L’arte contemporanea è un’arte senza luoghi: a differenza dell’arte moderna, con la galleria d’arte moderna a rappresentare il nucleo e il centro catalizzatore principale, e dell’arte classica, medioevale e tardo-antica, che viene prodotta ed esposta sopratutto in collezioni privati o in edifici pubblici quali chiese e conventi, l’arte contemporanea non ha un punto di riferimento.
Essa è prodotta lontano dalle classiche botteghe degli artisti e a distanza dalle residenze di mecenati che commissionano l’opera: l’arte contemporanea, incentrata com’è sul culto quasi idolatrico della personalità individuale, dell’estro creativo fuori dagli schemi, si produce in ogni luogo: per strada, nei cantieri, nei luoghi più impensati.
Talvolta, il fattore da molto studiosi d’arte contemporanea indicato come decisivo in questo periodo artistito, lo shock, ossia l’effetto di sorpresa che assale, o per lo meno nelle intenzioni dell’artista dovrebbe assalire l’osservatore una volta che egli si trovi dinanzi all’opera, può essere ricercato, e talora anche trovato, nella scelte di un luogo di esposizione bizzarro per la propria opera.
La galleria d’arte contemporanea non è l’unico luogo in cui è possibile vedere dell’arte di questo tipo: essa si ritrova in ogni angolo, in ogni anfratto della realtà secondo gli artisti contemporanei.
E quindi la galleria, per l’arte contemporanea, non ha che il ruolo di riorganizzare razionalmente e riunire in un solo luogo opere figlie di spazi e luoghi diversi, per dare occasione all’appassionato di fruire di un’opera unitamente ad altre, appositamente selezionate per il loro valore.
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