Archives

Comunicati

La crisi continua a colpire la salute: nell’ultimo anno sempre meno visite e solo quelle strettamente indispensabili

Bologna, 8 gennaio 2015

 “Quando c’è la salute c’è tutto” recita un detto popolare che risuona ancor più vero nell’attuale periodo di crisi economica in cui sempre meno italiani riescono a destinare parte delle proprie risorse economiche alla cura e alla prevenzione della propria salute.

La maggioranza degli italiani infatti (53%) ha razionalizzato negli ultimi 12 mesi le spese per la  salute. Il 38% fa solo le visite indispensabili quando ne ha davvero bisogno, mentre il 15% dichiara apertamente di effettuare meno controlli per motivi economici.

È quanto segnala la nuova ricerca1 dell’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, la compagnia del Gruppo Unipol specializzata in assistenza sanitaria, attenta alle tematiche della salute degli italiani.

Andando più nel dettaglio, si scopre come siano in particolare gli abitanti del Sud Italia ad aver stretto la cinghia anche sul fronte salute (59%).

Ad ulteriore conferma di come l’attenzione alle spese coinvolga anche la salute il dato secondo cui più di un italiano su quattro (27%) abbia diminuito la frequenza con cui si rivolge alla sanità privata – notoriamente più costosa di quella pubblica – e ben il 75% degli intervistati dichiara che ciò è dovuto a questioni economiche.

Quando si rivolge alla sanità privata, la metà degli italiani (52%) lo fa perché i tempi di attesa nel pubblico sono troppo lunghi e non sempre ci si può permettere di aspettare troppo per curare la propria patologia.

Questa nuova fotografia conferma quanto già evidenziato da altre ricerca di UniSalute realizzate negli ultimi anni: i tagli alle spese che da qualche anno gli italiani sono costretti a fare riguardano anche le cure mediche. Questa tendenza ormai consolidata conferma pertanto come nei prossimi anni la sanità dovrà inevitabilmente essere sempre più sostenuta da forme di assistenza integrativa che supplisca alla contrazione dei redditi delle famiglie permettendo loro di garantirsi prestazioni sanitarie immediate e di qualità.

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora nel 2014 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.

2 L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si occupa oggi anche della percezione degli italiani su temi quali prevenzione, fiducia, competenza, conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo del welfare sanitario in azienda.

UniSalute è la prima assicurazione sanitaria in Italia per numero di clienti gestiti. Si occupa esclusivamente di assicurazione per la salute in modo unico ed innovativo attraverso il lavoro di 580 persone, tra cui 45 medici presenti in azienda e un network qualificato di strutture sanitarie convenzionate direttamente presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.

Ogni cliente UniSalute ha dietro di sé la forza di 4,8 milioni di assicurati e di una “centrale di acquisto” che garantisce un controllo qualificato e costante della qualità: 9 clienti su 10 consigliano la struttura in cui hanno effettuato le cure. La rete di strutture sanitarie convenzionate è diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale e comprende ospedali, case di cura, poliambulatori, centri diagnostici e fisioterapici, studi odontoiatrici e di psicoterapia.

Fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, UniSalute è leader nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria, delle Casse Professionali e delle Casse aziendali.

www.unisalute.it

Ecomunicare

Sergio Imbonati

[email protected]

335.1270800

Luca Maranesi

[email protected]

335.1860821

No Comments
Comunicati

Sempre più italiani confidano nel welfare aziendale per avere coperture sanitarie

Bologna, 2 dicembre 2014

Nel contesto attuale in cui le dinamiche economiche, demografiche e sociali in corso evidenziano un crescente bisogno di forme di tutela, in particolare per la salute – ad integrazione e supporto di quelle offerte dal Servizio Sanitario Nazionale – non stupisce scoprire che quasi un italiano su due (48%) dichiari di essersi informato su quali misure integrative siano previste dal proprio contratto e che il 30% sappia che il proprio contratto di lavoro prevede una copertura per le prestazioni sanitarie (percentuale che sale al 37% tra gli uomini).

