda complementare di un prodotto, allora il colore di quel prodotto apparirà spento, slavato o appena riconoscibile fino a quando non verrà portato fuori dal negozio o visionato vicino ad una finestra. Ad esempio: sui banconi di profumerie e di negozi spesso troviamo esposti rossetti che sembrano avere una consistenza morbida e cremosa, ma che poi, appena fuori dal negozio, ci appaiono improvvisamente di una tonalità diversa rispetto a come ci erano sembrate nel negozio.

I commercianti sono sempre più consapevoli del fatto che l’illuminazione non è più una delle tante voci di spesa, e sono sempre di più quelli convinti della regola: “Se non si vede, non si vende“. Tuttavia, la scelta dell’impianto luci per il negozio non è semplice: Oggi infatti sono disponibili prodotti con sorgenti Led, che hanno un grande potenziale tecnologico. Sul mercato però si troavmno anche prodotti a basso costo che promettono elevati risparmi energetici, ma possono avere rese cromatiche deludenti. In questi casi, sono a rischio i colori più attuali quali le sfumature più neutre, i toni caldi a pastello e le sfumature molto brillanti del verde e del viola; i prodotti con questi colori se non correttamente illuminati appariranno sbiaditi, eccessivamente brillanti oppure spenti e poco attraenti.

Questo è dovuto al fatto che sorgenti luminose a basso costo che emettono una luce bianca tendente al blu, possono non avere le lunghezze d’onda necessarie per garantire una resa accurata del colore. In particolare, mancano le lunghezze d’onda del rosso (le onde più lunghe) e le lunghezze d’onda complementari del grigio-azzurro o ciano.  Una lacuna grave, come sanno per esperienza i commercianti che affermano: “il colore vende, ma il rosso vende di più!”.

Da sempre il rosso è uno dei colori preferiti dai progettisti ed è quello che vende di più e attira tutte le categorie di consumatori in ogni parte del mondo. Oggi, i più famosi marchi del pianeta reclamizzano prodotti con tutte le colorazioni del rosso accesso, del fucsia intenso, dell’arancio brillante, e dei complementari del verde-blu fino al sensuale turchese. Pertanto, per incrementare le vendite, privilegiare una fonte luminosa che possa soddisfare il bisogno dell’occhio umano di vedere correttamente questi colori vivaci è sicuramente la regola d’ora per qualsiasi commerciante.

Perché il ROSSO?

Studi scientifici hanno dimostrato che il centro del campo visivo e l’acuità visiva si trovano in una regione centrale della retina che prende il nome di fovea. Qui risiedono i fotorecettori che comprendono oltre 120 milioni di bastoncelli e 6 milioni di coni. Ai coni spetta il ruolo primario di farci percepire il colore. Questi ricettori a forma di cono si trovano nella parte posteriore dell’occhio e si dividono in tre tipologie in base alla lunghezza d’onda assorbita, ossia i coni sensibili alle lunghezze d’onda brevi (blu), intermedie (verde) e lunghe (rosse). Il 64% di questi coni è specializzato nelle lunghezze d’onda lunghe, e sono pertanto detti ricettori del rosso. In condizioni di visione fotopica, l’occhio umano “vede” grazie all’illuminazione artificiale e alla luce riflessa dagli oggetti presenti nel nostro campo visivo che restituiscono una parte della luce ricevuta. I nostri occhi ricevono questa informazione sotto forma di emissione fotonica di radiazione visibile. Il fotone di luce colpisce un cono della retina attivando un processo visivo.

A livello fisiologico, quando un fotone colpisce un cono della retina, esso disattiva l’abilità del cono di ricevere ulteriori stimoli visivi modificando la forma del cono stesso. Questo genera un segnale elettrico che raggiunge l’area del cervello dove lo stimolo visivo viene ulteriormente elaborato, facendoci vedere. Prima che il cono possa essere riattivato e pronto a ricevere un altro fotone, esso deve recuperare la forma iniziale tramite un processo detto ciclo visivo o di decolorazione. Questo ciclo si svolge in due fasi: un periodo di ripresa e la presenza di una lunghezza d’onda complementare nelle condizioni di luce ambientale.

Le radiazioni di lunghezza d’onda lunga (ciano) presenti nella luce ambientale possono consentire la corretta visualizzazione degli articoli di colore rosso: la capacità di “vedere” il colore rosso sarà tanto più alta quanto più alta sarà la concentrazione di ciano nella luce ambiente. Senza la presenza di lunghezze d’onda complementari al colore riflesso sulla merce, tutti i colori appariranno spenti, poco saturi e privi di vita.

