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La Castelli Gallery di Milano inaugura “ALCHIMIE TATTILI”, mostra personale della pittrice CALINA LEFTER

Martedì 11 dicembre, alle ore 19.00, la Castelli Gallery di Milano inaugurerà la mostra personale di Calina Lefter, pittrice di origine moldava residente in Italia da alcuni anni.
Artista dalla vena poetica e introspettiva, Calina Lefter prende spunto dalla visione reale del paesaggio per creare mondi immaginari di notevole intensità lirica, arricchiti da bagliori luminosi e interessanti contrasti polimaterici. I soggetti preferiti sono paesaggi naturali di grande respiro, colti in momenti particolari del giorno e testimoni del progressivo mutare delle stagioni, oppure nature morte in interni casalinghi di impronta metafisica, in cui il tempo appare tanto dilatato da apparire quasi assente. Tutto giace sospeso tra realtà e sogno, in una dimensione intima e interiore che vive di memoria e di attesa.
Osservando con attenzione i suoi lavori si percepisce una stratificazione di materia, ma anche di significato, lenta e graduale, curata e metodica, tesa al raggiungimento finale di un’armonia compositiva in grado di attrarre lo spettatore in un contesto nuovo e sensuale. E’ difficile resistere alla tentazione di toccare con la mano le superfici tattili dei suoi dipinti: increspature di colore, dripping, e una notevole varietà di tessuti, ora morbidi, ora più rigidi, ora lisci e ora traforati, sembrano aspettare noi per riportarci col ricordo a sensazioni già vissute in precedenza. Il dialogo tra materiali tanto diversi è stretto e serrato, un gioco compositivo che rivela uno sperimentalismo vivace e appassionato intento a lasciare la materia libera di esprimersi attraverso quelle proprietà che le sono proprie.
L’artista sembra orchestrare con maestria modulazioni tonali che, succedendosi l’un l’altra, suggeriscono un ritmo brillante e ben calibrato, fatti di lunghe pause e contrappunti. Le ampie campiture di colore, animate da innumerevoli stesure di colore, si alternano a elementi dotati di una propria specificità e curati nel dettaglio, costringendo l’occhio a seguire un percorso irregolare e a soffermarsi su certi dettagli per poi, mentalmente, ricostruire una “propria” visione d’insieme che non è solo il dato visivo suggerito dalla pittrice ma una visione unica e personale.
I titoli stessi delle opere, “Gocce di stelle”, “Oggi piove”, “In attesa della cena” e “Notturno invernale”, rivelano questo desiderio di fermare un particolare attimo della propria vita, di cristallizzarne gli stati d’animo, per trasporre sulla tela un sentimento che possa essere colto e condiviso da altri. Rivelano anche sentimenti contrastanti; una delicata e avvolgente malinconia di fondo, stemperata nella visione calda e luminosa di paesaggi naturali tanto cari ed amati, dove ritemprare l’animo affaticato dagli affanni della vita quotidiana. Non si tratta di una fuga dalla realtà in senso stretto ma della ricerca di un luogo di pace e tranquillità, in cui potersi perdere e ritrovare, per poi osservare con sguardo nuovo le tante meraviglie che ci circondano.

CALINA LEFTER
Nasce a Telenesti (Moldavia) nel 1978. Nel 1988 inizia a studiare presso la scuola di pittura a Telenesti. Nel 1993 si trasferisce a Iasi dove frequenta il Liceo Artistico “Octav Bancila”. Successivamente frequenta l’Accademia d’Arte Nicolae Grigorescu di Bucarest.
Al termine di un corso di studi artistici lungo 14 anni, diventa membro dell’Unione Arti Visive.
Nel 2008 si stabilisce a Milano, dove vive e lavora.
Sito personale dell’artista:
http:www.calinalefter.com

“Alchimie tattili” – Mostra personale di Calina Lefter
11 – 19 dicembre 2012
a cura di Emanuela Rindi

INAUGURAZIONE: MARTEDI 11 DICEMBRE, ore 19.00
Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari: Tutti i giorni dalle 7:30 alle 23:30.
www.castelligallery.it
INGRESSO LIBERO

Ufficio Stampa: Rindi Art | [email protected]

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La Castelli Gallery di Milano inaugura “Tra ieri e domani”, mostra personale del pittore Andrea Parma