È quanto emerge dalla nuova indagine1 dell’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, la compagnia del Gruppo Unipol specializzata in assistenza sanitaria, attenta alle tematiche del welfare aziendale, che registra come sempre più lavoratori si informino e si interessino alle misure a supporto messe a disposizione dalle proprie aziende; in una precedente indagine UniSalute del 2011, infatti, ben il 72% degli intervistati dichiarava di non sapere se e quali misure integrative fossero previste nel proprio contratto. Segno di come, con il protrarsi della crisi, sempre più italiani siano consapevoli che possono contare su misure a supporto.

L’indagine 2014 registra come, riguardo il supporto alla salute, la polizza sanitaria (64%) sia il benefit maggiormente diffuso all’interno dei contratti di lavoro. Diffuse anche le convenzioni con palestre, piscine e centri benessere: le ricevono il 24% dei lavoratori. Al 19% degli intervistati la propria azienda mette a disposizione anche controlli periodici vista, udito e nei.

Questa la fotografia dell’esistente, ma quale copertura sanitaria i lavoratori vorrebbero fosse inclusa nei contratti di lavoro? Al 65% dei lavoratori piacerebbe una polizza specifica per le cure dentistiche. Il 44% sarebbe interessato a una copertura per le spese legate alla non autosufficienza e l’assistenza domiciliare mentre il 32% vorrebbe una copertura per le spese degli occhiali.

Gli italiani guardano con interesse i servizi e la sanità integrativa anche una volta usciti dal mondo del lavoro. Una volta andati in pensione vorrebbero continuare ad avere una copertura sanitaria (64%) e servizi dedicati per in caso di non autosufficienza, anche a domicilio (49%).

Il welfare integrativo è uno strumento molto apprezzato perché rappresenta un sostegno economico fondamentale, in particolare in periodo di crisi come quello che il nostro Paese sta attraversando. In questo contesto, le aziende sono sempre più consapevoli dell’importanza di misure di welfare aziendale per i propri dipendenti: si tratta infatti di soluzioni che, da una parte, aiutano la fidelizzazione degli stessi ed un clima più sereno all’interno dell’azienda e dall’altra permettono anche di ottenere vantaggi fiscali.

Tra i servizi offerti in ambito di welfare aziendale, quelli legati alla sanità integrativa sono tra i più apprezzati tanto da diffondersi sempre in più settori lavorativi: dal commercio al metalmeccanico, dagli artigiani ai trasporti, passando per settori quali l’edilizia, le telecomunicazioni, la distribuzione e i servizi ambientali.

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora nel 2014 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.

2 L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si occupa oggi anche della percezione degli italiani su temi quali prevenzione, fiducia, competenza, conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo del welfare sanitario in azienda.

UniSalute è la prima assicurazione sanitaria in Italia per numero di clienti gestiti. Si occupa esclusivamente di assicurazione per la salute in modo unico ed innovativo attraverso il lavoro di 580 persone, tra cui 45 medici presenti in azienda e un network qualificato di strutture sanitarie convenzionate direttamente presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.

Ogni cliente UniSalute ha dietro di sé la forza di 4,8 milioni di assicurati e di una “centrale di acquisto” che garantisce un controllo qualificato e costante della qualità: 9 clienti su 10 consigliano la struttura in cui hanno effettuato le cure. La rete di strutture sanitarie convenzionate è diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale e comprende ospedali, case di cura, poliambulatori, centri diagnostici e fisioterapici, studi odontoiatrici e di psicoterapia.

Fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, UniSalute è leader nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria, delle Casse Professionali e delle Casse aziendali.

www.unisalute.it

Ecomunicare

Sergio Imbonati

[email protected]

335.1270800

Luca Maranesi

[email protected]

335.1860821

No Comments
Comunicati

CURARSI ALL’ESTERO? GLI ITALIANI NON SI FIDANO.

Nuova indagine dell’Osservatorio Sanità UniSalute:
il 54% dice no alle soluzioni low cost fuori dall’Italia. Solo il 6% si è curato oltre frontiera.
A preoccupare sono la scarsa qualità dei materiali, il mancato rispetto delle norme igieniche e la grande stima per i medici italiani, ritenuti migliori.

