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Petrolio, l’OPEC deve intervenire per evitare un nuovo tracollo

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  • 16 Novembre 2018

Le settimane trasversali tra ottobre e novembre saranno ricordate come il periodo più nero della storia recente del petrolio. Durante questo lasso di tempo la quotazione dell’oro nero è scesa del 20%, schiacciata dal timore di una nuova e incontrastabile eccedenza di offerta rispetto alla domanda.

La nuova crisi del petrolio

petrolioLa boccata di ossigeno è giunta lunedì 12 novembre, dopo l’intervento dell’OPEC. Il cartello – per bocca del ministro per l’energia dell’Arabia Saudita – ha preannunciato un possibile taglio alla produzione di greggio. Anche l’altro big del mercato, la Russia, acconsentirà a rallentare la produzione. Questo nuovo assetto dovrebbe essere sancito quando i paesi produttori si incontreranno il prossimo mese. Dovrebbe quindi ripetersi quella stessa alleanza che procedette al taglio della produzione da gennaio 2017, e che ha consentito alla quotazione del petrolio di risalire fino ad oltre gli 80 dollari al barile.

Quell’intesa però non è bastata a far sì che il mercato si reggesse in equilibrio sulle sue sole gambe. Da ottobre in poi i futures del greggio sono calati bruscamente. Adesso gli investitori non cercano neppure più segnali di inversione del trend, ma le figure di continuazione trading perché considerano un nuovo trend (stavolta ribassista) già in corso.

La botta definitiva agli equilibri di mercato l’hanno data due fattori. L’incremento dell’offerta generato dall’aumento delle forniture di petrolio dagli Stati Uniti, dall’OPEC e dalla Russia. Dal lato l’indebolimento della domanda.

Quotazioni in discesa verticale

Se un mese fa il clima totalmente diverso che si respirava aveva portato la quotazione ai massimi di quattro anni, adesso lo scenario è del tutto diverso. Basta una qualsiasi piattaforma di trading online gratuita per vedere i dati: il greggio Brent è attorno quota 70 dollari, dopo che era arrivato anche a 84. Il greggio intermedio del West Texas è sui 60 dollari, dopo essere giunto a 75. Peraltro a inizio novembre il WTI ha registrato la sua più lunga serie di sconfitte in oltre 34 anni, scendendo per 10 giorni consecutivi.

Questi fattori hanno spinto l’OPEC e la Russia a incaricare un comitato di monitorare il mercato. Le conclusioni sono che le forniture di petrolio stanno crescendo più velocemente della domanda, minacciando di lasciare il mercato in eccesso. Da qui la necessità di un nuovo accordo sui tagli. Presumibilmente servirà una sforbiciata di circa un milione di barili. Almeno per ora.

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