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In conferenza al carcere di S. Vittore il noto psicoanalista Paolo Crepet con affiancato dal manager Salvo Nugnes

Il noto psicoanalista Paolo Crepet insieme al manager agente dei vip Salvo Nugnes ha tenuto un’interessante conferenza dinanzi ai detenuti nel contesto penitenziario di S. Vittore a Milano in data giovedì 20 febbraio. L’iniziativa scopo benefico solidale è inserita nell’eterogeneo calendario del Festival Artistico Letterario “Cultura Milano” di cui Salvo Nugnes è promotore e organizzatore.

Crepet ispirandosi alle tematiche affrontate nel suo nuovo libro di successo “Impara a essere felice” ha analizzato il concetto di felicità nelle sue molteplici e variegate sfumature. In questo testo emerge una reale urgenza educativa, poiché la felicità può e deve essere il vero obiettivo della formazione di un giovane e il compito primario di ogni genitore e insegnante.

 

Crepet spiega come “Bisogna insegnare ai ragazzi, che la felicità richiede impegno, sforzo, fatica e grande cura, perché non voli via e, che la libertà contiene sempre una parte di sana sofferenza e di rabbia“.

E sottolinea “Spesso la felicità erroneamente viene percepita come qualcosa di enorme, strabordante. In realtà, la felicità è nelle sfumature e deve essere voluta, conquistata, protetta e coltivata“. E citando a modello di esempio l’amico poeta Tonino Guerra , che ha lasciato tante spore di felicità e insieme a lui altri grandi uomini i maestri di vita aggiunge “La felicità è anche in un’odorosa piantina di finocchio selvatico scelta e piantata da un amico prima di morire“.

 

Sulla presenza di una figura femminile nel ruolo di interlocutore nella conversazione all’interno del libro rivela “La mia è stata una scelta ben precisa, sono cresciuto in un vero e proprio matriarcato con una nonna -generale prussiano- e una mamma femminista ante litteram. Scrivo per le donne anche, perché le donne leggono di più“.

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“NON ABBIATE PAURA”, Paolo Crepet parla ai giovani

In una delle sue numerose conferenze, lo psichiatra Paolo Crepet ha parlato all’interno delle rosate mura dalle tinte pastello del piccolo e accogliente teatro “Cassero” di Castel san Pietro Terme.

Nato a Torino nel 1951, Crepet è uno dei personaggi di spicco nel campo della psichiatria italiana, oltre che essere pungente curatore di rubriche per i giovani e presenza assai richiesta nei talk show televisivi.
paolo crepet, psichiatria, senza paura, chiara berardo, coeconews

L’argomento della serata aveva come titolo “Senza paura”.

Un monito forte che ha dato il via a una lunga serie di riflessioni.

Il professore, durante tutta la serata, ha coinvolto i numerosi presenti con pensieri taglienti e precisi: le giovani generazioni sono insoddisfatte del mondo in cui vivono, ma la maggior parte non fa nulla per cambiare la propria situazione.

L’atteggiamento pessimistico dei giovani, ha spiegato il professore, è una conseguenza inevitabile del pessimismo catastrofico delle generazioni precedenti, della visione nera di una crisi senza fine, di genitori che riversano le proprie paure su figli, che per questo crescono pieni di paure, chiusi nel proprio guscio, protetti come pulcini sotto la chioccia e spaventati dal mondo.
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Questa troppa tutela, questa troppa paura dei grandi fa regredire i giovani, li rende incapaci di vedere un futuro.

“Chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quel che perde, ma non sa quel che trova”. E invece è proprio la strada nuova che deve essere intrapresa, Crepet in questo è stato chiaro.

Li si deve far provare, li si lasci perdere su strade sterrate, li si lasci cadere: si rialzeranno più forti e agguerriti di prima.

Le giovani generazioni sono tenute ad avere un futuro, è un loro diritto: non si lascino marcire in un ozio di comodità, li si aiuti a reagire, a lottare, a crearsi il futuro. In Italia manca il lavoro. Non solo: mancano curiosità, ambizione, desiderio.

