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Via… Vai… all’Hotel AbitArt di ROma

VIA… VAI…

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Vita

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Interpreti

Allestimento espositivo nell’Hotel AbitArt, via Matteucci 10/20 Roma

Dal 19 marzo al 13 maggio 2018

Artisti

Silvano Debernardi, Maria Lepkowska, Giovanni Mangiacapra,

Maria Paola Moretti, Trasformarte, Angela Scappaticci, Remo Suprani

Curatela:

Sonia Mazzoli e Marina Zatta

 

Un Hotel è un luogo di transito in cui si va per riandare via, in cui lo STARE è solo PERMANERE, uno spazio temporale provvisorio, un tempo estraneo, coincidente con l’espressione VIA VAI espressa nell’acronimo creato da Marina Zatta. In un Hotel si arriva, si sosta, si va.  Per denominare il posto che ci viene assegnato, la Camera, utilizziamo un aggettivo possessivo  Nostra, Mia, Tua, descrivendo un possesso che in realtà è illusorio: quello spazio non è Nostro, Mio, Tuo, lo utilizziamo in un lasso di tempo limitato estraneo alla Quotidianità, Esistenza, Vita che ci appartengono.

 

Anche gli spazi dedicati alle Arti sono provvisori, legati a un tempo relativo: Gallerie, Musei, Cinema, Teatri, Auditorium, e così via, sono zone di esistenza temporanea, legate a un ENTRARE che prevede un prossimo USCIRE, posti in cui VENIRE e ANDARE, per cui il VIA VAI caratterizza la temporaneità dei luoghi della fruizione artistica, posti in cui si arriva, si sosta, si va.

 

L’Arte stessa è uno spazio provvisorio giacché è legato all’esprimere il Pensiero che è volatile e fuggevole. L’Arte è un continuo divenire, racconta sé stessa nei secoli modificandosi e l’Artista è colui che esprime il cambiamento spostando di continuo le traiettorie narrative, portandoci in territori inesplorati, panorami in cui siamo accolti, ma che non ci appartengono: non sono pensieri Nostri, Miei, Tuoi.

 

Conseguenzialmente immaginare un rapporto concettuale legato alla transitorietà tra gli spazi reali della Galleria e dell’Hotel e quelli narrativi della Creazione Artistica è solo un mettere in relazione una comunicazione meno lontana di ciò che si può immaginare, è creare un nesso tra ciò che, nel suo non appartenere a nessuno, non essere Nostro, Mio, Tuo, trova buona parte della sua ragione di esistere.

 

l’Hotel AbitArt è situato nei pressi della Piramide Cestia, luogo centrale di Roma che ospita il monumento funebre dell’antico romano Caio Cestio, la Centrale Montemartini e il Cimitero Acattolico che ospita le tombe di numerosi intellettuali. L’hotel AbitArt oltre alla sua funzione alberghiera, è un luogo di accoglienza espositiva per l’Arte Contemporanea fondato sulla convinzione che: “L’Arte è qualcosa che deve far parte della vita quotidiana di ognuno di noi” partendo  dall’idea che “Quotidianità, Familiarità e Accoglienza, debbano convivere e dialogare in modo creativo con Arte, Cultura e Modernità”.

 

Info: [email protected][email protected] – cell. 333.7330045

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Esperienze e casi di successo Store Van.

Esperienze e casi di successo spingono alla divulgazione e condivisione di contenuti utili a una larga fascia d’utenza. La specializzazione e l’innovazione dei sistemi “nell’epoca del low cost” vanno provate con i fatti: pertanto, Store Van propone una serie di efficienti modelli di officina mobile per veicoli commerciali, ricchi di spunti da applicare alla realtà operativa.

Fatta questa debita premessa, valuta l’ allestimento installato su un furgone Nissan NV400 realizzato per una ditta che si occupa di montaggio e assistenza a stufe e caminetti.

Convinti di essere riusciti a sgombrare il campo da alcune riluttanze culturali al cambiamento, entriamo nel vivo della descrizione di questa soluzione, osservando la distribuzione dell’arredo all’interno del vano di carico.

Alla fiancata sinistra è stato fissato uno SCAFFALE composto da elementi che permettono il deposito di ogni genere di attrezzatura e materiale di ricambio: vani con portello in alluminio, vasche con divisori per spezzoni di tubo, cassetti per i ricambi di medie dimensioni e una gronda telescopica per i tubi più lunghi.
Anche sul passaruota destro è stata “plasmata” una SCAFFALATURA dalla composizione molto simile a quella appena descritta, con l’aggiunta di due valigette con contenitori porta minuterie, di cassette trasparenti serie “Practibox” per le viterie pesanti e di un banco morsa estraibile per piccoli interventi al di fuori del veicolo.

