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Dal 27 giugno alla grande mostra a cura di Vittorio Sgarbi “Spoleto Arte” Fabrizio Berti e altri famosi artisti contemporanei

Aprirà in data sabato 27 giugno 2015 l’attesa mostra “Spoleto Arte”, allestita nello storico Palazzo Seicentesco Leti Sansi, in Piazza del Mercato, nel centro della città umbra di Spoleto. L’evento, organizzato dal manager della cultura Salvo Nugnes e curato dal Prof. Vittorio Sgarbi, vedrà la partecipazione, come ospite d’onore e come artista, della nota Amanda Lear, musa ispiratrice del mitico Salvador Dalì, ma anche cantautrice, attrice e presentatrice televisiva.

“Spoleto Arte” sarà allestita nel contesto del Festival dei 2 Mondi, che ogni anno attira turisti, esperti e appassionati d’arte. Dunque, un’occasione imperdibile per gli artisti contemporanei presenti in mostra, tra cui il pittore Fabrizio Berti.

Di lui scrive l’illustre Prof. Sgarbi: «Un pittore come Fabrizio Berti può scegliere un racconto semplice nel descrivere una pasticcera, ritrarre un amico fedele, una coppia di anziani che camminano abbracciati con una serena stesura neoimpressionistica. Per questo pratica una tecnica mista, realizzando oli che hanno la freschezza e la velocità degli acquerelli».

Il Prof. Alberto D’Atanasio, docente di Storia dell’Arte e Semiologia dei linguaggi non verbali, ha scritto un saggio dal titolo “Il vivido e l’evanescente” in cui afferma: «È come se durante il viaggio della vita ci si fermi a fissare il paesaggio dal finestrino, tutto scorre ma l’occhio del cuore e quello della mente riescono a fissare l’essenziale e il cuore riesce a sciogliersi e ad amalgamare il tutto perché la vita vissuta possa avere un senso, un perché oppure no, in Fabrizio Berti la risposta può rimanere nel discernimento personale che ognuno fa delle proprie sensazioni dei propri perché. Le immagini offrono una guida, un universo dove ognuno trova il suo oceano in cui trovare nuove rotte o un nuovo naufragio, ciò che conta è che il viaggio sia vissuto da attori e non da comparse».

Anche la Dott.ssa Elena Gollini si è soffermata su questo grande artista, scrivendo: «Berti è artefice di una pittura, che sprigiona un senso di spiritualità. Una pittura sussurrata, sottovoce, che trasporta un sentimento che assomiglia a un emozionato rispetto. Una pittura, che riesce a scendere e a calarsi nel profondo della sfera interiore, risvegliando antiche sensazioni che credevamo perdute, ma che grazie all’abilità del suo pennello e alla spiccata sensibilità che lo guida, possiamo recuperare ed essere pervasi da una commistione di sentimenti positivi e di sorprendenti e piacevoli percezioni emotive».

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Fabrizio Berti esporrà le sue creazioni in occasione di Spoleto incontra Venezia a cura di Vittorio Sgarbi

Si conferma un appuntamento internazionale imperdibile, la grande mostra denominata “Spoleto incontra Venezia” prevista dal 27 Settembre al 24 Ottobre 2014, sotto la curatela di Vittorio Sgarbi e la direzione del manager produttore Salvo Nugnes. L’evento, allestito nell’esclusivo Palazzo Falier, di secolare costruzione affacciato sul Canal Grande a Venezia, è arricchito da personaggi illustri in esposizione, tra i cui Dario Fo, Pier Paolo Pasolini, Eugenio Carmi, José Dalì. Nel parterre delle presenze importanti è stato selezionato Fabrizio Berti, pittore e scultore dalla formazione accurata e completa, che gli ha permesso di approcciare una coinvolgente formula espressiva dal carattere intimista, ricevendo ampi consensi d’apprezzamento. 

Nel percorso di ricerca Berti approfondisce dapprima la pittura e il disegno, frequentando appositi corsi con il noto maestro Enrico Irmici. Inizia poi l’indagine sperimentale sulla commistione delle varie tecniche, tra cui l’acquerello e la gouache. In quel periodo viene inquadrato come “impressionista puro”. In seguito comincia con il lavoro scultoreo, attraverso la modellazione della creta e dell’argilla, riuscendo a elaborare una finitura personalizzata dal sorprendente impatto visivo, in cui la superficie delle sculture risulta perfezionata da una speciale cromia, paragonabile al bronzo.

Concepisce l’arte come mezzo strumentale e considera il suo fare arte come una missione, una forma di vocazione assoluta e innata, una missione trasmessa fin dalla nascita, finalizzata a suscitare emozioni nello spettatore, per dare voce alla dimensione interiore e all’anima. Guardando le opere si viene trasportati in un viaggio iniziatico di illuminazione esistenziale e spirituale per unificare quella scintilla primordiale, che dal caos genera il cosmo, l’ordine e l’armonia del creato e sostiene e conferisce il significato primario a ogni essere vivente. Egli dichiara “Io ho promesso di vivere d’arte anche dopo la mia morte” assimilando l’arte al fremito interiore, alla propulsione vibrante, che è il linguaggio cosmico per metterci in contatto e in comunicazione con il Dio creatore.

È dunque indispensabile congiungere la sua esperienza filosofica estetica all’evoluzione della spiritualità intesa come riscoperta del sé, della sfera introspettiva, che diventa l’essenza stessa del vivere, la fonte d’ispirazione imprescindibile per lo studio approfondito sulla forma, sulla figura e sul colore. Emerge la sintesi formale della narrazione, che si trasforma in ricordo e memoria del vissuto, con una costante evoluzione fatta sull’analisi della percezione interna della “ratio” in relazione al senso di infinito, che trapela dalla condizione ineluttabile della morte. In lui vita e morte, Eros e Thanatos si equilibrano, si intrecciano e trovano spiegazione nel suo lavoro e nel coinvolgimento estremo, per il quale spiega “Si immedesima nell’arte, che è vocazione e nell’osservatore, che nella visione riscopre il vero senso del contemplare, cioè io guardo, perché’ dall’opera si irradia quell’infinito, che mi conosce fin dall’inizio dei tempi”.

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