Un esempio è la distorsione di colore che notiamo quando cerchiamo di identificare il colore di una macchina in un parcheggio buio illuminato solo da lampade al sodio ad alta pressione con una banda di emissione stretta rispetto ad un garage con fonti luminose con un’elevata resa cromatica che occupano lunghezze d’onda su tutto lo spettro visibile. Se il colore degli oggetti e dei loro complementi non è presente nella fonte luminosa, l’occhio umano non percepirà il colore in maniera accurata, ma avrà una versione distorta, spenta e spesso irriconoscibile del particolare pigmento di colore originale.

Il BISOGNO fisiologico del ROSSO

La capacità di vedere i colori in maniera accurata e di ricevere gli stimoli emessi dalle lunghezze d’onda sta alla base non solo del piacere di fare shopping, ma anche del corretto funzionamento delle funzioni vitali che regolano la pressione sanguigna, il battito cardiaco, la ritenzione idrica, il sistema immunitario e l’evoluzione dei geni. Governate dal ritmo circadiano, queste funzioni vitali hanno bisogno di sorgenti di luce artificiale in grado di emettere tutte le lunghezze d’onda che sono presenti nella luce solare. Mentre gli studi per determinare l’effetto delle lunghezze d’onda lunghe sulla visione e sul ritmo circadiano sono ancora in corso, in questa fase possiamo affermare con certezza che le fonti luminose dell’ambiente interno agli edifici eccessivamente virate verso lunghezze d’onda corte e povere di rosso e di ciano, possono privare l’occhio umano e il cervello degli stimoli necessari per mantenere un alto livello di percezione del colore, rigenerazione delle cellule fotorecettive e risposta circadiana.

La necessità di mantenere un’elevata percentuale di lunghezze d’onda lunghe del rosso nelle sorgenti artificiali è ancora maggiore se si considera che il cervello dedica notevoli risorse per elaborare lunghezze d’onda lunghe. Quella parte del cervello responsabile della percezione del colore riflesso è detta corteccia visiva. Oltre il 50% di questa regione, grande quanto il palmo di una mano, è dedicata all’elaborazione delle lunghezze d’onda lunghe. Questo motiva l’interesse degli studiosi verso il colore rosso e sembra spiegare perché sia un colore così popolare, oltre a giustificare le numerose ricerche per capire i motivi per cui questa tipologia di lunghezza sia così importante per il cervello umano. È evidente come il bisogno di luce bianca ricca di lunghezze d’onda lunghe percepite come rosso sia importante per la sopravvivenza umana e tanto quanto è utile strumento di vendita.

Ad oggi, sono pochi i costruttori di Led che sono riusciti ad ottenere una distribuzione spettrale equilibrata in grado di consentire una riproduzione più accurata dei colori. I risultati di questi sforzi si traducono in vendite incrementate, commercianti felici e clienti soddisfatti: forse un giorno capiremo anche che una maggiore concentrazione di lunghezze d’onda lunghe nelle nostre lampadine a luce bianca può essere essenziale per la nostra stessa sopravvivenza.

(Deborah Burnett)

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Il Padiglione Uk firmato Wolfgang Buttress è a Led

Wolgang Buttress è un artista pluripremiato che lavora molto sullo spazio pubblico: opere semplici, eleganti che cercano di definire e celebrare un senso del luogo e del sublime. Il suo lavoro allude spesso a storie, tracce e memorie che sono sia personali che legate al contesto.

Lui, insieme allo stilista Paul Smith e lo studio di architettura Simmonds, ha vinto il progetto del Padiglione UK per il prossimo Expo.

 

Il nome del progetto gioca su sul duplice richiamo linguistico: il verbo to be (essere), a sottolineare l’identità dell’uomo, e la somiglianza con la parola bee (ape), icona di operosità e immagine stessa dell’ambiente creato. Grazie infatti a diversi giochi di luce e movimento, il riferimento visivo per tutti i visitatori sarà il volo di un’ape: la struttura in acciaio verrà continuamente colpita dalle proiezioni di sorgenti Led pulsanti, trasformandosi così in un involucro luminoso e vivo.

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Parabiago celebra Giuseppe Maggiolini, maestro del mobile neoclassico, amatissimo nelle corti europee del Settecento

Nel bicentenario della morte di Giuseppe Maggiolini la Fondazione Carla Musazzi in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Parabiago, dedica una mostra e un ciclo di manifestazioni culturali al celebre ebanista. La mostra “Giuseppe Maggiolini. Un virtuoso dell’intarsio e la sua bottega in Parabiago” si svolge dal 20 settembre al 9 novembre nelle sedi di Palazzo Maggi Corvini (via Santa Maria 27) e della Fondazione Museo Carla Musazzi (via Randaccio 11).

