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Le novità editoriali primaverili della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni

“I genitori ti insegnano ad amare, ridere e correre. Ma solo entrando in contatto con i libri, si scopre di avere le ali.”Helen Hayes

Carissimi lettori, oggi vogliamo parlarvi delle novità editoriali degli scorsi mesi primaverili della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni, ormai al suo undicesimo anno di attività letteraria.

Sono venti le collane editoriali della casa editrice, venti sono dunque le braccia che accolgono la diversità per condurre oltre i confini territoriali e mentali.

La denominazione delle collane è in linea con la politica della casa editrice, troviamo infatti: “Letteratura di Confine”, “Trasfigurazioni”, “Mappe di una nuova èra”, “Saggi”, “Rivelazioni”, “Poesia”, “Fairie”, “Atlantide”, “Oltre il confine”, “Scritti in scena”, “Sopralerighe”, “Heroides”, “Echi dalla storia”, “Visioni”, “Margini liberi”, “Echi da internet”, “Radici”, “Supernal Armony”.

Ma ora vi lasciamo alle novità editoriali per i mesi primaverili, anticipandovi che fra qualche giorno presenteremo anche le novità riguardanti gli e-book Rupe Mutevole!

La primavera di Rupe Mutevole:

“Tutto barcondola” di Daniele Locchi

tutto barcondola nasce dalle parole di Eva, la figlia del nostro autore Quando ci siamo conosciuti nel suo locale mi ha raccontato questo  dolcissimo aneddoto:

“Io e lei, soli. Una sera, Eva 8 anni guarda fuori dalla finestra.

Chissà cosa guarda un bimbo a 8 anni.

– Babbo?

– Sì?

– C’è vento là fuori.

– Eh sì, davvero!

– Tutto… tutto… Barcondola!

– Eh?

– Barcondola, babbo.

Quando pubblicherò il mio primo libro di poesie lo chiamerò così. Tutto, ma proprio tutto barcondola.

Poesie scritte nelle notti, forse nei giorni strani di chi vive con forza la vita.

Padre figlio fratello amico, o solo osservatore dei nostri giorni.

Occhi critici su come viviamo il nostro tempo, personaggi noi, su di un palcoscenico troppe volte creato per non mettersi in gioco. Adulti adolescenti, e giovani spiazzati senza troppe convinzioni.

 

 

“Coppia con gatti” di Raffaela Millonig

Magia di un Giorno d’Autunno. Paolo e Raffaela lo sapevano che quell’impulso del tutto nuovo per loro e irrazionale, che in una sera d’ottobre li spinse ad accogliere un gatto e a portarselo a casa, in realtà veniva da molto lontano? Probabilmente no, loro non avevano mai avuto gatti e solo da poco avevano deciso di formare una coppia stabile. Cosa che però a un gatto non sfugge! Come sa sempre se quella è una “coppia à chat”. I gatti, sempre, nelle antiche Civiltà, sono stati il “genius loci”, i protettori della Casa, della Coppia, della Famiglia, coloro che, secondo antichissime credenze, formano un magico cerchio protettivo attorno all’abitazione dove vive chi li ha accolti e li ama. Una magia giunta attraverso un filo d’oro fino ad oggi, quella che fece dire al grande poeta Rainer Maria Rilke: “La vita con un gatto, ripaga”.

Immagine di copertina di Gianni Cestari

 

“Periplo” di Nicol Manicardi

Periplo: “Circumnavigazione di un continente o di un’isola; estensione: itinerario circolare, con qualsiasi mezzo sia compiuto: compiere un periplo in aereo”  “Nella letteratura greco-latina, descrizione di un viaggio marittimo, con dati geografici, tecnici e commerciali su mari, porti e città”.  Così Nicola Manicardi ha titolato il suo libro. E penso che nella  citazione del dizionario della lingua italiana stia, una, delle spiegazioni del senso dei versi di questo poeta. Poi. Si sa. Ogni poeta ha un suo mondo a parte. Nascosto. Inspiegabile. Che per sempre resterà suo e solo suo. E penso sia giusto così … Navigare. In un mare di carta. Circumnavigare una stanza. I capelli di una donna. Un bosco. Che anche se non c’è… c’è. Il bosco della nostra anima. Dove gli alberi non si ammalano mai. Dove incontrare una fata diventa una cosa normale. E incontrare un uomo diventa una cosa anormale. Navigare. Da poeta. Su una foglia. E dentro di lei trovare miriadi di infiniti. Circumnavigare se stessi. Affrontando il rischio di tempeste che mai avremmo immaginato. Onde giganti. Che rimpiccioliscono o dilatano la nostra mente. Il nostro pensiero.

Prefazione a cura di Enrico Nascimbeni

 

“Lettera a una figlia” di Enrico Vergoni

Sono l’insieme di fragili e innumerevoli Poesie, dolci e incantevoli immaginazioni di attimi racchiusi nel cuore… Infiniti sentimenti che sembrano danzare mentre si allineano e si rincorrono, susseguendosi in tutte quelle tenere frasi che parlano del mare, del cielo e di Dio.

Leggendo questo libro e scorrendo tra le pagine, sento che mi avvolgo con delle forti, immense e suggestive emozioni; mi rapiscono, coinvolgono e sprigionano infinite sensazioni in un ritmo incalzante di frasi che l’autore usa come i battiti del cuore.

Sembra quasi una magia, perché tutto intorno risuona come il suono dei rintocchi del pendolo quando quell’orologio che scandisce il tempo, segnala ogni attimo vissuto e tutti quei ricordi che sono impressi nella mente…

Nessuno potrà mai dissolvere.

Dalla prefazione di Marina Risté

 

“Senza titolo” di Enrico Nascimbeni

Non darei questa lirica libera di Enrico per tutta la poesia contemporanea. Libera perché questi versi urlano di consapevolezza (finalmente), e la consapevolezza è l’unica qualità che ci rende davvero liberi; il resto, compresi equità sociale, benessere e bla bla bla sono solo parole che siamo maestri a srotolare e a inseguire, ma che restano lì, avvinghiate a un sogno di prosperità dell’anima che in realtà è la parafrasi del vuoto interiore e l’annullamento del pensiero. Questi versi ricordano e spazzano via un mondo (e poi non dovremo aspettare ancora molto perché avvenga, ci penseranno i barbari, distruttori di civiltà e ripetitivi ideatori di calendari lunari): lo spazzano via con una staffilata definitiva, con un diluvio di parole evocate che scrosciano insieme al diluvio di una pioggia primordiale, quella che comincia all’alba e sai che non finirà, che trascinerà tutto, che lascerà un fango molle e spugnoso dapprima – sotto il quale soffocheranno i giocattoli della civiltà – e poi secco e immobile, a stringere in una morsa eterna il mare di aggettivi, l’oceano di inutilità di cui ci siamo circondati e nel quale ci siamo perduti, schiavi liberati fuori, ma schiavi dannati dentro.

 

“Ragnatele di silenzi” di Nadezhda Georgieva Slavona

Il romanzo di Nadezhda Slavova, con un linguaggio chiaro,  scarno,  coinvolgente,  lontano da ogni enfasi retorica, e con grande profondità e lucidità, ritrae il periglioso e rovinoso percorso evolutivo di due giovani, legate e segnate da un segreto tremendo, donandoci un racconto intenso sul piano emotivo,  maledettamente realistico nella critica, velata ma spietata, verso le falsità della moderna società. È  una lettura che entra nelle dinamiche della famiglia, a volte minata da profonde lacune emotive, e che riesce a trasportare il lettore nel baratro del “silenzio” e del dolore insieme ai protagonisti, facendo percepire l’oscurità della solitudine e il “male di vivere”.

Tratto dalla prefazione di Francesco Martillotto

 

“Grido” di Claudio Fiorentini

Iniziare da questa poesia incipitaria significa andare da subito a fondo nella poetica di Claudio Fiorentini.

Un dire di assoluta novità architettonica per valenza metrica e cospirazioni intime, dove il verso, con andare fluttuante e modulato, cerca di farsi geografia fisica di un animo intimamente graffiato da una irrequietezza esistenziale.

Ricerca, scavo, analisi attenta e perspicace di pensieri che, con stratagemmi metaforici, si srotolano sul volto e scolano cadendo nelle rughe. Claudio si sdoppia per leggersi meglio; si vuol vedere come persona estranea, come immagine allo specchio per ritrarsi con ironia ecuriosità, con ardore e intensità epigrammatica, raffrontandosicon la vita, il tempo, l’amore, la nullità dell’esistere, e il divenire implacabile dell’essere che non dà punti di riferimento a cui appigliarsi.

Dalla prefazione di Nazario Pardini

 

“Il Messaggio di R.D.I. – Il Risveglio della Divinità Interiore” di Akhenaton Reincarnato

(…) Fu del tutto inaspettato l’incontro che ebbi in quella sera calda di maggio, ritrovai, infatti, una ragazza che non vedevo da tempo, bastarono poche parole per comprendere che quell’incontro avrebbe illuminato tutta la mia vita! Seppi da lei, medium, d’avere anch’io tale dono e fu bellissimo, rimasi estasiato, l’anima sussultò come mai prima di allora. Il cuore scoppiava in petto, tutto ciò rappresentava una conferma di vita per l’intero mio trascorso. Così avvenne… in una stazione, scendemmo dal treno da porte adiacenti senza rendercene conto e incrociammo gli sguardi, poi lei si avvicinò a me istintivamente cercando rapidamente un dialogo. Passarono quattro ore, in un istante, i dialoghi divennero sole vivificante e nuova forza per la vita. Quando il cielo mostrò il suo primo indaco, capimmo che si era davvero fatto tardi. Accompagnai quindi la ragazza a casa facendomi dare le opportune indicazioni stradali visto che non sapevo neppure dove abitava. In quegli attimi pensai alla meraviglia che stava accadendo: due vite s’intrecciavano e quell’evento annullava anni d’incognito. Il saluto fu tutt’altro che formale, testimone il lungo abbraccio che ci vide coinvolti… Sorrisi un’ultima volta prima di lasciarla con lo sguardo, lei istintivamente, scrisse il suo recapito telefonico su di uno spazio libero nel medesimo foglio ove poco prima erano stati tracciati i messaggi medianici. Concluse dicendomi che ci saremmo rincontrati da lì a breve. Le sensazioni che provai, durante il viaggio di ritorno a casa, furono un tutt’uno con la musica rilassante che la radio trasmetteva. Così tutto cominciò per me…

 

“La sciarpa di seta” di Max Rente

Questo romanzo è pieno di mille sfumature e sensazioni meravigliose che non possono fare a meno di esplodere con l’immenso amore di due giovani che sopravvivono soltanto per ritrovarsi; il loro è un desiderio infinito, intenso e splendente di luce, che li nutre da lontano e non li fa cedere agli avvenimenti della vita. Un romanzo stupendo dal sentimento appassionato, travolgente e dolce che ti fa assaporare la vita in ogni momento di tristezza o felicità che viene descritto molto bene e con l’armonia di un artista; la storia è scorrevole, narrata in un modo profondo, deciso e struggente che manifesta una forza che soltanto un grande amore può suscitare. Questo romanzo è scritto con il cuore, con la voce di un’anima pura che vuole dare un messaggio al lettore, una speranza dove può riconoscere ciò che il destino gli ha riservato; è qualcosa che non immagini possa riuscire a far trionfare un sentimento stupendo da rendere il dono della vita, la cosa più preziosa che possa avere una persona.

Dalla prefazione di Marina Risté

Copertina di Luca Allegrini

 

“Un unico cielo il solo vero” di Stefania Miola

“Di tanto morirò ” canta Ivano Fossati. Ma forse di amore non si muore. Ma si vive. Questa è la prima sensazione che ho avuto leggendo le poesie di Stefania Miola. Una sensazione di buon profumo di muschio e “vecchie lavande”. La scrittura scivola dolcemente. Una scrittura che non cerca vocaboli strabilianti (te ne sono grato Stefania). Ma vocaboli veri. Sinceri. Parole vere. Leggere. Senza compiacimenti che personalmente mi spaccano altamente i maroni. Perché ritengo la poesia cosa complicatamente semplice. Come l’amore. Forse.

“Senza carne, Senza ossa, Danzo fra le foglie animate da una dolce brezza.” (Il silenzio dell’anima).

Ecco in questa poesia a mio si parere può benissimo identificare e sfiorare l’opera di Stefania. Una danza arcaica dove sembra dimorare l’ eterna domanda: chi sono io? Poche parole. Secche come foglie. Bellissime. Danzate bene.

 

“Senza speranza e senza disperazione” di Emidio Paolucci

A cosa serve la poesia? A catturare i tuoi deserti… E’ la prima immagine alla quale si rimane inchiodati sfogliando le pagine di questa raccolta, immagine fulminante di verità. Perché c’è un deserto grande quanto un oceano nel quale si prosciuga la vita di chi è in carcere, ed è il vuoto di vita affettiva e sessuale. Che è pena che si aggiunge a pena, che è punizione aggiuntiva di corpi. Cosa che in molti paesi in Europa e fuori dall’Europa è stata superata, ma in Italia ce la teniamo ben stretta, come struttura inconscia dell’apparato repressivo. Noi, di qua dalle mura, neppure pensiamo a quale grande tortura, che si aggiunge alla pena della detenzione, sia questa privazione, che è compressione violenta e devastante di pulsioni naturali, che porta malattie, che porta dolore. Una privazione che si traduce in negazione della persona, se nei tempi e nei modi della relazione anche affettiva e sessuale tutti noi costruiamo la nostra persona e la nostra vita, se noi siamo quello che vediamo nello sguardo dell’altro e in quello ci riconosciamo. Proviamo a immaginare quali torsioni della personalità ne derivano, quale lacerazione. Annullare questo dolore negandolo, porta spesso alla negazione della vita stessa…

Dalla prefazione di Francesca Carolis

 

“Il fratello di Marta” di Maurizio Giardi & Marco Mannori

Questo romanzo si apre con una dedica. “A tutti coloro che si sentono soli”. Quindi. è dedicato a tutto il genere umano. Quello pensante. S’intende. E già qui la lista si assottiglia. Già siamo sul romanzo di élite. E scritto come si scriveva una volta. Sembra battuto su una Olivetti. Oppure racchiuso in un disordinato ammasso di fogli di carta spiegazzata. Dalla prefazione di Enrico Nascimbeni

Immagine di copertina di Teodolinda Caorlin

 

“Dialoghi col vento” di Salvatore Angius

Mi sono chiesto se veramente esistono ancora dei ragazzi come Salvatore Angius. Se veramente esistono ancora dei poeti come Salvatore. La risposta è sì. E vivaddio la cosa mi riempie di gioia. Il cuore di Salvatore abita su un “ermo colle”, lo sguardo di Salvatore coglie “infiniti silenzi”. Leggere i suoi versi è come immergersi in uno di quei quadri dimenticati in un corridoio dimenticato. Quelli che per una vita. Sebbene fossi passato di lì un milione di volte. Non avevi mai attentamente guardato. Poi viene quel giorno che lo guardi e… Diventi tutt’uno con il quadro. Forse perché tutti in questo terzo millennio volgare abbiamo bisogno di momenti di antica bellezza. Salvatore intende così la poesia. Le rime scivolano come sapone dalle mani. Croce, atroce, voce…

E le rima si fa moderna. Pensieri. Desideri, veritieri, vivi e veri. E così la poesia diventa sublime. Le parole diventano suoni. Montaliane parole-suono. “Cocci aguzzi di bottiglia” scriveva Montale meriggiando “pallido e assorto”.

Dalla prefazione di Enrico Nascimbeni

 

“Una pioggia di emozioni” di Giuseppe Stillo

“E scrivere d’amore…scrivere d’amore…anche se si fa ridere…anche quando la guardi…quando la perdi…l’importante è scrivere…” canta Vecchioni ne “Le lettere d’amore” dedicata a Fernando Pessoa. Quando ho letto i versi di Pino Stillo ho pensato a questa poesia-canzone sul poeta portoghese.  I versi di Pino sono liberazione dei suoi tormenti. Nudità del poeta vero di fronte a tutto e tutti. “Solo chi non scrive mai lettere d’amore fa veramente ridere”.  E per la madonna queste poesie sono vere. Sono amiche dei boschi e delle carezze. Sono fragili come farfalle. Una fragilità che Stillo non nasconde. Non costruisce. Ma suda dalla sua fronte senza inganni o, peggio, banali e vuoti compiacimenti dei falsi scribacchini da social.

Dalla prefazione di Enrico Nascimbeni

 

“Ruvide carezze” di Michela Giavarini & Luca Santilli

Così scopriamo piano piano, la storia di questa ragazza: la definisco ragazza, ma potrebbe avere una qualsiasi età, perché la violenza sulle donne non ha età. Scopriremo le sue disillusioni, le ferite quelle dell’anima e fisiche, inferte ahimè, come avviene, quasi sempre, fra le mura domestiche. Non c’è un perché, non amo dare giustificazioni alla violenza, spesso troppe volte giustificata da un’infanzia difficile.

“Mi vedrai spogliata della maschera indossata/ per apparire come avrei voluto essere/ felice e spensierata,/ non triste e sola come sono.// Dolorosa finzione/ sorrido/ vado avanti/ impenetrabile/ trattengo le lacrime,/ fino a quando nel buio della notte/ sgorgano libere/ a stregare le stelle del cielo.”

 

“El Arbol las mariposas” di Delia L. Sant

Illustrazioni di Silvia Campaña Graphic designer Svein Olav Thunaes

Versione in lingua spagnola della fiaba già edita da Rupe Mutevole “L’albero delle farfalle”

 

Per pubblicare con Rupe Mutevole Edizioni invia un’e-mail ([email protected]) alla redazione inviando il tuo inedito, se vuoi pubblicare nella collana “Trasfigurazioni” con la collaborazione di Oubliette Magazine invia ad: [email protected]

 

Written by Alessia Mocci

Addetta stampa ([email protected])

 

Info

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

https://www.facebook.com/RupeMutevole

 

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Le novità editoriali primaverili della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni

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XIII edizione del Festival Jazz Musica sulle Bocche, dal 29 agosto al 1 settembre 2013, Santa Teresa Gallura

Anche quest’anno il panorama musicale sardo di fine agosto sarà oggetto della presenza del Festival Jazz “Musica sulle Bocche”, giunto alla tredicesima edizione. Il Festival avrà la durata di 4 giorni, dal 29 agosto al 1 settembre presso diverse sedi di Santa Teresa Gallura.

“Musica sulle Bocche” è un Festival ideato ed inventato, fin dalla prima edizione, dall’Associazione Jana Project, progetto musicale a cavallo tra musica e bellezze naturali diventato una delle manifestazioni di grande attrazione turistica della Sardegna. Il 2013 ha segnato un’importante novità per la musica e per l’espansione del festival in quanto, dal 7 al 24 agosto, si è svolto il progetto di congiunzione tra natura e jazz  “Tramonti di Musica” che ha toccato ben 14 località sarde: Badesi, Calasetta, Isola dell’Asinara, Muravera, Mogoro, Alghero, Caprera, Bosa, Sant’Antioco, Gonnesa, Fluminimaggiore, Elini, Lanusei, Bari Sardo.

Musica sulle Bocche, ogni anno conferma che il format di cultura – arte – musica, inserito in un contesto geografico di alto livello, incontra il  grande consenso del pubblico ed è proprio per la sua caratteristica di festival jazz non convenzionale, di festa della musica con una serie di concerti ed happening distribuiti nel territorio di  Santa Teresa Gallura, che da quest’anno diventerà di carattere territoriale, coinvolgendo le comunità dell’intera fascia costiera, ponendosi al centro di una serie di appuntamenti nei comuni che vanno da Castelsardo fino ad Olbia.

Ogni  anno la direzione artistica del festival aggiunge un innovativo tassello nella complessa ed intrigante programmazione, nel corso degli anni sono stati introdotte altre location od attività, con l’obbiettivo riuscito di aumentare la fascia di utenze, come il workshop “Tutti Quanti Voglion fare Jazz” divertente azione di coinvolgimento dei bambini in uno spazio a loro dedicato nel quale incontrano in maniera coinvolgente e ludica la musica jazz.

Da un paio di anni  il festival ospita una sezione di musica classica contemporanea nelle Chiese del paese, una scelta che ha avuto un successo inaspettato e che ha dato un valore aggiunto al fittissimo programma del festival.

Dalle famose albe sulla spiaggia di Rena Bianca, alla musica sulla spiaggia durante la mattina, alla musica sulle strade, nelle piazze, sulle navi per la Corsica, nel pomeriggio, Porto Turistico,  Piazza centrale Vittorio Veneto, Piazza Santa Lucia, Chiesa di Santa Lucia, Scalette Angioi,  Vecchio Faro di Capotesta. Tutto questo è merito di un luogo speciale come  Santa Teresa Gallura, degli artisti sardi, italiani ed europei  che ogni anno la popolano e del pubblico sempre più numeroso e attento, spettatori che giungono da ogni parte e che desiderano muoversi, ascoltare, partecipare.

PROGRAMMA  

Giovedì 29 agosto 2013

Ore 17:30   Scuola Elementare – Tutti quanti Voglio fare jazz con UT Gandhi: Workshop di batteria e percussioni  dedicato  ai bambini e grandi

Ore 19:30 Chiesa Parrocchiale – Costantino Mastroprimiano: uno dei migliori specialisti al  mondo  del fortepiano (antenato del pianoforte), che attraversa il repertorio complesso del famoso Clementi

Ore 20:30  Piazza Santa Lucia – Paolo Carrus  New Ensemble: il pianista sardo decano del jazz sardo per la prima volta a Musica sulle Bocche con uno scoppiettante ottetto composto da sezione ritmica e sassofoni. Paolo Carrus (pianoforte), Corrado Salis (basso), Alessandro Garau (batteria), Stefano D’Anna (sax soprano), Dario Pirodda (sax alto), Andrea Morelli (sax tenore), Walter Alberton (sax tenore), Francesco Sangiovanni.

Ore 22:00 Piazza Santa Lucia – Bobo Stenson trio: il Pianista svedese ritorna dopo alcuni anni con il suo trio per una nuova performance  di presentazione del suo ultimo disco  Bobo Stenson (pianoforte),  Anders Jormin (contrabasso), Jon Faelt (batteria).

Venerdì 30  agosto 2013

Ore 17:30  Scuola Elementare –  Tutti quanti Voglio fare jazz con UT Gandhi: workshop di batteria e percussioni dedicato ai bambini e grandi

Ore 20:30  Piazza Santa Lucia Corrina Hewat – Dave Milligan: grande arpista  della tradizione scozzese  conosciuta in tutto il mondo collabora con artisti di fama internazionale tra cui Sting. Dave Milligan pianista ed arrangiatore tra i grandi talenti della Scozia contemporanea.