Bologna, 27 novembre 2012

Sempre più spesso si sente parlare di turismo sanitario come di un fenomeno in crescita, specie per l’odontoiatria. Ma quella di farsi curare in un paese straniero è davvero un’opportunità che piace agli Italiani?
La maggioranza degli intervistati (54%) dichiara in maniera netta che non lo farebbe mai mentre solo il 6% afferma di essersi affidato a questo tipo di soluzione. Il 17%, inoltre, non esclude a priori questa possibilità.

Questo è quanto rilevato dall’ultima indagine1 realizzata dall’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria, che ha voluto indagare se e come le abitudini degli italiani stiano cambiando in merito alla cura della propria salute.

Cosa preoccupa maggiormente dei viaggi all’estero per sottoporsi a visite e cure?
Sono in particolare tre i motivi che spingono gli italiani a tenersi lontani: il principale è che si ritiene che i minori costi delle prestazioni siano dovuti alla scarsa qualità dei materiali utilizzati (59%). Seguono i forti timori sul rispetto delle norme igieniche (50%) e, ultimo ma non di minore importanza, gli italiani ritengono che i medici del nostro Paese siano migliori (44%).

Il forte risparmio rispetto ai costi delle stesse prestazioni in Italia, è il motivo per cui si prenderebbe in considerazione la possibilità di affidarsi ai medici fuori dai nostri confini (89%), in particolare nei paesi dell’Est Europa e soprattutto per le prestazioni odontoiatriche, che incidono maggiormente sui bilanci familiari.

Per quanto riguarda le soluzioni low cost nel nostro paese, il fenomeno è in crescita. Tuttavia si registra una dicotomia tra chi considera con favore le offerte di prestazioni mediche a basso costo proposte da portali dedicati agli acquisti di gruppo e chi le rifiuta nettamente.

Nello specifico, più di un italiano su tre (35%) dichiara di non fidarsi affatto di queste offerte, a cui si aggiunge un 15% di intervistati che dichiara apertamente di ritenerle di bassa qualità.
Di contro il 37% le considera un’opportunità in più che viene offerta e il 13% le ritiene addirittura l’unica soluzione per poter accedere a cure mediche a disposizione di molte famiglie, consapevoli di quanto le cure mediche, in particolare quelle dentistiche, incidano sempre di più sui bilanci domestici.

Secondo una recente indagine, circa il 18% degli italiani ha dovuto rinunciare per motivi economici a prestazioni sanitarie come visite specialistiche e odontoiatria e nel decennio 2000-2010 la spesa sanitaria privata è aumentata del 25,5%3.

Come garantire quindi qualità delle prestazioni e accessibilità alle stesse? Perché questo scenario possa migliorare occorre riuscire ad organizzare in modo efficiente la spesa sanitaria privata, che ad oggi in larga parte non è strutturata, in modo da garantire contestualmente qualità e contenimento dei costi.

UniSalute ha costruito un modello operativo in grado di poter sostenere nel tempo un’offerta di prestazioni sanitarie di qualità, tra cui anche quelle odontoiatriche. Il controllo del processo di erogazione del servizio consente a UniSalute di mantenere bassi i costi e di effettuare monitoraggi puntuali sulla qualità dei servizi offerti, a garanzia dei propri clienti e per assicurare sostenibilità in un mercato in continua evoluzione.

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora ad inizio febbraio 2012 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.

2 L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si occupa oggi anche della percezione degli italiani su temi quali prevenzione, fiducia, competenza, conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo dell’welfare sanitario in azienda.

3 Rapporto Censis “Quale sanità dopo i tagli? Quale futuro per le risorse in sanità” – 15 marzo 2012

UniSalute è la prima Compagnia in Italia ad occuparsi esclusivamente di assicurazione sanitaria in modo unico ed innovativo attraverso il lavoro di oltre 500 persone, tra cui 43 medici presenti in azienda e una rete di oltre 7.700 strutture sanitarie convenzionate presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.
Ogni cliente UniSalute ha dietro di sé la forza di oltre 4 milioni di assicurati e di una “centrale di acquisto” che garantisce un controllo qualificato e costante della qualità. La rete di strutture sanitarie convenzionate è diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale e comprende ospedali, case di cura, poliambulatori, centri diagnostici e fisioterapici, studi odontoiatrici e di psicoterapia.
Fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, UniSalute ha il primato nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria, delle Casse Professionali e delle Casse aziendali.
www.unisalute.it

No Comments
Comunicati

“CHI SI OCCUPERÀ DELL’ITALIA CHE INVECCHIA?”