 

Nello stesso periodo un fitto calendario di conferenze e incontri sull’ebanista e la sua epoca, tra cui  segnaliamo:

  • 3 ottobre, la conferenza di Enrico Colle: “Maggiolini e il mobile neoclassico italiano”
  • 17 ottobre, la conferenza di Mami Azuma: “Il legno questo sconosciuto”
  • 24 ottobre, la conferenza di Andrea Bardelli : “Tra Milano e Parabiago alcune figure di ebanisti sulla scia di Maggiolini: GBM, Francesco Preda e Giuseppe Maroni”.

 

L’arciduca Ferdinando d’Austria nominò Maggiolini Intarsiatore della Corte Asburgica, a testimonianza della grande considerazione di cui godeva presso i reali austriaci. Una fama che Giuseppe Maggiolini si era conquistato con la straordinaria abilità nella realizzazione di mobili intarsiati. Partito dalla sua bottega di Parabiago, una cittadina della provincia di Milano, Maggiolini ebbe la grande occasione quando il marchese Pompeo Litta gli commissionò un canterano e altri arredi per la sua villa di Lainate. Il grande successo che ottennero le sue realizzazioni gli aprì le porte delle altre famiglie nobili. I mobili prodotti a Parabiago furono apprezzati e commissionati a Vienna, Pietroburgo, Parma, Modena, Firenze e Napoli.

 

Amico e collaboratore dell’architetto Giuseppe Piermarini e del pittore Andrea Appiani, Maggiolini raggiunse una somma maestria nella realizzazione di cassettoni, stipi, tavolini, comodini arrivando ad impiegare 86 tipi di legno differenti.

Alcuni di questi veri e propri gioielli di artigianato sono esposti nella mostra di Parabiago, insieme a una serie di documenti, in gran parte inediti, che testimoniano del rapporto dell’artista con la sua città.

Le celebrazioni comprendono anche una serie di appuntamenti culturali su Maggiolini e i costumi della sua epoca: “come ci si vestiva nel ‘700”, “come si imbandiva la tavola” e altri aspetti della vita del tempo. Il calendario completo è reperibile sul sito.

http://www.comune.parabiago.mi.it

 

Un’occasione per vedere dal vivo i prodotti di una grande tradizione di arte e artigianato italiano che ha segnato la storia del gusto europeo.

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Il futuro del giornalismo. Ping pong tra carta e rete

“Ping pong tra carta e rete”. È l’immagine scelta per rappresentare un mondo dell’informazione dove le notizie rimbalzano e si rincorrono tra media tradizionali (stampa, radio, televisione) e nuovi mezzi  (internet, tablet, social network). Enrico Finzi di AstraRicerche in un’indagine inedita ha chiesto a un campione significativo di italiani di descrivere il rapporto quotidiano con l’informazione.

Quali sono i media più consultati? Cosa chiedono gli utenti all’informazione sui vecchi e nuovi media? Quale ruolo si attribuisce ai giornalisti professionisti?

Il quadro che emerge dall’imponente mole dei dati raccolti conferma alcune tendenze di fondo, come l’aumento degli internauti e la progressiva affermazione dei tablet, ma smentisce anche alcuni luoghi comuni. L’espansione dei nuovi media, per esempio, non sembra minacciare direttamente le fonti tradizionali di informazione, piuttosto moltiplica le possibilità di accesso alle news, ponendo nuovi problemi a chi produce e confeziona le notizie.

I risultati dell’indagine saranno presentati giovedì 11 ottobre dalle ore 9,30 all’Università Statale di Milano e commentati da autorevoli rappresentanti del mondo dell’editoria, della carta stampata, delle televisioni e dei new media.

Tra le novità di questo quarto appuntamento del ciclo di convegni dell’Odg lombardo su “Il futuro del giornalismo” ci sarà Twitter. Il convegno infatti sarà preceduto da una Twikiconference (martedì 9 ottobre dalle 12 alle 13), un appuntamento a più voci, durante il quale sarà possibile interagire con alcuni dei relatori. Nella giornata del convegno, 11 ottobre, una diretta Twitter informerà sullo svolgimento del dibattito, consentendo di commentare i dati della ricerca e porre domande in diretta ai relatori.

Parteciperanno alla tavola rotonda: Giulio Anselmi (presidente Fieg), Mario Giordano (direttore TgCom), Claudio Giua (direttore sviluppo e innovazione Gruppo L’espresso/Repubblica), Danda Santini (direttrice di Elle), Barbara Stefanelli (vice direttrice Corriere della Sera), Eric Sylvers (corrispondente da Milano di Financial Times).

Moderatrice: Raffaella Calandra (inviata di Radio 24 e vice direttrice del Master Ifg/Scuola di giornalismo Walter Tobagi). Diretta Twitter a cura di ETicaNews.

