Ad Artem è un’associazione culturale nata nel 1993 allo scopo di contribuire alla valorizzazione di mostre a Milano nel panorama artistico italiano.
L’iniziativa è stata creata da un gruppo di storici dell’arte che nel corso degli anni hanno messo insieme numerose iniziative per contribuire ad accrescere la passione per l’arte in tutte le categorie di persone, dai bambini agli esperti.
In oltre vent’anni di attività e con più di 6000 eventi proposti, l’associazione è cresciuta molto, raggiungendo una media di 150.000 visitatori l’anno.
Chi collabora all’organizzazione di mostre Milano è in grado di garantire un servizio sempre all’altezza delle esigenze di tutti, senza sminuire l’importanza culturale delle proposte: il target del gruppo spazia dai bambini ai critici d’Arte.
La città è uno dei principali poli culturali e artistici in Italia e in Europa e sin dai suoi esordi Ad Artem è stata impegnata nell’organizzazione di mostre a Milano adatte a tutti.
La meta principale è il famoso Palazzo Reale, senza sminuire altri importanti poli dell’arte internazionale, come la Galleria d’Arte Moderna, la Fabbrica del Vapore, la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, il Museo del Novecento, il Museo Diocesano, il Padiglione d’arte contemporanea, la Triennale di Milano, la Fondazione Stelline, le Sale del Re, il Museo Poldi Pezzoli e molti altri.
La grande varietà del panorama espositivo milanese permette ai turisti di ammirare opere di grande
rilievo che spaziano tra epoche artistiche molto diverse, dai classici del Palazzo Reale ai moderni del Museo del Novecento.
I percorsi guidati sono sempre organizzati da storici dell’arte ed esperti diplomati all’Accademia di Belle Arti e strutturati per adeguarsi a persone di ogni età e cultura.
Chiunque può essere in grado di ammirare le esposizioni in questo periodo a Milano se sono spiegate in maniera semplice e comprensibile dagli storici dell’arte di Ad Artem.
In questo periodo le iniziative sono tante, come ad esempio quelle che si svolgeranno a Palazzo Reale: una rassegna di arte lombarda dai Visconti agli Sforza e una mostra dedicata a Leonardo.
Alla Triennale di Milano ci sono la rassegna Arts&Food e l’esposizione Cucine e Ultracorpi.
Il Museo del Novecento invece ospita delle opere della donazione Bianca e Mario Bartolini e delle collezioni d’arte novecentesche appartenenti al periodo dal futurismo al contemporaneo.
Prossimamente Palazzo Reale ospiterà tre importanti eventi, tra cui la mostra di Giotto in Italia.
Dialogo tra le Forme – Mostra di Scultura presso Casaidea Architettura-Arredamento-Antiquariato
Casaidea, affermata azienda operante nel settore dell’Architettura, dell’Arredamento e dell’Antiquariato fin dal 1928, ospiterà dal 23 novembre al 14 dicembre 2014 un’esclusiva personale dello scultore e artista Marco Beloli, intitolata “Dialogo tra le Forme”.
All’interno dell’antica Chiesetta del Viandante, location dal suggestivo fascino risalente al 1626 e trasformata nel 2010 dalla famiglia Acerbi in un poliedrico spazio polivalente, l’artista presenterà, a cura di Casaidea, una serie di eclettiche sculture sapientemente miscelate ad esclusive e raffinate ambientazioni arredative; frammenti di materia che ci interrogano, ispirano e raccontano, capaci di suscitare in chi osserva curiosità e stupore, emozioni primarie e pensieri complessi.
Marco Beloli, illustratore e visualizer attivo nel settore pubblicitario e editoriale, da diversi anni, attraverso le sue sculture, esprime e reinterpreta in maniera audace e sentita l’inquietudine dell’animo umano, che diventa energia e fonte di stimolo dalla quale attingere costantemente ispirazione. Una coerente sperimentazione stilistica, volta alla ricerca di un’eterea armonia delle forme, capace di dare vita a una dimensione ove materia e spiritualità coesistono in maniera sublime.