Nuova indagine dell’Osservatorio Sanità UniSalute: il 47% degli italiani si affiderebbe alle strutture pubbliche per le cure ai non autosufficienti. Ma le statistiche dimostrano che lo Stato potrà occuparsi sempre meno di una popolazione ogni giorno più anziana.

Bologna, 10 luglio 2012

Le persone non completamente autosufficienti sono una realtà sempre più presente nel vivere quotidiano delle famiglie italiane. Lo rivela la nuova puntata1 dell’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria: il 61% degli italiani con più di 30 anni conosce amici o parenti che vivono o hanno vissuto questo tipo di situazione.

Un numero destinato inesorabilmente a crescere se, come rileva l’ultima indagine ISTAT del 2011, nel 2030 ci saranno molti più nonni che nipoti: gli over 65 passeranno infatti dal 30% della popolazione nel 2005 al 62% nel 2030 mentre gli ultraottantenni dai 2,9 milioni del 2011 ai 7,7 milioni del 2030, con un’incidenza degli anziani non autosufficienti dai 2,1 milioni attuali ai 3,5 milioni. L’Italia è il secondo paese in Europa con il più alto indice di invecchiamento dopo la Germania. A ciò si aggiunge il fatto che le famiglie hanno sempre maggiore difficoltà a sostenere il carico della cura di una persona non completamente autosufficiente, non solo dal punto di vista economico ma anche di energie e di tempo da dedicare.

La non autosufficienza è, nell’esperienza comune degli italiani, legata principalmente all’età delle persone. L’Osservatorio UniSalute evidenzia che per il 40% del campione i casi di non autosufficienza sono da ricondurre a malattie legate all’anzianità, mentre il 25% parla di specifiche sindromi che portano all’impossibilità di badare da soli a sé (basti pensare a malattie quali la distrofia muscolare o la Sla). Il 17% indica alla base malattie congenite, mentre il 9% parla di situazioni legate ad incidenti.

Dalla ricerca UniSalute emerge anche che, in caso di necessità di cure per non autosufficienti, quelle pubbliche sono le prime strutture a cui si affiderebbero: la pensa così il 47% del campione. Il 31% preferirebbe invece pagare professionisti per cure a domicilio, mentre il 23% si rivolgerebbe alle cosiddette “case di riposo” o strutture private.

Come valutare le strutture a cui affidarsi per l’erogazione di cure legate alla non autosufficienza qualora ci si trovasse ad affrontare questa situazione? La qualità delle strutture e dell’offerta proposta sono ciò di cui terrebbe conto il 39% degli italiani. Il 25% sceglierebbe invece in base alle indicazioni ricevute dal proprio medico, mentre il 18% in base alla facilità nel raggiungere la struttura stessa, meglio se vicino casa. Solo il 7% si farebbe influenzare dal prezzo, scegliendo la soluzione più economica.

La voce “costi” assumerà invece una crescente rilevanza nella gestione delle risorse economiche del paese nei prossimi anni se, come ipotizzato dalla Ragioneria Generale dello Stato, la spesa attribuibile all’assistenza ai non autosufficienti raddoppierà entro il 2060, passando dall’1,9% del 2010 a circa il 3,3%.

A fronte dello scenario che si prospetta sembra evidente che lo Stato farà sempre più fatica a rispondere a una domanda di assistenza in costante aumento.

Il problema della non autosufficienza è una delle sfide centrali della sanità italiana per il prossimo futuro. E’ indispensabile sviluppare il secondo pilastro della sanità (a fianco di quello pubblico) che prevede i Fondi Sanitari Integrativi, promossi dal mondo del lavoro e i Fondi sanitari solidaristici finalizzati all’erogazione di prestazioni socio-sanitarie, con il coinvolgimento delle autorità pubbliche locali e di operatori specializzati in grado di organizzare e gestire l’erogazione delle prestazioni assistenziali, garantendone la sostenibilità nel tempo.

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora ad inizio febbraio 2012 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.

2 L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si occupa oggi anche della percezione degli italiani su temi quali prevenzione, fiducia, competenza, conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo dell’welfare sanitario in azienda.

