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il massacro di ZOMBIE MASSACRE

la trama: Un’arma batteriologica – sviluppata dal governo degli Stati Uniti per creare un super soldato – si diffonde nell’aria ed un’epidemia colpisce una piccola e tranquilla città nell’est europeo. Tutti i cittadini della città vengono infettati da questa arma e si trasformano in zombie.
Il piano per salvaguardare l’umanità è portare una bomba atomica nella centrale nucleare della città e fingere un incidente terribile, per eliminare questi zombie. Nessuno deve sapere la verità. Così viene ingaggiato un commando di mercenari per fare la missione. La battaglia è accesa e orde di mostri e creature si scaglieranno nei confronti di questo gruppo di uomini.


l’opinione: letta, la trama sembra davvero divertente ed intrigante… peccato che la visione del film non sia all’altezza delle aspettative che genera, non sia all’altezza della trama scritta, non sia all’altezza di essere chiamata una visione… e non sia all’altezza di niente, ecco.

Diciamocela tutta: sembra che la sceneggiatura non vada oltre le 6 righe da me sopra riportate, che il film sia frutto di una idea “stiracchiata” in maniera inconcepibile… dove non solo manca il MASSACRO (a meno che il titolo non faccia riferimento agli zebedeidi chi guarda) ma mancano per assurdo perfino gli Zombies.

Diciamo anche che i personaggi (tutti) parlano al rallentatore (forse per far durare di più il film?) e son sempre perfettamente “impomatati”, pettinati e puliti (come anche gli abiti dei morti viventi)… il tutto senza farci godere dell’effetto trash/divertente che rende cult operazioni similari; e così, fra uno sparo digitale (pessimo) e un altro, si dialoga così tanto sul niente e di niente in questo film, che quasi si va a sfiorare il teatro dell’assurdo, spingendo lo spettatore a distrarsi dalla visione per cercare profonde verità e significati in ciò che gli attori dicono… purtroppo, ovviamente invano. Se non altro queste elucubrazioni filosofiche(forse scaturite da motivazioni/allucinazioni del tutto personali, quindi non vi garantisco gli stessi effetti durante la visione) mi han permesso di andare avanti senza “skippare” trovando qualcosa di interessante da fare durante la visione… a forza di pensare però, ammetto che invece di trovare me stessa, probabilmente grazie a questo film mi son persa.

Gli attori son tutti scarsi, mal diretti, piatti… ed i personaggi risultano tutti antipatici! Non vedi l’ora che siano loro a perire invece di quei poveri zombie dal make up (Bracci/Diamantini) decisamente buono, che però non può regger sulle spalle tutto un circo che gira a vuoto su se stesso. Laddove non son antipatici, i personaggi son ridicoli… vedasi la povera “combattente con katana”, una Tara Cardinal (vista in prove migliori nel film diZuccon) che probabilmente ha rischiato la carriera con questo ruolo, ma che fortunatamente ha poi continuato a lavorare.

Fotografia quasi assente, televisiva pesantemente aiutata da una pretenziosa color correction da videoclip. Montaggio senza ritmo, regia senza carattere… storia inesistente, attori scarsi… davvero c’è poco da salvare qui. Non diverte… se doveva esser trash grottesco ed ironico (come il finale lascia intuire) si prendono tutti TROPPO sul serio.

Pare abbia avuto buoni riscontri all’estero, così si legge in giro… sebbene la media su IMDB sia di una stellina sola. Distribuzione ampia, sicuramente non significa necessariamente che si stia proponendo qualcosa di qualità.

Se doveva essere un horror dal respiro internazionale, questo più che dare respiro, sembra una nuova metastasi nei già malati polmoni del cinema italiano.

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E.N.D. l’inizio della fine

Lo aspettavo da tempo… ebbi modo di vedere online E.N.D.  il primo pluripremiato capitolo di questa serie nata per il web, ma che ha avuto la fortuna di approdare al cinema… ora la ONE SEVEN MOVIES, una label specializzata nel distribuire film italiani in USA, ne ha curato la distribuzione in una edizione arricchita da simpatici extras e tante “palmette”… e così, per vedere un film italiano ambientato in italia e girato in italia, ho dovuto aspettare anche stavolta che uscisse all’estero. Bizzarrie del BELPAESE.

Così, il pilota della serie diventa ora il primo dei 3 capitoli che compongono un film.

