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Alimenti a lunga conservazione: l’elenco dei cibi da consumare prima delle scadenze

La produzione degli alimenti a lunga conservazione, all’interno del mercato alimentare moderno, ha rivoluzionato nel tempo il modo di approcciarsi al consumo di cibo da parte non solo dell’industria quanto soprattutto dei clienti modificando le tempistiche di approvvigionamento in favore di finestre temporali sempre più ampie e, quindi per tale motivo, anche più comode nell’ottica dei tanti impegni quotidiani anche di carattere lavorativo.

Ciononostante, in termini di salute e benessere, sono ancora in molti a nutrire forti dubbi sugli effetti che gli alimenti a lunga conservazione possono vantare sul corpo intravedendo possibili razioni – anche pericolose a lungo termine – a causa degli additivi chimici presenti nelle confezioni, senza considerare i processi di trattamento per limitare il deterioramento, non tanto taciuti quanto sottostimati per gli effetti indiretti sul cliente. Si tratta di un dubbio naturale che però si vincola soltanto ad alcuni alimenti il cui consumo, per essendo prorogato proprio grazie al fatto di esser trattati per durare più a lungo, è consigliato da attuarsi prima delle effettive date di scadenza per non incorrere in rischi di deterioramento prematuro per eventuali errori di confezionamento oppure per il danneggiamento delle scatole durante il trasporto ed il posizionamento delle scorte di alimenti a lunga conservazione a casa.

Quali sono quindi gli alimenti con possibili effetti di scarsa conservazione prematura da considerare anche per esser consumati prima di tutti altri alimenti a lunga conservazione? Tra questi in vetta spicca la passata di pomodoro il tuo tempo massimo di tenuta pare stimato effettivamente in appena 3 mesi, rispetto le date di scadenza ben più avanzate, indicando come per trarne i massimi benefici sia opportuno non superare tale deadline, linea similmente marcata anche per il Thè verde le cui bustine possono resistere sino ad un massimo di 6 mesi se acquistate in contenitore di metallo a chiusura emetica – cosa non proprio comune – riducendo drasticamente i tempi nelle altre confezioni.

Tra gli alimenti a lunga conservazione capaci di durare meno del previsto non mancano neppure le patate, il cui limite si estende sino ad 8 mesi a patto di conservarle in ambienti fresco, oscurati ed al secco, evitando di superare tale scadenza se non si vuol andare incontro ad un intossicazione alimentare, discorso similare anche per cereali e prodotti secchi (come anche il pane in scatola) la cui durata può essere particolarmente longeva a patto di non esporre le confezioni alla luce – atteggiamento tipico di piccole aperture per un assaggio – facendo perdere alle sostanze circa il 50% del valore nutrizionale in appena 24 ore dall’apertura.

Nell’elenco dei cibi prossimi al deterioramento precoce spiccano anche alimenti a lunga conservazione d’uso quotidiano come l’olio d’oliva e la marmellata i cui difetti risiedono non tanto nella confezioni quanto più nei luoghi di conservazione col primo da tenere lontano dalle fonti di calore eccessivo come stufe, forni o sistemi i riscaldamento ravvicinati, ed il secondo invece dalla temperature ambiente capace di far perdere alla confettura il 23% dei propri elementi nutrizionali in pochissimo tempo se non tenuta in zone fresche come un frigorifero.

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