UniSalute, fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, è la prima Compagnia in Italia ad occuparsi esclusivamente di assicurazione salute attraverso un modello innovativo e differente: al tempo stesso potente centrale di acquisto e controllore specializzato della qualità delle prestazioni sanitarie per tutti i propri assicurati.
Sintesi tra competenze assicurative e cliniche – anche alcune decine di medici specialisti tra i suoi dipendenti – UniSalute opera attraverso una rete di oltre 7.700 strutture convenzionate presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.
Ad oggi conta oltre 4 milioni e 100 mila clienti e nel 2010 ha raggiunto il primato nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria assicurati e delle Casse Professionali.

No Comments
Comunicati

“CARO DENTISTA…TI EVITO”

Secondo la nuova indagine dell’Osservatorio Sanità UniSalute più della metà degli italiani non è andato dal dentista negli ultimi 12 mesi. I costi delle prestazioni, ritenuti troppo elevati, non aiutano.

Bologna, 07 maggio 2012

Sarà la paura che assale all’idea di stendersi su quel temutissimo lettino, saranno i costi elevati, ma gli italiani evitano di farsi vedere da un dentista.

Se, in generale, sono poco attenti alla prevenzione della salute e si sottraggono ad alcune visite, la nuova puntata1 dell’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria, evidenzia come gli italiani sopra i 30 anni evitano in particolare di andare dal dentista, spesso anche per via dei costi.

Il 51% degli intervistati ha infatti dichiarato di non essersi recato a fare alcun controllo negli ultimi 12 mesi. Di questi, il 32% ha specificato di essersi disinteressato ad ogni attività di prevenzione e che si recherà dal dentista esclusivamente solo quando costretto, perché preda di un forte dolore. La percentuale sale al 43% tra i cittadini del Sud Italia.

Tra coloro che hanno dichiarato di aver evitato il dentista, uno su dieci lo ha fatto perché ritiene che le cure dentistiche siano una spesa troppo alta da sostenere per le proprie tasche, percentuale che sale al 15% nella fascia 30-34 anni.

Tra il 49% di virtuosi che si recano almeno una volta all’anno dal dentista, il 9% però lo ha fatto durante il mese della prevenzione gratuita, approfittando quindi di un’occasione per risparmiare, a conferma dell’attenzione ai costi.

Trattandosi di una voce di spesa considerevole, non stupisce quindi che 8 italiani su 10 conoscano molto bene le voci di costo di alcune delle più comuni prestazioni dentistiche: i prezzi per la cura di una carie, così come per pulizia ed estrazione di un dente sono infatti ben noti e permettono spesso di evitare di pagare conti esagerati per prestazioni comuni. Solo il 21% ammette di non esserne informato.

Ulteriore conferma del fatto che gli italiani ritengano le spese dentistiche ormai insostenibili arriva quando, interrogati sulle visite mediche a cui rinuncerebbero a causa di possibili costi, il 35% indica le cure odontoiatriche.

Che il prezzo sia diventata una variabile rilevante lo conferma anche l’analisi periodica del web effettuata dallo stesso Osservatorio UniSalute su vari forum che si occupano di tematiche salute che ha rilevato come molti utenti chiedano informazioni su prestazioni di qualità a costi contenuti e dove si confrontano i vari preventivi per evitare di dover pagare ancora di più per cure già ritenute care.

Una tendenza confermata dai dati forniti dall’ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) che già nel 2010 aveva registrato 2,5 milioni di visite in meno e per l’anno appena trascorso prevedeva una ulteriore flessione del 46% nei ricavi professionali.

In un quadro così sconfortante fa riflettere che solo l’1 % effettua le cure dentistiche grazie ad un’assicurazione sanitaria, una soluzione al problema che ad oggi ancora pochi hanno colto. Una mancanza che pesa sul proprio portafoglio e che spinge una buona fetta degli italiani a privarsi delle cure odontoiatriche.

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora ad inizio febbraio 2012 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.

2 L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si occupa oggi anche della percezione degli italiani su temi quali prevenzione, fiducia, competenza, conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo dell’welfare sanitario in azienda.

