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Riforma del Lavoro: le probabili novità

La Riforma del Lavoro pensata dal Governo Monti segnerà la fine dell’articolo 18, uno dei principi cardine dello Statuto dei lavoratori. La norma resterà solo a protezione dei licenziamenti discriminatori. Questo l’architrave è quanto è venuto fuori dal vertice con i sindacati e la Confindustria. Altri punti importanti toccati dalla riforma saranno lo sfoltimento dei contratti, ad oggi una vera e propria giungla, interventi a favore della flessibilità in entrata, cioè la creazione di metodi per facilitare l’accesso all’impiego di giovani e donne (a tempo determinato, di inserimento, apprendistato, a tempo parziale, a progetto, intermittenti, partite iva, associazione in partecipazioni, accessori e tirocini) e l’introduzione di nuovi ammortizzatori sociali, che diventerebbero operativi nel 2017 e soltanto in via transitoria nel 2016. Inoltre, il contratto a tempo indeterminato diverrà dominante su tutti gli altri per adeguare il mondo del lavoro ai cambiamenti economici del momento. Ma vediamo quali sono gli aspetti principali della Riforma del Lavoro.
L’ Articolo 18 resta valido solo per i licenziamenti discriminatori e varrà anche per le PMI, cioè le aziende con meno di 15 dipendenti. Il reintegro del lavoratore sarà accompagnato dal versamento dei contributi. Quanto ai licenziamenti per motivi disciplinari, il caso sarà rinviato al giudice che potrà decidere per un indennizzo, fino ad un massimo di 27 mensilità, o per il reintegro del lavoratore. Per i licenziamenti individuali dettati da motivi economici, ci sarà un risarcimento variabile da un minimo di 15 mensilità fino a un massimo di 27, pari all’ultima retribuzione ottenuta. Sulle Partite Iva, se l’opera del lavoratore è svolta presso un committente, dopo sei mesi di attività, rientrerà nei parametri di lavoro subordinato.
Il percorso nel mondo del lavoro comincerà con un contratto di apprendistato, un vero investimento in capitale umano da parte dell’impresa, con l’obiettivo di formare il lavoratore per poi confermarlo tra le proprie fila, stabilizzandone la posizione. E’ prevista una certificazione dell’apprendistato che evidenzierà le competenze acquisite del lavoratore in modo tale che, in caso di mancata conferma, possa essere riutilizzato per cercare una nuova occupazione. Si vuole mettere fine agli stage gratuiti: dopo la laurea o dopo un master, quando si arriverà in azienda, si la prestazione fornita dovrà essere retribuita. I contratti a tempo determinato non potranno essere reiterati per oltre 36 mesi e successivamente, il contratto diventerà a tempo indeterminato. Quest’ultimo sarà meno blindato, ma non privo di tutele. Per disincentivare l’utilizzo eccessivo di contratto a tempo determinato, quest’ultimo costerà di più e sarà previsto un premio per la stabilizzazione del lavoratore. Per finanziare l’Assicurazione Sociale Per l’Impiego, sarà applicata un’aliquota addizionale dell’1,4% sul contratti a tempo determinato. L’Aspi rimpiazza il vecchio assegno di disoccupazione e la sua importanza, ha detto Fornero e rappresenta un sostegno che non sarà solo monetario, in quanto prevederà anche e l’attivazione di altre politiche attive. L’Aspi durerà 1 anno per lavoratori fino a 54 anni e, in termini di assegno, al massimo potrà arrivare a 1.119 euro. La formazione diventa un punto fondamentale della riforma, mentre il lavoratore non potrà rifiutare una nuova occupazione pena la perdita del sostegno al reddito. Il Governo vuole creare anche dei fondi di solidarietà grazie ai soldi dalle imprese, per sostenere i lavoratori anziani che dovessero perdere il lavoro. Saranno introdotti anche nuovi ammortizzatori sociali, con l’obiettivo di non lasciato solo il lavoratore. La Cassa integrazione ordinaria sarà mantenuta e la Cisg confermata ma verranno eliminate le causali per cessazione di attività. La Riforma del Lavoro prevede una norma contro le dimissioni in bianco ed inoltre saranno sperimentati i congedi di paternità che saranno finanziati dal Ministero del Lavoro.

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