Ore 22:20 Piazza Santa Lucia – Eivild Aarset  Jan Bang  Paolo Vinaccia Enzo  Favata: il profondo  nord  dell’Europa con i suoi suoni  psichedelici ed ancestrali si incontra con la melodia solare e mediterranea. Produzione originale del Festival. The inner map theory.
Sabato 31 agosto 2013
Ore 17:30 scalette di Via AngioyTutti quanti Voglio fare jazz con UT Gandhi: workshop di batteria e percussioni  dedicato  ai bambini e grandi

Ore 20:00 Chiesa Parrocchiale – Erika Pierantoni: arpa classica, giovanissimo talento della musica classica, una stupenda esecutrice della musica classica e contemporanea per arpa.

Ore 21:20 Piazza Santa Lucia – Edimburg Jazz Festival  – Stone Island Big Band: big band internazionale composta da 12 elementi. Progetto in cooperazione con Festival Jazz di Edimburgo (Scozia) e Musica sulle Bocche, progetto speciale del festival nuova produzione Colin  David Steele (tromba), Conrad Paul Wiszniewski  (sax tenore), David Alasdair Milligan (piano), Martin Kershaw (sax alto), Stephen Graeme Angus (chitarra), Philip Michael O’Malley (trombone), Enzo Favata (sax), UT Gandhi (batteria), Danilo Gallo (contrabasso), Filippo Vignato (trombone), Riccardo Pittau (tromba).

Domenica 1 settembre  2013

Ore 6:00 Concerto all’alba – Spiaggia di Rena Bianca – Enrico Zanisi: vincitore del referendum di Musica Jazz come miglior talento del 2012. Pianista compositore giovanissimo  scriverà una lunga suite dedicata a Musica sulle Bocche all’alba

Ore  18:30 Tramonto a Capotesta – ÇARK: Nihan Devecioğlu (voce, experimental vocal, free Improvisation) Cenk Erdoğan (chitarre elettriche) Adam Matta (beatbox e percussioni) Gruppo straordinario, una fusione di improvvisazione tra, Jazz, Hiphop, Beatbox, Sufi, Body Percussion, Turkish Folk, Opera.

Ore 20:30  Piazza Santa Lucia – Simone Onnis: chitarra classica. Virtuoso della chitarra classica in un avventuroso e speciale programma tra Sud America e Spagna.

Ore 21:30  Piazza Santa Lucia – MOF  quintetto. Giovani talenti italiani in un concerto travolgent etra jazz contemporaneo Manuel Trabucco alto & soprano sax programming, live electronics drums, percussioni di Mercato Orto Frutticolo) è un parcheggio gratuito che si affaccia al centro di Ferrara. Il parcheggio rappresenta l’equivalente di un porto per le città di mare, ossia un luogo di scambio-incontro di idee, merci e persone. Ed è con questa idea che è partito il progetto M.O.F 5tet. Filippo Vignato (trombone), Frank Martino (chitarra), Stefano Dallaporta (double bass, electric bass), Diego Pozzan.

 

Eventi collaterali

 

– Iscrizione laboratorio “Tutti quanti voglion fare jazz” €. 10,00

– Mostra di pittura di Nina Trudu
– Mostra fotografica itinerante
– Qoelet – Videomapping e Vj – Piazza Santa Lucia e strade del centro

 

IMPORTANTE: In caso di pioggia gli spettacoli si svolgeranno presso il Palazzetto dello Sport (Area Sportiva – Via Nazionale).

 

Ufficio stampa

Alessia Mocci 348.0962872

 

Info

http://www.musicasullebocche.it/

https://www.facebook.com/pages/Festival-Musica-sulle-Bocche/102003991693

https://www.facebook.com/events/517174108351878/

 

Fonte

XIII edizione del Festival Jazz “Musica sulle Bocche”, dal 29 agosto al 1 settembre 2013, Santa Teresa Gallura

 

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Intervista di Alessia Mocci a Rosario Tomarchio ed al suo Ricordi di poesie

Sulla sabbia il vento designava/ rughe ondulate confuse./ E il mare le accarezzava lievemente/ lasciandomi a ogni suo passo/ il suo sapore di cose lontane./ Seduto sullo scoglio/ un vecchio uomo/ che veniva da lontano/ dal viso scavato/ e dal parlare rocco,/ ma dal cuore puro./ Parlava ai gabbiani/ le poesie del mare/ come l’ultimo re del mare.” – “L’ultimo re”

Ricordi di poesie” è la terza silloge poetica di Rosario Tomarchio, un autore poliedrico incontrato non solo in poesia ma anche in saggistica. La sua nuova pubblicazione è edita dalla casa editrice Edizioni DrawUp nella sottocollana “Oubliette”.

L’amore è il tema portante della raccolta, come già lo era stato “Storia d’amore”. L’autore con ferma decisione instaura un rapporto sentimentale non solo con la parola ma anche con una tematica importante, che ha da sempre interessato l’essere umano. L’utilizzo della poesia diviene anche un atto comunicativo formatosi dal momento in cui ci si accorge che l’amore è ovunque nella Terra.

Rosario Tomarchio è stato molto disponibile nel rispondere ad alcune domande sulla sua passione letteraria e sulle sue pubblicazioni. Buona lettura!

 

A.M.: “Ricordi di poesie” non è la tua prima pubblicazione. Ci faresti un excursus delle precedenti pubblicazioni?

Rosario Tomarchio: Ricordi di poesie è per me la raccolta della maturità. La mia prima raccolta di poesie è stata “La musica del silenzio”, le poesie che compongono questa raccolta si posso definire più giovanili, non solo perché l’arco di tempo in cui sono state scritte è molto vasto, e perché raccontano il mondo con gli occhi semplici di un giovane. Dopo questa esperienza ho scritto “Storia d’amore”, qui l’amore si canta in tutte le sue espressioni. Tra una raccolta di poesia e l’altra ho pubblicato anche diversi saggi che affrontano diversi temi come “Il mito della semplicità”, “Dalla grotta al tempio”, ed “In Cammino”.

 

 

A.M.: Il mese scorso si è svolta una gara letteraria avente come premio tre copie della tua silloge? Com’è stata la partecipazione?

Rosario Tomarchio: La partecipazione è stata ottima, si è raggiunto un buon numero di partecipanti e le poesie partecipanti erano tutte di grande valore. È stato molo difficile premiare tre di esse, proprio per il grande valore contenuto nelle poesie.

 

 

A.M.: La prima poesia della raccolta, “All’ombra del tuo amore”, è dedicata ad una persona molto importante per te, ci puoi raccontare qualcosa?

Rosario Tomarchio: Stare all’ombra vuol dire stare al riparo. Al riparo di quei sentimenti negativi che tutti noi siamo soggetti. All’ombra del tuo amore è dedicata ad una persona molto importante nella mia vita, che mi ha tanto voluto bene in vita e continua ad volermi bene da lì dove riposa la sua anima.

 

A.M.: È importante sottolineare quanto l’amore sia un sentimento presente nella tua vita. Come lo interpreti?

Rosario Tomarchio: Secondo me il modo migliore di interpretarlo e di viverlo è attraverso le azioni, le parole semplici di chi ti vuole bene. Per me un gesto semplice fatto con il cuore è il modo migliore per dimostrare l’amore, per renderlo “vivo” con le persone a cui si vuole bene.

 

 

A.M.: Quali sono le tematiche presenti nella tua silloge “Ricordi di poesie”?

Rosario Tomarchio: Quando ho iniziato a scrivere “Ricordi di poesie” avevo in mente gli autori a me più cari: Foscolo, Verga, Leopardi. Leggendo le poesie è facile rintracciare il filo conduttore che ricollega, come un ricordo, ai grandi autori del passato. Anche qui c’è molto spazio all’amore, elemento essenziale nella nostra vita. In “Ricordi di poesie” l’amore raccontato con le parole della poesia va dal tenero amore a quello più sensuale.

 

A.M.: Quanto pensi sia importante l’uso del social network per l’espansione della tua poetica?

Rosario Tomarchio: L’uso dei social network è diventato essenziale per raggiungere quei lettori che in altri modi sarebbe stato difficile od impossibile raggiungere. I social network sono un ottimo mezzo di comunicazione.

 

 

A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Edizioni DrawUp?

Rosario Tomarchio: Con la casa Editrice DrawUp è la mia prima esperienza ma posso testimoniare che è molto competente soprattutto nel campo della vendita. Oggi giorno il problema il problema principale per un scrittore che vuole emergere è trovare una buona casa che porta realmente il libro sul mercato e su questo la DrawUp fa un ottimo lavoro.

 

 

A.M.: Hai delle novità nel cassetto? Ci puoi anticipare qualcosa?

Rosario Tomarchio: Sì. Vorrei realizzare un’opera il cui ricavato va in beneficienza coinvolgendo altri autori. Ed altri progetti. Vi farò sapere…

 

 

A.M.: Salutaci con una citazione…

Rosario Tomarchio: Per salutarvi ho scelto una frase di una scrittrice che ho conosciuto grazie ai social network e che presto diventerà molto famosa.

Lunghi sentieri di terra ci riservano sassi./ Superiamo gli ostacoli anelando utopie./ Macigni a vanificare il momento.” (Cristina Biolcati).

 

Written by Alessia Mocci

Addetta Stampa ([email protected])

 

Info

https://www.facebook.com/pages/Rosario-Tomarchio-poeta/120634731315595

http://www.edizionidrawup.it/74-ricordi-di-poesie-9788898017690.html

http://rosariotomarchio.altervista.org/

 

Fonte

Intervista di Alessia Mocci a Rosario Tomarchio ed al suo “Ricordi di poesie”

 

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Mogol in Sardegna al Med in Art, festival di terra, musica ed arte, dal 12 al 13 luglio 2013, Samassi

Med in Art, festival di terra, musica ed arte, dal 12 al 13 luglio 2013, a Samassi

 

Dal 12 al 13 luglio, Samassi sarà investita da una carica di sostenibilità e creatività con il Festival “Med in Art”,  letteralmente Mediocampidano in Arte, ma più in generale da “medio” (“che sta al centro”).

Un festival che nasce per valorizzare non solo il territorio samassese ma anche la commistione di arti, ideato e progettato dall’associazione culturale Terranzena, sotto la direzione artistica del saxofonista Emanuele Contis, e promosso dal Comune di Samassi, dalla proloco, dal Lavoratorio venti undici, da Oubliette Magazine e dallo Skepto International Film Festival.

Dalla sua inaugurazione, alle 18:00, “Med in Art” invaderà le strade del paese, gli spazi urbani saranno ri-arredati grazie all’utilizzo di materiali locali, riciclabili ed ad impatto ambientale zero. L’uso di installazioni, di proiezioni, e di illuminamento, avranno lo scopo di dare una “veste” nuova ed una nuova luce a luoghi che da anni sono considerati in modo unilaterale.

Si creerà, in questo modo, una passerella nella quale saranno organizzati concerti, degustazioni, installazioni di fotografia e di pittura, proiezioni video, live painting, giocolerie, baby parcking, utilizzo della terra, riciclo, scoperta di antichi giochi e tanto altro. La piazza centrale delle attività sarà Piazza Italia, nella quale si svolgeranno anche reading, workshop, dibattiti, ed aperitivi culturali.

Tutti i concerti e gli spettacoli si svolgeranno senza un palco ma semplicemente sul suolo pubblico con l’ausilio di piccoli service audio.

Sarà proiettata una selezione di cortometraggi dallo Skpeto International Film Festival che ogni anno si presenta a Cagliari nel mese di aprile riuscendo a convogliare migliaia di spettatori.

Di notevole interesse sarà la performance degli ospiti d’onore come Mogol, Jacopo Cullin, Beppe Dettori, La Contrabbanda, Ditta Vigliacci, od ancora le evoluzioni del Parkour, una disciplina metropolitana nata in Francia che consiste nel seguire un percorso superando ogni ostacolo. Presente il Lavoratorioventiundici con le sue proposte di miglioramento della vita delle persone grazie alla condivisione di ideali e valori.

Dalla mattina alla notte “Med in Art” ci intratterrà con eventi gratuiti e liberi. La mattina del sabato ci saranno lezioni di musica e cinema offerte dai protagonisti del Festival.

PROGRAMMA

Venerdì 12 luglio

18:00 Inaugurazione (Piazza Italia)

18:30 Giocoleria  (Rotonda) – Mostra Fotografica (Spazio Arte) – Attibvità ludiche (Larho Angioy)

19:00 Aperitivo culturale (Caffetheria)

20:00 Fiabe e Danze (Largo Angioy)

21:00 Ditta Vigliacci “A tua insaputa” (Rotonda)

21:45 Mogol “Racconto di una vita” (Piazza Italia)

23:15 Live Snake Platform di Daniele Ledda (Spazio Arte)

00:15 Proiezione di una selezione di corti dello Skepto Internation Film Festival (Piazza Italia)

Sabato 13 luglio

11:00 Mostra fotografica (Spazio Arte) – Attività ludiche (Largo Angioy)

11:30 Workshop “Partire o restare” (Spazio Arte)

13:00 “A pranzo con l’artista”

18:00  Giocoleria  (Rotonda) – Mostra Fotografica (Spazio Arte) – Attibvità ludiche (Larho Angioy)

18:30  Workshop “da Itunes ai campi di cotone” (Spazio Arte)

19:00 Aperitivo cinematografico (Caffettheria)

20:00 “Dalla terra al cielo” (Largo Angioy)

20:30 Giongo Spettacoli (Rotonda)

21:00 Parkour (Rotonda)

21:45 Presentazione cortometraggio “Buio” (Piazza Italia)

22:00 Jacopo Cullin  “Finché c’è cinema c’è speranza” (Piazza Italia)

23:15 Live La Contrabbanda (Piazza Italia)

00:30 Proiezione di una selezione di corti dello Skepto Internation Film Festival (Piazza Italia)

…ed altri artisti a sorpresa!!!

Lo spazio sarà circoscritto e tutte le installazioni verranno rigorosamente rimosse e non lasceranno traccia al termine del Festival. Dunque non perdetevi la possibilità di assistere alla trasformazione di Samassi in un centro di mescolanza tra presente e tradizione nel quale partecipano a pieno titolo arte, sostenibilità e cibo.

 

Written by Alessia Mocci

Addetta Stampa ([email protected])

3480962872

 

Info

https://www.facebook.com/events/515678095152488/515680438485587

http://www.terranzena.net/

 

Fonte

“Med in Art”, festival di terra, musica ed arte, dal 12 al 13 luglio 2013, a Samassi

 

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Leggimi, e sarai Letto!: la nuova idea editoriale della Diamond Editrice

La letteratura non si improvvisa, un romanzo non si scrive per caso, un racconto non è frutto di una semplice storia qualsiasi che passa per la mente.”

Queste  parole sono state pronunciate dall’editore Simone Di Matteo in un’intervista del 2011. Oggi la Diamond Editrice ed il suo editore ci sorprendono con un’idea editoriale forgiata sull’originalità e sulla modernità.

Leggimi, e sarai Letto!” è il nome della nuova idea della casa editrice. Un’idea che permette ai lettori di leggere e di farsi leggere per un’eventuale pubblicazione in una delle otto collane della casa editrice (“C’era una volta”, “Red Passion”, “Imago”, “People”, “Black Horse”, “Cocktail”, “Pillole”, “Frammenti”).

La Diamond Editrice nasce solo nel 2010 ma in così poco tempo è riuscita a farsi un nome nel mondo dell’editoria grazie alla forza inventiva non solo del suo editore  ma anche di tutti i collaboratori presenti. Un gioco di squadra che ha portato, tra le altre, la collaborazione con la Croce Rossa Italiana.

La nuova iniziativa è diretta agli autori e lettori che hanno un manoscritto inedito a casa e che non sanno se inviarlo o meno per una valutazione, tante volte l’autore è in dubbio a causa delle varie esperienze negative che si nascondono dietro l’angolo.

“Leggimi, e sarai Letto!” da l’opportunità e la sicurezza agli autori di proporre i propri scritti, di essere letti ed in caso di esito positivo, di essere pubblicati; in caso di esito negativo gli autori saranno avvertiti. Un’idea che prende spunto dalla realtà: troppi scrittori e pochi lettori.

Dunque, non solo un’iniziativa letteraria ma anche un’iniziativa sociale che mette al primo posto la necessità della lettura ed il bisogno di qualità editoriale.

Inoltre si avranno tempi brevissimi di valutazione, tutto lo staff sarà unito nel progetto. Una presa di coscienza della casa editrice che si propone di intraprendere e lanciare nel panorama culturale italiano una sorta di rivoluzione editoriale. Questa nuova governance ha lo scopo di far conoscere i “gioielli” presenti all’interno del catalogo della DiamonD EditricE.

Per partecipare a “Leggimi, e sarai letto!”, e dunque per aver la possibilità di essere letto, si dovrà sfogliare il catalogo online della DiamonD EditricE e scegliere un solo libro. Dopo aver ordinato il libro si dovrà inviare un’email alla redazione allegando il numero dell’ordine, l’inedito che si vorrebbe far pubblicare e qualche informazione biografica.

L’email sarà dunque il veicolo dell’iniziativa e permetterà al lettore di diventare scrittore, ed  in taluni casi allo scrittori di divenire lettore. Ricapitolando, per partecipare basterà ordinare un libro dal catalogo della casa editrice ed inviare un email con i dati, il codice dell’ordine e il proprio inedito.

Tutti gli inediti inviati saranno valutati da una commissione speciale di lettura e selezione dei testi, composta da esperti nel settore. Le spese di spedizione sono a carico della casa editrice e le email senza codice di acquisto non saranno prese in considerazione.

In questo modo, la DiamonD EditricE si dimostra unita in una lotta editoriale che va contro la prevaricazione di pochi nei confronti dei più. Una sorta di dimostrazione creativa di ciò che si può attuare tra i semplici, tra le persone come noi che pensano che, oltre alla speranza, debba uscire anche la giustizia dal vaso di Pandora.

 

Written by Alessia Mocci

Addetto Stampa ([email protected])

 

Info

http://www.diamondeditrice.eu/

[email protected]

 

Fonte:

http://oubliettemagazine.com/2013/06/12/leggimi-e-sarai-letto-la-nuova-idea-editoriale-della-diamond-editrice/

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La regalità calò dal cielo record di vendita: ottava posizione su Ibs

Essere nella classifica dei cento libri più venduti della settimana su Ibs, considerando il cospicuo numero di pubblicazioni che avvengono ogni giorno in Italia, è una soddisfazione per un autore, soprattutto per un debuttante come Roberto Lirussi. Esser all’ottava posizione a soli sette scalini sotto Roberto Saviano è una doppia compiacenza.

Così, “La regalità calò dal cielo” di Roberto Lirussi, edito nel settembre del 2012 dalla casa editrice Edizioni Segno, raggiunge l’ottava posizione in un’importante classifica di vendita online. Un Thriller storico che indaga su una questione sempre attuale: le religioni e la loro genesi.

Un affascinante dialogo con l’autore attraverso i secoli ed attraverso le manipolazioni storico-filosofiche che ci sono state nel corso della storia delle civiltà umane e che il Lirussi ha indagato a fondo. “La regalità calò dal cielo” inizia il suo percorso 4336 anni fa, nel 2325 a.C., ed arriva sino al 2011. Due piani temporali che si uniscono nel narrare una storia in qualche modo diversa da quella che conosciamo, un’altra ipotesi che pone degli interrogativi su quella avvalorata e studiata in modo tradizionale.

Durante gli ultimi 30 anni, sono state fatte tantissime scoperte, grazie anche alla facilità di comunicazione che ha permesso e permette tramite la Rete Internet di poter conoscere la Terra in modo preciso e più immediato. Così anche per i saggi, le fonti e tutti gli strumenti difficilmente reperibili da chiunque in passato, oggi, possono essere reinterpretati e diffusi a tutti coloro che si pongono domande sulle origini dell’essere umano, le etnie primigene, le ataviche credenze che non erano ancora strutturate in religioni. Roberto Lirussi, in questo romanzo thriller, presenta i due piani temporali con dei personaggi che vivono la scoperta di antiche verità, arrivando a trasformare un saggio sulle civiltà pre-e post-sumere ed in un romanzo irto di mistero e di fascino, colpi di scena e suspance. E, forse, proprio per questa dinamica stilistica, l’autore, è riuscito ad ottenere una posizione ottima sul web e sulla diffusione del suo libro.

Non penso sia impossibile e nemmeno tanto difficile interpretare tali segni”, intervenne Clarissa, “parlo, evidentemente, da storica”. “Secondo me è un semplicissimo cuneiforme, magari agli albori, non ancora influenzato da altri linguaggi, proto-elamici o pre-ugartici. I simboli sono poi disposti in maniera totalmente ordinata, direi simmetrica, quindi stanno ad indicare che quanto è scritto è preciso, definito, non è una comunicazione ‘a spanne’”.

 

Il nome di Noè può essere simbolico (noah = aver riposo, quiete dopo la tempesta) come per i tre figli capostipiti di tutti i popoli. Nell’altro testo sacro babilonese dell’Enuma-Elish si descrive

la lotta tra Enlil, geloso del salvataggio dell’uomo, ed Enki. Il primo, per vendicarsi, ordina a Tiamat, essere vivente dei mari, invincibile, di generare dei mostri e comandare su tutti gli Dei, ma Marduk, figlio di Enki, lo uccide e riceve in compenso la supremazia su tutti gli Dei.

 

E l’autore, da buon storico, continua la sua indagine con una raccolta di saggi derivanti dai suoi studi universitari e da molte sue ricerche, letture ed indagini personali in uscita a maggio 2013 con la casa editrice Edizioni DrawUp nella sottocollana Oubliette. Una pubblicazione che presenta sin dal titolo la provocazione che Roberto lancia ai suoi lettori: “Dalla Svastica alla Bibbia, Vicino Oriente Antico, nascita ed evoluzione di etnie e religioni” testo che conferma la passione, obiettività e precisione con cui il Lirussi intraprende il suo lavoro.

 

I miei obiettivi sono due: primo, accumulare, ma non sicuramente per tenermelo per me e divulgare conoscenza, senza preconcetti o dogmi; secondo, sapere, poi, che ciò che era nel mio cervello, viene comunicato ad altre menti e, soprattutto, apprezzato”.

 

Crediamo siano tutti ulteriori motivi per interessarsi ai suoi particolarissimi ed al giorno d’oggi più che mai utili lavori in tempi di difficilissimo dialogo inter-etnico-religioso.

 

 

Written by Alessia Mocci

Addetto stampa ([email protected])

 

Info

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“La regalità calò dal cielo” record di vendita: ottava posizione su Ibs

 

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Alessandro Cortese, Eden e Ad Lucem: da Roma a Pescara, una settimana di Perdute Genti

Resoconto della presentazione romana e pescarese di Eden e Ad Lucem, rivisitazione della Bibbia di Alessandro Cortese

Sabato 2 marzo 2013, nella splendida cornice della Libreria Risvolti, nel cuore del quartiere Appio Claudio di Roma, si è svolta la presentazione di Ad Lucem, seconda parte della rivisitazione della Bibbia ad opera di Alessandro Cortese.