UniSalute, fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, è la prima Compagnia in Italia ad occuparsi esclusivamente di assicurazione salute attraverso un modello innovativo e differente: al tempo stesso potente centrale di acquisto e controllore specializzato della qualità delle prestazioni sanitarie per tutti i propri assicurati.
Sintesi tra competenze assicurative e cliniche – anche alcune decine di medici specialisti tra i suoi dipendenti – UniSalute opera attraverso una rete di oltre 7.000 strutture convenzionate presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.
Ad oggi conta oltre 4 milioni e 100 mila clienti e nel 2010 ha raggiunto il primato nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria assicurati e delle Casse Professionali.

No Comments
Comunicati

OSSERVATORIO SANITÀ UNISALUTE. SANITÀ ITALIANA FA RIMA CON COMPETENZA

Nuovo appuntamento con le indagini dell’Osservatorio.
Gli specialisti privati i più competenti (82%) per gli italiani.
Grandi ospedali pubblici ok con il 76%

Bologna, 19 dicembre 2011

Per una gran fetta degli italiani il grado di competenza attribuito alle diverse strutture e alle figure mediche risulta essere più che soddisfacente. Si tratta di un altro importante riconoscimento, dopo che l’Osservatorio, in uno dei precedenti appuntamenti, aveva già constatato un confortante livello di fiducia nel sistema sanitario del nostro Paese.

Questo è la fotografia evidenziata dall’ultima ricerca svolta on line1, dall’Istituto Nextplora per l’Osservatorio Sanità2 istituito da UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria.

In particolare, mentre sul fronte delle strutture sanitarie sono quelle pubbliche a raccogliere più preferenze (76%) rispetto a quelle private, su quello delle figure mediche è lo specialista privato a vedersi riconosciuta la maggiore competenza (82%). Lo stesso tipo di sentiment emerso quando gli italiani si erano espressi sul grado di fiducia accordato: in quel caso le strutture pubbliche avevano raccolto il 64% dei consensi così come gli specialisti privati si erano attestati all’80%

Tuttavia le strutture e le figure mediche che non raccolgono il maggiore gradimento non sfigurano affatto: le cliniche private si attestano infatti al 65%, apprezzate da quasi due italiani su tre. Percentuali simili per gli specialisti della mutua (specialisti cioè che operano in strutture pubbliche), competenti per il 61% del campione

E i medici che operano nel pubblico? Una domanda che è giusto porsi, visto che sono le figure professionali che più si occupano del nostro stato di salute. Più indietro nel complesso, ma con livelli di competenza riconosciuti comunque elevati, se è vero che i camici bianchi che operano nei grandi ospedali si attestano all’81% e i medici di base, meglio noti come “medici di famiglia”, al 71%.

Uno scenario positivo radicato nelle differenti zone d’Italia, con alcune significative peculiarità: è nel nord-est che il medico di base (77%) raccoglie i maggiori consensi. Il centro Italia invece premia lo specialista privato così come i medici dei grandi ospedali (entrambe le figure si attestano all’84%).
Passando invece alla valutazione delle strutture sanitarie, le regioni del centro e del nord-est apprezzano particolarmente la competenza dei grandi ospedali (rispettivamente all’80% e 79%) mentre i cittadini del sud sono quelli che attribuiscono il più alto grado di competenza alle strutture alle cliniche private (68%).

1 Indagine CAWI condotta ad inizio marzo 2011 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 25), sesso ed area geografica (totale 601 casi).

2 L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si occupa oggi anche della percezione degli italiani su fiducia, competenza, conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo dell’welfare sanitario in azienda.

UniSalute, fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, è la prima Compagnia in Italia ad occuparsi esclusivamente di assicurazione salute attraverso un modello innovativo e differente: al tempo stesso potente centrale di acquisto e controllore specializzato della qualità delle prestazioni sanitarie per tutti i propri assicurati.
Sintesi tra competenze assicurative e cliniche – anche alcune decine di medici specialisti tra i suoi dipendenti – UniSalute opera attraverso una rete di oltre 6.800 strutture convenzionate presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.
Ad oggi conta oltre 3 milioni e 500 mila clienti e nel 2010 ha raggiunto il primato nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria assicurati e delle Casse Professionali.