Giovedì 21 giugno, alle ore 19.00, la Castelli Gallery di Milano inaugurerà la mostra personale del pittore Andrea Parma, un artista che, per quanto giovane, ha già alle spalle numerose esposizioni collettive e personali, nonché la partecipazione ad un’iniziativa prestigiosa come il Premio Mondadori.
Laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera, negli ultimi anni ha affiancato all’attività di scenografo una ricerca intensa e appassionata in ambito pittorico, elaborando uno stile originale che coniuga la lezione dei grandi maestri del passato a istanze più contemporanee. Al centro della sua indagine è facile riconoscere il colore come il soggetto prediletto di un discorso che si snoda lungo i sentieri della seduzione erotica e della memoria, vissuta o immaginata, di sensazioni intime e fuggevoli che imprimono nell’animo un ricordo edulcorato e mutevole. Quasi rapito dal dolce canto delle Sirene, l’artista ritrae giovani donne in pose statiche e languide, creando atmosfere metafisiche in cui il tempo appare sospeso e il silenzio lascia spazio al libero correre dei pensieri interrotto, forse, solo da qualche parola debolmente sussurrata. Una inquieta linea scura percorre i profili quasi ad accarezzare le forme morbide e armoniose, sosta nelle zone d’ombra e si assottiglia sempre più nei punti in luce ma senza interrompersi; segue un moto lento, metodico e attento che dimostra concentrazione e il desiderio di ricreare mimeticamente l’unico dato oggettivo della scena raffigurata, ovvero il corpo della modella, riproponendo fedelmente la sua plasticità. Il gusto per la linea di demarcazione richiama alla mente il preziosismo rinascimentale della bella maniera toscana ma anche la suggestione delle stampe giapponesi e l’effetto cloisonnè tanto caro agli artisti fauves. Proprio alla tradizione fauves sembra ispirarsi l’acceso cromatismo di Andrea Parma, che sceglie di impiegare il colore in modo libero, impulsivo, e in funzione anche emotiva, oltre che costruttiva. Steso sulla tela in pennellate piatte e corpose, si dispiega in un ampissimo ventaglio cromatico che varia dai rossi sanguinei ai bruni tenebrosi, dai gialli luminosi agli azzurri cristallini, dalle pallide tonalità pastello degli incarnati alle intense tonalità fredde degli sfondi. Una varietà corale riccamente espressiva necessaria per scoprire ogni piega dell’inconscio e per svelare la tensione erotica tra la modella e il pittore, testimone – o protagonista – di una situazione che, aldilà dell’affascinante e intrigante gioco della seduzione, rivela enigmatici rapporti psicologici e inquiete solitudini. L’accostamento sapiente dei colori tende infatti a evocare la realtà, piuttosto che proporre la sua rappresentazione, lasciando l’artista libero di esprimere l’esigenza di proiettare fuori di sé tensioni vitali, dubbi e incertezze di carattere esistenziale, dando voce a quegli interrogativi che possono essere condivisi anche dallo spettatore. Gli acquerelli e le tele ad olio di piccole dimensioni, pur suggerendo raffinate indagini psicologiche, riconducono sempre e comunque l’animo di chi osserva al primo stadio della visione, ossia al piano di lettura più superficiale, puramente sensuale, piacevole ed esteticamente armonioso. Come abili ammaliatrici, le donne raffigurate in questa serie di lavori non mostrano quasi mai il volto, sottraendosi in parte al nostro sguardo curioso e indagatore e lasciandoci avvinghiati al dubbio che si tratti di un pudore veritiero o di una ritrosia artefatta.
Le opere di grandi dimensioni mostrano invece un’evoluzione artistica interessante tanto dal punto di vista dello stile che del contenuto. Il corpo femminile mantiene la sua fisicità e la sua importanza quale emblema dell’anima messa a nudo ma non è più il soggetto figurativo principale dell’opera, non è più l’unico. Come nelle raffinate tele di Klimt, il corpo incontra ora altri corpi, si fonde con essi in un intreccio vitale di identità in cui non è più possibile riconoscere il singolo individuo. La lettura si fa più complessa, più enigmatica. Nelle opere di Andrea Parma si è insinuato un discorso di analisi sociale? Oppure il gioco erotico si è articolato aprendo una finestra sulle relazioni saffiche? Quello che è certo, è che si è spezzato quell’incanto metafisico, rassicurante, suggerito dalle opere precedenti. Le figure appaiono sofferenti, contorte, rielaborate in chiave espressionista. Ora, ad essere messa a nudo non è più l’anima della figura ritratta ma la tela, che appare in tutta la sua spoglia ruvidezza, mero supporto di una pittura che si esprime con una libertà orgogliosa, ferma e sicura. I contorni vengono valicati, le linee si frammentano in segni rapidi e profondi, i colori non descrivono più curve voluttuose e sfondi decorativi ma accentuano movimenti e pose precarie. Tutto è ora in movimento, tutto è ora in divenire. E la nostra curiosità intellettuale, che fino a poco fa si compiaceva nel riconoscere i dettagli di un racconto dal tono vivace e malizioso, è chiamata a compiere uno sforzo, nel tentativo di cogliere quella Verità nascosta che Andrea Parma ci sta mostrando.

ANDREA PARMA
Nato nel 1973 a Milano, vive e lavora a Cormano (MI). Diplomato in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera negli anni ha affiancato all’attività di scenografo una intensa e personale ricerca pittorica, che ha presentato in numerose personali e collettive.
In particolare, si segnalano:
2007 – La collettiva presso MAC Marotta / Mondolfo Arte Contemporanea, Villa Valentina, Mondolfo (PU) e “L’invenzione dell’arte”, Complesso Monumentale di Sant’ Agostino, Mondolfo (PU).
2009 – “The new edge of contemporary art”, Torre Ennagonale, Imperia; Premio Artistico “L’Acqua, la Natura e le Donne,” Fortezza Firmafede, Sarzana (SP); “La fabbrica della cultura con l’upper class”, Forte dei Marmi (LU).
2010 “Dal diario di un artista vorrei essere…Kandiskij”, Forte dei Marmi (LU); “Il colore senza partito preso” Galleria Arte in Movimento, Sarzana (SP); “Corpi”, Galleria Open Art, Milano.
Sito personale:
www.andreaparma.net

“Tra ieri e domani” – Mostra personale di Andrea Parma
21 giugno – 2 luglio 2012
a cura di Emanuela Rindi

INAUGURAZIONE: giovedì 21 giugno, ore 19.00
Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari: Tutti i giorni dalle 7:30 alle 23:30.
INGRESSO LIBERO
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La Castelli Gallery di Milano inaugura “ombrebianche/animerosse”. Per la prima volta in mostra le fotografie di Federica Brunini.

