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“Il meteorite è già caduto e si chiama web & apps!”: a Inno2Days si è parlato di futuro con esperti di innovazione, aziende e centri di ricerca

Intervista a Giuseppe Mascitelli, co-founder Mobango LTD, founder Filmare sas e ad di Mediolanum Comunicazione, nel post-meeting di INNO2DAYS del 21 giugno 2011. “Le piccole e medie imprese sono il cuore pulsante di questo Paese” ha esordito Mascitelli. “Questo sistema articolato di piccole realtà sta diventando un modello che potrà riservare molte gradite sorprese per il futuro se coltivato e non ostacolato. Oggi sembra che le PMI vogliano essere dinosauri destinati all’estinzione nei tic, nei difetti, nella complessità burocratica e negli sprechi. Il mondo che verrà è però già arrivato, il meteorite è già caduto e si chiama web. Il web (ma anche il mondo delle app per mobile) è la realtà di oggi. Le PMI che rappresentano un’eccellenza nel proprio settore devono cercare di capire cosa avviene nel mondo della rete. Il mondo della rete non è un nuovo media; è più vicino ad una protesi, ad un innesto celebrale via via sempre più integrato con il resto del nostro corpo. Questo accade grazie ai device portatili sempre più diffusi e collegati 24 ore su 24. La rete siamo noi stessi e gli ultimi sviluppi stanno sempre di più fondendo la nostra vita reale con quella digitale. Ormai in rete proviamo le stesse emozioni nell’incontro con fatti e persone, le stesse emozioni della vita analogica. Bisogna perciò gestire le emozioni e le relazioni: non c’è nessuna vendita, nessun affare che prescinda dalle emozioni. Nel mondo nuovo, quello che è già arrivato, bisogna saper gestire i flussi emotivi che arrivano dal digitale senza soluzione di continuità da quelli analogici a quelli della vita reale”. E ha concluso: “in questo mondo nuovo l’uomo è quello vecchio e le vecchie pulsioni sono tutte dentro di lui; con quelle dobbiamo fare i conti”.

Inno2Days, una ‘full immersion’ nel cambiamento e nell’innovazione, una giornata di stimoli, idee ed esperienze, ha visto incontrarsi creativi, tecnologi, esperti di marketing territoriale, aziende e centri di ricerca.

http://www.giuseppemascitelli.com/

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Flavio Cattaneo: Mission Impossible costruire 37 km di linea elettrica a 4000 metri

Un padre salesiano dalla barba lunga, un tecnico di Terna, un villaggio di minatori, e campesonis che non si arrende alla memoria. Sono i protagonisti di una sfida possibile: costruire 37 km di linea elettrica a 4000 metri.

Padre Serafino è un padre missionario, ha la erre francese, un accento del Nord, una grande barba bianca e gli occhi di un gatto, capace di vedere te, e tutto quello che c’è alle tue spalle. Si direbbe che sa guardare oltre, e non solo con gli occhi ma con una mente rapidissima e una capacità di sfidare il futuro che lascia stupefatti.

Padre Serafino opera a Kami, un paese arrampicato sulle Ande boliviane a 3800 metri di altitudine, in un paesaggio bellissimo e desolante al tema stesso.
Qui ha fatto nascere un convitto per gli studenti , un’emittente radiofonica, un ospedale, ha perfino collaborato a progetti per vaccinare gli animali.
Un lavoro che dura da più di 30 anni. Ai primi anni Novanta, la sfida più ambiziosa. Un progetto bellissimo, portato avanti con fatica e determinazione. Padre Serafino ha deciso di costruire una centrale e una rete elettrica di 37 chilometri in un posto impossibile. Chi è stato a Kami lo sa. Chi ha visto la povertà di quei luoghi, le sere nere sotto un cielo stellato bellissimo a far da scenografia alle case di lamiera, può capire la storia di questo progetto.

La centrale idroelettrica esisteva, fu costruita nel 1978 ed era ancora funzionante. Sfruttava la corrente del fiume, ma era poca cosa. L`energia elettrica arrivava, con mille difficoltà, dalla più lontana Oruro, trasportata da piccoli e incerti pali di legno che il più delle volte finivano al suolo per l`inclemenza del tempo o perché erano inadeguati.
Padre Serafino decide di recuperare la centrale. Siamo nel 1993. Lui non sa nulla di ingegneria, è un padre salesiano. Pero è consapevole che quello è un modo per cambiare i destini di quel luogo: chiede aiuto a Coopi e dopo incontra Giampiero Fantini.

Giampiero è un tecnico di Terna, aveva già lavorato come volontario nella regione tropicale del Chapare e tornando da un viaggio in Bolivia incontra altri volontari italiani, di ritorno da Kami, che gli espongono il progetto di questo stravagante padre salesiano. Sperano di incuriosirlo, di convincerlo a collaborare al progetto.

Una volta tornato a casa, Giampiero viene contattato via mail da Efrem Fumagalli, responsabile di Coopi. Si rilegge la mail, una volta, poi un’ altra. Sono cose che lui conosce, sono trent`anni che lavora con cavi, elettricità, bobine. Un giorno, all`uscita dal lavoro, invece di imboccare la strada che porta verso casa a Novara, Giampiero prende l`autostrada, direzione Milano. Non sa neppure quante ore sia rimasto nell`ufficio di Coopi, a chiacchierare con Efrem. Il racconto lo aveva catturato, e anche l`obbiettivo :
una linea elettrica di 37 km a 4000 metri sulle Ande.

