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Camicia. Quel che non sapevi sul must dei must dell’abbigliamento uomo

Consigli di stile sull’indiscussa regina dell’armadio

Ha una storia secolare alle spalle che l’ha fatta giungere fino a noi come capo super cool.

Parliamo di camicie, oggi anche strumento di seduzione per cui bisogna stare attenti a come la si indossa. Prima di acquistarne una accertati della vestibilità: deve essere esattamente della tua taglia, non deve fare pieghe, il tessuto non deve essere troppo tirato ad altezza spalle. Memorizzati questi espedienti puoi acquistare la camicia in base alle tendenze e ai tuoi gusti.

Un’ampia scelta te la offre Clayton, brand di abbigliamento maschile. Puoi optare tra il classico collo all’italiana, dall’eleganza senza tempo, a quello button-down – molto più informale – o ancora ricorrere al fashion collo alla coreana.

Da Clayton avrai un’ampia scelta anche di modelli. Camicie in cotone, a tinta unita, in denim o a stampa saranno in grado di soddisfare il tuo animo fashion.

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Gianni Mura cresce ma va all’estero

Camicia su misura. Il design tutto italiano viaggia via web e sbarca in Albania. Non per guadagnare di più” – precisa Gianni Mura – “ma per difendere il mio brand da nuovi rincari che, senza dubbio, ricadrebbero sul cliente. Intendo continuare a essere un imprenditore sano e rassicurante, ma il momento di forte tensione nazionale non lascia spazio a ricette miracolose. Limitare il total look si può, ma il binomio cravatta e camicia non è in discussione e, pur di soddisfare le richieste, intendo metterci tutto me stesso”. Manodopera straniera, dunque, per un pezzo del Made in Italy di Gianni Mura che si concede all’intervista con disinvolta ironia: “Condivido e convivo con le idee della gente e ne accetto anche i consigli” – afferma – “qualche migliaio di clienti, di gente corretta che, a giro, contribuisce, fra l’altro, a uno scambio culturale ricco di contenuti, non posso che tutelarla. Se la richiesta cresce è mio compito trovare una soluzione. Difenderli anche dal clima di sfiducia che si è venuto a creare nel nostro paese lo ritengo necessario”. Dunque, qualità e prezzo invariati nella maison dello stilista, ma solo se la camicia si lavora altrove. “Una decisione sofferta ma inevitabile, visto la fine che fanno fare ai nostri soldi”, continua Gianni Mura, “Perlomeno, fuori dall’Italia, ci consentono di lavorare in serenità. Niente pressioni di alcun genere. Basta vedere cosa succede da noi se un utente paga il Fisco con un solo giorno di ritardo e basta anche vedere le poltrone che riescono a inventarsi. E, forse, non per ultimo, arriva anche il fantasioso studio di settore. Neppure vi è distinzione tra una persona facoltosa e un lavoratore che ha perso il lavoro o un pensionato che vive con poco e che, forse, è riuscito a farsi una casa dopo una vita di sacrifici. Nessun consultorio specifico per valutare casi di disperazione. Restituire fiducia a un imprenditore e confortarlo nella prospettiva della ripresa economica è roba da favola. Purtroppo, le leggi sono partorite dai nostri politici. I partiti si sono alternati tutti e tutti hanno sostenuto simili leggi o hanno fatto finta di non vedere. Più che prestare attenzione alla gente e gestire gli squilibri, erano presi dalle vergognose risse di poltrona. Cos’altro dovrei aspettarmi? Le prospettive di crescita e i bei discorsi non mancano neppure ora. Avere fiducia si può, certo, ma solo coi fatti. E io, per tornare a produrre in Italia, aspetto una nuova coscienza. Aspetto i fatti”. “Una parte di Agosto verso i Balcani” aggiunge Gianni Mura “sarà la mia estate 2012, dove farò una nuova esperienza e dove, sicuramente, vedrò barche di italiani battenti bandiere straniere. Altra gente che scappa e, suo malgrado, sottrae al nostro Paese pezzi di economia. Penso che questo nuovo giro di tasse sottragga all’Italia più di quanto riesca a portare. La gente è stanca e non parlo di coloro che possiedono megabarche di dubbia provenienza e che spesso la fanno franca, ma di chi afferma: in passato, ci siamo buttati nel lavoro rischiando prestiti familiari e bancari. Eravamo sani contribuenti e dal lavoro onesto arrivava la casa e, in qualche caso, anche la barca. Seppure sottoposti a tensioni, eravamo orgogliosi e gratificati. E, oggi, che dovremmo goderci in serenità i nostri sacrifici, diventiamo bersaglio di un Fisco cieco e punitivo”. E Gianni Mura conclude: “Hanno aspettato che l’economia andasse in pezzi per stanare qualche evasore totale e, anziché prendere i soldi da questi e dal giro vorticoso degli sprechi di denaro pubblico, hanno spremuto i soliti contribuenti e soffocato quel poco di economia che ancora esisteva”.