No Comments
Comunicati

OSSERVATORIO SANITÀ DI UNISALUTE

SISTEMA SANITARIO NAZIONALE CON POCHE RISORSE?
PER 9 ITALIANI SU 10 È NECESSARIO UN MIGLIORE UTILIZZO DI QUELLE ESISTENTI
I cittadini chiedono minori sprechi, controlli rigidi e il coinvolgimento delle aziende,
ma la classe politica sembra concentrata solo sui costi

Bologna, 27 settembre 2011

L’88% della popolazione italiana crede che per rendere più efficiente il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) sia necessario utilizzare diversamente e in modo più virtuoso le risorse disponibili ed adottare misure di controllo più rigide per eliminare sprechi e recuperare così nuove risorse. E’ quanto emerge dall’ultima indagine online1 dell’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, commissionata all’istituto Nextplora dalla compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria.

Gli italiani, dal Nord al Sud Italia, hanno un’opinione ben definita sulle direzioni di intervento per cercare soluzioni ai problemi di natura economica del SSN. Innanzitutto, credono che la tutela della salute non debba essere un compito appannaggio esclusivamente del sistema pubblico: a domanda specifica, infatti, il 71% degli italiani ritiene che le aziende dovrebbero occuparsi maggiormente di problematiche di tipo sanitario. Nello specifico, il 41% ritiene che dovrebbero occuparsi della salute dei propri dipendenti mentre il 25% crede che le tutele dovrebbero essere allargate alle loro famiglie e continuare anche una volta che i lavoratori siano andati in pensione. Solo il 29% degli intervistati ritiene, invece, che non spetti alle aziende interessarsi di questo tipo di problematiche.

Quanto alle cause alla base della scarsa efficienza del SSN, per il 56% del campione sono riconducibili a modalità lacunose di gestione delle risorse mentre per il 37% sono imputabili a frodi: queste cause, che hanno indebolito fortemente il sistema, si accompagnano necessariamente a motivazioni “fisiologiche” legate ad un progressivo e costante invecchiamento della popolazione, con un conseguente aumento delle richieste di cura e dei relativi costi. A rafforzare questa convinzione vi è l’esperienza registrata in questi ultimi anni che ha dimostrato come le Regioni che spendono di più non necessariamente sono risultate le più efficienti ed appropriate nell’erogazione dei servizi di assistenza sanitaria, come anche evidenziato dal Piano Sanitario Nazionale 2011-13.

La percezione degli italiani in tema sanitario si discosta da quella della classe politica dirigente, più attenta ai costi che all’efficienza: ulteriore conferma arriva dalla manovra finanziaria recentemente approvata che prevede, nell’ottica di un contenimento della spesa pubblica, l’aumento dei ticket sanitari. Una misura che ha fatto e continua a far molto discutere, ma che alla luce dei dati appare lontana dalle politiche di intervento ritenute primarie dagli italiani.

“Da quanto emerge dalla ricerca – afferma Andrea Pezzi, Direttore Generale di UniSalute – gli italiani sembrano avere una posizione precisa e condivisa sugli interventi necessari per cercare soluzioni ai problemi che riguardano il SSN. Indicazioni che – prosegue Pezzi – potrebbero essere utili alle stesse Istituzioni nell’attuazione di politiche orientate a garantire una maggiore sinergia tra azioni volte al miglioramento della qualità dell’offerta e iniziative tese ad una razionalizzazione della spesa”.

1 Indagine CAWI condotta ad inizio marzo 2011 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 25), sesso ed area geografica (totale 601 casi).

2 L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si occupa oggi anche della percezione degli italiani su fiducia, competenza, conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo del welfare sanitario in azienda.

UniSalute, fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, è la prima Compagnia in Italia ad occuparsi esclusivamente di assicurazione salute attraverso un modello innovativo e differente: al tempo stesso potente centrale di acquisto e controllore specializzato della qualità delle prestazioni sanitarie per tutti i propri assicurati.
Sintesi tra competenze assicurative e cliniche – anche alcune decine di medici specialisti tra i suoi dipendenti – UniSalute opera attraverso una rete di oltre 6.200 strutture convenzionate presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.
Ad oggi conta oltre 3 milioni e 500 mila clienti e nel 2010 ha raggiunto il primato nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria assicurati e delle Casse Professionali.

