- Paintings
“La pittura di Garbati ha lo straordinario pregio di indurci a molteplici percorsi: geografici storici ed interiori.
Il vero dono di un artista è di interpretare il quotidiano e l’ovvio trasfigurandolo sulla base della sua esperienza di vita e sensibilità, fissandolo su tela su marmo su carta, regalandoci così emozioni e diletto estetico.
Ma se l’artista è anche architetto, l’osservazione delle sue opere può stimolare in noi ulteriori riflessioni:quale link collega ad esempio la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze e il Ponte di Brooklyn?Questi due quadri di Garbati solo apparentemente rappresentano l’alfa e l’omega del suo percorso artistico, non lo sono infatti né cronologicamente né emotivamente.
Dalle rassicuranti tonalità terra di Siena del quadro dedicato a Firenze passiamo ai toni dark e vagamente inquietanti con cui Garbati ha interpretato i piloni neo-gotici del ponte simbolo di New York.
In questi così come in tutti i suoi lavori, la totale assenza di umanità balza al nostro occhio, essendo quello dell’artista rivolto verso il dettaglio architettonico quasi estrapolato dal suo contesto, al punto che la cupola del Brunelleschi potrebbe essere non già l’originale ma una copia, magari una ricostruzione in scala destinata ad ospitare un hotel a tema nella luminosa Los Angeles, così come gli archi a sesto acuto del Ponte, tenebrosi incombenti e quasi sinistri, ci fanno pensare a una piovosa e grigia città mitteleuropea.
Luce e ombra.
Ma il vero artista oltre che al nostro senso estetico si rivolge al nostro intelletto e lo stimola.
Quattrocento anni di storia dell’architettura scorrono davanti ai nostri occhi se guardiamo la cupola e il ponte.
Stili e ornamenti e poi stili senza ornamenti hanno condizionato le facciate degli edifici di tutte le città del mondo in questo lasso di tempo – siano essi pubblici di culto o residenziali – regalandoci l’illusione del cambiamento e della novità.
Garbati non poteva saperlo, è notizia recentissima, le ultime sofisticate tecnologie di indagine sul corpo della cupola del Brunelleschi hanno rivelato che l’architetto, primo nella storia, ha utilizzato il cemento armato, il quale sta alla base dell’edilizia moderna.
La storia che l’artista ci racconta nel corso della mostra è una storia fatta di pietre, cemento, calce e ferro filato, e di uomini che in cantieri non poi tanto dissimili nel corso dei secoli hanno costruito, edificato, materializzato progetti, e realizzato così quel panorama artificiale che noi viviamo tutti i giorni: le nostre città.
Ciononostante, l’uomo non compare mai nelle città di Garbati – caratteristica ancor più sorprendente se consideriamo che l’artista è stato anche regista di sfilate di moda, ma per approfondire questo aspetto vi rimando alle note biografiche.
Nulla è antropomorfo in queste città costruite dall’uomo, e questa deumanizzazione dei paesaggi urbani ne evidenzia le geometrie essenziali ma anche evoca in noi l’eco di altri artisti ma il tratto e la tecnica sono tanto personali quanto inconfondibili.”
Vittorio Bianco
A cura di: Hamilton Moura Filho
29/04/2010 – 12/05/2010
SPAZIO STRATO
Via Bertani, 2 – Milano
Ingresso libero
Tel. 0233600141
www.milanoartaffairs.org
[email protected]
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