Saper raccontare è un’arte che richiede uno spiccato senso critico, capacità di analisi, sensibilità e fantasia, ma anche e soprattutto il piacere di ricreare e condividere le emozioni che una determinata esperienza ha impresso sul nostro spirito. E’ indubbiamente uno spirito libero e curioso quello che anima Federica Brunini, giornalista e scrittrice di successo, che da anni si occupa di viaggi, costume e tendenze, alla ricerca di personaggi, storie e luoghi da vivere e raccontare. Vivace e instancabile globe-trotter, convinta che il confronto con l’ignoto sia la più preziosa delle opportunità per comprendere tanto il mondo esterno quanto la parte più profonda di noi stessi, ha trasformato il viaggio in una predisposizione d’animo costante, in uno stile di vita guidato dal desiderio di svelare le apparenze, di sovvertire verità consolidate, di riconoscere l’incanto e la poesia anche nel quotidiano. La scrittura e la fotografia consentono all’autrice di trattenere le impressioni e di rielaborarle, razionalmente, in un secondo momento. Come ogni buon narratore, ha il talento di saper delineare con pochi tratti incisivi personaggi e atmosfere lasciando tuttavia un certo margine di indefinitezza, in grado di esaltarne il fascino e il mistero.
Le fotografie selezionate per ombrebianche/animerosse rivelano un carattere introspettivo, un percorso di ricerca interiore che trae forza dal dialogo tra entità bipolari, realtà opposte ma mai antagoniste. Il titolo stesso, con la sua delicata e poetica ironia, invita a partecipare alla definizione di una dimensione nuova, complessa e articolata, che è possibile comprendere solo seguendo il suggerimento dell’autrice: procedendo per antinomie. Ecco allora affiorare alla nostra coscienza concetti ed emozioni legati all’anima, all’essenza che rende unica ciascuna persona, in contrapposizione all’ombra, che in termini fisici potremmo identificare come la parte meno caratterizzante dell’individuo. Il condizionale è d’obbligo, perché nulla esclude che si possa valutare la contrapposizione sul piano morale, attribuendo all’ombra un significato negativo. Da qui prende il via un gioco intellettuale ed emozionale che ci conduce ad osservare le opere ora singolarmente, ora accostate l’una all’altra, alla ricerca di quelle risposte che possano soddisfare i dubbi che sorgono progressivamente, e ad approfondire le nostre riflessioni su diversi piani di lettura. Il contrasto acceso dei colori, il bianco e il rosso che dominano contrastandosi, lascia affiorare in noi sensazioni legate ad esperienze passate, mentre i soggetti ritratti sembrano rivolgersi alla nostra razionalità.
Le fotografie sui toni del bianco raffigurano personaggi calati in ariosi e candidi paesaggi innevati. Sono immagini silenziose, di un lirismo delicato eppure intenso, che trasmettono un senso di pace ma anche di inquietudine. La morbidezza della sfocatura, che intenzionalmente ci impedisce di riconoscere luoghi e volti, sembra relegare la scena in un tempo remoto, nell’ambito del ricordo, in cui tutto appare indefinito e ovattato.
Anche nelle fotografie giocate sui toni del rosso il tempo è dilatato tanto da apparire quasi assente, ma lo spazio è definito con precisione e la realtà ci colpisce proprio per la sua vivacità. L’occhio si sofferma sui dettagli, indugia sulle superfici, cerca gli elementi di maggiore interesse per identificare e comprendere la scena che ci si presenta. Federica Brunini ci svela scene d’interno che racchiudono un racconto o, meglio, cattura la nostra attenzione mostrandoci il fotogramma di una vicenda che si svolge sulle note dell’incanto e della seduzione. Una giovane donna dai tratti nordici ci osserva, e si lascia osservare, consapevole del proprio fascino. Si mostra e si nega, lasciandoci nel dubbio e nell’incertezza ma inevitabilmente soggiogati dall’atmosfera intima e avvolgente: gli ampi tatuaggi sulla pelle chiara, la linea armoniosa del suo profilo, il foulard rosso che le trattiene i capelli biondi e la scarpetta d’oro languidamente abbandonata sul tappeto rivelano la fascinazione provata dall’autrice. Una fascinazione che, ora, ha conquistato anche noi.