I social network, così freddi e privi di vita, succhiano ai giovani la voglia di pensare.

Senza curiosità le generazioni vanno verso la rovina. Una curiosità che, seguendo i ragionamenti di Crepet, è legata a filo doppio con l’umiltà: solo chi è umile e sa di non sapere ha il dono della curiosità, del voler conoscere, scoprire, capire.

E solo chi ha curiosità e creatività è capace di andare avanti.
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Oltre alla creatività e all’ingegno, ha spiegato Crepet, i giovani hanno bisogno di chi sappia riconoscere il loro talento.

Il giovane Biro non avrebbe potuto coltivare le sue geniali idee senza l’aiuto del magnate Bic.

Per questo è giusto che le generazioni presenti aiutino le giovani generazioni ad andare oltre al pessimismo, oltre a quel che sarà, a pensare a ciò che ci sarà di meglio invece che pensare a chiudersi nel proprio angolo familiare per non fare entrare le brutture della vita. “Aprirsi al mondo perché il mondo entri in noi”.

Il messaggio di Crepet ai giovani è stato una grande ventata di forza, incoraggiamento e ottimismo. Perché togliendo ai giovani l’ottimismo e riempiendoli di paure li si porta alla rovina dell’anima.

Chiara Berardo

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“Il Processo”, causa virtuale e mediatica a Paolo Crepet

“Il Processo” aprirà la fase conclusiva della X edizione del “Premio Tarquinia Cardarelli”. Il 9 dicembre, alle ore 17.00, nella sala consiliare del palazzo comunale si svolgerà la causa virtuale e mediatica a un protagonista della più recente stagione culturale italiana. La giuria del premio composta dai critici e giornalisti Filippo La Porta, Raffaele Manica e Massimo Onofri, che la presiede, ha quest’anno individuato come “imputato” lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet. Capo d’accusa: Quanto sono responsabili gli psicologici nella spettacolarizzazione mediatica dei fatti di cronaca nera? Paolo Crepet in questo senso è l’imputato esemplare. Si occupa a fondo dei problemi giovanili, di suicidio, disoccupazione e disagio sociale e affianca all’attività professionale di psichiatra, ricercatore e docente universitario, quelle di editorialista e scrittore. Partecipa spesso a importanti trasmissioni televisive in occasione di eclatanti casi di cronaca, dove si usa e abusa mediaticamente della psicologia. Il verdetto non sarà scontato, per l’eccellenza degli avvocati presenti in aula: la difesa sarà affidata alla verve linguistica e all’inventiva di Luca Telese, giornalista del Fatto quotidiano e La7, mentre Massimo Raffaeli, critico rigoroso de La Stampa e de Il Manifesto, sarà il pubblico ministero. Presidente del tribunale, nonché presentatore, il critico Massimo Onofri. Al termine delle arringhe saranno i cittadini tarquiniesi a condannare o ad assolvere l’imputato. Giunto alla quarta edizione, “Il Processo” ha visto protagonisti negli anni precedenti, con grande successo di pubblico, gli autori del libro La Casta, i giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, l’attuale direttore del Tgla7 Enrico Mentana e il cantautore Roberto Vecchioni. In un crescendo di consensi e partecipazione, “Il Processo” si è affermato come appuntamento di grande effetto e interesse nel panorama degli eventi culturali della città. L’evento, come di consueto, precede la cerimonia di premiazione del “Premio Tarquinia Cardarelli”, che si svolgerà il 10 dicembre, alle ore 18.00, nella chiesa di Santa Maria in Castello. A condurre la serata, sarà ancora la brillantissima Serena Dandini.

“Il Processo” è un’iniziativa aperta al pubblico.

Il “Premio Tarquinia Cardarelli” è organizzato dal Comune di Tarquinia, con l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il sostegno della Regione Lazio, della Provincia di Viterbo, della Camera di Commercio di Viterbo, di Unindustria Viterbo, dell’Autorità Portuale di Civitavecchia – Gaeta – Fiumicino, della Fondazione Carivit, della Cassa Edile di Viterbo e delle Società Tarquinia Country Club e Patron Capital Partners.

 

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