E.N.D.  – che significa FINE ma è anche l’anagramma della formula chimica della cocaina – è un film in 3 capitoli, o meglio… un film che ci porta ad assistere a 3 momenti di una epidemia “zombesca”:l’inizio, la diffusione del “contagio” e la situazione nel momento massimo di esso. Il finale si lascia aperto ad un sequel (o ad altre puntate per la famosa webserie).

Di originale c’è l’impianto che parte come un film commedia, dove l’incursione zombesca viene solo appena suggerita… ed il metodo di contagio che passa per una partita “tagliata male” di cocaina. Peccato che questo incipit geniale (e chi mi legge sa che non scrivo facilmente questa parola), venga poi trascurato nel resto del film. Maggiori richiami ad esso, specie nel finale, avrebbe giovato alla coerenza narrativa e avrebbe consacrato l’opera a piccolo cult. Ma purtroppo, non siamo al cult.

Non è un brutto film, sia chiaro, ma si perde spesso e… la colpa non è nella discontinuità degli episodi – come quasi sempre accade nei film episodici/collettivi – qui la qualità è sempre alta, e la differenza strutturale dei 3 segmenti è più che giustificata.

Quel che non va è la narrazione generale, che si contorce su se stessa in barocchismi inutili, dimenticandosi che si sta facendo un film (a quanto vediamo) di impianto zombie si, ma di nuova generazione (e quindi non proprio politico, quanto più di intrattenimento) che cade laddove l’autore vuoleautoincensarsi in significati che – tolta la metafora della cocaina – non stanno né in cielo né in terra… e questo proprio a causa della leggerezza con cui il tema della droga è stato non-trattato; se fosse stato più di un semplice pretesto avrei accettato di tutto dagli autori. Ma così no.

Il primo segmento (di Luca Alessandro, Allegra Bernardoni e Federico Greco) quindi è insolitamente senza zombie e senza horror; è recitato e fotografato bene e nell’insieme incuriosisce e convince.

Il secondo segmento è oggettivamente il migliore: Domiziano Cristopharo ricorda le lezioni di Fulci e Romero, non si prende sul serio, non vuole nemmeno avere una trama (sebbene la firma dello script sia di Antonio Tentori) in quanto, collocato fra 2 momenti (inizio e “fine”) il suo racconto cerca solo di rappresentare una fuga disperata verso il nulla… una fuga inutile, in quanto gli zombie qui non muoiono (come nel bellissimo RITORNO DEI MORTI VIVENTI) e la fuga si riduce solo ad un istinto umano che rallenta il  destino dei protagonisti. Ottimi effetti speciali, atmosfere cupe nonostante il sole che spacca le pietre, credibili le interpretazioni… e un commento musicale (di Antony Coia) che sembra farci tornare agli anni 80 migliori. Meno buoni alcuni piccoli interventi digitali che però non son abusati.

Il terzo segmento, diretto da Federico Greco (stavolta da solo) ha una buona idea di partenza, che oscilla fra l’horror ed il grottesco, ma che sembra non voler prendere mai una posizione… ed infine quando la prende… prende quella sbagliata. Il finale cappa e spada fra i due “antagonisti” (a parte che il film non racconta di un atavico odio fra i due, che sembrano ritrovarsi qui, ma senza essersi mai incontrati) sfiora il ridicolo nella recitazione e nei CONTENUTI dei dialoghi… poi, presenta una macchinosa soluzione per eliminare gli zombie che… io non faccio spoiler, ma se così fosse, in un mondo dove i pochi umani son assediati, questi ultimi sidecimerebbero da soli. Per di più (senza apparente motivo narrativo) questo episodio presenta una inutile soluzione per “ferire” gli zombie attraverso l’estrazione del cuore. Si, FERIRE, ma senza ucciderli… e allora mi chiedo: perchè dovrei arrischiarmi di venire contagiata/uccisa per levare il cuore a uno zombie durante una lotta, quando magari potrei fare di meglio decapitandolo con una motosega o tagliandogli le gambe? Bah. Alessio Cherubini (Eaters, Anger of the dead) nel ruolo dello zombie/capo resta impresso per potenza visiva e make up.

Il film vale una visione spensierata, se non altro per il senso di cupo che lascia… e questo è buono; lascia però anche molte domande a cui non si ha risposta… e questo è meno buono. 6 su 10.

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