FEDERICA BRUNINI. Appassionata di viaggi e socio-antropologia, lavora come giornalista per il settimanale Diva & Donna e ha scritto sulle pagine de L’Espresso, de Il Corriere della Sera, Vanity Fair, Traveller, Glamour, Gulliver. Per Diva & Donna ha monitorato le vicende dei reali d¹Inghilterra, finendo per appassionarsi. In particolare, ha seguito giorno per giorno la Kateide, la storia di Kate Middleton, futura regina borghese del Regno Unito, che le ha ispirato il romanzo Sarò Regina. La vita di Kate Middleton come me l’ha raccontata lei (Sonzogno).
Globe-trotter instancabile, ha vinto il Premio Neos Giovani come miglior giornalista di viaggi in Italia under 35 e ha pubblicato i libri Il manuale della viaggiatrice, Il piccolo libro verde del viaggio e Travel Therapy – Il viaggio giusto al momento giusto (Morellini).
Parallelamente, ha avviato una proficua carriera di fotografa, studiando negli Usa con professionisti del calibro di Jay Maisel e Joe McNally. In Italia, ha collaborato con il fotografo statunitense Bob Sacha realizzando il reportage Kitchen Stories. Sue fotografie sono apparse su Glamour, L’Espresso, Diva e Donna, Profili dell’Est.
Sito personale: www.federicabrunini.com

“ombrebianche/animerosse” – Mostra fotografica di Federica Brunini
8 – 28 febbraio 2012
a cura di Emanuela Rindi
INAUGURAZIONE: mercoledì 8 febbraio, ore 19.00
Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari: Tutti i giorni dalle 7:30 alle 23:45.
INGRESSO LIBERO
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La Castelli Gallery inaugura “anomaliAmilano”, all’insegna dell’ironia surreale di Simone Berrini

Sarà inaugurata giovedì 22 dicembre, alle ore 19.00, presso la Castelli Gallery di Milano, la prossima personale di Simone Berrini, giovane artista varesino che ha già ottenuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero. Pittore, grafico e musicista, negli anni Berrini ha definito e condotto un’originale ricerca artistica capace di declinarsi in espressioni creative differenti, strette fra loro da un dialogo serrato eppure sorprendentemente autonome. Sin dagli esordi, legati all’ambito fumettistico, ha sviluppato i temi e gli elementi stilistici che oggi contraddistinguono i suoi dipinti: il gusto per la caratterizzazione dei personaggi, l’accuratezza formale, la ricerca di un equilibrio armonico all’interno della composizione e, soprattutto, l’analisi dei comportamenti umani, osservati con ironia e disincanto.
“anomaliAmilano” presenta una selezione delle opere dedicate agli “anomàli”, animali umanizzati che assumono su di sé vizi, abitudini, mode e atteggiamenti dell’uomo contemporaneo, mostrandone la debolezza e le contraddizioni. Lo fanno con quella leggerezza, ma anche con quella lucidità, che solo un umorismo intelligente e sottile è in grado di suggerire. Le immagini di Simone Berrini vivono di analogie, parallelismi e rimandi simbolici; destabilizzando l’osservatore con accostamenti apparentemente privi di logica, invitano a riflettere sui motivi (forse non del tutto consapevoli) che hanno guidato le scelte dell’autore, alla ricerca di verità nascoste o, almeno, delle cause che hanno portato ad una situazione così paradossale. I dipinti trasmettono infatti la sensazione di essere dei “fotogrammi” di un racconto, l’istantanea di una realtà che, per quanto immaginaria, è governata da leggi e dinamiche proprie.
Nel mondo surreale di Berrini è possibile incontrare un canguro in ciabatte, un dalmata con la cravatta, un gorilla con la giacca di pelle, un pesce che fuma, una capra di montagna col piercing, una scimmia con la maglia dei giocatori di basket o una coccinella coi tacchi a spillo; personaggi posti rigorosamente al centro della scena, fissi o in movimento in uno spazio indefinito, bidimensionale, prevalentemente caratterizzato da un motivo ornamentale che si ripete sempre identico a sé stesso, in modo da offrire un fondo neutro che non sottragga al soggetto la sua forza espressiva.
I dipinti sono privi di una connotazione spaziale ma non del dato temporale: proprio perchè legati alla moda, i personaggi dichiarano apertamente la propria contemporaneità. Sono qui, di fronte a noi, e ci osservano al di là dello specchio. Chissà se stanno ridendo di noi e delle nostre inutili manie, se nei loro occhi sta passando un’ombra di rimprovero o se ci stanno chiedendo spiegazioni. Chissà. Forse stanno semplicemente pensando che, tutto sommato, non era poi così divertente indossare i nostri panni.

Simone Berrini, nato nel 1977 ad Angera, sul Lago Maggiore.
Nel 1996 si diploma presso il Liceo Artistico “Frattini” di Varese, e nel 2002 si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera con votazione 110/110 con lode, in seguito ad aver discusso la tesi dal titolo “Andrea Pazienza: sfondamentalismi” (della quale una parte verrà pubblicata sulla rivista di arte moderna NUOVA META). Nel febbraio 2008 supera gli esami d’ammissione per il Master di Light Designer presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, entrando così a far parte del progetto Quadro di Alta Formazione Integrata “L’opera, il museo, la città”, che porta a termine con votazione 110/110.