Un seminario sul Diavolo, logico accompagnamento alla presentazione dei romanzi di Cortese, è stato tenuto alle porte della Città del Vaticano, e sebbene potesse sembrare provocatorio e irriverente metterlo in opera proprio lì, gli intervenuti non sono stati di certo colpiti nella loro fede religiosa, quanto piuttosto in ciò che credevano di sapere sul Satana biblico.

Nel corso del seminario si è parlato di Eden, romanzo d’esordio dell’autore siciliano, nel quale Cortese ha proposto l’insolita ed originalissima reinterpretazione della Genesi, affrontandola dal punto di vista degli Angeli, ribelli in nome della libertà; il sequel di Eden, Ad Lucem (entrambi editi dalla milanese Arpanet), si apre invece con la cacciata negli inferi di Lucifero e dei suoi cospiratori, assieme ai parenti degli stessi. Sarà sul fondo dell’Abisso che il Teatro messo in piedi da Cortese mostrerà al pubblico la presa di potere di Lucifero, il quale si trasforma da capo rivoluzionario in sanguinario dittatore, pronto a sfruttare tutto e tutti pur di mettere le proprie mani sul Creato. Due opere audaci, che sconvolgono completamente la figura del Diavolo, perché se in Eden Lucifero era colui che restituiva agli angeli la libertà, in Ad Lucem diventa un simbolo, piuttosto, della necessità di una più collettiva presa di coscienza, incarnando quella ribellione che “porta a non lasciarsi organizzare ma ad organizzarsi da sé, togliendo fondamento alle istituzioni marce, fino al midollo, per innalzarsi al di sopra di esse”; i due romanzi, quindi, tra slanci anarchici in cui è possibile ritrovare le parole di Bakunin e Nietzsche, discutono neanche troppo velatamente la politica dietro le dinamiche decise dai grandi gruppi di potere, muovendo una critica aspra e chiarissima verso tutte quelle istituzioni che, sfruttando il popolo, fanno la propria ricchezza.

 

Spaziando dalla simbologia al mito, dalla storia alla religione, ma rimanendo sempre concentrati sulla carismatica figura del “suo” Diavolo, Alessandro Cortese ha condotto le “perdute genti” della Libreria Risvolti attraverso studi approfonditi su testi sacri e grandi opere letterarie, affrontando gli argomenti relativi alla discussione da molteplici e non convenzionali punti di vista, anticipando qualcosa, anche, su ciò che riserva il suo futuro letterario: Il terzo capitolo della trilogia, che ha debuttato con Eden ed è andata avanti con Ad Lucem, s’intitolerà Genesi ed uscirà in due volumi a distanza di un anno l’uno dall’altro, indicativamente nel Dicembre 2013 e Dicembre 2014, ancora per Arpanet.

La scelta dell’autore di separare in due parti quest’ultimo lavoro è dettata dall’avere a disposizione, sostiene Cortese, un climax “memorabile” per il finale del primo libro di Genesi, climax che di certo avrebbe perso appeal se inserito all’interno di un’unica storia.

Così se nella prima parte di Genesi, come suggerito dal finale di Ad Lucem, si apriranno i sigilli del Libro delle Rivelazioni, i quattro cavalieri dell’Apocalisse devasteranno il Mondo degli Uomini e ci sarà battaglia tra l’esercito di Yahweh e quello di Lucifero, il secondo libro sarà quasi del tutto ambientato ad Eden, nel passato dell’angelo della luce. Del resto, il titolo Genesi fa pensare ad una chiusura del cerchio che segni un nuovo inizio dopo la Fine, ma che sappia pure riportare i personaggi lì dove tutto si è originato: per le strade nebbiose dell’Eterna Città di Pietra.

Quanto sostiene Cortese è che tutti i lettori che l’hanno seguito, lo seguono e lo seguiranno fino alla conclusione del viaggio, non saranno delusi e, soprattutto, non penseranno mai più al Diavolo come sono stati abituati a fare fin ora: Lucifero sarà il Satana che le credenze popolari hanno descritto, ma sarà pure il Demonio degli gnostici ed il ribelle di Milton, il titano dantesco ed il biblico tentatore, in quell’ottica di “uno, nessuno e centomila” tanto cara all’autore siciliano.

 

Sabato 9 Marzo, invece, nella splendida e ricca cornice della Feltrinelli di Pescara, c’è stato modo di bissare la presentazione/seminario di Cortese con un vero e proprio evento: i maestri Francesco Filippo Negri (violino) e Giulio Celenza (piano) hanno prestato il loro talento per addolcire il viaggio delle “perdute genti”, riunite in libreria per ascoltarli; due i pezzi realizzati: in apertura “Thais”, musica capace di suonare la storia d’amore tra il monaco Athanaël e la bella cortigiana Thais, appunto; un omaggio musicale al tema dell’amore più sentito, quindi, lo stesso amore che anima le pagine di Cortese quando ad interagire sono Lucifero e Lilith o Lucifero ed Eva; il pezzo in chiusura dell’incontro, l’Ave Maria di Astor Piazzolla, è servito a richiamare invece la figura della madre, anche questa fondamentale nell’economia dell’intero Ad Lucem: non è la madre, forse, a rappresentare Dio sulla terra? E Lucifero, per rinnegare Dio, non deve forse rinnegare la propria madre?

Splendide note, quelle suonate dai due maestri intervenuti, capaci di far sentire al pubblico un po’ di quelle sensazioni provate dall’autore, il quale ascoltava Thais o Piazzolla per scrivere alcuni passaggi dei suoi libri.

 

Alessandro Cortese (Messina 1980) si avvicina al mondo della scrittura dopo una brillante, seppur breve, carriera accademica. Si laurea in Chimica nel 2005, si trasferisce per lavoro a Milano nel 2006 e vi rimane per due anni, nei quali ha modo di conoscere la realtà editoriale giovane e dinamica nella quale si muove Arpanet. Nel 2008 si trasferisce in Abruzzo, dove consegue un dottorato in Scienze, ma si lamenta del fatto che una vita non basti per studiare qualunque cosa, quindi si dedica alla ricerca religiosa e alla letteratura mitica perché possano ispirarlo nello scrivere, abbandonando l’ambiente universitario perché incapace di motivarlo adeguatamente. Oggi vive a Pescara, dove lavora come insegnante precario nelle scuole medie e superiori della provincia.

Tra le principali opere da lui scritte e pubblicate: “Vita e ricordo di Mary Ann Nichols. Prostituta” (ARPANet, 2007), “Eden” (ARPANet, 2010), il suo romanzo d’esordio che racconta la caduta di Lucifero ribaltando l’opinione comune che si ha della Creazione, e  “Ad Lucem”, (ARPANet, 2012), secondo tassello della sua personale trilogia sull’angelo della luce, quello che completa la cacciata degli angeli e della razza umana, proiettando figli del Cielo e della Terra verso la fine del mondo.

Nel 2013 pubblicherà, ancora con Arpanet, il terzo episodio della trilogia luciferina, dal titolo Genesi e attualmente in fase di stesura; sono tuttavia diversi i romanzi già ultimati da Cortese e attualmente inediti, di genere storico o capaci di raccontare la vita di tutti i giorni, sempre oscillando tra spiritualità e politica, tra filosofia e fantasia.

 

Fonte

http://oubliettemagazine.com/2013/03/12/alessandro-cortese-eden-e-ad-lucem-da-roma-a-pescara-una-settimana-di-perdute-genti/

 

 

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Finalisti della V Edizione del Premio Nazionale “Un mare di poesia”: finale il 16 marzo 2013 a Roma

 

La Quinta Edizione del Premio Nazionale di Poesia per i più piccoli “Un mare di poesia” è scaduto lo scorso 9 febbraio.  “Un mare di poesia” si appresta a vivere la finale del prossimo 16 marzo 2013 a Roma forte di una partecipazione  e di un entusiasmo davvero impagabili.

723 sono gli elaborati giunti al vaglio della giuria, decine le scuole elementari e medie di tutta Italia coinvolte nel progetto. La stima e la passione di insegnanti e famiglie… “Un Mare di Poesia”, da semplice concorso poetico, diviene una sorta di movimento culturale ad uso e consumo dei ragazzi, uno strumento concreto di aggregazione sociale ed intellettuale a servizio dei più piccoli, un viaggio verso il cuore dei giovanissimi da condividere e adottare.

Sabato 16 marzo 2013, presso i Parchi della Colombo a Roma, Loc. Infernetto  in Via Maurice Ravel, 408 alle ore 16:00, avrà inizio la cerimonia di premiazione dei 25 finalisti e sarà una splendida festa che onorerà tutti i partecipanti.

Ingresso assolutamente gratuito, partecipazione straordinaria dei Jalisse.

FINALISTI

Barbazza Pilar Teresa      Salgareda ( Tv )
Bojora Daniel                      Roma
Boundar Omar                    Roma
Calabria Giada                    Roma
Campi Giulia                        Roma
Centofanti Camilla             Roma
Covalero Ilaria                    Trieste
Dal Cero Elisa                     Inverigo ( Co )
De Minicis Filippo              Roma
Di Lorenzo Simona            Mondragone ( Ce )
Di Mario Tommaso            Roma
Favata Vittorio                    Palermo
Feliziani William                 Roma
Grammatico Valerio          Roma
Leone Adriana                    Chiaiano ( Na )
Macrì Federico                   Milano
Marziale Arianna               Roma
Monaco Chiara                  Roma
Netti Serena                        Alia ( Pa )
Ricci  Angelica                   Oderzo ( Tv )
Salvi Valerio                       Roma
Selvaggio Miriam              Roma
Tharusha Jayasuraya      Roma
Tognetti Melissa                Salgareda ( Tv )
Toro Olivia                           Roma

 

Si ringrazia per il  sostegno:

Ringraziamo i Jalisse, testimonial d’eccezione di Un Mare di Poesia, per la fiducia, l’affetto e la forza che ci hanno donato e dimostrato.

Comune di Casale Monferrato  nelle autorità del Sig.Sindaco Giorgio Demezzi e l’Assessore Manifestazioni e Grandi Eventi Augusto Pizzamiglio.

Comune di Napoli nelle autorità del Sig.Sindaco Luigi DeMagistris, l’Assessore Scuola e Istruzione Anna Maria Palmieri e il Presidente Commissione Cultura Maria Lorenzi.

Comune di Roma nelle autorità del Sig.Sindaco Gianni Alemanno e l’Assessore Politiche Educative  e Scolastiche Gianluigi De Palo.

Comune di Salgareda nelle autorità del Sig.Sindaco Vito Messina e l’Assessore Cultura, Pubblica Istruzione e Attività Giovanili Mario Sartor.

Il XIII Municipio del Comune di Roma nelle autorità del Sig.Presidente Giacomo Vizzani e l’Assessore Politiche Sociali e Scuola Lodovico Pace.

L’Ascom Litorale di Roma nella persona del Presidente Luca Capobianco.

Si ringraziano inoltre i nostri sponsor:

Parchi della Colombo  di Eliana e Daniele Zappacosta

La Vitali Consulting  di Armando Vitali

Viaggio e Vedo” di Piera Marrone

“ La Mimosa “ di Gemma Teti

“ Gentili Sport”  di Raniero Miccoli

Fratelli Panella” di Raffaele e Dino

Oubliette Magazine ed Alessia Mocci

Art Litteram e Cinzia Baldini

 

Alessia Mocci

Addetto stampa ([email protected])

 

Fonte

Finalisti della V Edizione del Premio Nazionale “Un mare di poesia”: finale il 16 marzo 2013 a Roma

 

 

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Domande al silenzio, primo romanzo di Marco Incardona

Neanche pochi passi e il grosso portone del palazzone ottocentesco in cui viveva, era già a debita distanza. In un attimo dall’interno ecco giungere la voce impostata del portiere, che stranamente per quel giorno pareva aver fallito il suo tacito compito di apporre il sigillo con il suo suadente ‘Buongiorno Dottore’.”

Un incipit che, sin da subito, incuriosisce per quel “neanche” iniziale che provoca un leggero straniamento, un po’ come se l’autore avesse volutamente lasciato in sospeso capitoli precedenti del romanzo, un po’ come se l’autore volesse accarezzare quel possibile passato con una negazione. Una sosta emozionale che si intravede in tutto il testo e che incuriosisce con facilità il lettore.

Domande al silenzio”, edito nel novembre del 2011 dalla casa editrice “La Nuova Rosa Editrice” per la collana editoriale “Narrativa”, è il primo romanzo del promettente Marco Incardona. Quasi trecento pagine suddivise in quattro parti con la prefazione dell’editore della casa editrice che in modo del tutto sincero racconta la genesi del suo incontro con “Domande al silenzio”. La foto di copertina è un’immagine di Lennosky.

Un romanzo eclettico che presenta uno stile complesso e caotico, intrigato dalla ricercatezza della descrizione e dall’insistente cura del particolare. Un romanzo che non ha peli sulla lingua, i personaggi presenti sono caratterizzati dalla propensione per il dialogo su questioni sociali ed etiche di forte importanza, soprattutto se si attualizzano nella nostra esperienza di cittadini. Un romanzo contestazione che ha come punto di arrivo il voler far riflettere il lettore con argomentazioni dirette e precise. Questione italiana ma non solo, sono diversi gli excursus sul terrorismo internazionale e sulle condizioni degli abitanti del Pianeta.

Mi sembri troppo nichilista, mi vorresti lasciar intendere che in Italia esiste solo una sinistra di Stato che cura gli affari dello Stato e della borghesia di Stato grazie al sostegno delle forze sociali, sindacati in testa e che dall’altra stanno i figli dello sperpero da buco nero dello Stato che intendono continuare ad arricchirsi alle spalle degli altri.

Una particolarità da sottolineare è il plurilinguismo presente nel romanzo, infatti l’autore in più parti ha optato per la lingua straniera (francese, spagnolo) in luogo dell’italiano, una particolarità dettata dalla grande passione per la possibilità di dialogo e dell’assoluta incomprensione. Un dato importante anche per capire a fondo il protagonista Louis Daudet. Un uomo in mutazione con se stesso e con i silenzi della sua mente, un uomo che si libera del suo narrare nella mente per fa sì che la sua vita si evolva in altre direzioni.

Di rilievo l’interesse dell’autore per la poesia oltre che per la prosa, infatti, Marco ha messo in palio tre copie di “Domande al silenzio” per i vincitori del concorso poetico omonimo (concorso gratuito con scadenza 20 agosto 2012). Per leggere il regolamento:

http://oubliettemagazine.com/2012/07/18/gara-poetica-gratuita-domande-al-silenzio/

 

Per leggere un’intervista a Marco Incardona:

http://oubliettemagazine.com/2012/07/04/intervista-di-alessia-mocci-a-marco-incardona-ed-al-suo-domande-al-silenzio/

 

Info:

[email protected]

 http://www.facebook.com/incardona.marco

 

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa di Marco Incardona

([email protected])

 

Fonte:

http://oubliettemagazine.com/2012/08/08/domande-al-silenzio-primo-romanzo-di-marco-incardona/

 

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Intervista di Alessia Mocci a Marco Incardona ed al suo Domande al silenzio

Il ritmo delle nostre vite è divenuto talmente frenetico, talmente dinamico che ha finito per travolgere molte delle forme con cui si era veicolata la nostra civiltà nella modernità. L’accelerazione economica e tecnologica degli ultimi trenta anni, ha reso rapidamente desueti gli strumenti politici e culturali con cui pensavamo di governare le nostre esistenze.

Parole cariche di comprensione verso ciò che accade oggi nel mondo e nella vita di ogni essere umano. In questo modo, Marco Incardona, racconta la genesi del suo romanzo.

“Domande al silenzio”, edito nel novembre del 2011 dalla casa editrice “La Nuova Rosa Editrice” per la collana editoriale “Narrativa”, è il primo e sofferto romanzo dell’autore, una gestazione letteraria lunga ben due anni per riuscire ad esprimere tutto il “magma” che portava dentro. Un libro esperimento che porta il lettore acuto a riflettere sulla nostra società attraverso un protagonista davvero particolare. “Domande al silenzio” è una lettura ardua, imponente per le tematiche presenti e per la tipologia di narratio.

Marco è stato molto disponibile ed esaustivo nel rispondere ad alcune domande sulla sua vita e sulla sua pubblicazione. Buona lettura!

 

 

A.M.: Quando è nata la passione per la scrittura?

Marco Incardona: Non so dire con esattezza quando sia nata in me la passione per la scrittura e a dire il vero non so nemmeno se la potrei chiamare una passione. Certo che solo l’amore e la passione rendono possibile il miracolo della scrittura creativa, questo non posso negarlo. Ma la parola passione lascia spesso presupporre un atto creativo positivo, un furor quasi inarrestabile verso l’affabulazione. Nel mio caso, per diventare tutto questo, ammesso che lo sia diventato alla fine, l’urgenza verso la parola ha dovuto superare molte barriere e molti ostacoli di ordine innanzitutto intimo. Avevo ed ho un rispetto quasi sacrale verso la letteratura ed i suoi maestri e non mi sono mai ritenuto all’altezza di cominciare un compito così difficile come quello di scrivere un romanzo. Si dice che Brahms per rispetto di Beethoven e delle sue 9 sinfonie abbia distrutto molte delle sue non ritenendosi degno di un tale maestro e che Bruckner per non superare il limite sacrale di 9 abbia retrocesso una delle sue sinfonie al numero 0. Nel mio piccolo anche io ho spesso bloccato ed umiliato il mio anelito verso la narrazione. Ma la vita si impone sempre e comunque e la scrittura si è rivelata alla fine l’unica forma per dare equilibrio ad una mente che, travolta da un continuo vortice di pensieri, stava cercando un modo per esprimersi. Nata in maniera quasi brumosa, quasi maledetta questa urgenza ha però ben presto preso le sue rivincite ed eccomi qua a parlare del mio romanzo “Domande al silenzio”.

 

 

A.M.: Nato nel Sud Italia ti sei trasferito presto in Toscana. Come vivi questa tua dualità?

Marco Incardona: La vivo in un modo allo stesso tempo naturale e complesso. Naturale perché ho dovuto abituarmi da subito a questa identità molteplice. Complesso perché solo il tempo, l’esperienza e la maturazione restituiscono in modo prospettico le peculiarità di un’identità che ha dovuto “barcamenarsi” tra più culture e farlo in un modo il più possibile naturale.  I miei genitori sono meridionali entrambi, ma di due regioni ricchissime e diversissime come la Campania e la Sicilia e questo ha reso le cose ancora più complesse. In più c’è da dire che, entrambi emigrati, essi non hanno reagito allo stesso modo al “dramma” dello sradicamento. Mia mamma ha probabilmente rimosso e sfaccettato la sua origine, diluendola in un vago meridionalismo, mio padre invece ha creato un dualismo quasi ossessivo con la sua Sicilia, lasciando aperta in tutti noi l’ingombrante presenza di quest’isola favolosa. Un rapporto con il Meridione diverso in loro che si è riverberato in me in una fascinazione continua, quasi ancestrale, quasi commovente. Vi è poi il mio essere toscano, l’essere cresciuto nel pisano ed il vivere da anni a Firenze, città a cui sono legatissimo, a complicare ulteriormente il quadro. Alla fine l’unico modo che ho trovato per trovare pace in questa impossibilità ad avere delle radici stabili è stata quella di aprirmi ulteriormente ad altre culture. Per questo solo guardando al Sud mi sento toscano e viceversa. Mi sento profondamente italiano ed europeo e provo sempre ad essere curioso ed a osservare tutte le culture con estremo interesse, questo è il lascito più bello di questa mia dualità.

 

 

A.M.: Come nasce l’idea di pubblicare “Domande al silenzio”?

Marco Incardona: Quando nel settembre del 2006 ho cominciato a scrivere il romanzo non credevo di arrivare alla fine, tanto meno immaginavo un giorno che sarei riuscito a pubblicarlo. La scrittura da atto quasi temerario, visto anche gli ostacoli mentali di cui parlavo prima, si è alla fine rivelata una sfida con me stesso, un modo per vagliare di che tempra fossi fatto. Mi sono auto imposto una tensione forte tra uno stile di scrittura il più possibile eclettico ed un’architettura della trama complessa e sperimentale. In corso d’opera ho scoperto quanto fosse bello scrivere un romanzo, quanto fosse faticoso, ma anche quale libertà di espressione mi stesse concedendo. Non solo la storia e la trama, ma anche il mio modo di pensare, i miei abissi più profondi sono divenuti parte della mia scrittura in un modo quasi inestricabile. Il romanzo concede una duttilità concettuale unica ed eccezionale, che ho capito essere per me molto congeniale. Padrone incontrastato di tutto il romanzo fino a darne il titolo è dunque il silenzio ed in una duplice accezione. Il silenzio, il suo ruolo, il suo fragore diviene progressivamente l’elemento cardine che prende la scena fino ad imporsi sui personaggi in un modo imprevedibile. Ma non voglio essere criptico, perché quello che voglio dire è facilmente comprensibile. Il ritmo delle nostre vite è divenuto talmente frenetico, talmente dinamico che ha finito per travolgere molte delle forme con cui si era veicolata la nostra civiltà nella modernità. L’accelerazione economica e tecnologica degli ultimi trenta anni, ha reso rapidamente desueti gli strumenti politici e culturali con cui pensavamo di governare le nostre esistenze. Al loro posto si è fatto spazio, quella che io definisco una morsa mortale fatta di edonismo individuale, di postmodernismo culturale e di falsa condanna delle ideologie in politica, che ha lasciato nessuno spazio alla libertà di pensare. In questa morsa il silenzio è divenuta quasi un’istintiva forma di salvaguardia con cui gli esseri umani provano a proteggere quello che hanno rinunciato a capire e spiegare. Silenzio intimo, silenzio di mancati dialoghi, silenzio di mancate domande, silenzio tra generazioni, silenzio su avvenimenti che non si riesce più a tenere insieme. Un silenzio che è dunque metafora di un tempo che attraverso la proliferazione pensava di poter spiegare tutto, silenzio che è metafora dei nostri limiti e delle nostre rinunce. Dall’altra parte il silenzio è stato protagonista anche della mia vita mentre scrivevo il romanzo. Come molti giovani d’oggi, ho dovuto presto scoprire quanto fosse grande lo iato tra le aspettative adolescenziali e la vita concreta. Avevo preso la decisione di non continuare il mio dottorato e di abbandonare ogni velleità di ricerca e di lavorare. Scelta per me difficile e molto sofferta, scelta che in molti non capivano e non approvavano ed io ho preferito rispondere con il silenzio e la scrittura.

 

 

A.M.: Prova a descrivere “Domande al silenzio” con cinque aggettivi.

Marco Incardona: Magmatico. La densità di scrittura, l’eclettismo narrativo e la forte struttura, rendono il romanzo ed il suo stile complesso, magmatico appunto. Volevo rendere chiaro il contrasto tra il modo sicuro con cui il protagonista pensava la sua vita ed il modo magmatico in cui essa invece appariva se vista dall’esterno.

