E-governance, e-procurement, e-poli, carta di identità elettronica, firma digitale, sportelli telematici per l’impresa, dichiarazione dei redditi on line. Usiamo le reti telematiche quasi senza accorgercene. Quando preleviamo denaro dal Bancomat, per esempio, oppure facciamo un’operazione in un ufficio postale o ci abboniamo a un fornitore di servizi telefonici. Siamo in rete quando facciamo una telefonata con il cellulare e paghiamo la tassa di circolazione o acquistiamo con la carta di credito, nel senso che i nostri dati personali, il luogo e l’ora in cui eseguiamo l’operazione, sono registrati negli enormi database — archivi computerizzati — delle aziende e degli enti con cui entriamo in contatto. Non a caso la legge sulla privacy impone che il cittadino esprima il suo consenso al trattamento e all’uso delle informazioni che lo riguardano. Con Internet tutti, prima o poi, dovranno confrontarsi, per non essere travolti da quello che gli esperti chiamano “digital divide”, divario digitale. Un incombente nuovo muro che rischia di accentuare la frattura tra il Nord e il Sud del mondo ma anche all’interno dei paesi sviluppati, tra gli “bave” — quelli che sanno usare le nuove tecnologie — e gli “have not”, gli esclusi, i nuovi pària, gli analfabeti dell’era digitale. L’e-government consente ai governi di creare un nuovo rapporto con i governati.
Maggiore fiducia e partecipazione, si disse a Napoli durante il Global Forum 2001, in cambio di servizi più rapidi ed efficienti. Nel rapporto dello stesso anno sulle reti civiche e i servizi telematici locali, promosso dalla Rete Urbana delle Rappresentanze, Censis e Formez, si disse che “dal punto di vista quantitativo, i siti delle amministrazioni comunali sono ormai presenti, infatti, in quasi due terzi dei comuni italiani con almeno 5.000 abitanti, mentre i comuni capoluogo e le province si avvicinano alla totalità di presenze, così come accade alle regioni. Dal punto di vista qualitativo, l’analisi registra una generale tendenza verso il miglioramento dell’offerta: il miglior comune classificato lo scorso anno (Bologna) aveva raccolto un punteggio di 70/100 mentre quest’anno arriva al punteggio di 79. Lo stesso vale per la miglior provincia (Modena), che passa da 49 a 68 punti e la migliore regione (Emilia Romagna), che raggiunge 77 punti contro i 60 dello scorso anno”. Insomma, non siamo più soltanto ai “siti vetrina”, ma c’è ancora molta strada da fare per arrivare alla completa disponibilità in rete dei servizi pubblici e, soprattutto, a un riequilibrio omogeneo dell’offerta sul territorio nazionale.
Occorre parlare dell’impatto delle tecnologie informatiche sull’organizzazione della macchina burocratica dello Stato, nella scuola, nelle aziende, nella vita di tutti i giorni. Si raccontano le esperienze di maggior pregio nelle regioni e nelle città italiane all’avanguardia. Città digitali che distribuiscono servizi concreti; la sanità pubblica che offre ai malati-utenti la possibilità di continuare a essere curati anche grazie a Internet; gli enti pubblici che risparmiano con l’approvvigionamento telematico (e-procurement). Affrontare infine il delicato tema del voto elettronico (e-poli), che fa risparmiare tempo e denaro, con i primi progetti operativi.
Impossibile essere esaustivi. Internet va più in fretta di qualsiasi tentativo di sintesi. E come tentare di scattare una fotografia a un soggetto che si muove a velocità supersonica.
Scrivere per quanti sono incuriositi o attratti dal mondo digitale ma ne restano alla larga per timore nei confronti delle tecnologie. Insomma, parlare ai non addetti ai lavori. E un auspicio per tutti noi cittadini: meno file, più file (nel senso di documenti digitali).
Il cittadino digitale? È una realtà e cresce giorno dopo giorno. Possiamo oggi affermare che la Pubblica Amministrazione non è più un “territorio complesso”, affidato a leggi antiche e a funzionari con mentalità burocratica: il dibattito internazionale si sta finalmente sviluppando e mette in evidenza la determinazione di tutti i Paesi a usare la leva dell’Information Communication Technology nella Pubblica Amministrazione per contribuire allo sviluppo economico e sociale e l’Italia in particolare è riconosciuta come leader in questo settore. Migliorare l’efficienza della Pubblica Amministrazione attraverso una diffusione capillare e metodica dell’innovazione gioca oggi un ruolo fondamentale per la competitività del sistema Paese, la qualità della vita e il rapporto tra le Istituzioni e i cittadini: l’e-government diventa quindi un obiettivo politico prioritario.
Sin dal 1996 Smau ha seguito con attenzione l’evoluzione di questi concetti. Abbiamo visto crescere e affermarsi una nuova Pubblica Amministrazione, capace di reinventarsi in una logica innovatrice di cooperazione. E il risultato è oggi ben visibile: la carta d’identità elettronica è già una realtà per i residenti di diversi comuni italiani e all’ultimo Smau era sufficiente visitare il padiglione dedicato ai servizi per il cittadino per rendersi conto che il domani va anche più in là: la carta dei servizi diventerà un passepartout per muoverci più agevolmente nelle nostre città, pagare il bollo de-l’auto è ormai questione di un clic, le prime sperimentazioni per il voto elettronico sono già iniziate e la dichiarazione dei redditi on-line è una delle aree in cui il nostro Paese è più avanti degli altri.
Ma se i temi aperti sono tanti bisogna considerare anche i rischi. Primo tra tutti, il digital divide tra le nazioni, all’interno dello stesso paese e tra le diverse generazioni – che può rappresentare uno dei freni maggiori allo sviluppo della società dell’informazione e all’ammodernamento del sistema Paese. Infatti uno sviluppo disarmonico, un paese a due velocità, costituirebbero un ostacolo alla diffusione dei servizi e alla disponibilità di skills e risorse umane adeguate.
Altro tema aperto è quello della privacy: l’epoca attuale e gli anni futuri rappresentano un periodo storico nel quale si avverte da parte del cittadino una diffusa esigenza di ricevere una forte tutela della sfera privata. Un uso dell’informazione non oculato e rispettoso dell’individuo potrebbe creare misure difensive fin troppo rigide e lo stesso e-commerce ne potrebbe risentire. Molte cose si possono costruire con interventi finanziari e piani d’intervento, ma non va dimenticato che la materia prima in questi casi è la cultura sociale dell’innovazione: un compito al quale negli ultimi decenni non si è sottratto Smau, che ha concorso a trasformare i giovani entusiasti di ieri nei professionisti dell’IC”I” di oggi e nei cittadini digitali di domani.
La nascita del cittadino digitale è stata accompagnata da grandi trasformazioni e grandi numeri: i 25 milioni di navigatori web in Italia, l’elevata penetrazione della telefonia mobile che tra non molto raggiungerà quasi il 100 per cento, sono elementi che 15 anni fa sarebbero risultati inimmaginabili. E quando la tecnologia e i grandi numeri si incontrano, i cambiamenti sono non solo quantitativi ma anche qualitativi. Sorgono nuovi mercati, cambiano quelli tradizionali, mutano gli stili di vita e sono richieste nuove competenze. Accompagnare questa trasformazione con lo spirito necessario per farne una grande occasione di crescita sociale e di sviluppo per il Paese è l’obiettivo che noi tutti, e Smau in prima linea, dovremo perseguire con coerenza.
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