Conosce Enrico Baj e frequentando il suo studio di Vergiate, acquisisce un modo nuovo di vedere la vita con quell’ironia pungente che si riflette con tutto l’impeto nell’opera d’Arte.
A partire dal 1994 numerose esposizioni collettive, a cui seguono dal 1998 significative personali, che presentano al pubblico le sperimentazioni che comprendono opere oltre che pittoriche anche di scultura, fotografia e performance.
Nel 2004 prende parte con la creazione di una “art card” ad esposizione presso lo “Sharjah Art Museum” negli Emirati Arabi Uniti.
Per tre volte (nelle edizioni 2001, 2005 e 2006) il suo nome rientra tra quelli selezionati in occasione del “Premio Ghiggini Arte” indetto dalla prestigiosa galleria omonima sita in Varese.
Nel 2009 inizia la collaborazione con la rinomata galleria d’arte newyorkese AGORA GALLERY sita nel quartiere di Chelsea nel cuore di Manhattan. In questa occasione si trasferisce per qualche tempo a New York partecipando nel mese di dicembre all’esposizione “THE ODYSSEY WITHIN” presso la galleria.
Il 2010 si apre con la partecipazione di quattro lavori recenti sempre realizzati su pannelli di policarbonato e presentati dalla Galleria Poliedro di Trieste all’“ANTIK & KUNST”, l’Arte Fiera di Sindelfingen nei pressi di Stoccarda. A settembre torna in Germania con sette nuovi lavori della serie anomàli esposti presso la Galerie in Zentrum di Stoccarda.
Diverse sue opere fanno parte di collezioni private in Italia, Svizzera, Inghilterra, Spagna, Giappone.
Sito personale:
www.anomalibestiali.com

“anomaliAmilano” – Mostra personale di Simone Berrini
Dal 22 dicembre al 10 gennaio 2012
a cura di Emanuela Rindi

INAUGURAZIONE: giovedì 22 dicembre, ore 19.00

Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari:
Tutti i giorni dalle 7:30 alle 23:45.
CHIUSURA: 25-26 dicembre 2011; 1 gennaio 2012.

INGRESSO LIBERO
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La Castelli Gallery di Milano inaugura “SENZA PELLE”, mostra personale dell’artista varesina Lù Demo

Domenica 20 novembre, alle ore 19.00, presso la Castelli Gallery di Milano, sarà inaugurata “SENZA PELLE”, esposizione personale della pittrice varesina Lù Demo, artista da sempre impegnata in una ricerca segnica, gestuale e semantica, che prende spunto dal reale e dalle sue molteplici metamorfosi.
L’esposizione ripercorre gli ultimi anni della produzione dell’artista, mostrando il progressivo affermarsi di una cifra stilistica personalissima, caratterizzata da un’energia vibrante e da colori densi e tersi che si stagliano su luminosi fondi bianchi, invitando l’osservatore a calarsi in una dimensione lirica in cui tutto appare in continuo divenire.
L’immediatezza del gesto, la sua spontanea sicurezza e l’abile resa di particolari effetti cromatici sono in realtà l’esito di un’applicazione costante e di una riflessione profonda sul potere comunicativo dell’arte attraverso simboli, metafore e archetipi universali capaci di rappresentare la condizione umana, colta nei momenti salienti dell’esistenza.
E’ un viaggio dell’anima, quello intrapreso da Lù Demo; un viaggio lungo, tortuoso e faticoso nei meandri della memoria. Le immagini, i pensieri e le sensazioni che l’artista riporta alla luce si trasformano in forme, le forme in colori e i colori, a loro volta, si trasformano sulla tela in forme vive, palpitanti e autonome, strette tra loro in un dialogo serrato e in un equilibrio perennemente instabile.
Le prepotenti increspature della materia pittorica, le delicate sfumature, le improvvise gocciolature e le pennellate decise si fondono in un insieme complesso, contrastato, eppure sorprendentemente armonico. Lunghe pause e contrappunti sottolineano una gestualità meditata, guidata da un moto interiore e da una musicalità che, osservando attentamente i dipinti, si ha quasi la sensazione di percepire.
E’ una pittura elegante, ma talvolta aspra e violenta; gioiosa, eppure tragica; metodica ma orgogliosamente libera; una pittura sempre e comunque animata da una profonda inquietudine esistenziale.
Uno spiccato senso del movimento attribuisce alle composizioni un dinamismo prorompente e soluzioni formali particolarmente emblematiche (pensiamo al moto ascensionale di “Resurrezione” o a quello centrifugo di “Vis genetrix”).
Da sempre affascinata dal legame tra immagine e parola, l’Autrice correda i dipinti di titoli misteriosamente evocativi e, talvolta, di poesie, costruendo un raffinato dittico di rimandi, livelli di lettura e giochi di specchi.
I titoli spesso rimandano alle asprezze della vita e alla fragilità umana (“Fiordeldolore”, “Senza pelle”, “I giorni di argilla”) ma il messaggio è sempre di speranza e di amore per la vita; per dirlo con le parole dell’Autrice, “(…) eppure / c’è ancora colore / nel dolore”.