Sofferto. Ho lavorato anni per scrivere questo romanzo, mi sono speso sino all’ultima goccia, ho riversato tutto me stesso, tutto il mie pensiero si trova in esso. Ho spesso sofferto della coscienza dei miei limiti oggettivi rispetto all’immane compito che mi ero dato. Sofferto ma vissuto fino in fondo.

Caleidoscopico. Come in un caleidoscopio colori ed immagini si compongono e si decompongono per magia, trasportate su un piano spaziale immaginario e denso di significato. Io stesso mi sono stupito del mio eclettismo mentre scrivevo. Ma stupirsi è uno dei modi più belli per scoprirsi vivi.

Irriverente. Non ho guardato in faccia nessuno, ho provato ad affrontare con forza tutti i temi spinosi che volevo affrontare. Ho costruito i personaggi in modo accurato, in modo da consentirmi una batteria di fuoco completa e possente. Senza risultare demolitorio e disfattista, ho provato semplicemente a pensare le contraddizioni del nostro tempo, le sue aporie, le sue innumerevoli ed deplorevoli agiografie.

Sincero. Mi sono messo in gioco a 360 gradi, non mi sono mai sottratto alla contesa. La scrittura graffia e modifica, la scrittura apre spazi nuovi, mette in luce aspetti di noi stessi  prima sconosciuti che non sempre si è disposti ad accettare. Ho dovuto affrontare abissi mentali e paure radicali per poter scrivere il romanzo. Solo questo mi ha dato la forza ed il coraggio di essere audace ed anche ambizioso. Audace perché sincero, ambizioso perché disposto alla caduta.

 

 

A.M.: In “Domande al silenzio” c’è un plurilinguismo particolare, ci racconti qualcosa in proposito?

Marco Incardona: Sono totalmente affascinato dalla differenza, dall’alterità. Le lingue restituiscono tutta l’ambiguità della possibilità del dialogo e dell’assoluta incomprensione. Le lingue sono una sfida che mette in crisi, perché mette in evidenza i nostri limiti, perché ci riduce, quando le conosciamo poco, allo stato di bambini alle prime armi. Nel romanzo ho voluto giocare con questo, da una parte perché sono affascinato dalle lingue che ho usato nel romanzo e dall’altro perché volevo mettere in luce tutte le mie pochezze. Perenne insoddisfazione di chi vorrebbe perseguire l’impossibile, di esprimersi con purezza in una lingua diversa da quella madre come faceva Conrad, come faceva Panait Istrati. Anche le lingue usate, ed avrei voluto conoscerne di più, entrano a far parte di diritto del magma esistenziale che ho provato a riprodurre. Penso sempre alle lingue che non conosco, alla mia pigrizia, a tutti i capolavori che non posso leggere, questa è davvero una mia ossessione. Alla fine non so risponderti con coerenza a questa domanda, mi è risultato alla fine tanto inconsapevole, quanto indispensabile.

 

 

A.M.: Ti sei mai cimentato in poesia?

Marco Incardona: Questa risposta è per me ancora più difficile. Potrei semplicemente dire che in realtà io mi sento un poeta, che ho cominciato con lo scrivere poesie, che ho letto forse più poeti che scrittori, ma rischierei di essere banale innanzitutto con me stesso. La poesia è una bussola del mio esistere che spesso è con me parca di affetto e che altre volte mi concede squarci di bellezza struggente. Imponderabile ed inarrestabile. Non riesco a non scrivere poesia e nessuna poesia mi appare mai definitiva come è invece accaduto con il romanzo. Difficile vivere a stretto contatto con la poesia per me e difficile farne a meno. Essere veramente poeti nella nostra società è un atto di ribellione talmente radicale da richiedere una forza d’animo ed una temerarietà di spirito che non sempre sono in grado di avere. Sarebbe molto bello, ma forse sono solo un piccolo essere umano che naviga a vista, anche se a parole mi illudo del contrario.

 

 

A.M.: Che rapporto hai con la lettura? Sei un lettore sporadico oppure famelico?

 

Marco Incardona: La lettura per me è tutto, il principio e spero la fine. Prima che scrittore io sono e rimango un avidissimo lettore, affascinato dalla miriade di scoperte intellettuali da poter fare durante la vita. Non potrei nemmeno pensare la mia vita senza un libro da leggere, una specie di perenne coperta linus. Ma ci tengo ad aggiungere una cosa: non può che essere così. Diffido abbastanza di coloro che, quasi fossero investiti da uno sciamanico dono verso la narrazione, si permettono il rischio di scrivere a profusione, senza aver meditato in profondità su altri scrittori. E non si creda che il mio sia solo un esercizio di snobbismo, perché si vive anche bene senza, lo ammetto. Solo che in me rimane il dubbio fondato che questa presunzione di base si esprima soprattutto verso gli altri, si traduca in un mancato ascolto degli altri, delle loro storie, delle loro paure recondite. Leggere è un modo affascinante di scoprire la vastità e la complessità dell’umano e del suo manifestarsi. Per questo compito altrettanto importante è quello di leggere bene, di scegliere bene e di non accettare mai di venire meno ai propri criteri. Leggere aiuta soprattutto a capire che sono proprio i nostri limiti temporali a rendere a volte necessaria una cernita, ma anche il suo contrario, la bellezza di leggere il primo libro che ti capita per le mani e scoprirlo essere un capolavoro inaspettato.

 

 

A.M.: Se potessi scegliere, in quale città troveresti maggiore ispirazione per scrivere?

Marco Incardona: L’esperienza me ne suggerisce una, Parigi. La risposta è scontata ma le motivazioni sono assolutamente esperite in prima persona. Parigi non è una città facile, spesso è graffiante, veloce, competitiva, perennemente distratta. Tutto appare possibile e tutto ti passa accanto indifferente, perché alla fine hai da fare mille cose ed il tempo tiranno lascia poche chances. Quasi che si trattasse di una perenne traversata nel deserto, l’enorme lascito culturale della città, come fosse un miraggio, ti conduce versa l’uscita, versa la risoluzione del dramma. Parigi è spesso una città aspra, tesa, stridente, ma anche una città che mette energia, che dà carica, che si strugge in attimi di inaspettata bellezza. Parigi è una città che quando meno te lo aspetti, ti prende per mano, ti fa sedere in uno dei suoi tanti bistrot e ti fa cominciare a scrivere. Potrebbe essere la mia risposta definitiva, ma forse no… ci sono altre città, ma certo Parigi è la città in cui ho vissuto che più mi ha ispirato, soprattutto quando non mi aspettavo più niente da lei.

 

 

A.M.: Oltre alla scrittura hai qualche altra passione?

Marco Incardona: A dire il vero mi piacciono solo cose che a ben vedere hanno stretto connessione con la mia scrittura. Adoro viaggiare, conoscere posti nuovi e fare lunghe passeggiate. Adoro la musica in tutte le sue manifestazioni, ma soprattutto la musica classica. Adoro il filosofo Adorno, ma so che anche questo ha molto a che vedere con la mia scrittura.

 

 

A.M.: Hai in programma qualche altra pubblicazione per il 2012? O delle presentazioni de “Domande al silenzio”?

Marco Incardona: Per ora voglio spendermi completamente nella promozione del romanzo che ho pubblicato. La sua complessità d’insieme ha bisogno di un tempo relativo per trovare quel corpus di lettori in grado di apprezzarlo e valorizzarlo. Per questo voglio spendermi nella sua promozione, anche perché credo nel valore complessivo di quello che ho scritto. Proverò dunque a fare molte presentazioni del romanzo, oltre a quelle che ho già fatto. Le presentazioni mi piacciono molto, permettono un contatto diretto con i potenziali lettori, e permettono di scoprire la voce e la portata dell’autore. Mi piace questo contatto umano, e mi riempie di gioia e di incredulità il sapere che delle persone vengono per ascoltare la presentazione del romanzo.

 

 

A.M.: Salutaci con una citazione…

Marco Incardona: Per ora ti do questo insegnamento, o pazzo, prima del congedo: “se non si può più amare, si deve passare oltre!”

Così parlò Zarathustra e passò oltre il pazzo e la grande città.

Friedrich Nietzsche

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa di Marco Incardona

([email protected])

 

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Le novità editoriali per marzo 2012 della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni

Fondata nel 2004, la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni ha avuto modo di espandersi nel settore tematico e geografico. Son ben diciassette le collane editoriali della casa editrice, diciassette sono dunque le braccia che accolgono la diversità per condurre oltre i confini territoriali e mentali. La denominazione delle collane è in linea con la politica della casa editrice, troviamo infatti: “Letteratura di Confine”, “Trasfigurazioni”, “Mappe di una nuova èra”, “Saggi”, “Rivelazioni”, “Poesia”, “Fairie”, “Atlantide”, “La quiete e l’inquietudine”, “Oltre il confine”, “Scritti in scena”, “Sopralerighe”, “Heroides”, “Poesia e vita”, “Echi dalla storia”, “Visioni”, “Margini liberi”, “Echi da internet”.

 

Ecco le novità per il mese di marzo 2012:

 

“Fiori d’inverno” di Fiorella Pecorale

 

Collana “Radici”, letteratura abruzzese. Ed è con infinto orgoglio, che mi appresto a presentarvi una giovanissima abruzzese la quale, quasi paradossalmente, scrive fiabe tradizionali, perfetto connubio tra civiltà multimediale e riscoperta, o meglio valorizzazione di un sapere antico, quasi millenario, che non vuole però arrendersi ad essere surclassato da una tecnologia non sempre amica. Fiorella vive immersa nella contemporaneità, ride, scherza, “gioca” nella vita di tutti i giorni come tanti suoi coetanei, ma vuole comunque stringersi attorno al fuoco di emozioni incantevoli, stupire ancora con le parole, con la semplicità delle sue storie che affondano le loro Radici nella notte dei tempi, tutti coloro, grandi e piccini, che vorranno avvicinarsi al suo mondo. Il virtuale, cioè, non ha ancora vinto la sua scommessa con il futuro, in cui c’è da ben sperare che le nostre amate fiabe non verranno accantonate, o per essere precisi, cestinate in chissà quale angolo remoto della memoria. L’Abruzzo è questo, una terra variopinta di cui la piccola Fiorella può essere indicata quale emblema.

 

 

“Sguardi incostanti” di Luca Villani, Tamara Pes, Mabadèmi e Rolando Vernaglione.

 

Collana “Trasfigurazioni”. La leggerezza di uno sguardo casuale, un particolare che per un millesimo di secondo diventa l’unica partizione di veduta possibile che, pian piano, si espande ricoprendo ogni definita cognizione. Un verso, uno sguardo, uno sguardo, un verso.
Quattro differenti percezioni che si cimentano in un’aperta comparazione poetica, eterogenei pensieri che scivolano attraverso le pagine per collimare negli anfratti dell’inconscio, sviluppando in modo parallelo un discorso sulla caducità della memoria, sull’instabilità dell’impressione, sull’incostanza dello scenario.
Angolazioni policrome educate dalla narrazione sensibile del disporre in versi le proprietà dissimili della mente, una padronanza di riconoscimento che avviene in quell’attimo di creazione assoluta, una padronanza di visione del particolare seguita dall’obiettivo prettamente umano di universalizzare la propria concezione.
“mutO eCo”, “Steli imperfetti”, “Ripide ombre” e “Bianca” sono i panorami finemente orditi dagli autori presenti nella raccolta: Luca Villani, Tamara Pes, Mabadémi e Rolando Vernaglione.

 

 

“Parole dell’altro orizzonte” di Rosine Irénée Nobin

 

Collana “Poesia”. Si deve ad un sostanziale trilinguismo la singolare tonalità delle liriche di Rosine Nobin, creola-francese divenuta, per scelta e per amore, italiana.

Soggiacente a tutto è ovviamente il colorismo gemmeo del creolo. Dalle sue griffes e gradazioni discendono, in linea diretta, prima il francese e poi l’italiano, l’uno e l’altro in uno stato di traduzione e filiazione intima dal seme originario.

La lingua franco-europea – specialmente l’italiano di queste poesie – è in sostanza l’uguale idioma plastico di base, materiato di cose e luci, intarsiato coi riflessi del sole e del cielo, profumato di zucchero e vaniglia ed aromi tropicali.

È lo stesso idioma che arricchisce i testi di una colorita sintassi compositiva, delle figure serpentine e guizzanti, dei segni di puntuazione e di ritmica.

(…) La radice è un pezzo di memoria, ma anche una parte di realtà concreta, attuale. I lontani territori dell’infanzia ingenerano nostalgia e visioni vaste, nelle quali si riflettono fiori policromi d’eterna bellezza e mari argentati.

 

 

“Donne altrimenti amate” di Aldo Boraschi

 

Collana “Trasfigurazioni”. Teletua è una piccola televisione privata della Riviera ligure. La redazione è scarna e si assottiglia di più un giorno di febbraio: una giornalista viene sgozzata in un carruggio a stretto ridosso della Cattedrale della Madonna dell’Orto, a Chiavari. Per gli inquirenti il caso è chiuso, l’assassino è un serial killer trovato nei pressi del luogo del delitto. Ma la tenacia del suo collega Fabio Riccò riuscirà a dare un volto al vero colpevole. Un noir che si snoda tra le località più o meno note del Tigullio. Un racconto coniugato al femminile: donne legate da un sottile, quasi invisibile, filo d’amore dato e ricevuto. Sono Donne Altrimenti Amate…

 

 

“Il drago e le nuvole” di Claudia Muscolino

 

Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Claudia Muscolino è briosa e multicolore, ma profonda, speciale, una penna che coinvolge e cattura nell’immediato impatto alla lettura. Una fisionomia precisa dell’autrice emerge maggiormente nei componimenti in cui il tema è di più ampio respiro, oppure laddove si sviluppano brandelli e spunti nuovi per altri significati nascosti, forse nelle erinni o nelle eumenidi, che lei cita sapientemente influenzata dagli studi classici. La particolarità di tale stile sta nella densità riflessiva, mai un verso vuoto, mai l’inezia del non dire, anzi. Ogni tema, infatti, ne annuncia un altro, il filtro è sempre l’inquietudine, il vivere acceso e ricco di situazioni, di accadimenti, di sintagmi che a volte strattonano sì il concetto, ma lo mettono ancor più a nudo, vincendolo nella sua essenza. Emotivamente molto attiva la Muscolino, sicura, femmina al cento per cento, propria della natura, donna a tutto tondo, con la sensibilità che viene data in dono ad ogni creatura che può regalare la vita a un figlio.

 

 

“Amore che viene dal profondo” di Paolo Coscione

 

Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Sull’oggetto di ricerca di Paolo Coscione non sussiste il dubbio: l’amore è dominante e quanto mai precario. Eppure è raro sentirlo tanto fortemente in una raccolta. E’ come quando cerchiamo di scoprire come si cucina una pietanza che non fa parte della nostra regione: sarà l’acqua, sarà l’aria, ma la farinata non è buona in Lombardia come è speciale in Liguria. Pur seguendo le giuste dosi dell’impasto. Esattamente così mi ha conquistato questa silloge prevalentemente in rima, che tra l’altro non è nemmeno una rima baciata o alternata, ma definibile in rima libera, sciolta dalle briglie delle battute e dai canoni rigidi. Bella proprio perché scritta in tal modo, capace di farci percepire quella sorta di bello inteso come benessere, piacere, soddisfazione, compiacimento e quant’altro. Ma cosa ci fa un Autore così nelle mie collane? Non è inquieto, non è dannato, non è perduto o disperato …. Ma certo, il linguaggio cambia, la sostanza no. Coscione è un quieto apparentemente inconfutabile, per disposizione d’animo, per indole, per leggi coerenti di causa ed effetto, ma grattando sotto, tra quelle righe e rime che lui anima così metodicamente, io ho scoperto un inquieto alternativo. L’amore che viene dal profondo è quel fondo, è quel movimento zitto che lacera e fa capire che questa penna non è l’assidua frequentatrice della fredda ragione, bensì la più verosimile versione della disperazione allo stato puro, onde per cui non certo cheta.

 

 

“Un sogno di libertà” di Ettore Compagnino

 

Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Ettore Compagnino ci regala ancora una storia tutta da respirare, da vivere nelle parole di un libro appassionante e piacevole, ricco di sorprese e di colpi di scena intimistici, di sbocchi e vie d’anima che inducono a pensare, a mettersi in discussione. Si arriva a cercare se stessi senza rendercene conto, quasi sorridendo, e poi quel sorriso si trasforma in pensieri importanti, che ci servono per dare il meglio di noi stessi. Il sogno di libertà è un po’ quello di tutti noi, l’utopia che inseguiamo quotidianamente e grazie alla quale manteniamo l’energia esistenziale, ovvero ciò che ci serve in questo percorso misterioso chiamato vita. Ma spesso non ce ne accorgiamo, i giorni si susseguono inerti e certe sfumature ci sfuggono, rimangono ai lati dei nostri occhi scivolando lontano, nel niente. Eppure basterebbe soffermarsi un poco, solo un poco, a guardare … La magia di quanto ci sta attorno è tutta lì da cogliere, mai staccata dalla nostra pelle, così come la quotidianità, i litigi, le carezze, le modulazioni che si muovono in direzioni diverse, contrarie, ma che ci fanno bene, perché tale è il nostro essere. Il senso di ciò che in realtà siamo, ma dove coglierlo? Qui, anche qui, in questo libro pieno di toni, di passi impensabili, che forse non avremmo immaginato mai di poter fare, ma i nostri piedi ci illuminano le strade. Se le sappiamo vedere. Ecco quello che ho provato leggendo Un sogno di libertà, consapevole ora di conoscerne l’essenza, l’impulso e la coralità dei valori.

 

 

“Sogni d’armonia” di Diego Civita

 

Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Sulle ali del sogno si staglia la raccolta di Diego Civita, sul volo di un uomo-gabbiano che è cosciente della propria paura di vivere (insita in ogni uomo) e, al tempo stesso, della propria maledetta voglia di farlo, di esistere, di appercepirsi. È così che comincia questo viaggio non viaggio, questo cammino interiore e profondo, inquieto sicuramente, veloce e lento, come ogni esperienza gratificante, pulita, piacevole da sentire addosso. Un uomo attivo, eclettico, questo autore, il quale non smette di stupire se stesso e chi gli sta attorno. Non si lascia sopraffare mai dalla malinconia distruttiva, al contrario egli cerca di renderla evocativa, capace di far indugiare il pensiero e portare alla luce il lato positivo, quello che poi va a costruire, a formare nuove idee, nuove cose. Come una vacanza dalla quale è difficile staccarsi perché piena di peripezie, di rivelazioni, di scoperte. Magari c’è intrigo, rischio, pericolo, però ci si affeziona lo stesso, anzi, la si ama di più questa vacanza, proprio per le caratteristiche sanguigne, mai banali, stimolanti, ricche. Ecco che dunque, l’autore, si avventura in un percorso estremamente complicato, avverso, durissimo, in salita. E di certo pensa una, due, mille volte, di tornarsene da dove è venuto, impigrendosi nel limbo della non conoscenza.

 

 

“Girare intorno al vento” di Ester Donatelli

 

Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Le emozioni, le passioni, i sentimenti sono attimi di universo, anima nuda, magma incandescente, essenza pura in cui l’io esprime se stesso, libero e padrone, non servo né servile, come forza vitale, lievitante e generatrice, che farà di noi dei “bambini eterni”, che si nutrono di quello che siamo, di quello che facciamo, che ci amano e che amiamo perché, nonostante l’avanzare degli anni, ci fanno godere del sole che brucia sulla pelle, del fiume che racconta e del mare, paladino di balene, che solo sa saziare l’incontrollabile sete dell’Universo, bambini che sempre ci consoleranno e che, pochi istanti prima di morire, ci faranno alzare la mano a salutare la terra. Questa è la poesia, la mia poesia, il modo di essere di quegli uomini che vorranno viversi e vivere la vita, innocenti e casti, come quel Dio che mosse la prima volta il mondo.

 

 

“Certi amori non cominciano mai” di Italo Carvello

 

Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. talo Carvello Classe 1953, calabrese di nascita e romano d’adozione. Terapista della Riabilitazione e psicomotricista, inizia la carriera artistica come attore nel 1990 e già nel ’95 esordisce come autore e regista nel teatro.
Come attore interpreta ‘La Straniera’ di Hervè Ducrux e Gaia Bastreghi.
Come Autore ed attore, in teatro Nobili si diventa, Claustrum Felicitatis, Opera Fratris, Opera Pueris, The Fred & Garbo Magic Show, L’autobus del Sorriso, Monelli in Biblioteca,
Come attore, Das Goethe Kabinett in lingua originale di C. Hamp – Lo pianto della Madonna di Jacopone da Todi, regia Hervè Doucrux e Gaia Bastreghi – Notturni di H. Ducroux – Ferie Latine di Hervè Ducroux, Monelli in Biblioteca di Italo Carvello.
Nell’editoria:
– The Geap Lunner’s Il Fikissimo Voice
– Il Sacrificio Inevitabile
– Tony Iacco Story” pubblicazione periodica in testate di categoria. Oggi diversabile, funziona come le luci dell’albero di natale: Adesso si, adesso no: gli amici lo chiamano: Sua Intermittenza!
Questo libro è stato scritto nella fase”adesso sì “.
Quello della fase “Adesso no” Non esiste. Inutile cercarlo. Non c’è te l’assicuro! Continua la propria attività creativa come autore per l’editoria e, per il teatro, promuove l’attività della “Compagnia di Teatro Attivo” della quale è presidente. è divorziato. Vive e lavora (si fa per dire) ad Albano e nel territorio dei Castelli e della provincia di Roma. Dice di se stesso:
“C’è il modo di dire: Chi non ha buona testa…ha buone gambe. Io non ho buone gambe, per cui ho buona testa!”

Per le novità editoriali per il mese di febbraio 2012:

http://oubliettemagazine.com/2012/02/29/le-novita-editoriali-per-febbraio-2012-della-casa-editrice-rupe-mutevole-edizioni/

 

Link utili per ordinare i libri e per visitare i siti di riferimento:

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni

http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

 

Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

Fonte:

Le novità editoriali per marzo 2012 della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni

 

 

 

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Comincia con un fiore per caso il mio giardino di Valeria Corsi, Rupe Mutevole

Non ho più pelle/ da lasciare/ su cortecce/ accartocciate.// Non ho più sguardi/ da rinunciare/ su cieli tersi/ e onde e mare.// Non ho più bocca/ da assaporare/ aspri umori/ sbrodolati freddi.// Non ho più sensi/ da sgretolare/ nel buio amaro/ della tua ombra.” – “Vado via”

Quattro strofe inizianti con una decisa anafora, una negazione ripetuta “non ho più” per sancire un patto tra l’Io poetico e la sua volontà. Non si ha più pelle, sguardi, bocca e sensi, qualcosa di importante ha stravolto il sentire dell’Io, qualcosa che ha mostrato un’altra via, un’altra dimensione dell’esistere.