Marco Beloli è un artista figurativo ma poco ortodosso, la cui opera scultorea permette di riconoscerne la continuità e l’originalità. Partito da posizioni pittoriche e grafiche, si è sempre più avvicinato al medium della scultura, contrastando con efficacia plastica ed esistenziale l’“arte del sistema”, prevalentemente mentale e fruibile percettivamente.
L’immobilità formale si direbbe l’apparenza di Beloli. Il movimento, costituisce il trapasso dal momento manuale artigianale e decorativo all’ordito, al modo di vedere e rappresentare le cose e porle al loro posto, sotto legge. C’è in esse, infatti, un susseguirsi di idee semplici tradotte in immagini emblematiche, simboliche, paradigmatiche, ora “vaporose”, pregne di metafore e allegorie, ora in apparenza “svuotate”, in realtà solo morbide. In tutti i casi realizzate con un gusto che passa dal Barrocchetto al Neoclassico per poi farsi conquistare dal Novecento attraverso la ribellione espressionista e il richiamo primitivista in certe espressioni canzonatorie e beffarde.
Lo stile è attento, teso a cogliere l’identità dei singoli esseri umani e guarda spesso all’umanità stilizzata di un grande surrealista di Borgonovo, ma anche alle forme tonde e corpulente di un colombiano, ma l’insistenza narrativa è tenuta insieme dall’investigazione, fatta di cucina dei Navigli e ricchezze dell’Orlando.
In mezzo alla burrasca di chiacchiere con cui si sorregge l’arte contemporanea, l’arte di Beloli diffonde una bizzarra placidità. Può apparire anacronistica o assiomatica, lapidaria, censoria, narrativa, apologetica, di consueto esercizio di mano. Ma a ben vedere si scopre un’aderenza delle singole opere e dei diversi contenuti.
Le figure conservano schematismi che idealizzano a volte l’esemplare, sino a tradurlo in simbolo, o, al contrario, seguono contorni dai canoni pittoreschi sino a concedersi irritazioni e ironie, abbandonandosi a un’enfasi che fa pensare al designer, alla bottega artigianale e all’illustrazione.
Il modo di lavorare la materia non ignora i manuali. Il comporre è asciutto, con qualche concessione alla materia, trattata con leggerezza affettuosa, con stabilità ed equilibrio di rapporto con il volume, da culminare quasi sempre in forme espressive leggere, ordinate, fluenti, di richiamo appunto post-espressionista o, in qualche caso post-primitivista, senza tuttavia dimenticare la lezione classica della forma. Nella scultura di Beloli non circolano maschere di paure, di ansie o drammi. Abbondano invece i Tipi, i Caratteri su cui egli stende un filo di nessi razionali con le cose, le convenzioni, i pregiudizi, ma anche con le qualità, l’irreprensibilità e le virtù.
Le opere di Beloli non cantano salmi, raccontano soggetti che parlano della vita, di letture e ricordi che risvegliano metafore, che mescolano i ricordi del vero e la fantasia, le apparizioni, di tutto quanto fa parte o può far parte della rappresentazione figurale. Potremmo definire la sua produzione un dizionario filosofico o quanto meno una raccolta di brani scelti con saggezza.
Materia e materiali compartecipano al risultato. Sono prevalentemente resine, gesso, cemento, ferro, rame, elementi con cui la mano dell’artista-artigiano arriva a trasferire impulsi creativi alla mente. Su sfondi antropologici e psicologici, la sua è una mano che comunica idee e rimette in contatto con esseri umani (allungati o ingrossati nel tentativo di coglierne l’identità), in un colpo d’occhio.
Inaugurazione DOMENICA 23 novembre ORE 16:00
Ingresso libero
Sarà presente l’artista
Dal 23 novembre al 14 dicembre 2014
Sede: CASAIDEA Architettura-Arredamento-Antiquariato – Ex Chiesetta del Viandante
Via Emilia, 23 – Tavazzano con Villavesco (LO)
Per Info e Appuntamenti: 333.2301800 – 0371.760212
Sito internet: www.acerbicasaidea.com
www.facebook.com/AcerbiCasaideaSnc
E-mail: [email protected]
Orari:
Dal martedì alla domenica
dalle ore 16:00 alle 19:00
Al mattino previo appuntamento
Rain Dogs in the Fog.