Lù Demo è nata a Varese il 27 giugno 1965, si è diplomata al Liceo Artistico Statale “A. Frattini” di Varese e all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nella sezione Pittura, con un’audace tesi sul Surrealismo.
Docente di Discipline Pittoriche e Storia dell’Arte, è attiva anche nell’ambito sociale.
Iscritta ufficialmente all’A.N.P.E.S. (Albo Nazionale Pittori e Scultori – professionisti dell’Arte moderna e contemporanea), ha avuto esperienze anche nel campo della grafica, dell’illustrazione e della fotografia.
L’attività espositiva inizia nel 1983 e continua costante, a livello nazionale ed internazionale, sino ad oggi. È stata scelta per il “Progetto Resurrezione” a Scopoli (1998), per la grande mostra itinerante “Le Vele della Speranza” (1999), per Murnauer begegnung – Malsimposium’98 a Murnau (D), per la Biennale internazionale dell’Arte Contemporanea di Firenze (1999), per il VI e il VII Premio Biennale d’Arte Contemporanea Torre Stozzi (2002-2005) e per tutte le edizioni del Premio d’Arte Internazionale “Festa D’Estate – Sacro, Misterico, Magico” a cura dell’associazione Alkaest di Città di Castello (PG).
Dal 2010 fa parte dell’Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese.
Sito personale:
www.ludemo.altervista.org

“SENZA PELLE” – Mostra personale di Lù Demo
Dal 20 novembre al 1 dicembre 2011
a cura di Emanuela Rindi

Inaugurazione: domenica 20 novembre, ore 19.00

Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari:
Tutti i giorni dalle 7:30 alle 23:45.
INGRESSO LIBERO
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Dipingere su tela con le bombolette spray: a Milano la Castelli Gallery inaugura “Madame B”, mostra personale di Alessandro Zenok Lombardo.

Da sempre attenta ai giovani talenti emergenti e alle nuove tendenze artistiche che animano il panorama culturale italiano, la Castelli Gallery di Milano decide di dedicare la prossima esposizione a “Madame B”, personaggio femminile di grande fascino nato dalla fantasia di Alessandro Lombardo, in arte Zenok.
Writer, grafico e pittore, già negli anni Novanta Zenok si è distinto come uno dei protagonisti più promettenti dell’Aerosol-Art, disciplina artistica ormai giunta ad una propria dignità e autonomia stilistica. In anni più recenti, il giovane autore ha intrapreso un percorso sperimentale che lo ha condotto a elaborare un linguaggio autonomo, capace di congiungere la propria esperienza, maturata sui muri del contesto urbano, alla tradizione pittorica più classica, rappresentata dal quadro; una scelta che, per molti versi, rappresenta una sfida artistica e concettuale.
Con entusiasmo e libertà immaginativa, ma sempre con coerenza e rispetto per la tradizione, Alessandro si è cimentato con una realtà del tutto nuova, caratterizzata da dimensioni notevolmente ridotte e da una fruizione più intima e personale, che ha richiesto l’elaborazione di soggetti, temi e stili appropriati. Personaggi colorati, caricaturali, ironici e dall’aspetto fumettistico hanno iniziato ad affollare l’angusto spazio delimitato dalla cornice finchè, tramite un attento lavoro di sintesi e di riduzione, non è comparsa lei: Brigitte, “Madame B”, l’enigmatica e magnetica protagonista degli ultimi dipinti. E’ comparsa sulla scena con quella sicurezza che possiedono solo le grandi dive e con la determinazione di chi intende lasciare un’immagine indelebile di sé nei ricordi di chi l’ha incontrata.
Brigitte non corrisponde ai canoni classici e collettivi di “bellezza”: il naso imponente ed arcuato, l’enorme occhio languido e i fianchi formosi la rendono però “unica” e interessante, capace di catturare l’attenzione dello spettatore e di invitarlo a indulgere nell’osservazione del dipinto alla ricerca di particolari che ne rivelino la personalità. Madame B è semmai un’icona di stile e di femminilità, un’ammaliante seduttrice che si svela con sapiente e misurata maestria rivelando, di opera in opera, un carattere poliedrico e inafferrabile. Brigitte appare sempre a proprio agio nelle differenti situazioni in cui viene raffigurata, mantiene la propria compostezza anche mentre ci osserva, imperturbabile e distante, languidamente sdraiata su un letto o su una poltrona, ricordandoci le immagini più intense di Valentina disegnate da Guido Crepax e Milo Manara. Ma è nei contesti meno intimi, come i bar o i salotti, presumibilmente affollati, che mostra appieno la propria sensualità, fiera e consapevole: gli abiti raffinati che mettono in risalto il collo sottile e le spalle, gli ampi cappelli a tesa larga che in parte ne nascondono il viso, la ricercatezza dei gioielli e del trucco rivelano la cura con cui si è preparata all’appuntamento, l’attenzione con cui ha scelto il lato di sé che intendeva mostrare. Il gusto per i dettagli, in particolare per gli accessori, per la centralità e la caratterizzazione della figura femminile e, soprattutto, per il dinamismo impresso alla composizione da linee di forza oblique, rimandano all’opera di una pittrice che ha dedicato un’ampia parte del proprio lavoro alla fascinazione femminile: Tamara De Lempicka.
Brigitte non ha forse la fisicità delle donne dell’artista polacca ma ne riprende la posa innaturale, lo sguardo ora distratto ora malizioso, la ricercatezza e, più di ogni altra cosa, la modernità, ossia il desiderio di essere ritratta come un emblema di questo spazio e di questo tempo. La forza comunicativa del personaggio risiede proprio nella sua contemporaneità, per quanto ideale.
Madame B sembra volerci guidare nel gioco della seduzione per svelarcene il fascino; seduta al tavolo, difronte ad un calice di vino, ci osserva silenziosa domandandosi, forse, se ci abbandoneremo con la fantasia alla bellezza del suo mondo dai colori vivaci e sgargianti, cogliendone l’aspetto più ludico e superficiale, o se sceglieremo di cogliere quelle verità spesso taciute che appartengono tanto al suo mondo quanto al nostro: la fragilità nascosta dietro al velo della vanità, l’incessante ricerca dell’altro e il timore del suo giudizio, la malinconia e la struggente solitudine dei momenti di attesa.

