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Come scegliere il lavabo quando si ristruttura il bagno

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  • 22 Aprile 2016

Le imprese di ristrutturazione bagno a Roma non mancano certo, ma a volte la cosa più difficile da fare non è scegliere a chi rivolgersi, quanto piuttosto scegliere quale componente è ideale per le proprie esigenze, perché evidentemente se si vuole cambiare qualcosa del proprio bagno è perché c’è qualcosa che non piace o non è più funzionale o, semplicemente, è rotto. Uno dei sanitari più soggetto a rovinarsi nel tempo è il lavabo che il più delle volte viene scelto con leggerezza perché, in fondo, è solo un contenitore. Eppure esiste una quantità di modelli di lavabo alcuni pensati solo per l’estetica, altri pensati per la funzionalità, la comodità e la praticità. Ecco quali sono le principali tipologie di lavabo presenti attualmente sul mercato e come sceglierli in base alle loro caratteristiche.

Lavabo a colonna, sospeso, free standing e in appoggio

Un primo punto che accomuna queste quattro tipologie è il fatto di non essere integrate nella struttura del mobile da bagno.

Il lavabo a colonna è il classico e più comune lavabo, dove il lavandino è appoggiato su una colonna in ceramica e fissato direttamente sul pavimento. Lo stile è molto semplice, poco ricercato e solitamente abbinato alla serie con WC, bidet e vasca da bagno. Pur essendo la tipologia più diffusa è anche la meno “apprezzata”. I vantaggi sono indubbiamente legati al costo (più economico), adatto ad un ambiente più “classico” e facilmente abbinabile. Tra gli svantaggi ci sono dei punti difficili da raggiungere nella pulizia che diventano facile ricettacolo di polvere e sporcizia, non offre un’ampi superficie di appoggio per cui si deve prevedere l’aggiunta di un mobile o una mensola per riporre gli oggetti dell’igiene personale. Quando si disinstalla si nota l’evidente differenza di colore delle piastrelle o della parete nascoste dalla colonna.

Il lavabo sospeso con o senza semicolonna è l’alternativa al lavabo a colonna e il fatto di essere direttamente ancorato alla parete, rimanendo in sospensione, appunto, rende più facile la pulizia dei pavimenti, riduce gli ingombri, le tubature restano nascoste e i costi restano contenuti. Gli svantaggi come per il lavabo a colonna sono legati alla ridotta superficie di appoggio, all’assenza di spazi contenitivi, e le fogge standard sono limitate nel design.

Per chi, dunque, vuole personalizzare il bagno deve optare per soluzioni di design più costose come i lavabi a colonna o sospesi free standing che differiscono dalle prime due tipologie sostanzialmente solo nell’estetica con lavandini a forma di tazzine di caffè e colonne variamente decorate, mantenendo gli svantaggi delle altre tipologie e in più sono costosi.

Il lavabo da appoggio è un’altra soluzione di design, ma si caratterizza per il fatto di comporsi da un lavandino a forma di catino o bacinella appoggiato su un piano forato all’interno del quale nascondere le tubature e che funziona da piano di appoggio e che può quindi essere di materiale diverso (marmo, legno, corian). Se da un lato ricorda i catini della nonna, dall’altro condiziona la scelta della rubinetteria, l’altezza deve essere ben calcolata rispetto al piano d’appoggio perché altrimenti diventa scomodo lavarsi, così come scomoda è la pulizia di questi lavabi.

Lavabo da incasso, semi-incasso, integrato nel top

Ciò che accomuna queste tipologie di lavabo è quella di essere integrati con un mobile da bagno con l’evidente vantaggio di avere un piano di appoggio più ampio e le tubature nascoste.

Il lavabo da incasso è un comune lavabo in ceramica incorporato in un top di materiale diverso (marmo, vetro, agglomerati e così via). Se il bordo della ceramica sporge dal top si definisce incasso soprapiano, se invece la ceramica resta al di sotto del top si chiama incasso sottopiano. Il mobile, ovviamente viene tagliato su misura e può assumere forme squadrate o arrotondate. Il limite di un mobile a incasso è determinato dallo spazio del bagno, presenta delle difficoltà di pulizia nel punto di contatto tra il bordo del lavandino e il top. D’altra parte offre libertà di abbinamento con le altre componenti di arredo.

