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Ossidiana e pomice

L’ossidiana, durissima roccia vulcanica vetrosa, nera e rilucente non I viene prodotta da tutti i vulcani. Con essa si ricavavano richiestissimi utensili, raschiatoi, punte di freccia e lame meno resistenti della selce ma di gran lunga più dure. I grandi giacimenti di questo minerale trovati dall’uomo neolitico nelle Eolie sono stati un vero e proprio terno al lotto che ha decretato uno staordinario sviluppo della civiltà nell’arcipelago, l’edificazione di villaggi, l’intensificarsi di scambi commerciali via mare. La scoperta del rame, e poi del bronzo, invece, ha determinato la progressiva fine dell’utilizzo deir”oro nero” delle Eolie. La pomice è una varietà porosa dell’ossidiana di cui ha la stessa composizione. Ha un colore grigio-biancastro ed è leggerissima al punto da galleggiare sull’acqua. Nel lontano passato preistorico veniva utilizzata soprattutto come pietra abrasiva sulla quale venivano rifiniti gli utensìli. Anche ai giorni nostri viene utilizzata come abrasivo industriale (i jeans, ad esempio, vengono scoloriti nelle fabbriche proprio usando la pietra pomice in lavaggi centrifughi). Non solo: mischiata al cemento produce un ottimo calcestruzzo ed è anche un efficace isolante acustico. Le grandi miniere di pietra pomice che hanno sventrato e imbiancato i fianchi di monte Pilato hanno dato lavoro (e silicosi) a generazioni di liparoti, ma negli ultimi anni l’attività estrattiva è in forte calo. Le spiagge bianchissime della costa nord-orientale di Lipari, meta di bagnanti fino all’immediato passato, oggi non esistono più a causa dell’erosione del mare e del divieto di scarico in mare della pomice di scarto che le creava. L’estrazione della pomice, nel passato, era un lavoro pesantissimo e pericoloso che avveniva interamente a mano.

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