ALESSANDRO “ZENOK” LOMBARDO nasce il 18 dicembre del 1978 a Campi Salentina, in provincia di Lecce.
Cresciuto in un ambiente aperto e creativo (entrambi i genitori sono esperti maestri vetrai) non segue un percorso scolastico prettamente artistico ma l’innato talento e la sua forte vena artistica lo spingono fin da giovanissimo ad intraprendere un percorso di studio e di ricerca da autodidatta.
Libero dai rigidi schemi delle scuole d’arte, nei primi anni 90 si affianca al neonato movimento dell’Aerosol-art facendosi notare per il suo lettering e per i suoi personaggi che diventano da subito punto di riferimento stilistico per tanti giovani graffitisti italiani e che gli permettono di confrontarsi con graffitisti di fama internazionale.
Dal 1996 ad oggi, molte le partecipazioni ad eventi e manifestazioni di importanza nazionale, numerose le apparizioni su riviste specializzate, interviste, commissioni televisive ed esibizioni dal vivo.
Nel 2004 realizza le prime opere su tela con la tecnica dello spray per l’evento internazionale “Airbrush 04” a Milano. Da lì a poco, molti progetti prendono vita e dalla strada, animando luoghi senza identità né colore, viene accolto nelle gallerie d’arte, maturando uno stile distinto e riconoscibile.
Sito personale:
www.alessandrozenok.com

“Madame B” – Mostra personale di Alessandro Zenok Lombardo
Dal 5 al 16 novembre 2011
a cura di Emanuela Rindi

Inaugurazione: sabato 5 novembre, ore 19.00

Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari:
Tutti i giorni dalle 7:30 alle 2:00.
INGRESSO LIBERO
www.castelligallery.it

Ufficio Stampa: Rindi Art
[email protected]

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Comunicati

Colori e atmosfere di mondi lontani alla Castelli Gallery di Milano con le “Fotografie di viaggio” di Massimiliano Ghetta.

Sarà inaugurata giovedì 20 ottobre 2011, alle ore 19.00, presso la Castelli Gallery di Milano, “Fotografie di viaggio”, mostra personale di Massimiliano Ghetta.
Per Massimiliano la fotografia è la sintesi di diverse passioni, per l’immagine, per la tecnica fotografica, per la narrazione e soprattutto per il viaggio. E’ lo strumento principe per tentare di catturare sensazioni, colori e luce incontrati in giro per il mondo. Per preservare e raccontare la conoscenza e la percezione di persone e paesaggi differenti.
La mostra espone alcune delle sue migliori immagini realizzate in pellicola e in digitale in momenti diversi del suo percorso fotografico. Un’indagine visiva e cognitiva che il fotografo sa trasformare in racconto, invitando lo spettatore a calarsi nella spazio rappresentato per condividere l’esperienza soggettiva vissuta dall’autore, percorrendo con lo sguardo la composizione alla ricerca di quegli elementi simbolici, seducenti o fortemente caratteristici che ne hanno guidato le scelte artistiche.
L’obiettivo della mostra non consiste nella volontà di descrivere dettagliatamente l’aspetto di una regione geografica o di una popolazione, quanto piuttosto di mostrare il caleidoscopio di emozioni che rendono ogni attimo di un viaggio e, più in generale, della nostra vita unico e irripetibile. Delle mete raggiunte rimangono soprattutto i ricordi più intimi e profondi: il senso di meraviglia provato al cospetto di un nitido orizzonte che separa i colori cupi del mar baltico dal cielo carico di nubi; la solitudine, i colori accesi e le curve sinuose delle eleganti dune sahariane; il grigiore e la rigida severità delle architetture razionaliste sovietiche in contrasto con l’azzurro brillante e terso di un cielo luminoso o, ancora, la delicata bicromia creata dalla silhouette di un ponte, percorso da due figure femminili, che si staglia in controluce sulla tonalità rosata del tramonto. Immagini che suggeriscono stati d’animo contemplativi, sentimenti che lasciano il posto ad una vivace curiosità quando passiamo ad osservare le fotografie che ritraggono persone con tratti somatici e abbigliamenti non occidentali in cui, oltre le apparenze, riconosciamo facilmente atteggiamenti a noi famigliari. La solennità dei riti religiosi, la maternità, l’amicizia, il gioco, il lavoro, la gioventù e la vecchiaia che, di volta in volta, vengono immortalate e riproposte nelle loro espressioni più significative, ci ricordano che la nostra identità si rafforza grazie al confronto con l’altro e che ogni viaggio è un’esperienza preziosa, l’opportunità di intraprendere un nuovo percorso alla scoperta del mondo ma, soprattutto, alla scoperta di noi stessi.