Tre Mostre personali presso la Galleria Zamenhof: Carrera, Panozzo e Patarini
Si aprono mercoledì 23 maggio 2012 e s’inaugurano Sabato 26 maggio, alle ore 21.00 con una performance dei Rain Dogs in the Fog presso la Galleria Zamenhof di Milano, via Zamenhof 11, le tre mostre personali di Valentina Carrera, Moreno Panozzo e Virgilio Patarini. Le mostre proseguiranno fino al 10 giugno.
VALENTINA CARRERA, Symbols. Sala Burri, a cura di Virgilio Patarini
MORENO PANOZZO, Impronte. Sala Rothko, a cura di Virgilio Patarini e Valentina Carrera
VIRGILIO PATARINI, Tempo sospeso. Sala Vedova, a cura di Valentina Carrera
VALENTINA CARRERA
(…) Seguendo la definizione di Jung, per cui “la macchina psicologica, che trasforma l’energia, è il simbolo”, il lavoro della Carrera consiste nell’utilizzare o creare una serie di simboli, tratto comune tra l’altro a molta arte contemporanea, rendendo evidente ciò che normalmente non lo è.
All’interno della sua produzione ci sono tematiche costanti, riprese in declinazioni sempre nuove: dall’amore alla morte, dal rispetto per la vita alla passione per la poesia, dal calore della Natura alla disperazione per ogni forma di meschinità.
Ogni opera sta per un’emozione oppure un’idea, ma contemporaneamente rimanda ad un universo complesso di relazioni tra sé e le altre opere.
Il percorso indicato da San Paolo “per visibilia ad invisibilia” arriva al suo traguardo finale, grazie al fatto che la materia, completamente sublimata dall’arte informale della Carrera, non rimane per questo persa in un magma indifferenziato. Il merito delle sue opere infatti è quello di essere in grado di segnalare e mostrare sempre un cuore pulsante, spesso appunto un simbolo, capace di magnetizzare e metabolizzare le energie cromatiche intorno a sé, per poi veicolarle verso l’esterno e quindi instaurare un silenzioso dialogo con l’osservatore.
È così che il simbolico, notoriamente contrapposto all’esistenziale, con questo si riconcilia. (…)
Alessandro Baito
MORENO PANOZZO
Lasciare traccia: non vi è dubbio che questo è il desiderio d’ogni artista. Lasciare traccia, memoria, affinché il pensiero e l’opera non vadano perduti e rimangano nel tempo. Per Moreno Panozzo questo desiderio va oltre: è affermazione che si colora di significati che strutturano l’intera sua opera d’artista di scultore pittore, designer. Della traccia e dell’impronta ne ha fatto il suo universo espressivo. Sappiamo che lasciare traccia ha in sé l’anelito all’immortalità, è aspirazione a quel ‘per sempre’ così impossibile, è l’effimero che si affaccia sulla scena del reale con tutta la sua problematicità d’assunto teorico, in un’epoca in cui, parlando di memoria, non si può prescindere dalla memoria internet planetaria, preambolo culturale della nuova civiltà. Moreno Panozzo desidera lasciare tracce, impronte, impronte vere, autentiche, vuole scriverle sul corpo della materia. E’ un processo creativo che procede in simbiosi con la vita, ne deposita solchi, interstizi, vuoti e pieni. L’opera d’arte è il risultato di un’azione spirituale che tende a trasmettere direttamente alla materia la sua carica, la sua ragione umana attraverso i modi dell’operare, del procedere a strati, dell’imprimersi […]
Stefania Carrozini
VIRGILIO PATARINI
Verso la fine dell’alfabeto greco emerge, come un frutto tardivo, l’inquieta eleganza della lettera c (chi). Simbolo algebrico, nome di Cristo, origine di figure retoriche e ritmo scultoreo che scioglie la rigidezza, la c, più che una lettera, è lo schiudersi di un mondo in movimento in cui «sopra e sotto» si confondono, «dentro e fuori» si contaminano e i punti di vista oscillano vertiginosamente.