 
Gianni Mura Press Office
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Gianni Mura e i suoi design

Nel suo Atelier di Via Montenapoleone si legge: “la moda è creata dai grandi, i particolari dal grande te stesso”. Un altro aneddoto recita: “se qualche disegno di moda ti colpisce, profanalo, inserendo il particolare adatto alla tua personalità”. Sono solo alcuni esempi di un Gianni Mura che racconta se stesso: “la mia devozione, fin da giovane, al capo sartoriale mi consentiva di spaziare su  particolari e colori che ad altri potevano risultare audaci o non potevano permettersi. Poi arriva il pronto moda per tutti e, mio malgrado, ho dovuto adattarmi a un look di massa. I vecchi sarti invecchiavano e smettevano di lavorare, altri risultavano eccessivi di costo e altri ancora preferivano stare dietro un banco di vendita ad aspettare il cliente piuttosto che fare amicizia con ago e rocchetti. Il mondo cambia, mi dicevo, e io non potevo farci nulla. Pensavo che, in fondo, la gente avesse poche idee e si piegasse alle regole di mercato. In soccorso, arriva Milano. In una grande città, si sa, piove di tutto e bisogna saper discernere luoghi e persone. Ma penso anche che questa sia la città che più di ogni altra aiuti a capire il senso delle cose. Apparentemente distante, senza dubbio selettiva. Come una donna di classe, non si offre, ma, se riesci a capirla, premia le tue capacità. Sfrutto le mie intuizioni e punto sulla mia esperienza di marketing creando un rapporto diretto con il consumatore finale. Alla cravatta di alta tessitura, rigorosamente griffata Made in Italy, abbino la produzione della camicia su misura. Accanto alla sobrietà classica che è la linea preferita dai grandi professionisti; promuovo un look mirato diretto a una fascia di persone dal denominatore comune: innovazione e buon gusto. Dove, in una selezione naturale, il protagonista è il cliente che ha idee. Una semplice base che, di volta in volta, invito a completare. Una moda pensata da se stessi per se stessi è il messaggio che emerge con forza ed è la prerogativa che distingue l’identità del brand. Come un pittore che disegna i propri sogni, ogni persona aggiunge il proprio contributo secondo il proprio stile. E fiocca la genialità del singolo. Fiocca la creatività. Fioccano le richieste. Scopro tanti design. Scopro veri cultori di stile. Emergono messaggi spontanei di fantasia e di buon gusto che, magari, colui che è costretto a stare dietro una scrivania ne ha da vendere. Un inconsapevole e gratificato cliente-collaboratore, portavoce di un patrimonio che racchiude un mix di potenzialità eccezionali e che spontaneamente si confronta con gli altri per ispirarsi a vicenda. Quasi un tacito accordo tra le parti e uno spirito di club che mi consente, fra l’altro, di fare il pieno di elogi da parte di vecchi e nuovi clienti relativamente alla varietà di stili e particolari delle “sempre fresche”, consegne a vista. Quale soddisfazione sentire il cliente che dice: “posso fare il tipo di collo o abbottonatura o altro, che vedo in questa camicia piuttosto che quello della rivista che mi sono portato dietro?” La camicia è quella che il cliente non ritira subito per mancanza di tempo e che, nel frattempo diventa modello ideale per altri. Un tam tam di messaggi innovativi davvero straordinari in cui c’è sempre qualcun altro che si riconosce”. Parte da qui, l’idea di spazio sartoriale uomo-donna, creato in Via Montenapoleone 17. Stesso concetto di moda accessibile a tutti. Stesso copione. Difficile stare dietro a quest’uomo dal carisma fermo ancorchè geniale. Fondamentalmente edonista, con la sua convinzione di possedere l’intuizione di quello stile che  fa la differenza. Difficile anche dargli torto quando i riscontri sono palesi. Di sicuro, il suo è un percorso intenso e gratificante in un infinito mix di idee che stimolerebbero chiunque, ma quale altra persona può essere Gianni Mura e meglio di Gianni Mura?