Infine, sul retrocabina ci sono due barre ferma carico con cinghie per l’ancoraggio del materiale alto come le stufe verticali.

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Officina mobile Store Van per l’attività di posa di pavimenti installata su Ford Transit.

Padre della famiglia di veicoli commerciali pluridecorata ”International Van of the Year”, un furgone Ford Transit Van L1H1 è il protagonista di un allestimento Store Van realizzato per la squadra di operai di una ditta che posa i migliori pavimenti per interni ed esterni in ceramica, parquet, marmo, pietra e tanto altro ancora.

Dall’osservazione dei disegni tridimensionali del progetto, notiamo che la soluzione di officina mobile sviluppata è costituita da elementi “essenziali” a garantire il trasporto in sicurezza del materiale e delle attrezzature più ingombranti, lasciando ampio spazio di movimento all’interno del vano di carico.

Scendendo nei particolari, facciamo notare i due scaffali copri-passaruota con vasca superiore e vano con portello ribaltabile – concepiti per il duplice scopo di coprire il passaruota e racchiudere materiale sciolto -, le gronde telescopiche sospese per posizionare badili, picconi e pale (sulla sinistra), le selle reggicavo per i tubi di medie/grandi dimensioni, il kit porta rotoli e una barra ferma carico con cinghia (sulla destra).

Infine, per soddisfare l’esigenza del cliente di trasportare in sicurezza taniche di gasolio da 20 lt., a ridosso della paratia divisoria del retrocabina, sono stati installati nove kit porta tanica.

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Nelle Sale Duca di Montalto del Palazzo Reale a Palermo Il muro ha un suono

È una mostra da vedere e ascoltare quella che, dal 14 gennaio al 3 febbraio 2012, il Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento Siciliano, dedica a BIOS Vincent, giovane artista trapanese che vive e lavora tra la Cina e l’Italia. Il muro ha un suono, a cura di Martina Cavallarin, è la prima personale dell’artista a Palermo, atteso ritorno nella terra d’origine dopo le recenti esperienze artistiche in Cina, a Boston e a Berlino.

 

BIOS costruisce per gli spazi del Palazzo Reale un percorso del tutto inusuale, che si snoda dal piano inferiore, in cui si è accolti dai video con i gli atti performativi dell’artista, fino alla sala centrale del piano superiore, dove una labirintica installazione composta da oltre 40 opere di grandi dimensioni avvolge il visitatore in spire materiche dalle forti cromie che prendono il sopravvento e conducono alla grande parete di fondo interamente coperta da un lavoro di notevoli dimensioni emozionali.

 

 

Di fronte ai pannelli cosparsi di cemento o lasciati quasi a vivo, perforati da proiettili di vari calibri, Magnum, piombini, Lupara, e alle installazioni a parete con numeri, parole, lettere, segni violentati dall’uso determinato e mirato di armi da fuoco, ci si lascia trasportare dall’eco del sibilo lacerante e invisibile di uno sparo, di risposte mai date, di doni inaspettati, di una speranza disillusa o di un ricordo cancellato.

 

BIOS guarda il mondo dal buco inflitto dai proiettili sulle sue superfici trattate e la sua arte appare da autodidatta, ma è mutuata invece da un preciso percorso culturale, da codici antichi come la grafica o la letteratura medievale, le incisioni, l’arte sacra e un immaginario visionario – afferma la curatrice della mostra Martina Cavallarin.

 

BIOS ha una ricerca personale che indaga nella dimensione del sociale concentrandosi su temi spigolosi come l’aborto, l’ecologia, le sopraffazioni, la violenza, le barriere fisiche e mentali, attraverso un’arte che si avvale di performance – in cui i cacciatori sparano virtualmente sulla preda, metafora per eccellenza, o in cui l’artista impersona i “pinocchio” e ne simula crocefissioni – e di installazioni a parete, quadri che si fanno scultura nell’accogliere gettate di colore, scarnificazioni, oggetti circondati da numeri che sono un logo –  come il 194, cifra che evoca la legge sull’aborto – o parole, lettere, scritte.

 

“Quelli di Vincent sono i muri della vita che raccontano la storia degli uomini che l’hanno vissuta. – scrive l’architetto Michele Premoli Silva che ha realizzato il progetto espositivo – Muri che, come quelli delle case nei luoghi di combattimento o di conflitto, segnati dalle raffiche dei proiettili che vi hanno inciso il loro alfabeto, restano lì a ricordare che tra quel muro e chi sparava probabilmente sono state interrotte delle vite. BIOS ha scelto di raccontare la vita del Mondo attraverso il muro”.