No Comments
Comunicati

OSSERVATORIO SANITÀ DI UNISALUTE.

PER GLI ITALIANI LE AZIENDE DEVONO OCCUPARSI MAGGIORMENTE DI SANITÀ’
Tuttavia il 72% degli italiani non è a conoscenza delle coperture assicurative integrative già previste dai contratti di lavoro

Bologna, 15 giugno 2011

Se gli italiani, come rilevato da una precedente ricerca dell’Osservatorio Sanità1 di UniSalute, considerano in larga parte che la sanità sia un diritto (67%), non per questo ritengono che sia solo lo Stato a doversene occupare.
Secondo i dati della nuova indagine online2 dell’Osservatorio, commissionata all’istituto Nextplora dalla compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria e realizzata su di un campione rappresentativo della popolazione italiana, il 71% degli italiani ritiene infatti che le aziende che operano all’interno del nostro Paese dovrebbero occuparsi maggiormente di problematiche legate al mondo della sanità e della salute dei propri dipendenti.

In particolare, il 66% degli intervistati crede che le imprese dovrebbero predisporre misure in favore della tutela della salute dei lavoratori.

Un ruolo attivo che permetterebbe di ridurre i costi sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale e che risponderebbe a un’aspettativa molto diffusa nel nostro paese.
In questo senso, un’indagine Watson Wyatt Eurisko dello scorso anno, dedicata alla diffusione dell’assistenza sanitaria integrativa realizzata su di un panel di lavoratori dipendenti di 250 aziende medio grandi, metteva al 1° posto tra gli interessi degli impiegati la possibilità di vedersi rimborsate le spese mediche.

Tuttavia sembra che gli italiani non siano a conoscenza di ciò che già oggi hanno a disposizione.

Colpisce, infatti, che il 72% degli intervistati non sia a conoscenza del fatto che all’interno dei contratti di lavoro sono previste delle coperture assicurative che coprono diverse tipologie di spese mediche. In particolare sono i lavoratori over 45 ad essere poco informati (75%), mentre un intervistato su tre (36%) nella fascia tra i 25 e i 34 anni ne è a conoscenza.

Se si analizzano poi le risposte di coloro che hanno dichiarato di sapere che molti contratti includono questo benefit, la ricerca evidenzia come l’accesso alle informazioni sulla copertura medica assicurativa prevista dal contratto di lavoro firmato sia tutt’altro che uniforme.

Il 57% ha infatti dichiarato di essere stato informato dalla propria azienda al momento della stipula del contratto, mentre il 43% ha letto personalmente se e quale tipo di tutela sanitaria il contratto prevedeva.

Sono in particolare i lavoratori del Centro Italia a dichiarare di essere stati informati dall’azienda stessa (72%) mentre sono quelli del Nord Ovest che sono risultati i più scrupolosi nel verificare direttamente quanto contenuto nel proprio contratto (58%).

Differenze che si riscontrano anche confrontando alcune città del nostro Paese: se infatti i lavoratori di Bologna e della zona Adriatica tra Rimini ed Ancona sono stati messi al corrente dai propri datori di lavoro (80%), il 45% dei milanesi dichiara di essersi informato in prima persona, leggendosi il contratto.

Perché lo scenario fotografato da questa ricerca possa migliorare sarebbe necessario l’impegno di entrambe le parti coinvolte: da un lato, le società dovrebbero comunicare maggiormente la presenza di questo benefit, magari anche estendendolo a un più ampio numero di dipendenti, allo stesso tempo occorrerebbe che questi ultimi fossero maggiormente consapevoli di quanto il contratto di lavoro propone.

UniSalute, fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, è la prima Compagnia in Italia ad occuparsi esclusivamente di assicurazione salute attraverso un modello innovativo e differente: al tempo stesso potente centrale di acquisto e controllore specializzato della qualità delle prestazioni sanitarie per tutti i propri assicurati.
Sintesi tra competenze assicurative e cliniche – anche alcune decine di medici specialisti tra i suoi dipendenti – UniSalute opera attraverso una rete di oltre 6.200 strutture convenzionate presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.
Ad oggi conta oltre 3 milioni e 500 mila clienti e nel 2010 ha raggiunto il primato nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria assicurati e delle Casse Professionali.

No Comments