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Incontro con l’autrice Mena Antonelli

In attesa della nuova piece teatrale di Mena Antonelli

Quando incontri Mena Antonelli sei sommerso da un mare di concetti, discussioni, ricerca della verità, è una persona schietta, senza peli sulla lingua capace di andare fino in fondo.

A Fondi (ed in verità anche fuori) è conosciuta per le sue opere teatrali, sempre originali, ma comunque piene di quella vivacità che contraddistingue l’autore vero.

Abbiamo saputo che sono iniziate le prove del suo ultimo lavoro, quando tutti ricordano e parlano della sua commedia in dialetto “Ju vafitt” per cui siamo andati da lei per nchiedere qualche informazione in più.

D:Allora Mena, raccontaci da dove parte la tua storia

R:Ormai siamo giunti nel XXI  Secolo,  l’Era digitale e super tecnologica, quella dell’Economia della Conoscenza e del denaro virtuale, ha preso il posto dell’Era Industriale e dell’Economia reale. L’Informazione è diventata più veloce dello stesso movimento fisico, tutto deve essere veloce, rapido; tutto deve essere prodotto e consumato per far posto ad un altro prodotto da consumare nel più breve tempo possibile.

Anche nelle famiglie c’è stato un notevole cambiamento; non c’è più tra genitori e figli, lo scontro generazionale tipico del XX Secolo, quando le giovani generazioni credevano di cambiare il mondo, o almeno di migliorarlo realizzando ideali di giustizia ed uguaglianza sociale, cercando di non commettere gli stessi errori della generazione precedente

 

Oggi, tutti si affannano a possedere l’ultima diavoleria tecnologica…e guai a restare indietro. Forse l’unico cruccio dei genitori moderni, è quello di guadagnare soldi, non per una sicurezza economica futura,  ma per poterli spendere nel presente (cicale e non più formiche).

Il concetto stesso di famiglia è stato, nel tempo, oggetto di continui cambiamenti a causa delle profonde trasformazioni sociali e  culturali tipiche di questi ruggenti anni.

L’antico modello di famiglia patriarcale, ha lasciato il posto ad una famiglia non più basata sugli affetti, sull’aiutarsi a vicenda,ma ad una più discontinua, disomogenea dove ogni individuo è un nucleo a sé: non si convive, si abita  insieme mettendo sempre al primo posto le proprie esigenze, senza mediare, senza confrontarsi…senza un minimo di sacrificio reciproco.

Che fine ha fatto la famiglia tradizionale di tipo “nucleare”, basata sulla coniugalità, sulla fedeltà, sui ruoli?

Tutto diventa possibile e fattibile, non ci si preoccupa delle conseguenze che determinati comportamenti possono generare, come i repentini cambiamenti e frustrazioni. Tanto che  i momenti d’incertezza diventano più forti della solitudine e l’incomunicabilità si trasforma in  un gioco pericoloso: terreno fertile per essere ingannati, comprati, schiavizzati e strumentalizzati dai ciarlatani di turno. Sono scomparsi perfino l’orgoglio e la vergogna

D:Parli della crisi della società attuale e dei cambiamenti che hanno portato alla famiglia quindi, delle difficoltà che sono in esse, e dei nuovo attori che si appropriano degli spazi della società quindi?

R:Esatto! ecco che si moltiplicano  le trasmissioni televisive con protagonisti, maghi, cartomanti, astrologi, spiritisti, che muovono un giro d’affari di miliardi e che riguardano soprattutto le TV private (ormai con il digitale terrestre sono nate come gramigna).

Con questo lavoro,  ho voluto ironizzare anche sul Dio Denaro, sulla necessità di reperirne il più possibile: tutto è indispensabile, niente è superfluo.

D:Tutta la società secondi te diventa succube del denaro che diventa il motore delle relazioni

R:Nel mondo d’oggi il denaro sembra la principale misura del valore individuale e l’elemento centrale della vita sociale e politica. La ricchezza è sempre stata al centro delle riflessioni e delle preoccupazioni umane, dalla più lontana antichità ai nostri giorni, ma è proprio la nostra Era Supertecnologica, frenetica, ossessiva a trasformare il Dio Denaro  in  un Leviatano!

D:Ritieni che la società sia in crisi? Quali sono le tue ricette?

R:Riporto la frase di Thomas Scheff, professore emerito presso l’Università della California di Santabarbara: «Negli ultimi duecento anni, nella storia delle società moderne, la vergogna è virtualmente scomparsa. La negazione della vergogna nelle società occidentali è stata istituzionalizzata. E poiché le persone sono motivate a mantenere legami sociali, l’orgoglio e la vergogna sono il più fondamentale e potente di tutte le emozioni sociali»

Bisogna vergognarsi di più, esprimere i propri sentimenti, non anestetizzarli, per dare un nuovo impulso alla società

D:Grazie Mena, ti aspettiamo presto, siamo curiosi! E quando potremo vederti sul palco?

R:Dal 30 Maggio al 2 giugno al centro Multimediale Da Danino di Sarra a Fondi, mi raccomando vi aspetto tutti al  “Donna Memena, come ingarbugliarsi la vita”.

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