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La New Page di Saverio Dòdaro, narrativa del terzo millennio

New Page – Narrativa in store, è un movimento letterario fondato da Francesco Saverio Dòdaro (già fondatore dello storico Movimento Genetico nel 1976 e sperimentatore fra i più innovativi sul versante letterario del secondo novecento – fra le sue collane si ricordano “Mail Fiction” romanzi postali su cartolina, “Diapoesitive” romanzi da proiettare, “Wall Word” romanzi da muro, questi ultimi esposti in mostra permanente presso il Museo della Letteratura Internazionale di Sapporo, in lingua madre e interamente tradotti in giapponese) sul finire del 2009 in Italia. Narrativa di cento parole. Romanzi, brevi, brevissimi, di cento parole, in store, da esporre nelle vetrine dei negozi, su crowner, pannelli cartonati molto in uso nella comunicazione pubblicitaria.

Al movimento hanno sin qui aderito artisti italiani ed internazionali:

Dall’Italia: Francesco Saverio Dòdaro, Teresa Maria Lutri, Elisabetta Liguori, Francesco Aprile, Mauro Marino, Antonio Palumbo, Rossano Astremo, Elio Coriano, Serena Stìfani, Giuseppe Cristaldi, Vito Antonio Conte, Stefano Donno, Giuliano Ingrosso, Lea Barletti, Francesco Pasca, Marianna Massa, Erika Sorrenti, Alessandra De Luca, Ennio Ciotta, Dino Levante.

Dalla Spagna: Bartolomè Ferrando, Patricia Aguilera Arroyo.

Da Malta: Victor Jacono.

Dal Canada: Elvira Cordileone.

Dalla Siria: Ayham Agha.

Dall’Egitto: Ahmed Hamed Ahmed

Dalla Francia: Vanessa Bile-Audouard.

Conoscere la comunicazione. Ora. Il ritorno ad un batter di mani che è volto al tempo che fu. Pagine che sono come oralità. Soprattutto – rifondare/ricontestualizzare i luoghi della scrittura. La pagina è ovunque – è la nuova pagina di Francesco Saverio Dòdaro. Da Gutenberg a Dòdaro. Nel mezzo. Evoluzioni, rivoluzioni, involuzioni, periodi stagnanti. Il processo, a volte, ristagna. New Page è un nuovo manifesto letterario.
Uno scrivere che assimila la lezione di Joyce ed Henry James, sulle nuove frontiere del romanzo, dei fermenti degli anni ’70 – che pone il suo sguardo nell’ora, diagnosticando una nuova immagine dialettica che, non può fare a meno della lezione passata, che non è proiettata nel futuro, bensì, è un ritaglio di tempo nell’ora. Uno sguardo all’oggi come il flâneur che vaga straniato nella città divenuta ormai metropoli, un testo come dato aleatorio da manipolare nella frenesia di un vagare. Di vetrina in vetrina. Di strada in strada. Che è la strada il nesso dell’ora. Il suo scorrersi da sé. Come un avvolgere un nastro. La dimensione che è propria dell’ora è quella di un prodotto che possa esser fruibile e d’impatto nella frenesia degli sguardi che corrono alla ricerca del capo d’occasione, così, New Page, assume la sottodenominazione di “Narrativa in Store”. L’accessibilità al prodotto letterario che non può stagnare nel lento fluire della pagina scritta. Di libro in libro. In poi. Fino agli sms. La necessità di un romanzo in 100 parole, come connessioni logiche e istintuali che attaccano, fra spazi e spazi – letterari/intertestuali e nuove dimensioni espositive della pagina scritta – che si “srotola” come ventata di freschezza, sguardo attento all’evoluzione della società. Il passo della letteratura ed il suo continuo divenire. Un ritorno all’Azione Comune della ComunicAzione che sfonda i varchi e gli stili preconfezionati, per farsi parola Comune, attraverso un effetto del Sociale che riporta, con la ricontestualizzazione dei luoghi, il testo ad un varcare il salotto d’elite. Tuffandosi nella quotidianità. Ecco che New Page – dicevo – diventa un nuovo manifesto letterario.
Scrive Dòdaro che New Page è una «contestualizzazione della pagina letteraria gutenberghiana. Un tracciato capace di intercettare il know-how della comunicazione, i grovigli della fruizione e le dinamiche areali: narrativa del terzo millennio. Le centopagine – le jamesiane short story – la new wave degli anni settanta non possono più interpretare l’ora. Bisogna tradurre adeguatamente il contesto.»

Il romanzo in 100 parole è un ritmo generativo. Nasce da un battito intestino e preme  – cuore e cervella – per venire fuori. Ha il sapore del tempo come spazio pubblico di creazione. Un nuovo modo d’intendere la punteggiatura ed il divenire del testo nel passaggio che compie dal corpo alla pagina. Parole. Che da sole, su di una pagina, segnano la percezione più di pagine e pagine. È l’uso che della parola si fa a segnarne l’impatto logico/sensazionale. Dalla dualità dell’anima, l’andare a scovare la dualità dell’esistere umano, in un continuo cercare l’altro. Tra frammenti. Di sguardi. Di mancanze. Di notti come nuvola. Di notti. E parole. E suoni. E poi il contatto. Il tremolio di una carezza. Il corpo che si curva e scuote sotto la semplice tensione di una carezza. Di una voce. L’amore. E scrive Dòdaro. «L’amore. Sì. Null’altro.»

Francesco Aprile

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