Il lavabo da semi-incasso è solo in parte incassato nella struttura di un mobile che può essere di materiale diverso e dalle forme più svariate. Il vantaggio è dato dalle misure, mai superiori ai 35-40 cm di profondità, utili per chi ha poco spazio. Lo svantaggio è che non c’è molta libertà di scelta perché i modelli sono piuttosto limitati nelle fogge e nei colori.

Il lavabo integrato nel top è la soluzione di design più innovativa, ma anche più costosa, che rende il proprio bagno di casa simile a quello di un hotel o di un bagno degli aeroporti con estrema libertà di scelta dei materiali e dei colori del top (vetro, vetro satinato, ceramica, corian, cristalplant, tecnoril, whitecryl). Lo spazio e il piano d’appoggio sono ampi, la pulizia è semplice e i modelli svariati. Il limite è nel prezzo e negli spazi che occupa.

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Interventi di ristrutturazione di grandi e piccole opere

Quando si deve restaurare casa, bisogna sapere che ci si trova di fronte ad un’operazione complessa, che richiede l’intervento di esperti e professionisti.

Il termine ristrutturazione è un termine complesso che può comprendere diversi significati e sottogruppi, dal restauro monumentale a quello architettonico, dagli interventi atti ad abbellire una parte della casa a quelli di più grande entità.

In generale possiamo però dire che gli interventi di restauro, piccoli o grandi che siano, comportano sempre, oltre che una certa spesa, anche un certo impegno, non solo da parte delle imprese costruzioni edili contattate per effettuare il restauro stesso, ma anche per i proprietari della casa, che devono seguire lavori a volte lunghi e complicati prendendo decisioni in merito.

Cominciamo dalla parte per molti più dolente: i costi. Naturalmente c’è una bella differenza tra i costi di piccoli interventi di rinnovo e quelli che possono riguardare un progetto più ampio. Quando si decide, per esempio, di effettuare degli interventi che cambino la struttura originale dell’edificio, bisogna mettere in preventivo una spesa notevole. Non a caso esiste la possibilità, in taluni casi, di richiedere il cosiddetto mutuo per ristrutturazione. È quindi opportuno, quando si parla di ristrutturazione, fare una prima divisione tra ristrutturazione ordinaria e ristrutturazione straordinaria. Mentre la prima, com’è facilmente intuibile, comprende gli interventi di piccola entità e la ristrutturazione di piccole opere, il secondo termine indica invece la ristrutturazione di grandi opere. Oltre alle differenze riguardanti i costi, queste due tipologie di ristrutturazione si distinguono anche in molti altri sensi, in primis per quanto riguarda le normative vigenti. Nel caso di alcuni interventi di grande entità, infatti, è necessario inoltrare una domanda con richiesta di permesso al proprio Comune.

Cerchiamo ora di spiegare meglio cosa si intende per ristrutturazione ordinaria e straordinaria. Si parla di manutenzione ordinaria nel caso in cui, per esempio, si decida di acquistare un immobile per rimetterlo a nuovo. Anche in questo caso bisogna però fare dei distingua, perché ovviamente può essere che l’immobile acquistato richieda solo dei piccoli interventi, o al contrario che necessiti di un maggior numero di lavori. In ogni caso, il termine ristrutturazione ordinaria può includere sia lavori all’interno che all’esterno dell’immobile, ma con una conditio sine qua non: sia l’aspetto interno che quello esterno dell’edificio devono rimanere immutati. Oltre che per questi interventi maggiori, il termine ristrutturazione ordinaria viene impiegato anche per indicare, per esempio, la sostituzione dei serramenti, gli interventi riguardanti i cancelli, i portoni, le rifiniture e così via.

Passiamo ora alla manutenzione straordinaria: con questo termine si indicano interventi quali la realizzazione di servizi igienici, di cortili e in generale di qualsiasi lavoro che vada a modificare la struttura interna od esterna di un edificio. Si parla di ristrutturazione straordinaria anche nel caso di lavori riguardanti il consolidamento della struttura e la sostituzione, per esempio, dei muri portanti, lavori che richiedono sicuramente l’intervento di un’impresa costruzioni Veneto specializzata. Il termine manutenzione straordinaria di grande opere include, infine, la costruzione di nuovi edifici o l’allargamento di edifici già esistenti. Per tutti questi interventi, come già accennato, è necessario far richiesta al comune, che valuterà se concedere o no il nulla osta per procedere con i lavori.

Articolo a cura di Francesca Tessarollo
Prima Posizione Srl – piano di marketing

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