Ufficio Stampa Gianni Mura

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GIANNI MURA E L’ELITE

L’umorismo è intatto e l’entusiasmo, se possibile, cresciuto. Gianni Mura si (ri)scopre e procede nei suoi obiettivi di total look . “Perlomeno, sono uno che sa cosa fare da grande”, esordisce, sorridente e scanzonato e prosegue, “per portare avanti questo progetto ho dovuto rinunciare a impegni cinematografici, di politica e trascurare programmi di beauty comfort. Ma per fortuna sono uno che si sa adeguare…”. Stiamo al gioco delle sue battute e gli domandiamo chi è il suo consigliere e perché ha lasciato la Sardegna: “mia moglie, anima femminile e testa pensante, è lei la mia grande consigliera, insieme al mio manager e collaboratori, naturalmente. Il trasferimento è invece legato alla selettività. Ha mai sentito parlare del popolo dei creativi, dei cervelli in fuga? Le èlite, in ogni settore, emigrano e io  non sono venuto a Milano con la valigia legata a spago…”. Riemerge il suo istinto provocatorio, la sua capacità di stupire, spiazzare, sorprendere. Un Gianni Mura che disorienta e incanta. Torna serio e riprende: “Voi penserete che voglio ingrandirmi, ma così non è. Ho semplicemente deciso di attivare un processo che, fra qualche anno, familiari e collaboratori dovranno portare avanti con la stessa passione che ci ho messo io e che mi auguro di avere trasmesso anche a loro. Quello che ho ricavato in Via Montenapoleone è un luogo raffinato di dialogo e confronto tra gente di varia personalità e provenienza accomunati dalla passione della moda e della individualità. Veri designer di raffinata cultura, i miei clienti. Le basi sono quelle che le tendenze dei grandi stilisti propongono. I particolari sono quelli che ogni persona di buon gusto sceglie per se stesso”. Domandiamo a Gianni Mura cosa ne pensa dei grandi stilisti e gli artisti da passerella: “loro sono in grande”, risponde. “Io non potrei creare una collezione per tutti. Mi perderei. Sono per l’individualità. Per quel particolare che fa la differenza”. Però ammette: “li apprezzo molto e amo guardarli in televisione, quando posso, alla sera. Oppure assistere a qualche sfilata, ma non imitarli. Loro dialogano virtualmente. Io dialogo dal vivo. Quanto tempo toglierei a me stesso e ai miei clienti? Amo la gente da vicino. La clientela che sono riuscito a creare è in linea con il mio pensiero e questo mi gratifica. Il mio è un rapporto diretto e paritario con tutti. Pensi che non riesco a rispondere agli inviti di rete (almeno per ora) e me ne duole. Conquisto dal vivo a discapito dei social networks”. Pagine spontanee in un concetto di marketing  privilegiato che comprendono le sue scelte. Il polo d’attrazione esistente tra Gianni Mura e la moda che racconta è condivisa da una città dove arte, business e buon gusto convivono e si fondono.

Ufficio Stampa Gianni Mura
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Lo stilista Gianni Mura sceglie i clienti