 

La mostra è patrocinata dalla Regione Sicilia, dall’Assemblea della Regione Siciliana e dalla Fondazione Federico II, e promossa dall’Associazione Sicilia Promotion, con il contributo di Galleria Affiche Milano e Galleria 71 Palermo. Sponsor d’eccezione URSA Italia SrL.

 

 

BIOS Vincent

è nato a Erice, Trapani, il 24.11.1976

 

Installazioni di grande formato a parete e mixed media sono le tecniche utilizzate nella sua ricerca, che si focalizza sulla dimensione del sociale, su temi spigolosi come l’aborto, l’ecologia, le sopraffazioni, la violenza, le barriere fisiche, mentali e la memoria sorda e necessaria. Al momento è impegnato nel processo di installazioni ambientali nelle quali è previsto l’utilizzo di sorgenti di energia rinnovabile. Dal 2000 il suo lavoro è stato presentato in varie mostre collettive e personali in Italia e all’estero.

Vive e lavora tra Milano e la Cina e collabora con diversi studi di Architettura nello sviluppo di progetti tra arte e architettura.

 

 

SCHEDA INFORMATIVA

 

 

BIOS Vincent | Il muro ha un suono
a cura di Martina Cavallarin

 

dal 14 gennaio al 3 febbraio 2012

inaugurazione 13 gennaio 2012 ore 19:00

Palazzo Reale, Sale Duca di Montalto

Piazza Indipendenza, 1 – 90129 Palermo

 

Con il patrocinio di:

Regione Sicilia | Assemblea della Regione Siciliana | Fondazione Federico II

 

Sponsor:

URSA Italia Srl

 

Con il contributo di: Galleria Affiche – Milano | Galleria 71 – Palermo

 

Organizzazione: Associazione Sicilia Promotion

Direzione scientifica: Scatola Bianca – Venezia

Progetto espositivo: Studio Premoli Silva

Concept comunicazione e progetto grafico: Tosi comunicazione

 

Orario di apertura: lun-sab: 8:30-17:40; dom e festivi: 8:30-13:00 (la biglietteria chiude un’ora prima del museo)
Ingresso: 3 euro
Informazioni: www.federicosecondo.org

Mail: [email protected]

Tel: +39 091_6262833

 

Accompagna la mostra un prestigioso catalogo edito dalla Fondazione Federico II Editore in tre lingue – italiano | inglese | cinese – con testi critici a cura di Martina Cavallarin | Micol Di Veroli | Michele Premoli Silva

 

 

Ufficio stampa
Flavia Lanza | ph. +39 340_4265760 |mail: [email protected]

 

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Marco Milia “urban necessity”

                                                              

                Marco Milia  Urban necessity “I sottili trampoli che s’alzano dal suolo a gran distanza l’uno dall’altro e si perdono sopra le nubi sostengono la città. Ci si sale con scalette. ( …) Nulla della città tocca il suolo tranne quelle lunghe gambe da fenicottero a cui si appoggia e, nelle giornate luminose, un’ombra traforata e angolosa che si disegna sul fogliame.” Così Italo Calvino nel 1972 descriveva ne “Le città Invisibili” la città di Bauci. Così il giovane artista romano Marco Milia dà forma alle sue città immaginarie, quelle che crea da circa quattro anni, da quando ha iniziato una ricerca sul contesto urbano-architettonico, lo stesso che è presente in tutte le sue opere. Una suggestione letteraria come quella di Calvino diventa quindi “soltanto” un pretesto d’ispirazione dal quale partire per condurre un’indagine sulla città, una analisi che non è né puramente architettonica né esclusivamente di origine urbanistica ma è di più: è uno sguardo mentale che tiene conto degli spostamenti, dei mutamenti delle infinite forme che il tessuto urbano può assumere. Una città vista quasi come se fosse un’entità dotata di personalità propria con cui interagire, al fine di riappropriarsi di uno spazio, di occuparlo e viverlo con rispetto e cura. Tutto questo è racchiuso nelle opere “Discesa da Bauci II” del 2007 e nella più recente “Città dorsale”( 2008) in cui la metropoli è rappresentata con sembianze simili a quelle umane, con una colonna vertebrale che crea volume e occupa lo spazio in maniera imponente.Acciaio inox e legno-sabbia sono i materiali usati e assemblati con rara abilità da Milia per plasmare le sue città e dare vita alle sue opere: vuoti, pieni, ombre e luci fanno il resto, proprio come in una città immaginaria.                                               Valentina Bernabei   

Opening 23.04.09 ore 18.00 èstilegalleryvia chiana 15 00198 Roma

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