MASSIMILIANO GHETTA
Fotografo e altro, vive e lavora a Milano. Ha partecipato a diversi concorsi nazionali e internazionali, tra cui il Venice International Photo Contest (2006 secondo premio nella categoria Emotions) e l’ IPA – International Photography Awards che, per l’edizione 2011, gli ha assegnato il terzo premio nella categoria Architettura storica con “Soviet relics in Baltic countries”.
Sito personale:
www.massimilianoghetta.com

“FOTOGRAFIE DI VIAGGIO” – Mostra personale di Massimiliano Ghetta
Dal 18 ottobre al 2 novembre 2011
a cura di Emanuela Rindi

Inaugurazione: giovedì 20 ottobre, ore 19.00

Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari:
Tutti i giorni dalle 7:30 alle 2:00.
INGRESSO LIBERO
www.castelligallery.it

Ufficio Stampa: Rindi Art
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Il ritmo sensuale della pittura alla Castelli Gallery di Milano con “ROSSO REGGENTE”, mostra personale di Nicoletta Magnani.

Mercoledì 5 ottobre 2011, alle ore 19.00, la Castelli Gallery di Milano inaugurerà “Rosso Reggente”, a cura di Emanuela Rindi, mostra personale di Nicoletta Magnani, eclettica artista varesina dalle personalissime soluzioni e invenzioni compositive che le permettono di trasporre sulla tela i ritmi della musica e le sensazioni del corpo.
Da sempre affascinata dal rapporto tra entità universalmente contrapposte e dal confine, spesso labile, che distanzia dicotomie apparentemente inconciliabili, negli anni Nicoletta Magnani ha individuato soggetti e tematiche psicologiche che le consentissero di elaborare un proprio percorso espressivo avvalendosi di tecniche e linguaggi propri di diverse discipline, dalla pittura alla musica alla scrittura.
In ambito pittorico, musicalità e gusto per il racconto sembrano guidare la mano dell’artista nel descrivere situazioni in cui il reale e l’immaginario si fondono in un’unica visione, dando vita ad una dimensione del tutto nuova in cui la razionalità si confronta con la soggettività portando alla luce quella parte dell’Io più profonda e misteriosa.
Figure femminili solitarie e malinconiche, disegnate in chiaroscuro con perizia iperrealista, vengono così sospese in uno spazio indefinito, liquido, permeato da un’energia vibrante che, non essendo costretta nella cornice, si espande nello spazio circostante, richiamando con forza straordinaria la partecipazione dello spettatore. Una partecipazione, però, sempre richiesta e mai imposta. Al rigore formale della resa anatomica fanno da contrappunto colorati e fantasiosi elementi grafici bidimensionali che si muovono nello spazio liberi e sinuosi; un vivace contrappunto visivo che determina soprattutto il “ritmo” della fruizione dell’opera, suggerendo a chi osserva di alternare momenti di stasi e di riflessione, scaturiti dall’osservazione del soggetto, a piacevoli momenti di abbandono in cui seguire il leggero movimento ondivago che caratterizza l’intera composizione.
Da sempre alla ricerca di nuove formule espressive e nuovi progetti in cui convogliare e far dialogare tra loro i suoi molteplici interessi, recentemente Nicoletta ha dato vita ad un ciclo che potremmo definire “pittorico-musicale”, il cui primo esemplare sarà esposto in anteprima alla Castelli Gallery.
Si tratta di “BWV 1008”, dipinto che riprende un fotogramma tratto dal film “Il danno” di Louis Malle, interamente progettato e realizzato durante l’ascolto della seconda Suite per violoncello di Bach, BWV 1008; un progetto che prevede la realizzazione di altre cinque opere pittoriche ispirate alle rispettive Suite del celebre compositore e di cui, in futuro, sarà interessante seguire gli sviluppi.

Nata a Reggiolo, nell’Emilia, e residente a Varese da molti anni, Nicoletta Magnani è flautista, violoncellista e apprezzata cantante, scrive poesie e racconti brevi, è laureata in Architettura al Politecnico di Milano ed è entrata a far parte di diritto nel Circolo degli Artisti di Varese. I suoi quadri sono stati pubblicati su prestigiose riviste, come Elle Decor e Grazia Casa, ed ha partecipato a concorsi artistici e letterari.
Sito personale dell’artista:
www.nicolettamagnani.it

“ROSSO REGGENTE” – Mostra personale di Nicoletta Magnani
Dal 5 al 15 ottobre 2011
a cura di Emanuela Rindi
Inaugurazione: mercoledì 5 ottobre, ore 19.00

Castelli Gallery
Via Cerano, 15 – 20144 MILANO
Orari:
Tutti i giorni dalle 7:30 alle 2:00.
INGRESSO LIBERO
www.castelligallery.it

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