Via Montenapoleone 17 - Milano
Con un percorso unico nel suo genere, Gianni Mura dà vita alle sue concettuali storie di moda e, dimostrando uno spirito di club, decide di avvalersi di maestri di alto livello. “Unire talenti è sempre stato il mio sogno nel cassetto”, spiega, “e ora anche gli agognati abiti di alto livello sartoriale sono una realtà. I pezzi costruiti sulla persona, massima espressione di stile, sono realizzabili in Via Montenapoleone 17, per raccontare un uomo che non rinuncia a essere se stesso”. E Gianni Mura precisa: “i miei clienti conoscono il sapiente gioco dei dettagli che si fonde in armonia con l’eccellenza della qualità. Il maestro Emilio Sasso, legato a una tradizione sartoriale molto forte, non è solo un sarto di grande scuola e di provata esperienza, ma è anche una persona che sa consigliare, valutare, creare. Gli spazi sono concepiti fedeli all’essenza della persona per metterla in condizione di procedere a un look come fosse nel salotto di casa propria”. Un su misura per tanti, dunque, quasi fossero affidabili anticipazioni delle prossime tendenze. “Ed è pensando a quelle modifiche che il cliente immagina quando vede un capo in vetrina”, afferma, “che ho deciso di disegnare i confini tra l’abito seriale e il capo sartoriale. Quello che ho realizzato in Via Montenapoleone è un laboratorio che racconta storie individuali”. Un percorso deciso insieme allo stilista Emilio Sasso, maestro e sostenitore convinto del capo su misura, il quale afferma a sua volta: “negli abiti di serie manca sempre qualcosa in cui potersi riconoscere totalmente. Il mio lavoro ha i canoni dell’unicum con un’attenzione alla diversità della richiesta. L’esigenza del cliente è importante almeno quanto l’intuizione di chi esegue”. Coerenza e inedita originalità, quindi, nel team di Gianni Mura. Il suo modo di fare marketing attraversa nuovi linguaggi e molti spunti di riflessione. Lo stilista procede con la chiara intenzione di mantenere una promessa fatta a se stesso. “Produrre il meglio, produrre Made in Italy” con una sola regola: “nei miei clienti non deve mai venir meno l’autostima”. Chiediamo a Gianni Mura come sono le sue giornate: “in versione mix”, risponde, “in ogni giornata c’è sempre qualcosa di bello, basta scremare e tenere ciò che ti piace”. Fa così anche con i clienti? “Non so…però”, ride, “saper scegliere le persone, specie di questi tempi, è un segreto e in un certo qual modo sì, scelgo anche i clienti (oltre ai collaboratori). È come creare una squadra, ma, all’incirca, senza scarto. C’è da premettere che il su misura è richiesto da bella gente. Evidentemente, ho saputo leggere tra le righe del mercato e sono felice del risultato finora ottenuto. Quando si è in linea con valori di buon gusto riesce facile anche il dialogo tra le persone”. E a proposito di ciò che questo progetto significa per lui, Gianni Mura spiega: “quando sono al lavoro sono come a casa mia o al bar con gli amici. Quale panchina più appagante?”. E alla domanda se crede nella fortuna, risponde: “senza un pò di fortuna è più difficile, ma sono convinto che noi poniamo le basi per tutto, anche per essere agevolati dalla fortuna”.


Marco Mancinelli
Gianni Mura Press Office
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L’arte di guardarsi allo specchio: intervista a Piera Mura