Comincia con un fiore per caso il mio giardino”, edito nel 2010 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale “La Quiete e l’Inquietudine”, è una raccolta poetica di Valeria Corsi (febbraio 1952, Milano). La raccolta si divide in quattro capitoletti “Specchia il ricordo di antiche primavere”, “Lacrima…odissea di sotterraneo pianto”, “Cioccolato e mente annunciano il sorriso della terra” e “Accadrà di nuovo che il cielo chiami per nome”.

Caratterizzata da una quasi totale mancanza di punteggiatura, l’autrice inserisce in questa raccolta un’inquietudine ragionata e caparbia che non si da pace di fronte alla quotidianità degli eventi. Si intravede un amore perduto, un amore che ha portato via con se anche i fiori di campo, simbologia della freschezza della stagione primaverile e dunque del sentimento amoroso.

Per una volta vorrei/ ascoltare parole/ insensate, di quelle/ che rotolano vorticose/ anche in piano/ s’arricciano sulle labbra/ sbrodolando in aria/ come bolle di sapone.// Per una volta vorrei/ rincorrere il vento/ anche quando non suona/ come flauto di Pan/ anche senza farfalle/ e neppure una lacrima/ di cielo in vapori di ricordi/ […]” – “Essere”

Ed anche nella lirica “Essere” troviamo la figura retorica della ripetizione tanto cara all’autrice. Quel “per una volta” che determina un periodo temporale vago e limitato, un periodo simile ad una richiesta dell’Io nei confronti del tempo: l’Io ha bisogno di novità, l’Io è stanco delle giornate che si susseguono, nella sua mente colori e sensazioni si manifestano nuove in ogni istante.

Accade a volte/ anche nell’orizzonte/ che il pero/ smetta di fiorire/ e non resti che terra/ buona per nuova vita/ che l’alba sveli/ tra le zolle/ dolore disfatto/ frantumato sbriciolato/ concime naturale/ a nuova impresa/ vento verrà/ prima di sera/ deciderà la notte/ quale esistenza/ quale rimembranza/ prima che uno sguardo apra/ sopra orizzonte nuovo.// […]” – “Orizzonte”

 

Notizie su Rupe Mutevole:

http://oubliettemagazine.com/2011/05/04/presentazione-della-casa-editrice-rupe-mutevole-edizioni/

Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.

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Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

 

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Intervista di Alessia Mocci a Giuseppe Visigalli ed al suo Inezie d’inchiostro, Rupe Mutevole

“Inezie d’inchiostro nasce dalla spontaneità e dalla semplicità del mio vivere quotidiano…”

Parole che nascono dalla profondità dell’autore, da una profonda sincerità nei confronti dei suoi lettori che sbalordisce, che interessa.

 

Inezie d’inchiostro”, edito nel 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “La Quiete e l’Inquietudine”, è una raccolta poetica di Giuseppe Visigalli.

 

Dalla prefazione del libro:

“Felice di te” (tratto dalla lirica che apre questa silloge) avrebbe potuto essere il titolo di questa raccolta, in quanto racchiude un linguaggio volutamente positivo nonostante la necessità di Giuseppe Visigalli di lacerare per certi versi il sistema tradizionale della scrittura. Ma “Inezie d’inchiostro” è più centrato, a mio avviso, per via del costante percorso verso la propria dimensione poetica, una ricerca molto personale, incentrata sul pathos autentico, sui conflitti interiori che frugano a fondo per scovare espressioni sempre più calzanti alla verità.

 

L’autore si è mostrato molto disponibile nel rispondere ad alcune domande. Buona lettura!

 
A.M.: Chi è Giuseppe Visigalli?

Giuseppe Visigalli: Giuseppe Visigalli è una buona persona: è un medico veterinario che
si occupa di Animali Esotici e di Oftalmologia…ma è un medico veterinario che ama il cielo e che voleva pilotare gli aerei …e pur amando il suo attuale lavoro …voleva sentire le emozioni degli Uccelli e del silenzio tra le nubi ed il sole.

A.M.: Da quanto tempo scrivi in versi?

 

Giuseppe Visigalli: Diciamo da ragazzo anche se i primi scritti conservati risalgono al 1978
(sono nato nel settembre 1961).

A.M.: “Inezie d’inchiostro”. Dove nasce il titolo della tua raccolta?

Giuseppe Visigalli: “Inezie d’inchiostro” nasce dalla spontaneità e dalla semplicità del mio vivere quotidiano… L’inezia intesa come una vita ordinaria, la mia e non straordinaria, lo
straordinario è invece come le mie poesie nascano da sole in qualunque potenziale momento e in qualunque potenziale ora del giorno o della notte.

A.M.: Come definiresti la tua raccolta utilizzando cinque aggettivi?
Giuseppe Visigalli: Spontanea appunto perché ogni lirica richiede pochi o nessun ritocco dopo la prima stesura di getto.
Rappresentativa di me stesso perché solo leggendo i miei scritti e comprendendoli mi si conosce davvero.
Dolce perché sono molte le immagini di dolcezza e di tenerezza dipinte in diversi pezzi.
Schietta perché se devo esprimere un concetto, un’immagine dura o reale o piacevole o triste lo faccio senza girarci troppo in tondo.
Sofferta perché molte liriche sottendono momenti o ricordi che fanno male per rimpianti o rimorsi; in altri casi sofferta perché esprimo spesso nei miei scritti emozioni forti positive o negative…

A.M.: C’è una lirica de “Inezie d’inchiostro” che ti è più cara?
Giuseppe Visigalli: Sono molto legato all’ultima nata ma voglio bene come discepole a tutte le
liriche…forse quella dedicata al mio adorabile papà mi è rimasta dentro a darmi la forza per andare avanti per me e per lui.

A.M.: Se potessi scegliere, qual è la città nella quale il tuo scrivere avrebbe maggiore ispirazione?
Giuseppe Visigalli: Forse Venezia od un’ altra città di mare…anche se io amo più la montagna, ma il mare mi dà emozioni forti e mi supporta.
A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?

Giuseppe Visigalli: Bene per ora …certo che la consiglierei!!!
A.M.: Hai in programma qualche presentazione del libro? Ci puoi anticipare qualcosa?

Giuseppe Visigalli: Purtroppo non ho tempo…per attività non retribuite salvo i miei
aggiornamenti…da quando due anni fa sono separato devo lavorare moltissimo e rincasare tardi.

A.M.: Salutaci con una citazione…

Giuseppe Visigalli: “Un petalo dei tuoi occhi sarà sempre un fiore intero per me” (l’ho scritta
ora!)

Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.

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Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

Fonte:

Intervista di Alessia Mocci a Giuseppe Visigalli ed al suo “Inezie d’inchiostro”, Rupe Mutevole

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Intervista di Alessia Mocci ai quattro autori della raccolta poetica Unico Assedio, Rupe Mutevole

Unico Assedio”, edito nel febbraio del 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “Trasfigurazioni”, è una raccolta poetica nella quale sono presenti quattro autori che si confrontano a suon di versi. Christian Iacomucci con  “Carnet”, Stefania Mercatali con “Olimpo Travel”, Lorenzo Campanella Morana con “Sinfonie di Mondi” e Laura Cuppone con “Tempesta Perfetta” sono i protagonisti di “Unico Assedio, una stanza aperta senza spazio e tempo nella quale parole ed inchiostro si incontrano per narrare le loro storie fantastiche ed i voli pindarici.

 

Gli autori sono stati molto disponibili nel rispondere a qualche domanda sulla loro attitudine letteraria. Buona lettura!

 

 

 

 

A.M.: Da quanto tempo scrivi?

 

Christian Iacomucci: Fin da subito ho capito che la scrittura era un mezzo con cui sarei andato d’accordo, attraverso il quale avrei potuto esprimere tutto quel che sentivo di possedere in termini di fantasia, inventiva, immaginazione. A praticarla con impegno e costanza ho iniziato intorno ai 15/16 anni. Possiedo un mucchio di quaderni da allora. Credo che un giorno dovrò decidermi ad un rogo auto-censurante.

 

Stefania Mercatali: Scrivo da quando percorro i sentieri più remoti di me stessa, come potrei scoprire l’esterno se non affronto il mio dualismo interiore! Quindi cominciare a scrivere mi ha messo in contatto con passato, presente e futuro della mia vita e come conseguenza ineluttabile, quella degli altri.

 

Lorenzo Campanella Morana: Fin da piccolo scrivevo storie, strane, bizzarre ed ingombravo d’inchiostro interi quaderni. Il mio rapporto con la scrittura è stato sempre “sentito”, vero e non può può essere rappresentato come l’immagine su uno specchio, ma bensì come il legante naturale, che unisce la frammentarietà del mio essere. E poi, è una vera passione creare delle opere d’ Arte, quelle su carta, che possono navigare nell’infinito di fantasiosi lidi.

Laura Cuppone: Non ricordo esattamente quando ho cominciato, ma dal 2007 scrivo su un sito di poesie e racconti. Successivamente ho aperto due blog, angoli dove cerco di condividere  anche altre passioni.

 

A.M.: Cos’hai provato quando hai tenuto in mano la raccolta poetica?

 

Christian Iacomucci: Ho trovato il plico dei libri ad attendermi in casa una notte in cui rientravo da Firenze, non esattamente sobrio, sicché ho guardato meglio il giorno dopo. Ben fatto. Un bel tempismo per lenire i postumi.

 

Stefania Mercatali: Piacere ed insieme a questo libro è maturata una bella conoscenza con uno degli altri coautori.

 

Lorenzo Campanella Morana: A dirti la verità, ho avuto particolari sensazioni, questo perché stringere tra le mani una propria creazione è veramente bello. Mio padre, poi, è contento di questo libro. È una persona che consiglierei a tutti di incontrare.

Laura Cuppone: Una sensazione diversa da quella che si prova leggendosi su un monitor. Molto emozionante direi.

 

A.M.: C’è fra tutte le tue poesie pubblicate una preferita?

 

Christian Iacomucci: Credo che questa silloge funga da apripista a qualcosa che mi frulla per la testa da anni, coniugare cioè la poesia all’arte pittorica. Ma non dico altro al riguardo. Delle poesie presenti sulla raccolta al momento preferisco quelle che ho scritto su Giorgione, Picasso, El Greco e Rembrandt. E quella su Bertocci, ma per un motivo innanzi tutto umano: un omaggio ad un artista che ho la fortuna di avere per amico e col quale ho avuto l’onore di collaborare in “&”, il mio secondo libro.

 

Stefania Mercatali: Athena: incontrata durante il viaggio ad Atene nel Luglio 2011. La sua ombra scura mi ha seguita attraverso le strade moderne della città greca, indicandomi i segni del suo passaggio attraverso le epoche. Il suo tempio svetta a dominio della città e gli ulivi, nati dalle viscere della terra, sfavillano nelle giornate estive, in una danza arcaica al ritmo di qualche nenia ambulante. Colloqui senza tempo.

 

Lorenzo Campanella Morana: Non ci sono poesie preferite, come non ci sono figli prediletti, se si è vero genitore! Ogni Poesia, ogni Aforisma è un Mondo a sé, nella sua banalità ed unicità.

Laura Cuppone: No, le poesie sono come “figlie”. Si può preferire una figlia ad un’altra?

 

A.M.: Qual è la raccolta all’interno di “Unico Assedio” che ti ha colpito maggiormente?

Christian Iacomucci: “Olimpo Travel” di Stafania Mercatali. Uno stile ben marcato e personale.

Stefania Mercatali: Certamente “Carnet” di Christian Iacomucci, la sua combinazione pittura e poesia mi ha ammaliato. Mi piace molto come ha trasfigurato la sua visione di pittura in parole, credo di essere andata a guardare ogni dipinto che ha citato, per capire quali labirinti di pensieri e storie il disegno gli stimolava. 

 

Lorenzo Campanella Morana: Non ho letto ancora “Unico Assedio” con molta attenzione; non ci sono intere raccolte che mi colpiscono, casomai poesie o delle scelte. Un piccolo esempio di Bellezza creativa nel più largo, ma allo stesso tempo, breve, campo della poesia è il componimento “Eros” di Stefania Mercatali.

Laura Cuppone: Ogni raccolta scelta ha il suo fascino, la sua direzione poetica, il suo conio espressivo, la sua incombente leggerezza. Tutte e quattro insieme calzano a pennello.

 

A.M.: Qual è, secondo te, il target di lettori che potrebbero apprezzare “Unico Assedio”?

 

Christian Iacomucci: Trovo orrendo il concetto di target. Spero non ve ne sia uno specifico. E comunque questo non spetta agli autori dirlo. L’artista crea senza pensare al destinatario. L’artista deve pensare alla propria arte; chi sceglie di sostenerlo ha il dovere di pensare al resto. In primo luogo sapendolo individuare, non raccattando su ogni dilettante che quotidianamente si sveglia scopertosi “poeta”.

 

Stefania Mercatali: Poeti amatoriali e qualche curioso, inutile negare l’evidenza che la poesia è parte integrante della vita di ognuno, ma pochi le danno la mano!

 

Lorenzo Campanella Morana: Il pubblico al quale piacerebbe “Unico Assedio” è variegato, può trattarsi di giovani, come di persone più mature. La cosa più importante è che siano persone ricche di sensibilità e che dedichino un po’ del loro tempo al pensiero, all’interiorità, perché di questi tempi è utile.

Laura Cuppone: Difficile pronosticare sulla poesia o sul suo tentativo di penetrazione spirituale o intellettuale. Spero venga apprezzata nella sua variegata totalità.

 

A.M.: Preferisci scrivere direttamente su tastiera oppure tenendo stretta in mano una penna?

 

Christian Iacomucci: Ho iniziato ad utilizzare il pc molto recentemente, in concomitanza ad un certo cambiamento del mio stile. Cercavo la semplicità ed il computer ha contribuito con la sua immediatezza. Certe cose però abbisognano della lentezza dell’inchiostro per essere elaborate, anche perché su carta rimangono i tanti passaggi, ed a volte è utile aver sottomano le minute. Sullo schermo c’è solo l’“adesso”, non rimane niente delle varie stesure.

Stefania Mercatali: Con la mia stilografica finisco sempre per riportare tutto ciò che scrivo su carta, ma oggi uso anche la tecnologia. Per la silloge “Olimpo Travel”, arrivata a 50 componimenti, non mi sono mai stancata di informarmi e senza internet probabilmente ci sarebbero voluti decenni e grattacieli di testi da consultare.

 

Lorenzo Campanella Morana: Se scrivo tenendo in mano una penna, mi vengono più idee, è più naturale, è più evocativo e simboleggia il rapporto di Simbiosi narrativa più profondo, tra il “creatore di un nuovo mondo” ed il mondo stesso che “prende vita, danzando sul tappeto bianco del foglio”. Ciò mi provoca una sorta di rivoluzione interna, costellata da germogli di fantasia e fiammate di passione.

Laura Cuppone: Matita e penna sono i miei strumenti preferiti come i tovaglioli di carta i  biglietti dell’autobus se non ho altro…

 

A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?

Christian Iacomucci: Per ora ho trovato persone molto disponibili e professionali. Nel sordido mondo della piccola editoria credo sia una delle poche attendibili, a patto che non si mettano a pubblicare mille testi all’anno per puro lucro. E spero altresì che gli autori vengano supportati in maniera adeguata per quanto concerne diffusione, promozione, iniziative. Attendo fiducioso.

Stefania Mercatali: Sono soddisfatta e potrei consigliarla. Rupe Mutevole offre una opportunità ad uno scrittore o presunto tale!

 

Lorenzo Campanella Morana: Grazie a te, Alessia, ho iniziato a dialogare con questo mondo, quello delle pubblicazioni.  Non posso far altro che ringraziare Rupe Mutevole.
Certo, la consiglierei ad un amico che vuole pubblicare qualche sua arte, ma non solo per la Casa editrice, bensì anche per l’esperienza creativa ed innovativa di mettere insieme le “invenzioni” di quattro autori.

 

Laura Cuppone: Chi fa della letteratura divulgazione d’arte, in genere, trovo faccia cultura e Rupe Mutevole è una  casa editrice  pronta ad accogliere lo scrittore al suo stato puro a donare emozione al lettore investendo solo sulla capacità d’osservare e l’esperienza nell’ascoltare.

 

A.M.: Hai qualche novità per il 2012 che vuoi condividere con noi?

Christian Iacomucci: Prossimamente uscirà un mio libro di poesia sempre per Rupe Mutevole, curato da Silvia Denti. Il titolo è “Senza Titolo”. Sarò poi fra i curatori del premio artistico “Biennale premio Artemisia 2012” e parallelamente porto avanti una formazione musicale di matrice rock-cantautorale (batteria, contrabbasso ed io alla chitarra classica e voce) per il quale compongo i pezzi alla chitarra e scrivo i testi. Vediamo un po’…

Stefania Mercatali: Ho cominciato un progetto di poesia “visiva”, trascrivo i miei versi su una carta speciale, la pelle e quindi immortalo questa visione con la fotografia.

 

Lorenzo Campanella Morana: Ci sono tante idee. Vorrei sperimentare tante cose, ma per ora ho un obiettivo principale: l’Esame di Maturità.

Laura Cuppone: Credo che ciò che si legga la prima volta sia una novità, mi affido a questo e cerco di non farmi sopraffare dalle mode e di leggere ciò che mi attrae in quel momento.

 

A.M.: Salutaci con una citazione…

 

Christian Iacomucci: Come una donna che scivola/ Tra i complimenti e via/ Quanto ho inseguito la musica/ Tra i temporali, io…” Paolo Conte

 

Stefania Mercatali: I colori maturano la notte”  Alda Merini

 

Lorenzo Campanella Morana: “La scrittura non è una penna che getta inchiostro su un foglio, ma far volare la fantasia, sul tappeto volante delle idee, così, liberamente, senza regole.” Lorenzo Campanella

Laura Cuppone:L’umiltà è oasi di grandezza.” L’ho scritto perché credo fermamente nel privilegio dell’umile e del semplice di cogliere profondità inaspettate che la forzata ricercatezza e il cinismo della superbia  non raggiungeranno mai. Buona lettura!

 

La foto di copertina “La porta” è una creazione di Fabio Costantino Macis

http://fabiocostantinomacis.carbonmade.com/

 

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Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

Fonte:

Intervista di Alessia Mocci ai quattro autori della raccolta poetica “Unico Assedio”, Rupe Mutevole

 

 

 

 

 

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Stagioni poetiche, di Antonio de Lieto Vollaro, Cristina Parente, Lorenzo Traggiai e Gabriele Fabiani

Odo, il gocciolar dei miei pensieri,/ a volte tenebrosi, altri leggeri,/ gioiosi o intriganti/ li sento,/ a volte cadere,/ come gocce pesanti,/ di un acquazzone estivo,/ o come cristalli di neve,/ poggiarsi soffici,/ dentro il mio ego.// […]” – “Nel silenzio…”

Antonio de Lieto Vollaro accarezza i suoi pensieri assimilandoli all’acqua, elemento necessario per la vita. Pensieri mutevoli, pensieri che si travestano nelle stagioni, ora in temporali estivi ora in quelli inverali; pensieri che cercano di comprimersi in diverse dimensioni per nascere ancora sotto il segno dell’Io poetico.

 

Stagioni poetiche”, edita nel gennaio 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “Trasfigurazioni”, è una raccolta poetica formata da quattro piccole e delicate sillogi “Vibrazioni Poetiche” di Antonio de Lieto Vollaro, “Graffiti Notturni” di Lorenzo Traggiai, “Polvere Poetica” di Gabriele Fabiani ed “Urla la vita” di Cristina Parente. Brevi raccolte che accedono alla realtà naturale per modificarla piegandola con le svariate possibilità del verso e, dunque, della comunicazione.

 

Schizzano/ miriadi di luci ai/ bordi di occhi/ fissi su sfuocati/ punti rossi./ La leva è spinta/ decisa avanti/ tirata./ Il vento/ allunga le gocce/ di rugiada/ mentre il calore del maglione/ asciuga gocce/ di rabbia/ […]” – “08-10-2005”

Brevitàs, concisione del verso, ogni parola è razionata abilmente con durezza per affermare la possibilità di movimento, di immersione nelle modalità della musicalità. Vediamo come Gabriele Fabiani riesca a giocare abilmente con le parole narrando attentamente ed in poche lettere l’ambiente descritto.

 

Presenza lontana/ annidata in giorni di luce/ quando mi sedevo sulle tue gambe/ e ascoltavamo il suono delle parole/ la paglia ora è spenta, luccica l’erba,/ profuma la lavanda mossa dal vento/ È rimasto il nostro libro di fiabe/ che tu mi leggevi d’estate/ […]” – “La sedia vuota”

Un’amabile malinconia si intravede nelle parole di Cristina Parente, “La sedia vuota” celebra il ricordo lontano, ma ancora ben presente, di un’estate mai scordata e che si annida nella mente come se fosse l’oggi. Un’estate nella quale la parole d’ordine era: ascoltare la dolcezza della fiaba ed assorbirla per il futuro.

 

i neon ronzanti/ insegnano allo straniero/ locali tipici e artigianali// era un po’ che non avevamo/ un sabato per noi due/ da spendere in cena e in centro/ con la notte che scioglie/ le luci nelle pupille/ e il molo che rimedia all’odore dell’acqua/ […]” – “Città chimica”

Una poetica moderna ed accattivante portata avanti da Lorenzo Traggiai, che ci intrattiene con la sua “Città chimica” colma di luci e di arcaiche zone nelle quali innamorarsi nuovamente. Un autore descrittivo e discorsivo che abilmente colora gli ambienti e le condizioni sociali senza lasciarsi trasportare dall’enfasi della sua giovane età.

 

La copertina di “Stagione Poetiche” è una creazione del fotografo Fabio Costantino Macis.

http://fabiocostantinomacis.carbonmade.com/

 

Per leggere un’intervista ai quattro autori presenti in “Stagioni Poetiche”:
http://oubliettemagazine.com/2012/01/30/intervista-di-alessia-mocci-ai-quattro-autori-della-raccolta-stagioni-poetiche-rupe-mutevole-edizioni/

 

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Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

 

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Intervista di Alessia Mocci a Roberto Bertero ed al suo L’ostinata poesia, Rupe Mutevole

Poesia ed ostinazione, un giovane autore ed la sua prima raccolta poetica. “L’ostinata poesia”, edito nel 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “La Quiete e l’Inquietudine”, è la via del sogno di Roberto Bertero, autore prolifico impegnato nella ricerca di uno stile proprio sin dall’adolescenza.

Una conquista dunque, una vittoria che il Bertero dedica alla madre, prima sostenitrice di una poetica coinvolgente.

L’autore ci racconta come la poesia sia divenuta un’amica durante gli anni della crescita e come questa sia sempre stata affianco alle sue emozioni negative e positive.

