Nel fine settimana, mentre si “battagliava” per San Pancrazio, i volontari del Comitato dei Cittadini per i Diritti del Uomo, hanno fatto conoscere a oltre 1.500 persone la “storia vera sull’elettroshock”, che purtroppo a tutt’oggi viene praticato nell’ospedale locale.
La distribuzione dell’informativa sull’elettroshock avviene dopo la terza marcia di protesta della scorsa settimana, e vista l’affluenza all’evento si è deciso di far conoscere ampiamente la verità ai cittadini.
I volontari si sono accorti che un buon 80 % delle persone con cui sono venuti in contatto, erano convinti che questa pratica fosse illegale e tra qusti anche un signore anziano che ha impedito che venisse fatto a sua moglie, per una leggera depressione.
Da quando hanno iniziato la protesta, i volontari hanno raccolto testimonianze e storie personali che farebbero pensare che, oltretutto, l’elettroshock non verrebbe usato come previsto dal protocollo. Cioè, esclusivamente per casi particolarmente gravi (riportiamo di seguito copia dell’articolo che riporta le direttive). Ad esempio la proposta di sottoporre alla pratica dell’elettroshock una persona con leggere crisi depressive e un’altra perchè faceva uso di stupefacenti.
Un appunto all’uso improprio dell’Elettroshock era stato evidenziato anche nel rapporto del Ministro Marino, allorquando rivelò, a seguito dell’inchiesta sulla Sanità italiana, che Montichiari era il “polo” dell’elettroshock.
Per qualunque segnalazione scrivere a: [email protected].
Qui di seguito riportiamo l’estratto di un articolo del “Corriere della Sera.it” del 17 luglio 1998
“Potranno essere sottoposti a elettroshock, indica il nuovo testo, solo “i pazienti affetti da depressione grave, con sintomi psicotici e rallentamento psicomotorio”, nonche’ quelli affetti da tre disturbi molto rari, ovvero le forme maniacali resistenti al trattamento con psicofarmaci, la sindrome maligna da neurolettici e la catatonia maligna. Il ricorso all’elettroshock, si precisa nel documento, “e’ ingiustificato” anche nei disturbi di tipo schizofrenico. Non solo: “anche nei casi indicati ci sono frequenti ricadute ed episodi di disturbi anche irreversibili della memoria”. Per la prima volta, inoltre, vengono indicate le statistiche di rischio: l’elettroshock uccide 2/3 pazienti ogni 100 mila applicazioni. Abilitate a praticarlo, saranno d’ora in poi solo le strutture pubbliche e quelle private accreditate. Piu’ garantito anche il paziente: dovra’ essere informato per iscritto dal medico e poi dare il suo consenso. Qualora non fosse possibile, ha spiegato lo psichiatra Massimo Cozza, esponente dell’osservatorio sulla salute mentale del ministero della Sanita’, l’intervento potra’ essere fatto solo in un ospedale, con il trattamento sanitario obbligatorio”.
Per leggere l’aricolo integrale: http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/17/Elettroshock_addio_Italia_dice_basta_co_0_9807171092.shtml
per maggiori informazioni visita i siti: www.ccdu.it o www.ccdu.org.
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