«Ma come faccio?», si chiede, »mia moglie mi caccia di casa se le dico che parto di nuovo per la Bolivia, che per noi niente ferie estive, niente mare assieme alle due figlie, niente grigliate nella casa sul Cargano…». Giampiero decide di esporre il progetto a Terna, AD Flavio Cattaneo. In un primo momento, si sceglie di far partire i dipendenti non durante le loro ferie, ma in orario di lavoro; insomma , un volontariato a pagamento, un`estensione del posto di lavoro a migliaia di chilometri di distanza.


L`ARTE DEL RICICLO
Da allora comincia la raccolta del materiale. Quante cose vengono dismesse giorno dopo giorno, ancora funzionanti, oggetti e materiali che possono ancora essere utili per qualcuno? Così partono i primi container stracolmi di qualsiasi bene recuperato: 15 container. Padre Serafino si fa regalare una ruspa molto grande per costruire una strada che permetta al materiale di arrivare fino a lì.

Qualsiasi cosa Terna dismetta, trova subito posto in Bolivia, a Kami. A ruota, con un entusiasmo contagioso, la notizia si diffonde in molti ambienti. Tutte le aziende che hanno a che fare con Terna smettono di buttare e cominciano a raccogliere. I piloni, per esempio, arrivano da una linea ferroviaria del basso Piemonte che e stata dismessa. Anche chi è già in pensione si vuol rendere utile, mette a disposizione le sue conoscenze.

Cominciano i viaggi di Giampiero Fantini, accompagnato dal collega Adriano Selva, e poi i viaggi di altri dipendenti e con loro di alcuni pensionati. La linea elettrica va innanzitutto progettala. I viaggi si susseguono e man mano il sogno prende la sua forma: una forma fatta di fili e piloni d`acciaio, collegati a una centrale nuova con due turbine Pelton da 1.000 Kw.

I ragazzi di Padre Serafino poggiano i piloni, costruiscono le basi, e i volontari italiani arrivano a Kami per proseguire il lavoro più tecnico. Viaggio dopo viaggio Kami diventa quasi ima seconda casa. Dormono tutti nella vallata dove sorge la centrale di Quehata, proprio sugli alluci del Cerro Kami.
che con la sua stazza vieta ben presto al sole di raggiungere quegli angoli. Il lavoro serio. Ha orari e scadenze da seguire. Nella centrale c`è una sola sedia, per evitare che ci si riposi troppo e obbligare invece a rimanere vigili a fianco delle macchine.

Intanto, la notte, quel mare di stelle rischiara i container, gli attrezzi, gli scavatori e le bobine accatastati nella valle. Da poco sono arrivati altri due container. Quando la linea sarà ultimata Padre Serafino potrà migliorare il convitto degli studenti e ingrandire i suoi allevamenti di maiali, di lama e di trote, Potrà produrre e trasportare l`energia. Incassando dallo Stato boliviano quanto serve a quella gente per togliersi un po’ di paura. Quanto serve per guardare il Cerro Kami, e i cunicoli della sua miniera, con più serenità. Quando tutto funzionerà, quando tutto sarà finito, a Kami qualcosa cambierà. Perché essere realisti e volere l`impossibile, come recita un vecchio detto di Che Guevara, da quelle parti, tra le montagne delle Ande, non e uno slogan da mettere sulle magliette, ma una realtà straordinaria. Per un deseo de estrellas, per un desiderio di stare, di rimanere, come recita una vecchia canzone latino-americana.

«QUANDO TUTTO SARÀ FINITO. QUALCOSA A KAMI CAMBIERÀ.
SI POTRÀ PRODURRE ENERGIA, MIGLIORARE IL CONVITTO STUDENTESCO E INGRANDIRE GLI ALLEVAMENTI DI LAMA E MAIALI»

(Fonte: il Corriere.it | Sette)

Social Media Communication
Phinet
Roma Italia
Alessandra Camera
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Giuseppe Mascitelli: comunicazione multimediale polisensoriale

“Non si può non comunicare” afferma Paul Watzlawick. “Anzi bisogna farlo a 360 gradi, senza tralasciare alcun media” sottolinea  Giuseppe Mascitelli, amministratore delegato di Mediolanum Comunicazione nel parterre del convegno alla Bicocca di Milano. “Al giorno d’oggi, in cui ogni mezzo di comunicazione è interconnesso a tutti gli altri, non è ammissibile tralasciare alcun dettaglio, pena, l’esser tagliato fuori”.
“L’attuale crisi delle agenzie classiche” prosegue Mascitelli “l’abbassamento abissale dei fee d’agenzia, la percezione molto negativa dei creativi a cui le aziende affidano i loro budget di comunicazione, costituisce un mix esplosivo che richiede risposte urgenti: è dalla metà degli anni ’90 che ho coniato il termine di “tecnocreatività” per significare che l’offerta di competenze deve essere a tutto tondo, ove la visione umanistica e di contenuto si sposa con una perfetta padronanza delle nuove tecnologie. In sintesi: comunicazione multimediale polisensoriale!”

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