L’arte di Patarini trattiene, nel suo gioco di rimandi letterari più o meno espliciti, un incrocio di mondi che si muovono in direzioni opposte, inconsuete e inattese: verticale e orizzontale, leggerezza e pesantezza, memoria e oblio, impalpabile presenza e insostenibile assenza. E non è detto che la leggerezza (la memoria, l’ascesa verticale e la presenza) si trovi laddove il nostro occhio è più abituato a vederla. Anzi: tutta la poetica concretezza di quest’opera di Patarini si incarna in quell’unico punto di contatto che genera il chiasmo, quando direttrici violentemente proiettate altrove, quasi per un fato ostinato, si toccano incrociandosi. […] L’opera di Virgilio Patarini ripropone, con linguaggio artistico, quello che Merleau-Ponty espresse in concetti ovvero: l’enigma del corpo, l’enigma della visione. Ogni rigida distinzione tra soggetto e oggetto, interiore ed esteriore, vedente e visibile viene scardinata, e ogni elemento si fonde e si confonde col suo doppio e col suo opposto. Il fruitore dell’opera d’arte diviene così attore di una rappresentazione dai molteplici significati, decodificatore di un’emblematicità che racconta la trama dell’Essere nelle sue più sfumate accezioni. In ultima analisi, l’opera di Patarini è un frammento di quello specchio deformante e rivelatore che trasforma le cose in spettacoli e gli spettacoli in cose.
Valentina Calzia
Galleria Zamenhof,
Via Zamenhof 11, 20136 Milano.
Ingresso Libero
Dal Mercoledì alla Domenica, ore 15.00 – 19.00. Lunedì e Martedì chiuso
Tel. 02.836.608.23 – www.galleriazamenhof.com
e-mail: [email protected]
MORENO PANOZZO MILANO
Viale Sarca 336
“FABBRICA PENSANTE”
contenitore di idee – rifugio di emozioni
Koiné 2011: diverse forme artistiche in mostra a Milano
Inizia il 22 giugno presso la galleria Zamenhof la mostra collettiva Koiné 2011, sintesi del linguaggio espressivo contemporaneo. Diverse forme artistiche si mescoleranno per dare vita ad un evento ricco di emozioni a cura di Rosamaria Desiderio. Parteciperà all’evento l’artista Moreno Panozzo con la sua arte materica. Creatività è la parola che contraddistingue questo artista. Le sue opere esprimono il lavoro umano, il plasmare la materia per farla diventare un qualcosa di diverso, un qualcosa di nuovo. Solchi, Rilievi, Strappi che simboleggiano il divenire della natura umana con il passare del tempo. Segni primordiali che contraddistinguono le nostre origini. Contrasti che riportano all’essenza, al pensiero di una vita semplice fatta di piccoli gesti e di cose naturali. La natura appunto, come fonte di ispirazione, di rigenerazione. Tutto nasce dalla natura e tutto si trasforma per adattarsi e divenire qualcosa di nuovo. Negli anni il lavoro di Panozzo è passato attraverso i vari stadi della vita analizzando le sfaccettature dell’animo umano e di come esso cambia in base alle sollecitazioni esterne. Per l’artista l’unica soluzione a questi cambiamenti è una profonda ricerca interiore, un auto-analisi del nostro animo per evolvere e sopravvivere ai mutamenti. Le opere di Panozzo ci inducono alla riflessione rispecchiando appieno la ricerca interiore dell’artista che di riflesso diventa la nostra ricerca.
Koiné 2011
Dal 22-06-2011 al 03-07-2011
c/o Galleria Zamenhof
Via Zamenhof, 11, Milano
Dal mercoledì al sabato, ore 11-13 e 14-18. Dom. ore 14 – 18.
Lun. e mart. Chiuso
www.galleriazamenhof.com
tel. 02.83.66.08.23
Ingresso libero
Inaugurazione: merc. 22 giugno, ore 18,30
Moreno Panozzo