Rigate, a pois, bicolori, fluorescenti, strettissime con il nodo complicato. Per il lavoro e per l’aperitivo. Per nascondersi e per essere notati. Esiste una cravatta per ciascun carattere. Lo sostengono Gianni Mura e sua moglie Piera da lui ribattezzata Petra, che nel 2000 hanno aperto un atelier in Via Torino 54, nel cuore pulsante della Milano della moda. Gianni Mura, però, non si limita a cercare stoffe e vendere queste lingue di seta che stringono il collo. L’estroso sardo trapiantato a Milano le disegna pure. Mentre la moglie sta dietro al bancone, lui, in laboratorio, da dieci anni, crea i modelli da mettere in vetrina. E due li ha pure brevettati: la cravatta porta credit card con fermacravatta interno e quella con il codino a vista. Cravatte d’essai, dicono i coniugi Mura. Mica pensate per i barboni, ma per un carattere versatile, una personalità forte e qualche soldino in tasca. Vera e propria passione, che ha spinto Gianni persino a scrivere un trattato sulla cravatta.
Signora Piera, un antidoto contro l’omologazione?
«A ciascuno il suo. Ma questi modelli sono acquistati anche da clienti che non immagineremmo mai. Ad esempio, i magistrati. Che di giorno sono impeccabili con il loro abito e la loro cravatta classica e la sera appendono il vestito da lavoro e si trasformano per andare a bere un aperitivo».
Con una cravatta più originale?
«Esatto. Ed è quella la loro vera personalità».
La cravatta permette quindi di far venir fuori il proprio alter ego?
«Assolutamente sì».
Quest’anno quali sono le tendenze da seguire?
«La cravatta stretta, amata dai giovani e anche da alcuni professionisti. Tra i giovani, le fantasie morbide, con i disegni che arrivano dall’Inghilterra e il rigato britannico».
Colori?
«Quest’anno si punta molto sul verde, che è la cravatta dell’uomo macho appassionato, come dice mio marito nel suo libro».
Per voi che cos’è la cravatta: un vezzo, un accessorio, un modo d’essere?
«È un complemento. Senza la cravatta l’uomo non è identificato. Non dico come maschio, ma proprio come carattere e stile. È un modo di essere. Per molti è anche un vezzo. È un mix di tante cose».
Che cos’ha in più un uomo con la cravatta?
«Regala a chi gli sta attorno un senso di pulizia, di fiducia, di responsabilità. Gianni scrive proprio che chi indossa la cravatta è già in partenza un uomo solare e vincente».
Eppure si dice che l’abito non fa il monaco.
«Oh no… lo fa, eccome! L’aspetto è il primo biglietto da visita».
Oggi la cravatta si porta come prima, più di prima o meno di prima?
«L’abito senza cravatta è stato sdoganato e in molti tendono a copiare la non cravatta. Però non è mai tramontata».
I giovani e questo accessorio: che matrimonio è?
«Un binomio eccellente. Nel nostro atelier, vengono molti bocconiani, i futuri professionisti. I giovanissimi scelgono la cravatta stretta e quella bicolore».
I loro colori preferiti?
«Rosso, grigio, qualcuno osa tinte più forti. Anche se un cliente una volta mi disse “Quando apro l’armadio di mio figlio mi sembra quello di un prete”. Infatti, acquistò solo modelli classici e toni tenui».
Quando si indossa la cravatta? Solo al lavoro e nelle occasioni ufficiali?
«Quando eravamo giovani noi, esisteva il vestito delle feste e quello dei giorni feriali. Oggi, si usa per andare in discoteca e quando si comincia a lavorare. “Inizio a farmi la scorta”, mi dicono molti ragazzi. E lo dicono con un certo entusiasmo».
Il modello che non passerà mai di moda?
«Tutti quelli più classici».
Ma quest’accessorio rischia di passare di moda?
«Penso di no. Chi usa la cravatta è disposto a spendere per avere un’alta qualità. Molti preferiscono investire più per una buona cravatta che per una buona camicia».
Perché?
«Una cravatta cambia l’abito. Anche su una camicia normale o banale».
Voi realizzate anche camicie su misura.
«Non abbiamo modelli fissi. Cambiano a seconda del committente. Il vero stilista arriva dalla strada. Sono i nostri clienti spesso che ci portano il disegno di come vorrebbero che fosse confezionata la loro camicia. In questo modo vengono fuori capi esclusivi».
Oltre agli universitari, la futura classe dirigente, ­ chi sono i vostri clienti?
«Professionisti. Avvocati e soprattutto commercialisti. E tante mogli e fidanzate. Chi compra una cravatta per il suo uomo sa che è un regalo gradito».
Cravatta o papillon?
«Vendiamo entrambi, ma la cravatta batte il papillon venti a uno. Chi usa il farfallino è un professionista del nodo, perché è sicuramente più difficile. Il nodo semplice della cravatta si fa in un attimo e quello complicato è per i veri cultori».
La cosiddetta arte del nodo?
«Non solo. Anche l’arte di saper guardarsi allo specchio».
Suo marito la porta sempre?
«La indosserebbe anche sul costume da bagno!».
La preferita?
«La cravatta con il codino coloratissima, anche disegno su disegno. Gianni è molto estroso ed estroverso. Ama farsi notare: quando arriva in negozio, si riconosce anche da lontano».
Che cravatta indossava al vostro matrimonio?
«Una arancione shocking. Lo scorso giugno nostra figlia si è sposata. Celebrava Francesco Cossiga. A suo padre aveva chiesto una mise meno appariscente. La cravatta più cauta che Gianni ha trovato era a base bordeaux con codino rosa a pois».
Che cosa rende una cravatta una buona cravatta?
«I primi fili, che devono essere nobili e pregiati. Il broccato è l’ultima passione, più arabeggiante. Poi, vengono la seconda scelta e il cascame. Le rifiniture sono artigianali e, per la fascia più alta, eseguite interamente a mano. A fare la differenza è sicuramente la tenuta: deve durare nel tempo».

– Intervista realizzata dalla giornalista Laura Lana e pubblicata sul giornale on line Possibilia
(http://www.possibilia.eu/
). L’intervista è stata pubblicata con altri articoli nell’ambito di uno speciale che Possibilia di Febbraio ha dedicato alla cravatta.

Marco Mancinelli
Gianni Mura Press Office
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http://www.giannimura.it/

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