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Museum of Liverpool – Una scultura imponente e luminosa

Una serie di piattaforme inclinate, incastrate l’una nelle altre. Un’imponente struttura rivestita di pietra bianca di Jura, caratterizzata da ampie vetrate luminose e da un grande finestrone, 8 metri d’altezza per 28 di larghezza, sulla facciata principale. È il nuovissimo Museo di Liverpool, inaugurato il 19 luglio.

Più che un’architettura, sembra una scultura chiara e luccicante. Di giorno la luce del sole viene filtrata dalle lunghe pareti in vetro che rendono le sale del Museo luoghi luminosi; mentre di sera l’illuminazione artificiale, con sorgenti di nuova generazione, viene proiettata all’esterno e riflessa dall’acqua del fiume Mersey sul quale il Museo si affaccia.

Le sale interne sono ampie e spaziose. Il colore bianco è predominante anche nel progetto di interior design. Le sale espositive e le gallerie si sviluppano su più livelli. La sala principale è caratterizzata da una scala a chiocciola, punto nodale della struttura, e resa particolare dall’applicazione di diversi faretti a Led che sembrano piccole gemme luminose incastonate nel muro.

Il Museo di Liverpool, una struttura alta 26 metri, è stato realizzato in un’area dichiarata di proprietà dell’Unesco, l’area portuale della Marina Mercantile, in prossimità di una zona turistica e ricchissima di monumenti, la “Three Graces”.

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Giochi di luce al 118° piano – Un progetto di interior design sul grattacielo più alto di Hong Kong

Giochi di luci per trasmettere emozioni e far vivere agli ospiti l’illusione di entrare in un mondo magico. È il concept di Masamichi Katayama di Wonderwall che firma l’interior design di Ozone, il nuovo bar dell’hotel Ritz Carlton di Hong Kong, il più alto grattacielo della città.

Faretti a LED incassati nel pavimento in legno tracciano la sagoma del bancone nel lounge bar, una struttura asimmetrica dal design innovativo rivestita di materiali bianchi e quasi trasparenti per far risaltare gli effetti di luce e ombra. L’illuminazione è protagonista anche lungo le pareti: tubi a LED delimitano i confini del locale valorizzando i dettagli di stile.

I colori chiari predominano affiancati però da tonalità più calde, un richiamo – ha spiegato il designer – alla magia della natura e dei suoi paesaggi. Perché gli ospiti possano vivere serate indimenticabili, la luce nelle sale non è sempre la stessa: le sfumature cambiano come le intensità, si passa dall’eccentrico blu al lilla fino ai gialli e ai marroni.

Fiore all’occhiello del bar, progettato al 118° piano del grattacielo dell’hotel Ritz Carlton, è la terrazza che offre una meravigliosa vista sulla città. Qui le luci a LED predominano, l’illuminazione artificiale con sorgenti di nuova generazione regala un’atmosfera più intima e romantica.

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Festival of Lights – LightsOn, le luci accendono Berlino

Oltre 1 milione di spettatori, più di 70 lighting projects e installazioni luminose, più di 50mila partecipanti agli eventi tematici e dedicati alla luce. Ancora centinaia di migliaia di foto e video in circolazione in rete e oltre 520 milioni di giornalisti e professionisti. Sono i numeri dell’edizione 2010 del Festival of Lights di Berlino, uno degli appuntamenti dedicati alla luce più importanti a livello internazionale.

Il Festival di Berlino è anche tra i festival più storici: quest’anno la città si prepara a ospitare l’edizione numero 7. Il Countdown è iniziato, c’è molta attesa per l’apertura ufficiale che avverrà mercoledì 12 ottobre. Alle 19.30, “LightsOn”: le luci accenderanno Potsdamer Platz. La piazza, simbolo della città di Berlino, è l’headquarter della Festival e qui, davanti alla Torre Kollhoff, è in programma la cerimonia inaugurale che darà il via alla manifestazione.

Dal 12 al 23 ottobre giochi di luce firmati dai lighting designer, installazioni on air realizzate dagli artisti ma anche proiezioni su tutti i principali monumenti architettonici. Al calar del sole, migliaia di luci illumineranno la Porta di Brandeburgo, l’imponente Berliner Dom, il Duomo di Berlino, e altri suggestivi angoli della città.

Grande attesa anche per le installazioni di luce lungo Kurfürstendamm, il famoso viale di Berlino che ai tempi del Muro era il più lungo e il più elegante della città e che nel 2011 celebra i 125 anni. Per tutta la durata del festival, la celebre strada sarà trasformata in una galleria a cielo aperto dove tutti gli edifici saranno illuminati. Una Light Gallery dove prevaleranno il giallo, il rosso e l’arancione, i colori caratteristici del logo celebrativo dell’anniversario della via.

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