 

Roberto è stato molto disponibile nel rispondere ad alcune domande sulla sua poetica e sulla sua raccolta. Buona lettura!

 

 

 

A.M.: Quando nasce la tua passione per la poesia?

 

Roberto Bertero: Ero un bambino quando scrissi le prime “bozze” di poesia, la prima credo fosse dedicata alla mia maestra delle scuole elementari, ricordo che a causa di questa presi una nota per la distrazione che inevitabilmente aveva creato a me e ad altri. Ricordo anche che mi arrabbiai molto con la maestra perché pensavo di aver avuto un pensiero carino.

Crescendo, come ragazzo molto timido non riuscivo facilmente a crearmi delle amicizie, penso quindi di aver avuto la necessità di creare qualcosa di mio, un momento nel quale sentirmi veramente me stesso senza maschere ne blocchi; queste sono state le mie poesie, sono state quel momento e lo sono ancora e più che mai. Molti scrivono poesie o diari da adolescenti poi però tutto finisce, io ho sentito come esigenza naturale quella di continuare a scrivere.

La scrittura è parte dei me, del mio essere più profondo, io chiamo la poesia: “Il mio dialetto”.

Naturalmente il mio stile è molto cambiato nel corso degli anni, anche perché ho sentito il desiderio di creare un mio stile che non mi facesse assomigliare a nessun altro; anche se ho dei punti di riferimento per quanto riguarda lo stile, penso di aver trovato un linguaggio originale, questo non per essere diverso a tutti i costi ma perché credo che nell’arte, in tutte le arti, sia necessario creare qualcosa di nuovo.

 
A.M.:  Cosa hai provato quando, per la prima volta, hai stretto fra le mani “L’ostinata poesia”?

 

Roberto Bertero: Devo ancora realizzare di essere l’autore di un libro, questo poiché è stato ed è un sogno realizzato, forse il più grande dei miei sogni. Quando ho stretto fra le mani il mio libro la gioia è stata enorme, mi sono chiesto a quante persone sarebbe potuto piacere e quante avrebbero capito veramente lo spirito di quelle parole e del libro in generale.

Ho immaginato le persone davanti ad un caminetto acceso seduti in poltrona con il mio libro in mano intenti a leggerlo, ne ho immaginate le espressioni del volto e persino lo stato d’animo.

Questo perché lo scopo di questo libro è non solo realizzare un mio sogno ma entrare nelle case delle persone e far si che si emozionino che sorridano o riflettano e possibilmente quando la loro lettura giunge all’ultima parola abbiano ritrovato un po’ di se stessi in quei pensieri.

 

A.M.: Che cosa simboleggia il titolo della tua raccolta?

 

Roberto Bertero: Il titolo simboleggia essenzialmente tre concetti.

Rappresenta l’ostinazione di essere ciò che si è nonostante la corrente vada nella direzione opposta, non ho mai voluto seguire la massa, questo non significa che mi ritenga superiore anzi, in molti casi è proprio il contrario.

Semplicemente non penso sia necessario essere “accettati” a tutti i costi ma trovo essenziale seguire le proprie inclinazioni e non vergognarsi mai di ciò che si è anche quando questo significa essere “impopolari” ai più.

Un’altra tematica riguarda il mio rapporto con la poesia; considero la poesia quasi una persona reale, mi rendo conto che può essere strano come concetto ma ho un rapporto di amicizia con la mia poesia che lei ricambia e ha ricambiato non lasciandomi mai nella buona e nella cattiva sorte per cosi dire, in questo senso “ostinata” è come se non si fosse mai arresa e non mi avesse permesso di arrendermi.

Simboleggia anche l’ostinazione di vivere, di continuare a raccontarmi, di non perdere la speranza anche nei momenti più duri, di perseverare nel conoscere nel voler scoprire e nel lottare.

 

 

A.M.: Quali sono le tematiche portanti de “L’ostinata poesia”?

 

Roberto Bertero: In questo libro ci sono io, nel bene e nel male, ci sono i miei momenti, le riflessioni sulla mia vita e sul mondo che ci circonda. Questo libro contiene tutte le mie malinconie, i miei tormenti ma anche riflessioni su realtà che mi stanno strette su cose che vedo e sento e considero insensate.

C’è una critica feroce contro un certo tipo di mentalità in voga oggi in questo mondo dove si diventa popolari troppo in fretta e si sparisce dalla vita della gente ancora più velocemente anche se non ho mai desiderato diventare popolare in quel senso, contro il mondo dei “reality show” e della tv che vive sulle lacrime e sulle disgrazie della gente.

I miei affetti sono molto presenti, io non avrei neanche pubblicato questo libro senza l’aiuto e il sostegno della mia famiglia ed i miei amici.

La musica è presente in molti miei scritti essendo un grande appassionato di quasi tutta la musica o per meglio dire di quasi tutti i generi musicali anche se sono piuttosto difficile, mi piace ascoltare gli artisti che sperimentano e hanno un loro stile e non ascolto quelli che sfornano musica come in catena di montaggio.

 

 

A.M.: A chi dedichi questa tua vittoria editoriale?

 

Roberto Bertero: La dedico a mia madre prima di tutto, questo perché è stata colei che più di tutti ha creduto in me, alla poesia che considero la mia “migliore amica” ed ai miei amici che sono la mia famiglia.

 
A.M.: Hai altre passioni oltre lo scrivere in versi?

 

Roberto Bertero: Come ho già detto la musica è la mia passione da quando sono nato praticamente, ne ascolto tanta e sono uno “strimpellatore” se cosi posso dire, suono pianoforte e chitarra, un mio sogno sarebbe avere una collezione di strumenti musicali ed una grande sala prove insonorizzata con tutta la strumentazione.

Mi piace l’arte, tutta l’arte, la pittura, la scultura, il teatro ed il cinema.

Sono amico di quello che considero un grande artista contemporaneo che si chiama Riccardo Alessandro e  ha realizzato il disegno della copertina del libro.

Mi piace viaggiare anche se non posso farlo come vorrei vedere luoghi persone e realtà nuove e, quando lo faccio mi piace memorizzare gli odori, assaggiare i cibi locali e magari portarmi a casa qualche cosa che mi ricordi il viaggio, anche solo una foglia od un pezzo di legno.

 


A.M.:
Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?

 

Roberto Bertero: Rupe Mutevole è una casa editrice seria e trovo che faccia un lavoro magnifico dando la possibilità a tanti nuovi autori di realizzare il proprio sogno. La consiglierei di sicuro senza alcun dubbio.

 


A.M.:
Hai novità per il 2012? Qualche presentazione della raccolta?

 

Roberto Bertero: Sto continuando a scrivere, scrivo tutti i giorni perché per me è una necessità e non un hobby.

Sto organizzando una festa-presentazione per il 31 di marzo e poi avrei intenzione di farne altre ma in questo momento non vi so dire di più.

Ho voglia di pubblicare un altro libro e forse lo farò se i miei versi ne saranno “degni”.

 

A.M.: Salutaci con una citazione…

 

Roberto Bertero: Una frase che considero straordinaria è tratta da una canzone di Fabrizio De André “via del campo”, un pezzo che adoro scritto da un autore che straordinario:

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori” incredibile il mondo chiuso in questa frase!

 

 

 

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Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

Fonte:

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Nicoletta Nuzzo vince il premio sui rapporti intergenerazionali della VIII Edizione del Concorso Città di Trieste

C’era solo un luogo dove tu potevi avvicinarti di nuovo a quel cielo libero che avevi  conosciuto  e che ti mancava.

Era sulla terrazza di quella casa senza tetto del Sud. Lì apparivi a te stessa, con il vestito a pieghe  da statua con radici profonde.

Con il viso diventato maschera primordiale, immobile e senza più sofferenza.

 Di nuovo di pietra, senza il cuore in fiamme.  Di pietra antica e sapiente. E riposante. Per un attimo il bucato di mutandine e magliette appeso al filo dietro di te era dimenticato, insieme a loro quattro bambine colpevoli di un’innocenza che ti soffocava. Adesso era possibile dentro di te il gelo ristoratore dell’inverno”. (da “La stanza di Virginia”)

 

Un altro importante riconoscimento per l’autrice Nicoletta Nuzzo che non smette di stupire. Ricordiamo, infatti, nel novembre 2011 il primo premio nella sezione poesia della XII Edizione del Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne” congiunto al XIX Premio “Donna e Poesia” dedicato all’artista cilena Maria Teresa Guerrero (Maité), con “Portami negli occhi”, edito nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni,

 

Il racconto “La Stanza di Virginia” è risultato vincitore del premio della VIII Edizione del Concorso “Città di Trieste” nella sezione sui rapporti intergenerazionali nell’ambito del Concorso Internazionale di Scrittura Femminile 2012; premio promosso dalla Consulta Femminile di Trieste.

 

La premiazione sarà il giorno 8 marzo 2012 alle ore 17  in occasione della “Giornata internazionale della donna” presso la sede del Consiglio Comunale di Trieste, Piazza Unità d’Italia n. 4. 

 

A.M.: Come hai reagito alla premiazione? Te l’aspettavi?

Nicoletta Nuzzo: Lo desideravo molto, provo un’attrazione particolare per i Concorsi di
scrittura femminile…dalle donne  ho tratto l’autorizzazione  a scrivere e trovare  risonanze e sintonie con loro mi dà molta forza. Sarà questo un  8 marzo davvero speciale per me, e poi a Trieste, una città che ho sempre sognato  di conoscere. 

 

Ricordiamo la motivazione, firmata da Anna Maria Robustelli, per il Primo Premio nella sezione Poesia della XII Edizione del Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne”:

 

Nel grembo / il nido è tiepido / di parola.” Da questi bellissimi versi di Nicoletta Nuzzo vorrei cominciare, per soffermarmi soprattutto sul valore ieratico, portatore di mistero sacro che ancora la poesia veicola. Portami negli occhi, diviso in sette sezioni, dai titoli densi di significato (Madre, Mare, D’amore…), si muove con leggerezza da un componimento all’altro conservando un’aspettativa, un vuoto colmato dallo sguardo e dal pensiero, ben evidente in questa breve poesia che dalla pienezza di un grembo si sposta per analogia all’immagine di un nido e da questo

evoca un calore gravido di parola. Questa fiducia in momenti dell’essere che ci donano un senso di pienezza è ben presente nel libro (Voglio il pieno /e tornare in superficie /come una onda che / si perde e si scioglie /mentre tocca) e rappresenta la freschezza di questa raccolta, in cui l’irripetibilità del momento e lo stupore del vivere sono spesso documentati con candore e pudore (Allora ti ho toccato/ ed era la prima volta / che toccavo qualcosa che non ero io).

 

Viene sempre cercato il calore dei rapporti, la tenerezza di ciò che ci lega ad un’altra persona che è dono prezioso (Quando torni / e trovi le mie tracce / non pulisci / non metti in ordine / sono presenze / piccole promesse di / ritorno). Si ha coscienza di quanto siano essenziali certi attimi (Nostalgia), e certi tempi del nostro vivere sono così esemplari che vanno ricordati attraverso gli oggetti posti su un comò di una stanza, diligentemente menzionati (Di nuovo succede. / E’ un altro

addio. / Ha già attraversato la stanza, / è passato sul comò / sul piccolo specchio / sul pettine / sulle forbicine / sulla bottiglietta blu / di acqua di rose Roberts, / adesso svanisce / senza che io possa fermarlo / questo giorno). Spesso la poesia delle donne è fatta degli oggetti della casa con cui l’altra metà del cielo ha occasione di avere grande dimestichezza. Vorrei ricordare a questo proposito la

grande poeta irlandese Eavan Boland che nella bella poesia An Elegy For My Mother In Which She Scarcely Appears ha sviluppato questa poetica, ricordando vecchi alari ed altri oggetti della casa di sua madre che oramai nessuno più rievoca.

 

È poesia anche la notazione della nostra fragilità nello sviluppo del tempo: Sulla mia guancia / l’aria fresca di dicembre, / la quercia trattiene ancora le ultime foglie, / io sono un fungo appena nato / che chiede di durare. È poesia sentirsi uniti al verde delle piante che cresce e spande bellezza:

dell’abbraccio / di nuovo il fiore / mentre gli occhi / nel cuore sorridono / verdi di gratitudine. Ed è  poesia gioire nell’estasi delle parole, un’arte che in passato è stata negata alle donne: Ho portato / cibo / braccia/ voce / dentro alle parole /è lì che trasmigro / quando non ci sono.

Qualche volta si è colti quasi da un sentimento d’egoismo, ma è un sentimento sul quale è giusto sostare: … pienamente sola / al mattino sulla sabbia / pienamente scorbutica e sazia come un granchio.

La vita, si sa, è una ricerca nella quale ci capita di inseguire un disegno (… raccolgo tracce / che inseguo con pazienza / alla ricerca del disegno) e a volte dimentichiamo l’armatura e ci sentiamo fiorire (Disobbediente).

Anche verso la fine del libro è vivo e vibrante il desiderio di pienezza e la ricerca di una parola-madre con un grembo in cui rimpicciolirsi, che doni senso, si proietti a costruire qualcosa, e attivi i sensi alla ricerca di un significato (Sola). Questa disposizione impregna la poesia di speranza e infonde quel calore che abita il “nido tiepido”. La Nuzzo indugia sul mistero del mondo e delle cose, gli dà voce, lo percorre e si ferma ad ascoltarlo. È un invito a vivere la vita con più rispetto.

 

Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni

http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

 

Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

 

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Intervista di Alessia Mocci ad Alima Meli ed al suo Lettera a Tommaso, Rupe Mutevole

Lo dedico a mia madre, che ci ha lasciati subito dopo aver letto la stesura definitiva e avermi assicurato che sarebbe stato un successo… speriamo…

 

Alima Meli è alla sua seconda pubblicazione dopo l’esordio con il romanzo “Dopo ti te nessuno”. “Lettera a Tommaso”, edito nel febbraio 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale “La Quiete e l’Inquietudine”, conferma lo stile e la personalità dell’autrice che continua il suo narrare di un personaggio molto particolare, Hasya, una donna con una vita colma di sentimento ed sperimentazioni senzienti. “Lettera a Tommaso” è un insieme di indagine sul passato di Hasya, di verità che per troppo tempo sono state nascoste, di inganni e bugie che ora si manifestano alla luce del giorno con una lunga lettera confidenziale a Tommaso, l’amore perfetto della protagonista.

 

Alima Meli nel rispondere alle domande ci ha svelato tantissimo del suo romanzo e ci ha anche dato qualche anticipazione sul prossimo. Buona lettura!

 

 

A.M.: Nella tua biografia scrivi: “A casa mia erano bandite tre frasi: “non ce la faccio”, “non sono capace”, “ho paura”[…]”. Quanto sono stati utili questi divieti?

 

Alima Meli: Il metodo educativo imposto da mio padre, aveva come obiettivo crescere figli forti e  preparati alle avversità della vita. Secondo lui, solo affrontando ed attraversando le paure è possibile esorcizzarle e solo cercando di superare noi stessi possiamo renderci conto di quanto siano ampie le nostre possibilità e di quanto sia responsabile la nostra mente nel creare limiti che sembrano invalicabili. È stata una scuola di vita a volte molto dura, ma ho avuto modo di apprezzarne i risultati in seguito, quando mi sono trovata in situazioni difficili e le ho potute superare grazie agli insegnamenti di mio padre.

 
A.M.:  “Dopo di te nessuno” è la tua prima pubblicazione. Raccontaci qualcosa.

 

Alima Meli: Due sono i romanzi che ho pubblicato ad oggi: “Dopo Di Te Nessuno” e “Lettera a Tommaso”.

I due romanzi vedono protagonista Hasya e la sua vita ricca di emozioni, di esperienze e colpi di scena. Sono due libri che viaggiano separatamente, l’uno non è il sequel dell’altro ed anche se molteplici sono i riferimenti che legano le due vicende narrate, i due romanzi non necessitano di essere letti in sequenza.

“Dopo Di Te Nessuno” è il primo pubblicato, narra la storia d’amore tra Hasya e Manish, una storia che sembra scritta nel destino: due anime gemelle che si incontrano, si sentono immediatamente attratte l’una dall’altra e decidono da subito di condividere sogni e progetti di vita. Due anime che si abbandonano completamente alla passione, in un tempo che, quando sono insieme, sembra fermarsi a contemplare il loro amore. Finché qualcosa non si incrina e l’uomo tanto amato comincia a manifestare un lato nascosto, trasformandosi da compagno premuroso di un tempo, ad uomo violento e prevaricatore. Hasya è sempre stata una donna forte e combattiva, quindi cerca disperatamente di capire le ragioni di questo cambiamento, affronta la violenza fisica e psicologica che Manish scatena contro di lei e cerca di risolvere tutte le difficoltà e lo sconcerto che stanno distruggendo il suo matrimonio, attraverso l’amore e sola. Ma a chi la conosce bene non può sfuggire il suo cambiamento, così iniziano le bugie, dette agli altri per prendere tempo, per renderle convincenti in primo luogo a se stessa, nella speranza che le cose possano davvero cambiare e migliorare.

Ma Hasya purtroppo finirà in un baratro molto profondo, cadrà in una forte depressione dalla quale cercherà di risollevarsi intraprendendo un percorso difficile di rinascita e senza l’utilizzo di farmaci, che la porterà a riscattare se stessa e la sua dignità di donna violata.
“Dopo Di Te Nessuno” è un racconto che si snoda tra passato e presente alla ricerca delle ragioni che a volte spingono gli uomini alla violenza e le donne a coltivare amori malati, sopportando angherie di ogni tipo, pur di non riconoscere il fallimento dei propri progetti e il naufragare delle speranze.

 

“Lettera a Tommaso” è il mio secondo romanzo. Narra la vicenda di una verità non detta, una verità negata che peserà come un macigno sulla coscienza della protagonista Hasya per ben 25 anni.

Hasya al tempo degli accadimenti aveva vent’anni, si chiamava Veronica e viveva una storia d’amore perfetta con Tommaso. Una scottante rivelazione da parte di Niccolò, fratello di Tommaso, mette Veronica in una posizione ambigua e la getta nella totale incapacità di gestire una situazione più grande di lei. Veronica si lascia sopraffare dalla paura, mente a se stessa e a Tommaso, e le menzogne, come un sasso gettato nell’acqua, creeranno una serie di onde che coinvolgeranno molte persone, sconvolgendone la vita, procurando sofferenza e disegnando nuovi destini.

Venticinque anni dopo, Veronica che nel frattempo ha cambiato nome diventando Hasya, si ritrova a riflettere sull’insuccesso delle due storie d’amore più importanti della sua vita: quella con Tommaso ed il matrimonio con Manish. Hasya analizza e mette in relazione il naufragio dei due legami, arrivando alla conclusione che la mancanza di verità sia stata la sola causa dei due fallimenti.

Hasya decide di pareggiare i conti con il passato e di regalare a Tommaso la verità, quella verità che lei gli aveva più volte negato ai tempi della disfatta della loro storia d’amore.

Quindi gli scrive una lunga lettera, in cui gli spiega tutto quello che è accaduto e come sono andate realmente le cose. Ma dopo venticinque anni, quali reazioni potrebbe avere Tommaso ricevendo una verità che potrebbe sconvolgere equilibri e certezze, ormai acquisite e consolidate? Hasya si pone questo interrogativo e non riesce a decidere se spedire la lettera a Tommaso sia effettivamente la cosa giusta. Il tempo e l’esperienza, le hanno insegnato che la verità, bella o brutta che sia, è pur sempre la verità e rende libere le persone di operare scelte basate sul vero e non manipolate da bugie od omissioni. Ma nonostante ciò la paura ancora una volta intralcia le decisioni di Hasya.

A questo punto ci pensa il destino a risolvere la situazione di stallo facendo incontrare Hasya, Tommaso e Manish. Da questo incontro emergeranno molti aspetti e situazioni che saranno spunto di riflessioni, di revisioni del passato e getteranno una nuova luce sul presente, permettendo ai protagonisti di scegliere il proprio futuro sulla base di una nuova chiarezza portata dalla verità.

 
A.M.: Da “Dopo di te nessuno” a “Lettera a Tommaso” quanto è cambiato il tuo stile?

 

Alima Meli: Sono molto fedele al mio stile di scrittura e per il momento non ho intenzione di cambiarlo, lo sto utilizzando anche per il terzo romanzo in lavorazione. Sono una “cantastorie”, il mio stile è molto diretto e poco descrittivo, il carattere dei personaggi e le loro interazioni, emergono dai dialoghi e dalle riflessioni più che dalla narrazione. Preferisco scrivere in prima persona ed al presente, quindi le emozioni vengono vissute e condivise in diretta dai protagonisti e dai lettori. Mi piace quando i lettori mi dicono di aver gioito o pianto o di essersi arrabbiati insieme ai protagonisti dei miei romanzi. Io definirei il mio stile con una parola: emozionale.

 
A.M.: Quali sonno le tematiche affrontate in “Lettera a Tommaso”?

 

Alima Meli: Lettera a Tommaso tratta diversi temi: l’ambiguità delle manipolazioni, i danni causati dalle menzogne, lo stress psicologico di chi subisce stalking, il dolore causato dal tradimento, la paura di non essere compresi, la paura del giudizio e la forza della verità che rende liberi e non ammette dubbi.

 
A.M.: Secondo te, qual è il target di lettori che sarà attratto da “Lettera a Tommaso”?

 

Alima Meli: Io sono convinta di scrivere libri che si rivolgono principalmente alle donne, ma penso che anche Lettera a Tommaso mi stupirà come Dopo Di Te Nessuno, che con mia sorpresa è stato molto apprezzato anche dal pubblico maschile.

 

A.M.: A chi dedichi questo tuo ultimo trionfo editoriale?

 

Alima Meli: Lo dedico a mia madre, che ci ha lasciati subito dopo aver letto la stesura definitiva e avermi assicurato che sarebbe stato un successo… speriamo…

 
A.M.: Oltre alla letteratura hai altre passioni di cui ci vuoi parlare?

 

Alima Meli: In verità ho molti interessi: innanzi tutto sono interessata all’essere umano in ogni sua manifestazione, sono affascinata dalla mente, dalle sue possibilità e peculiarità. Mi piace indagare i percorsi psicologici che muovono le azioni di noi umani, le reazioni e le conseguenze del nostro agire. Mi interesso di esoterismo, teosofia, chiaroveggenza, astrologia e medianità. Sono molto affascinata dalle teorie sulla vita dopo la morte, infatti il mio prossimo romanzo tratterà proprio questo argomento.

 
A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole? La consiglieresti?

 

Alima Meli: Rupe Mutevole, quindi Cristina e Mauro che sono i titolari e Silvia Denti, la editor che segue la collana “La Quiete e L’Inquietudine” in cui è stato inserito “Lettera a Tommaso”, stanno seguendo la pubblicazione, la distribuzione e la promozione del mio romanzo con passione e professionalità. Sono contenta di averli incontrati e di aver pubblicato con loro. Spero che la nostra collaborazione prosegua anche per il futuro con la stessa energia positiva. Quindi sì, Rupe Mutevole è una casa editrice che consiglio sicuramente.

