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Roberta Paganelli presenta il volume “Ines Lidelba: la contessa soubrette”

Giovedì, 20 settembre, alle ore 18 presso il Grand Hotel delle Terme di Castrocaro Roberta Paganelli presenta il suo ultimo volume Ines Lidelba: la contessa soubrette dedicato alla famosa cantante forlivese (1893-1961) Il pomeriggio sarà allietato dall’ascolto di alcune note arie di operetta.

Ingresso libero

Ci siamo chiesti se fosse appropriato recensire questo libro su di una rivista dedicata all’opera. Che, diciamocelo francamente, ha sempre guardato con sussiego la sorella-minore: l’operetta ovvero la piccola lirica. Intanto è un ottimo libro. Conosciamo Roberta Paganelli, le sue doti di ricercatrice e la competenza maturata nell’ambito dell’indagine storica sugli artisti della sua Romagna. E poi, non sì può negare che l’argomento abbia attinenza con il melodramma. Non solo l’operetta nasce da una sua costola, ma la soubrette è anche l’ultima evoluzione de! soprano spumeggiante, prima che esso lasci il posto alla Wandissima, alias ad una cantante di musica leggera, chiamata ad essere la regina della rivista. La Lidelba infatti può essere considerata l’ultimo capitolo di una storia che si chiude.

Forlivese, classe 1893, di nobili origine, Ines Baldelli, in arte Ines Lidelba, debuttò nel 1917 nella Geisha. Dopo essersi cimentata in alcuni concerti lirici, riscuotendo un buon successo, la giovane artista trovò nell’operetta il terreno fertile per mettere a frutto un bouquet di charme, dove il canto si sposava con l’avvenenza e l’avvenenza con il brio, iI brio con l’eleganza e l’eleganza con la signorilità, tutto condito con una musicalità facile e felice. Il successo fu immediato e andò crescendo in una serie di performance memorabili, tra le cui tappe vanno ricordate almeno le tournées in Spagna e nell’America Latina, le recite triestine dello Zarevitch, dirette da Lehàr in persona, la fondazione della “Compagnia dei grandi spettacoli operettistici”, voluta per risollevare le sorti di un genere che volgeva verso una fine di cui la Lidelba ebbe chiara percezione. La Lidelba seppe essere divina come lo erano le primedonne dell’operetta: un poco chanteuse, un poco danseuse, un poco diseuse, glamour, librata tra suggestioni d’antan, aggiornate a più spendibili clichés, e modi da attrice cinematografica. Il repertorio della Lidelba contemplava Lehàr, ma ospitava tutta la produzione più o meno illuminata dell’operetta italiana, compresa “Prestami tua moglie” di Leoncaval!o. Titoli che a dirli oggi fanno un po’ sorridere e un po’ tenerezza: Acqua cheta, Addio giovinezza, Cin-ci-la, il Paese dei campanelli, la Fornarina.

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