 

A.M.: Hai in programma delle presentazioni del libro? Ci puoi anticipare qualcosa?

 

Alima Meli: Il libro, uscito da pochi giorni, è stato presentato subito a San Remo,  nell’ambito della trasmissione Dopo Festival 2012 che è andata in onda su Canale Italia e nei giorni scorsi sono stata invitata a presentarlo a Tele TV in una trasmissione condotta da Roberto Salvini.

In programma per Aprile c’è la presentazione ufficiale a Milano, alla Libreria del Corso, in Corso Buenos Aires e a Parma alla Feltrinelli e poi seguiranno altre presentazioni in librerie e in ambiti televisivi.

 

 

A.M.: Un’agenda ricca di impegni per Alima Meli! Le auguriamo di riuscire in tutto! Alima continua con questa tenacia ed il successo arriverà di sicuro.

 

 

Presentazione della casa editrice:

http://oubliettemagazine.com/2011/05/04/presentazione-della-casa-editrice-rupe-mutevole-edizioni/

 

Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni

http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

 

Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

Fonte:

Intervista di Alessia Mocci ad Alima Meli ed al suo “Lettera a Tommaso”, Rupe Mutevole

 

 

 

 

 

 

 

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Paura a parte di Sebastiano Zanolli, Franco Angeli Edizioni

La motivazione a partecipare ai processi decisionali sta nel nostro patrimonio genetico.

Fare parte del problema o fare parte della soluzione.

Cambiare atteggiamento e cominciare a passare i secchi d’acqua anche quando l’incendio sta attaccando la casa a due isolati dalla nostra.”

“Limitare o eliminare la paura sul luogo di lavoro” un capitolo che palesa le paure della maggioranza dei dipendenti e il loro tendenziale atteggiamento di remissione nei confronti dei superiori. Si ha paura del licenziamento, si ha paura dei propri pensieri perché si pensa di essere in un certo qual modo “inferiori” ed, invece, con il silenzio si agisce in modo negativo rispetto a se stessi e rispetto agli altri.

Paura a parte”, edito nel 2006 dalla casa editrice Franco Angeli Edizioni nella collana “Trend”, è la terza pubblicazione dell’autore Sebastiano Zanolli(Bassano del Grappa, 1964). Sebastiano Zanolli è laureato in Economia, attualmente ricopre l’incarico di Amnministratore Delegato di 55DSL, società streetwear del gruppo Only The Brave ( Diesel). Ha pubblicato cinque libri di interesse socio-culturale, il primo nel 2004 “La La grande differenza. Una mappa utile per raggiungere le proprie mete”; il secondo nel 2005 “Una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane. Creare reti di relazione per affrontare il caso di ogni giorno”; il quarto nel 2008 “Io, società a responsabilità illimitata. Strumenti per fare la grande differenza” e nel 2010 il quinto “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis.”. “Paura a parte” è corredato del sottotitolo: “Riflessioni e suggerimenti sul lavoro, la vita e la paura in un mondo precario.”

“Paura a parte” consta di 120 pagine e vede la prefazione di un grandissimo discesista italiano Kristian Ghedina che affronta la tematica della paura in relazione alla sua professione. È interessante notare come l’autore si interessi dei pareri esterni al suo operato, il suo grande occhio indagatore è in espansione ed ogni tematica intrapresa trova in ogni pagina nuove vie da percorrere. I capitoli sono undici ed ognuno è presentato da un titolo esplicativo e da una citazione inerente al testo. La tematica trattata è la paura e l’ansia nei nostri giorni, la paura di perdere il posto di lavoro, l’ansia dei rapporti sentimentali, la paura della guerra, la paura degli altri, la paura che ammutolisce la creatività, la paura che limita l’intelligenza, la paura che genera la mancanza di comunicazione fondamentale per la crescita dell’individuo.

Un approccio più, diciamo, umano, che ci conduca ad alcuni condizionamenti ‘sentimentali’ che scatenano la paura e che ho trovato spesso in autori che di ispirano a mistici indiani.

–          Il primo è il senso di vergogna.

–          Il secondo è quel sentimento che deriva dagli shock emotivi che subiamo.

–          Il terzo è la cicatrice lasciata dagli episodi in cui si è stati abbandonati.

La vergogna consiste in una sensazione d’inadeguatezza del nostro essere e in un conseguente calo di fiducia nelle nostre capacità.

Sebastiano Zanolli affronta una tematica forte di coinvolgimento per il pubblico dei lettori con una prosa amichevole; seguire pagina per pagina “Paura a parte” ricorda una chiacchierata con un amico che non si vede da anni e che racconta le sue esperienze con aneddoti istruttivi ed in nessun caso scontati. Paura, ansia, vergogna sono elementi presenti in ogni essere umano ma non sono permanenti e si possono eliminare affrontando le cause di questi stati d’animo, Sebastiano, grazie ad esperienze proprie ed altrui ed a controprove, delinea un percorso per riconoscere le ragioni di sviluppo di questi modi d’essere negativi per la vita quotidiana.

So che esistono due antidoti a queste paure.

Il primo è l’onestà di riconoscersi i primi responsabili della propria salvezza.

Il secondo la capacità di allacciare alleanze e collegamenti con altri individui nella stessa posizione per difendere interessi comuni.

In assenza di questi antidoti, si rischia di essere carne da macello di fronte ala concentrazione di potere e di ricchezza nelle mani di pochi.”

Vi lascio il link del sito di Sebastiano Zanolli per maggiori informazioni e curiosità:

http://www.sebastianozanolli.com/cms/

Ed il link per ordinare “Paura a parte” e le altre sue pubblicazioni:

http://www.sebastianozanolli.com/cms/?page_id=144

Link recensione “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis”:

"Dovresti tornare a guidare il camion Elvis", di Sebastiano Zanolli, Franco Angeli Edizioni

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa di Sebastiano Zanolli

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Intervista di Alessia Mocci ad Emanuele Casula ed al suo 2012 Obama’s Burnout

Emanuele Casula è nato a Cagliari nel 1975. “2012 Obama’s Burnout” è la sua prima pubblicazione, edita nel 2011 dalla casa editrice Robin Edizioni di Roma. Un romanzo “ non apocalittico ma sull’apocalisse” che nasce dal bisogno di confrontarsi, ascoltarsi, leggersi e dalla conoscenza che Emanuele ha potuto assimilare durante la sua permanenza in un Kibbutz ed in Africa. “2012 Obama’s Burnout” vede come protagonista assoluto un uomo, il Dottore, che cerca di migliorare le sorti del suo Paese; è accompagnato in quest’avventura di poche giornate da Abraham( il nome del capostipite dei monoteismi ndr) e soprattutto da l’Esperto, personaggio particolare che riesce a sbalordire persino lo scettico Dottore. Omicidi, catastrofi, guerre civili ed un 21 dicembre 2012 che terrorizza.

Emanuele è stato molto gentile e disponibile nel rispondere ad alcune domande sulla sua vita e sulla sua opera. Buona lettura!

A.M.: A bruciapelo: un libro sul 2012 i lettori si devono aspettare l’ennesima catastrofe stile Hollywood?

Emanuele Casula: Apocalisse significa rivelazione di ciò che è nascosto: è proprio questo il punto. Secondo me l’uomo sta per cambiare, è prossimo a vedere la Verità presente nel cosmo, è prossimo a diventare padrone di se stesso e del suo libero arbitrio. Una guerra mondiale è l’ideale per impedire che ciò avvenga. Nel libro voglio dire chiaramente proprio questo: non aspettatevi dal Mondo Divino e Spirituale una catastrofe ma piuttosto aprite gli occhi perché sarà l’uso del nostro Libero Arbitrio a causare una catastrofe “etica” in senso positivo. Una volta aperti gli occhi la Verità apparirà semplice, inscalfibile, vicina: esterna e divina. Come immagino nel libro, per chi l’ha letto e per chi lo leggerà.

A.M.: Quando e perché nasce l’idea di “2012 Obama’s Burnout”?

Emanuele Casula: Molti collegano questo libro alla mia esperienza nel Kibbutz od a quella in Africa. Se vogliamo sì, nel senso che nei viaggi non ho fatto che appurare che davvero ogni popolo, ogni creatura ha le sue ragioni e che i casini ora li stiamo facendo noi occidentali con la nostra incapacità di capire gli altri. Andare in un altro paese significa chiedere il permesso, ascoltare e confrontarsi ma per troppo tempo siamo andati ad insegnare ciò che nemmeno noi sappiamo o pratichiamo: libertà, democrazia, religione. Il libro è nato da questo: ognuno ha da conoscere se stesso e mettersi alla prova non andare a devastare altri paesi liberi di fare ciò che vogliono.

A.M.: Il Dottore. Il personaggio principale del thriller è totalmente frutto della tua fantasia oppure ha una qualche base reale?

Emanuela Casula: Il Dottore. Eh, diciamo che il Dottore impersonifica tutte le persone che mandano avanti i nostri paesi nonostante tutto. Come dice un mio amico scozzese: l’Italia per com’è dovrebbe implodere ma evidentemente c’è gente che lavora e paga per tutti gli altri che non lo fanno. Il Dottore infatti è rispettoso delle istituzioni così come delle persone che gli ruotano intorno, soprattutto ad esempio dell’autista del truck, un uomo  costretto a guidare di nascosto nonostante il blocco stradale governativo pur di sopravvivere economicamente. Anche con gli immigrati: il Dottore non li tratta da “negri” (come paradossalmente si fa negli aiuti umanitari) ma come gente “coi controcazzi” da cui pretende molto più che venire a lavorare in occidente come schiavi. Il Dottore lavora sul ciglio di una catastrofe, se ne frega di tutto perché il suo compito vero è assolvere ciò per cui è nato, rinuncia anche a vivere come gli altri, forse all’amore: è una persona piena di difetti e problemi ma vuole solo essere sincero davanti a sé stesso, a chi ama ed al divino.

A.M.: L’esperto: un antagonista neutrale. Puoi utilizzare cinque aggettivi per descriverci questa figura?

Emanuele Casula: Mi chiedi 5 aggettivi? Io ti do cinque parole in sequenza per descriverlo: rappresenta tutto ciò che ignoriamo e che verrà rivelato. Torno col concetto di prima: l’uomo vive accanto a cose abnormi e sconvolgenti, basterebbero un paio di passaggi logici deducibili per capire che la vera follia è vivere per come viviamo, e cioè ignorando tutto.

A.M.: La guerra in Medio Oriente. Un tema scottante. È piuttosto affascinante che il tuo libro palesi ciò che nella realtà sta accadendo, pensi che con il 2012 possa davvero portare scompiglio nella popolazione mondiale?

Emanuele Casula: Su questo avrei molto da dire. Come dice il Dottore: è ovvio quello che accadrà in Iraq, è come se un premio Nobel per la Chimica unisse dei reagenti esplosivi e si stupisse dell’esplosione. Per sintetizzare te la pongo così: se degli stranieri arrivano nel tuo paese, ti prendono le ricchezze, ti mettono in carcere senza motivo, ti stuprano  chi ami, ti uccidono i tuoi figli, ti distruggono e disprezzano il tuo stile di vita, ti torturano e ti seviziano e poi quando ormai sei pieno di odio e follia ti liberano mettendoti un mitra in mano e ti dicono: ora sei un uomo libero in democrazia, che cosa fai? Dimmi tu cosa faresti. Io mi preoccuperei. Io mi preoccupo. Uso questa metafora per indicare i paesi che tutti noi occidentali (non gli americani) abbiamo devastato ed ora li mettiamo con la democrazia in mano. La democrazia richiede stabilità, pace sociale, rispetto e non terrore, vendetta e guerre civili. Anzi, la democrazia è tremenda in situazioni instabili. Ma chi sta al potere lo sa benissimo cosa ha fatto e dove stiamo andando. Io ho solo provato ad immaginare le conseguenze logiche di ciò che abbiamo fatto a quei popoli, le reazioni che avranno nell’arco di mesi non di anni. Ed ora vedrete cosa succederà quando Al Maliki formerà il governo irakeno. E provate ad immaginare adesso Israele in mezzo a queste democrazie instabili. Fate 1+1. Quanto fa?

A.M.: Social network ed editoria. Dove si arriverà?

Emanuele Casula: Piuttosto invece possiamo parlare di solitudine da una parte e dei media (compresi i social network) ed editoria dall’altra. Della nostra solitudine si cibano i media che scelgono cosa imporci in un’offerta abnorme mentre tutti noi parliamo e nessuno si ascolta. Possiamo avere anche migliaia di amici virtuali ma se i media decidono che un autore (cantante, regista, attore, scrittore etc.) è cool allora lo diventa e vende. Ma così come siamo tutti scrivono e nessuno legge. L’editoria sopravvive comunque anche solo nel pubblicare migliaia di libri per cui si copre sempre le spese. Il discorso è: se un autore fosse valido e scomodo, dal vertice l’editoria non avrebbe interesse a lanciarlo, mentre dalla base nessuno lo ascolterebbe. Quindi in ogni caso la vincono i media di potere che male che vada si coprono le spese.

A.M.: Secondo te, qual è il target di lettori che apprezzano una lettura come “2012 Obama’s Burnout”?

Emanuele Casula: Se il lettore non si fa scoraggiare dalla paura di leggere l’ennesima catastrofe il libro è per chi si ferma, si guarda in faccia col vicino, col collega, col partner, con se stesso e dice: ok, adesso è la terra di Latte e Miele, ma fra qualche settimana sarà un casino come in Giappone. Come possiamo non accorgerci? Continuiamo a prenderci per il culo?

A.M.: Hai già presentato ufficialmente il libro?

Emanuele Casula: Allora sto organizzando per Roma, Bologna e sicuramente Cagliari. Ben accetta qualsiasi collaborazione (qualsiasi cosa venga in mente a chi legge).

A.M.: Tornando indietro cambieresti qualcosa di “2012 Obama’s Burnout”?

Emanuele Casula: A questo punto mai guardarsi indietro anche se la tentazione è forte. L’imperfezione è insita in noi umani, l’importante è mirare a migliorarsi.

A.M.: Hai qualche novità editoriale nascosta nel tuo hard disk?

Emanuele Casula: Negli ultimi anni ho imparato solo una cosa: parlare senza fare non serve ad un emerito cazzo. Come direbbe il Dottore.

Ringraziando Emanuele per le risposte accurate e chiare vi lascio il link di una recensione di “2012 Obama’s Burnout”:

http://oubliettemagazine.com/2011/03/23/2012-obama%E2%80%99s-burnout-di-emanuele-casula-robin-edizioni/

Sito per ordinare il libro ed il link della rivista letteraria nella quale l’autore scrive mensilmente:

http://www.robinedizioni.it/2012-obamas-burnout

http://www.lunarionuovo.it/?q=node/281

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa di Emanuele Casula

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Una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane, di Sebastiano Zanolli, Franco Angeli Edizioni

Credo che solo il fatto di appartenere al genere umano sia condizione sufficiente per non avere timori e ritrosie nell’affermare, mostrarsi e a volte chiedere.

Quando parlo di “affermare”, mi riferisco a qualcosa di più che non al semplice “enunciare ciò a cui miro e ciò di cui mi occupo”.

Si tratta di rendere palesi i propri valori, i propri sistemi di credenze, i propri sogni, le proprie visioni, e lasciar scorrere il proprio spirito e la propria energia.”

“Lasciar scorrere il proprio spirito e la propria energia”. No, non siamo davanti ad una citazione fanatico religiosa, bensì davanti ad una pubblicazione che sta a metà tra saggio e manuale e che definisce le possibilità del mondo di persone con le quali ci definiamo e/o entriamo in conflitto, in poche parole siamo davanti ad una riflessione accurata sui nostri tempi e su uno congegno nuovo quale il Networking.

Una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane”, edito nel 2005 dalla casa editrice Franco Angeli Edizioni nella collana “Trend”, è la seconda pubblicazione di Sebastiano Zanolli(Bassano del Grappa, 1964). L’autore nel 2003 pubblica “La grande differenza. Una mappa utile per raggiungere le proprie mete” che arriverà a ben quindici ristampe, nel 2006 “Paura a parte. Riflessioni e suggerimenti sul lavoro, la vita e la paura in un mondo precario”; nel 2008 “Io, società a responsabilità illimitata. Strumenti per fare la grande differenza” e nel 2010 “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis. Puntare sul proprio talento quando tutto sembra non funzionare”. Ciò che sorprende di Sebastiano Zanolli è la sua capacità di osservazione della realtà ed il riuscire a dare delle soluzioni realizzabili negli ambiti prefissi dal soggetto/lettore, ambiti quali la realizzazione professionale ed artistica.

Sebastiano gioca con titolo e sottotitolo, quale quest’ultimo esplicazione del contenuto del libro. In “Una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane” troviamo infatti come sottotitolo: “Creare reti di relazione per affrontare il caos di ogni giorno”.

Il libro consta della prefazione di Mario Silvano, diciassette capitoli ed i ringraziamenti. Ogni capitolo si apre con una citazione ad hoc di scrittori, antropologi, scienziati, politici, filosofi, economisti, un’immersione a 360° per cercare di chiarire alcuni concetti madre per spuntarla in un mondo in evoluzione costante: Internet. Il Networking, così, diviene un utilizzo conscio della rete di relazione per un miglioramento personale e globale, un processo creativo, paradigma di libertà e di incontro delle necessità proprie ed altrui in una situazione di win/win (vincitore/vincitore) e non più di win/lose (vincitore/perdente).

Esistono diversi studi che provano come l’onestà e l’integrità morale siano i veri punti di forza degli individui e delle organizzazioni.

Il Forum Comportation di Boston, studiando 341 venditori di 11 diverse aziende, scoprì che ciò che differenziava i produttori e li faceva percepire come i migliori del mercato dai clienti finali erano l’onestà e la sincerità dei venditori.

Non la competenza, non la simpatia, non l’astuzia.

L’onestà.”

Niente di nuovo? Mario Silvano, nella sua introduzione,  propone una chiave di lettura abbastanza interessante: quando si prende in mano “Una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane” si ha l’impressione di esser davanti ad un libro che poco può arricchire la nostra conoscenza eppure le reazioni alla sua lettura saranno: “Quanto è vero!”, “Condivido questo punto”, “Questa è una rivelazione importante”, “Questo lo sapevo, ma non sapevo più di conoscerlo” ed io aggiungerei “Avevo le nozioni ma non le ho mai combinate per cercare la soluzione perché, forse, sbagliavo domanda”.

È la forza di appartenenza che genera fiducia reciproca.

Quella forza che abbiamo perso in tanti frangenti con l’evolversi della civiltà dei consumi. Non è importante sentirsi sicuri attraverso le persone: è importante sentirsi sicuri possedendo, comprando cose.

Ecco la rivoluzione che ci ha disorientato.

Ecco il grande equivoco.

Ma le cose, i beni, da soli non aiutano. Non risolvono.

Vi lascio il link del sito di Sebastiano Zanolli per maggiori informazioni e curiosità:

http://www.sebastianozanolli.com/cms/

Ed il link per ordinare “Una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane ” e le altre sue pubblicazioni:

http://www.sebastianozanolli.com/cms/?page_id=144

Link recensione “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis”:

"Dovresti tornare a guidare il camion Elvis", di Sebastiano Zanolli, Franco Angeli Edizioni

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa di Sebastiano Zanolli

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La grande differenza, di Sebastiano Zanolli, Franco Angeli Edizioni

Da leggere come un romanzo che ad ogni pagina lascia un segno tangibile, utile, trasformabile in azione.

Non un tedioso manuale d’istruzioni, ma lo sviluppo logico di una riflessione basata su fatti concreti.

Su ragionamenti e nozioni, esempio e sensazioni.”

Un “romanzo” sulle scelte concrete della vita, un manuale che non istiga all’idolatria di se stessi ma piuttosto allo sviluppo delle possibili scelte che ognuno di noi può intraprendere. Durante la vita ci si sofferma sul “mi piacerebbe fare” come se fosse solo fantasia ma se si trasforma il “vorrei fare” in “voglio fare” si ha già in mano una scelta, una nuova proposta per l’esistenza e per provare ad essere soddisfatti.

La grande differenza”, edito nel 2003 dalla casa editrice Franco Angeli Edizioni nella collana “Trend”, è la prima pubblicazione dello scrittore, manager e formatore Sebastiano Zanolli(Bassano del Grappa, 1964). Un esordio nell’editoria che viene sottolineato dalle numerose ristampe, ben quindici. Un esordio che ha visto la nascita, nel 2005, del secondo libro “Una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane. Creare reti di relazione per affrontare il caso di ogni giorno”; del terzo nel 2006 “Paura a parte. Riflessioni e suggerimenti sul lavoro, la vita e la paura in un mondo precario”; del quarto nel 2008 “Io, società a responsabilità illimitata. Strumenti per fare la grande differenza” e del quinto nel 2010 “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis. Puntare sul proprio talento quando tutto sembra non funzionare”.

“La grande differenza” consta di 111 pagine comprendenti la dedica dello scrittore, uno scritto di Maurizio Marchiori (Ex Vice Presidente Marketing Diesel U.S.A.), la prefazione di Mascia Selmo (coach certificato, esperta di filosofia e lingue orientali e nuove tecnologie per la comunicazione), introduzione, quindici capitoli e conclusione. Ogni capitolo è introdotto da una citazione pertinente con il corpo dello stesso ed è concluso da un utilissimo riepilogo denominato “Concetti chiave”. Lo stile prosastico è colloquiale e trascinante, sin dall’introduzione Sebastiano presenta se stesso come figlio, padre, marito, manager e scrittore sostenendo che è possibile avere più “doveri soddisfacenti” nella società se si utilizza una mappa, un criterio logico di azione e di comprensione della realtà che ci sta attorno.

Lo stress trova una vasta gamma di cause anche nei piccoli problemi chiamati anche induttori di stress.

Sono tanti, più di quanti sono gli esseri umani.

Pensateci. Il collega che fa scattare in continuazione il meccanismo della penna, il rumore dell’auto davanti alla nostra casa, il capo che ci chiama per una riunione sempre cinque minuti prima della fine della giornata, il bambino che ci tiene svegli la notte prima di un importante avvenimento professionale.”

Come combattere lo stress? Come interpretare i segnali giusti per pianificare le nostre priorità? Come fissare nuovi obiettivi? Come stabilire ciò che potrebbe darci soddisfazione congiungendo  il campo professionale e le passioni?

No, “La grande differenza” non è un libro che assicura gloria e ricchezza ma bensì trasmette un metodo di conoscenza per trovare la serenità e l’armonia nella vita a seconda delle aspettative di ciascun lettore.

Non voglio improvvisarmi psicologo dell’umanità, ma per certo questa inclinazione a compiacere il prossimo, soprattutto quando riveste i panni di un superiore, gerarchico o funzionale che sia, non è necessariamente buona nel processo del raggiungimento degli obiettivi.

Anche la nostra autostima ne risente e alla lunga credo ne soffra pure l’organizzazione per cui si lavora.”

Vi lascio il link del sito di Sebastiano Zanolli per maggiori informazioni e curiosità:

http://www.sebastianozanolli.com/cms/

Ed il link per ordinare “La grande differenza” e le altre sue pubblicazioni:

http://www.sebastianozanolli.com/cms/?page_id=144

Link recensione “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis”:

"Dovresti tornare a guidare il camion Elvis", di Sebastiano Zanolli, Franco Angeli Edizioni

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa di Sebastiano Zanolli

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Resoconto della serata Incontro con l’autore promossa da Federico Li Calzi

Il 4 marzo 2011 a Canicattì (AG), presso la Sala Convegni di Palazzo Stella, si è svolto l’evento “Incontro con l’autore” dedicato al docente universitario, poeta, scrittore e saggista Enrico Testa. La serata è stata promossa dal poeta Federico Li Calzi e curata dall’Associazione Scrittori e Artisti Agrigentini.

Il Prof. Enrico Testa (Genova, 1956) insegna Storia della Lingua Italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova. Dottore di ricerca in Scienze letterarie all’Università di Pavia e ricercatore di Linguistica italiana presso l’Università per Stranieri di Siena dal 1991 al 1998, è diventato professore associato di Storia della Lingua italiana nel 2000 e poi, nel 2005, ha vinto il concorso di professore ordinario sempre nella stessa disciplina. Ha pubblicato per Einaudi, Lo stile semplice. Discorso e romanzo (1997), Montale (2000), Eroi e figuranti. Il personaggio nel romanzo (2009), nonché le raccolte poetiche In controtempo (1994), La sostituzione (2001), Pasqua di neve (2008) e L’esistenza. Tutte le poesie 1980 – 1992 (2010); e sempre per Einaudi ha curato anche il Quaderno di traduzioni di Giorgio Caproni (1998) e l’antologia Dopo la lirica. Poeti italiani 1960-2000 (2005). I campi di ricerca sono principalmente lo studio del parlato in prospettiva diacronica e nei suoi rifacimenti letterari, l’analisi della lingua poetica e narrativa del Novecento e l’indagine sui risvolti stilistici e compositivi della categoria del personaggio romanzesco.

L’evento “Incontro con l’autore” è stato coordinato dalla giornalista Deborah Annolino e presentato dal poeta canicattinese Federico Li Calzi, con l’intervento del docente universitario Prof. Nuccio Mula (scrittore e critico internazionale d’arte e letteratura, Presidente dell’Associazione Scrittori e Artisti Agrigentini).

Sono stati quasi un centinaio i presenti all’evento, fra i quali numerose personalità del contesto culturale e sociale della Provincia. Nel corso dell’evento il Prof. Testa ha trattato diverse argomentazioni trascinato dalle distinte domande di Deborah Annolino e di Federico Li Calzi. Si è parlato concretamente di cultura odierna, delle diverse accezioni di poetica, del poetare dell’illustre ospite genovese, sulla problematica delle case editrici d’oggi. Degna di nota la pertinente analisi del Prof. Nuccio Mula sul percorso letterario del Prof. Testa.

La serata si è conclusa con la lettura di alcune fra le più belle poesie del Prof. Enrico Testa.

Federico Li Calzi ci racconta qualcosa della serata:

“Il taglio che ho dato alla serata è stato quello di una discussione culturale, avente come protagonista  una delle personalità di maggiore rilievo della poesia contemporanea, per meriti e titoli. Come già il titolo, “Incontro con l’autore”, faceva presentire è stato un incontro informale. La coordinatrice, Deborah Annolino, ha sapientemente dosato, poche e mirate domande, al Prof Testa, che, con la modestia che contraddistingue in genere gente di alto livello, ha espresso  considerazioni sulla propria poetica; sulla poesia nel mondo di oggi come sfida editoriale persa.   Ho inoltre apprezzato, per profondità e capacità d’intuire, l’intervento critico del Prof.  Nuccio Mula, che con una attenta analisi dei testi poetici dello scrittore genovese ne ha spiegato la filosofia poetica. L’evento si è concluso con un “recital” di poesie del Prof Testa.”

Lascio il link del sito del promotore de “Incontro con l’autore” nel quale potrete scaricare gratuitamente la sua raccolta intitolata “Poetica Coazione” :

http://www.federicolicalzi.it/

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa “Poetica Coazione”

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Guidare Oggi, di Vincenzo Di Michele, Curiosando Editore

I ripetuti lanci di sassi e altri oggetti in corrispondenza dei cavalcavia, hanno indotto le autorità alla decisione di numerare tutti i sovrapposti stradali. Nell’eventualità si ravvivasse la presenza di azioni di disturbo alla circolazione stradale da parte di persone presenti su detti sovrappassi, nell’avvisare le forze dell’ordine si potranno quindi fornire con precisione, il numero della strada e del cavalcavia.”

“Perché non succeda agli altri, ciò che è successo a noi”: la pericolosità delle strade, gli indugi dei conducenti, la poca conoscenza delle nuove regole europee, la segnaletica, i casi speciali, le assicurazioni, la distanza dai veicoli, testimonianze, il trasporto di attrezzature sportive, ed i consigli utili che si dovrebbero sapere per una guida più sicura per se stessi, la propria famiglia e gli altri.

Guidare oggi”, edito nel settembre del 2010 dalla casa editrice Curiosando Editore, è la terza pubblicazione dello scrittore e giornalista pubblicista Vincenzo Di Michele (1962, detto Enzo), esperto in materia di circolazione stradale con pubblicazioni in tali argomenti nelle riviste: “ Nautica”, “Professione Camionista”, “M.A.D” (Macchine Agricole Domani), “ Windsurf”, “Vela e motore”, “Informatore Agrario”.

Di Michele ha esordito nel 2006 con “La famiglia di fatto” pubblicato dalla casa editrice Firenze Atheneum Edizioni, segue due anni dopo un vero e proprio successo editoriale: “Io, prigioniero in Russia” (in omaggio a suo padre Alfonso giovane alpino abruzzese partito nel 1942 da Intermesoli  frazione di Pietracamela  per la  Russia nella II Guerra Mondiale), edito da Maremmi Editori e successivamente con “La Stampa” riuscendo a superare le 50.000 copie vendute. “Guidare oggi” ha ricevuto l’apprezzamento del Presidente della Repubblica, l’encomio del Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, nonché  la partecipazione attiva del Presidente dell’AIFVS (Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada) Giuseppa Cassaniti Mastrojeni.

“Guidare oggi” consta di introduzione e nove capitoli di diversa estensione. Nell’introduzione abbiamo l’esplicazione, da parte dell’autore, del perché di un progetto editoriale che contribuisce culturalmente alla divulgazione di insolite problematiche correlate alla circolazione stradale, e la lettera aperta del Presidente dell’AIFVS che si complimenta con il Dott. Di Michele per la sua sensibilità sull’argomento. Seguono sette testimonianze di persone colpite dal dolore per aver perso un proprio caro a causa di un incidente stradale. L’autore ha deciso in accordo con l’editore, di eliminare due capitoli del libro per inserire le testimonianze, inviate dal Presidente, e dunque per dare voce ai parenti delle vittime (dal bambino di 4 anni all’anziana di 79 anni) che facilmente vengono dimenticati ed anzi oltraggiati. In tal modo il lettore e le Istituzioni vengono sollecitati al ragionamento sulle possibili conseguenze in seguito ad incidenti stradali. Ed a tal proposito, una  particolare attenzione deve essere alla copertina del libro “Guidare Oggi”: veramente evocativa e suggestiva  per non dire imbarazzante nel senso tragico, con quel bambolotto disteso selvaggiamente sulla strada, proprio a richiamare la drammaticità correlata al fenomeno delle stragi stradali.

Portare un passeggero davanti al guidatore – nel caso specifico appunto un bambino – è rischiosissimo per una serie di motivi. Innanzitutto per la difficoltà di guida e di manovra, considerando che difficilmente, il bambino resta fermo per un lungo periodo di tempo. Può così capitare che si giri improvvisamente per guardare qualcosa che ha attratto la sua attenzione, o magari che alzi repentinamente la testa, …

Il nono capitolo “Le risposte ai quesiti più impensati” rappresenta un vero e proprio forum con domande e risposte su argomentazioni che, alcune volte, si danno per scontate o sulle quali non si presta molta attenzione ma che, invece, si dovrebbero conoscere per attuare quei piccoli accorgimenti che potrebbero anche salvare la nostra vita e quella di chi viaggia con noi. Alcuni esempi di domande:

Che cosa si deve fare in caso di deterioramento della patente di guida?

Sulle corsie di emergenza delle autostrade, in quali casi è permessa la sosta?

Quali sono i limiti di velocità di un’automobile che traina un rimorchio leggero?

Si può condurre un’automobile con un’ingessatura al polso?

Che cosa è il tachigrafo digitale? A che serve?

Si può essere esentati dall’obbligo delle cinture di sicurezza per malessere fisico?

Per coloro che volessero saperne di più dell’autore lascio il link diretto che riporta direttamente al suo curatissimo sito nel quale potrete seguire le novità sulle sue pubblicazioni ed eventi:

http://www.vincenzodimichele.it/

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa di Vincenzo Di Michele

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Poetica Coazione, di Federico Li Calzi, recensione di Pietro Seddio

Di seguito la recensione di Pietro Seddio ne “Il Convivio” di Catania. Pietro Seddio è un regista teatrale, saggista, romanziere, poeta ed è stato inoltre tra i fondatori del Gruppo T. M. 17, del Piccolo Teatro Pirandelliano di Agrigento e della Cooperativa Piccolo Teatro “Italo Agradi” di Pavia.

“La connotazione poetica si avvale di una caratura umana ed intellettuale con aggrovigliati sentimenti di passione, di vita, di morte, espressioni di un mondo interiore che l’autore utilizza e canalizza in forme espressive liriche di notevole pregio. Il mondo altalenante che lo circonda viene a presentarsi come “oggetto” di riflessione e nell’analisi conseguente egli è capace di immergere le sue mani per toccare e conoscere la materia, quella stessa che sotto certi aspetti sembra informe e fissata nel tempo.

Ma la sensibilità di Federico Li Calzi, riesce a smuovere questo “oggetto incriminato” per renderlo vivo e palpitante infondendo la sua anima e la sua così spiccata sensibilità che alla fine sono a valorizzare il suo essere “poeta”. Non uno d’occasione, sprovveduto, pronto per l’uso, ma profondo in quanto quella materia si affastella, nel prosieguo delle composizioni, anche di colori, di vita, di sensibilità; di tutti i sentimenti che sono dotazione imprescindibile di ogni essere umano.

È del tutto scontato che le poesie sono formate di parole e proprio queste assumono un significato del tutto particolare perché vengono inserite nel contesto della composizione poetica come tante tessere in un mosaico. Si potrebbero citare una infinità di esempi, ma si consiglia una attenta lettura così come consiglia la prefazione profonda e determinata del prof. Nuccio mula che dà una connotazione letteraria di assoluto spessore facendo sì che l’opera del Nostro acquisisca più determinata identificazione pregiandosi di un così conosciuto prefatore.

Molto giustamente, coerente con la sua formazione artistica, in “quarta di copertina” fa riferimento al concetto di Poesia (quella vera) che deve ritrovare (stante la continua inflazione per la nascita indiscriminata di “poeti” da non leggere) la forza di tornare ad essere l’epicentro della vita culturale della società che non può fare a meno di questa meravigliosa forma d’espressione che da sempre accompagna il cammino dell’uomo.

Nella sintesi che vuole evidenziare il nucleo della completezza lirica e della conseguente capacità di tradurre la Parola in Poesia si può affermare che il libro di Li Calzi “Poetica Coazione” può essere annoverato a ragione ben veduta come una esperienza (la sua prima dal punto di vista editoriale) assai positiva e come ha sollecitato il prof. Mula, si consiglia una approfondita lettura per il piacere di immergersi in questo ricco mondo sensitivo e palpitante per poterne avvertire i profumi, sentire la melodie, respirare quell’aria salubre che aiuta a guardare con fiducia all’avvenire in un momento di caos dove i valori si sono persi e dove le coscienze si sono ottenebrate.

Un momento di vera letteratura, di espressione lirica che merita i complimento e la sollecitazione a continuare per avere l’opportunità di leggere altri pregevoli testi che saranno ad arricchire il nostro patrimonio culturale.”

Vi lascio il link della biografia di Federico Li Calzi:

http://oubliettemagazine.com/2011/02/16/federico-li-calzi-vita-opere-e-critica/

Link sito dell’autore nel quale potrete scaricare gratuitamente “Poetica Coazione” e link pagina facebook:

http://www.federicolicalzi.it/

http://www.facebook.com/pages/Federico-Li-Calzi/188911001130172

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa “Poetica Coazione”

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Dovresti tornare a guidare il camion Elvis, di Sebastiano Zanolli, Franco Angeli Edizioni

La creatività è un grande strumento che accompagna e sostiene le vie del talento.

Siete talentuosi perché avete creatività.

Mentre potete avere talento ma mancare di creatività.

E finirete nel mucchio dei talenti sprecati.

Può essere, a volte i talenti vanno a chi non li userà.

Un peccato per tutti.

La creatività è alla radice del processo di autorealizzazione.

Creatività, talento, autorealizzazione. Parole che ormai sono nella bocca di tutti ma che si perdono in accezioni antiche oggetto d’attenzione per riuscire a conoscere il genio che si nasconde dentro ognuno di noi, quella qualità speciale che il più delle volte non si nota a causa della vita frenetica o della noia che assale le giornate.

Dovresti tornare a guidare il camion Elvis”, edito nel 2010 presso la casa editrice Franco Angeli Edizioni nella collana “Trend”, è la quinta pubblicazione di Sebastiano Zanolli. Sebastiano nasce nel 1964 a Bassano del Grappa (VI), si laurea in Economia e sfrutta la sua laurea come Direttore Generale di Diesel Italia, filiale italiana di Diesel, ed attualmente ricopre l’incarico di Amministratore Delegato di 55DSL, società streetwear del gruppo Only The Brave ( Diesel). Ma Sebastiano ha sempre coltivato la passione per la scrittura, una passione che viene notata dal pubblico dei lettori nel 2004, anno della sua prima pubblicazione “La grande differenza. Una mappa utile per raggiungere le proprie mete”. Questa prima conferma è seguita da “Una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane. Creare reti di relazione per affrontare il caso di ogni giorno” nel 2005; “Paura a parte. Riflessioni e suggerimenti sul lavoro, la vita e la paura in un mondo precario” nel 2006; “Io, società a responsabilità illimitata. Strumenti per fare la grande differenza” nel 2008.

“Dovresti tornare a guidare il camion Elvis” consta della nota introduttiva scritta da Donatella Rettore e di dodici capitoli di lunghezza variabile per un totale di 112 pagine. Ogni capitolo si apre con una citazione che riprende metaforicamente il contenuto del libro e che, quindi, prepara artisticamente il lettore al pensiero di Sebastiano. Il quinto capitolo è stato scritto da Bruno Viano, psicologo del lavoro ed amministratore di Insight Italia Srl.

Attraverso spunti letterari, filosofici, d’attualità, sportivi, sociologici, antropologici, cinematografici, l’autore cerca di risolvere alcuni dubbi del lettore sull’essenza del talento e sulle possibili direzioni di questo. Siamo in un mondo che è già mutato e che continuamente muta. Sebastiano, con questa sua pubblicazione, ci illustra alcune regole per facilitare la comprensione di ciò che si può fare se solo si ha la forza di volontà e le conoscenze adatte. Perché, ovviamente, si tratta di conoscere:

Se solo leggiamo 10 pagine al giorno (circa 20 minuti), in un mese possiamo leggere un tomo di 200 pagine, riposandoci nei week-end.

Su base annua, riposandoci anche tutto agosto e dicembre, potremmo leggere dai 10 ai 15 libri relativi a una data materia di nostro interesse, il che farebbe di noi dei veri esperti del settore.

È una maniera per costruire quell’alternativa di cui parlavamo.”

E, Sebastiano parla di alternative in “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis”, alternative alla noia, al lavoro che non ci soddisfa, al lavoro che non riesce a farci pagare l’affitto e le bollette. Badate bene che questo non è un testo miracoloso che risolverà tutti i problemi dopo la lettura ma è piuttosto un testo che informa sulle concepibili vie da percorrere, sul come iniziare, sul come capire dov’è la punta del nostro iceberg. Lo stile di Sebastiano è colloquiale, semplice, diretto, chiaro ma con un’attitudine letteraria di un certo spessore ed una sana ironia che non guasta mai.

“Quando sei tu a non sapere che talento hai? Succede spesso, forse il motivo per cui molti hanno in mano un libro così è proprio questo.

Forse non è sempre semplice ed evidente come per i campioni sportivi più famosi o per i musicisti o i cantanti, forse non è qualcosa per cui siamo preparati, ma è necessario riflettere e mettere in conto un po’ di considerazioni sul tema.”

Vi lascio il link del sito di Sebastiano Zanolli per maggiori informazioni e curiosità:

http://www.sebastianozanolli.com/cms/

Ed il link per ordinare “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis” e le altre sue pubblicazioni:

http://www.sebastianozanolli.com/cms/?page_id=144

Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa di Sebastiano Zanolli

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Roma: Inaugurazione atelier d’arte “degliZingari Gallery” 4 dicembre 2010

Sarà il 4 dicembre 2010 alle ore 19.00 la data e l’orario di apertura dell’atelier d’arte “degliZingari Gallery” situata a Roma nel Rione Monti, conosciuto anticamente con il nome di Suburra. Un’inaugurazione che, sin da subito, vuole definire l’impronta artistica della sua politica sincrona e multisfaccettata rivolta verso un pubblico che ha bisogno di esplorare le possibilità della  coesistenza senza limitazioni diatopiche.

Dal 4 al 20 dicembre, infatti, la galleria ospiterà la collettiva internazionale “L’Equilibrio degliZingari” che prevede un itinerario immerso nell’arte contemporanea con pittura, fotografia, scultura, installazione e video arte nel quale, per dirla alla Sabatini Coletti, l’equilibrio diviene “quella situazione in cui nessun elemento prevale sugli altri” ma risulta necessario per la stabilità dell’insieme.

Saranno presentati quarantacinque artisti provenienti da tutto il mondo tra i quali possiamo citare Piera Campo (Sand Gallery di Groningen), Luan Bajraktari (Magma Museum), Samuele Vesuvio Wiedmer (Offene Ateliers a Burgdorf), Juan Josè Molina (Candid Art Gallery di Londra).

La collettiva è sotto la direzione della Dott.ssa Claudia Pettinari con l’affiancamento del Dott. Massimiliano Alberico Grasso. L’evento darà anche modo di sorseggiare una raffinata scelta di vini offerta dalla cantina vitivinicola Colle Picchioni.

La galleria “degliZingari Gallery” comprende due sale, la Brecht e la Dalì. Diretta da Claudio Miani (Vice-Presidente associazione culturale d’arte e cinematografia nazionale ”Cinem’art”) e Luciana Cameli (Presidente associazione culturale nazionale “You Artist”) è un luogo di incontro tra artisti e spettatori nel quale si opterà per il dialogo e per le diverse interpretazioni del pensiero creativo dando avvio ad un nuovo sviluppo della città e dei suoi abitanti.

Si avrà, così, la possibilità di poter assistere e partecipare a reading letterari, rassegne e retrospettive cinematografiche, teatro off, workshop, backstage, casting ed esposizioni d’arte contemporanea.

Sarà possibile visitare l’esposizione dei quarantacinque artisti dalle ore 10.00 alle ore 17.00 dal martedì al sabato presso la sede dell’atelier, in via degli Zingari, 52/54 – 00184 Roma.

Per info:

www.deglizingari.it

[email protected]

tel. 06.89538915 – 328.7133184

Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa You Artist

[email protected]

http://www.youartist.info/

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Concorso Artistico “You Artist Talent”

Quando la libertà artistica viene meno forse dovremo tutti chiederci il perché ed avanzare qualche altra proposta che sia realmente interessata alla comunicazione piuttosto che al commercio.

L’associazione culturale nazionale You Artist è alla continua ricerca di questa libertà d’espressione e per dare la possibilità a chiunque di potersi manifestare con le proprie opere ha indetto un concorso culturale gratuito: il “You Artist Talent”.

Il “You Artist Talent” è diviso in sei sezioni che inglobano l’arte tout court, abbiamo dunque la sezione “Letteratura”, “Musica”, “Teatro”, “Performance”, “Film”, “Arte, Fotografia, Scultura e Video Art”.

Sarà una giuria esperta che valuterà le opere e gli artisti per dar loro modo di esibirsi al festival artistico “You Artist Festival” che si terrà a marzo/aprile del 2011 a Roma nello Spazio Cerere del quartiere San Lorenzo. La giuria dovrà anche assegnare 3 Premi Speciali a coloro che riterrà maggiormente meritevoli.

La deadline di consegna del materiale è il 12 febbraio 2011, si potrà inviare via email [email protected] o tramite posta ordinaria:

You Artist via di Porta Labicana, 27 – 00185 Roma.

Solamente per la sezione “Film”(lungometraggio, corto, documentario) e per Video Art si chiede l’invio tramite posta ordinaria, pena l’esclusione dal concorso.

Si dovrà allegare una scheda di presentazione delle opere ed ovviamente anche questa segue la politica Free dell’associazione You Artist: l’artista avrà la possibilità di introdurre se stesso e la sua creazione come meglio ritiene.

Non ci sono restrizioni particolari di genere: la libertà per l’appunto è ciò che caratterizza questo interessante concorso. Ogni concorrente potrà partecipare a più categorie artistiche inviando, però,  una sola opera per sezione.

Nella sezione “Letteratura” si potrà partecipare con opere inedite ed edite senza limiti di genere e lunghezza.

Nella sezione “Musica” si potrà partecipare con gruppi musicali o solisti, senza limiti di genere, si potrà inviare via email 4 tracce musicali oppure si potrà inviare il link MySpace.

Nella sezione “Teatro” si accetterà qualsiasi progetto senza limiti di genere ma con una durata massima di 25 minuti.

Nella sezione “Performance” si potrà partecipare con qualsiasi progetto artistico, con una durata massima di 10 minuti.

La sezione “Film” vede una diversificazione interna e comprende lungometraggi (durata minima 75 minuti), cortometraggi (durata massima 30 minuti), documentario e sceneggiatura (stessa durata di corto e lungo).

Per la sezione “Arte, Fotografia, Scultura e Video Art” si accettano un massimo di 10 opere ad artista ed un video art con durata massima di 20 minuti.

L’email di riferimento per info è: [email protected]

Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa You Artist

[email protected]

http://www.youartist.info/

http://www.youartist.info/258/you-artist-talent-concorso-culturale-gratuito/

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