Uno scienziato ha spiegato la bellezza del suono dei leggendari violini “stradivari”, gli strumenti costruiti dal cremonese Antonio Stradivari che, da trecento anni, sprigionano note di ineguagliabile bellezza nelle mani dei più celebri concertisti. Il suono meraviglioso di questi violini si deve al fatto che il loro costruttore impiegava sali di rame, ferro e cromo, per favorirne la conservazione e per difenderli dalle aggressioni di funghi e batteri. Questo è il risultato di un fisico statunitense, Joseph Nagyvary, esperto di onde sonore della Texas A&M University di College Station, che ha avuto modo di studiare da vicino no di questi magnifici strumenti per cercare di scoprire il segreto del loro fantastico suono.
Antonio Stradivari nacque a Cremona nel 1644 e vi morì nel 1737: fu liutaio, cioè i costruttore di strumenti musicali a corda, più celebre al mondo. L’unico a potere competere con la bravura e la fama di Stradivari fu un altro liutaio cremonese vissuto tra il 1698 e il 1744, Giuseppe Guarnieri del Gesù. Nel corso della sua lunga vita, Stradivari costruì ben millecento strumenti musicali, tra violini, viole, violoncelli, arpe, chitarre e “antenati” delle chitarre ora in disuso come liuti e tiorbe. Di essi, ora, ci rimangono seicentocinquanta esemplari, tra cui cinquanta preziosissimi violini perfettamente funzionanti, il cui valore ha raggiunto quozienti da capogiro: uno di essi, il violino chiamato “Kreutzer Stra”, è stato venduto all’asta nel 1998 per quasi novecentocinquantamila sterline, equivalenti a un milione e trecentomila euro o a due miliardi e mezzo di lire.
Joseph Nagyvary ha svelato il segreto del loro suono purissimo, caldo ed emozionante, così ricercato dai violinisti di ogni epoca. Secondo lo scienziato, Stradivari, oltre che sulla sua indiscutibile capacità tecnica, ha potuto contare su una serie di circostanze estremamente positive. Lo studioso ha infatti sottoposto uno “stradivari” a una risonanza magnetica e a una spettroscopia a raggi infrarossi atti a scoprire se, nella cassa armonica del prezioso violino, vi fossero sostanze diverse dal legno. Ed ecco la scoperta del fisico statunitense, che è stata recentemente pubblicata sull’importante rivista Science, celebre periodico di informazione scientifica. In primo luogo Stradivari visse nella seconda metà del seicento e nei decenni successivi in cui vi fu un mutamento del clima: gli inverni erano più rigidi, le estati brevi, le primavere e gli autunni molto freschi. Ciò determino un cambiamento nelle caratteristiche del legno degli alberi di acero e di abete che Stradivari usava per forgiare i suoi strumenti; fibre più sane, con anelli proporzionati tra loro. Ma la diversa composizione del legno è soltanto una delle cause che contribuiscono alla bellezza del suono dei suoi strumenti. L’umidità dell’aria, il freddo, lo hanno indotto a studiare nuove sostanze per conservare il legno. Ebbene si tratta proprio dei sali di ferro , cromo e rame rinvenuti dalla ricerca di Nagyvary. Tutti questi sali hanno un’azione fungicida e servivano a proteggere il lego di acero dalle aggressioni di funghi e batteri che avrebbero potuto rovinare il legno.
Effettivamente, queste sostanze sono particolarmente presenti nei violini “Stadivari” e “Guarnieri”, mentre altri violini dell’epoca non possiedono queste caratteristiche.
Ma siamo sicuri che il magico suono di questi strumenti dipenda solo dai sali usati per la conservazione? La teoria di Nagyvary è stata fortemente contrastata pur essendo molto interessante e non priva di fondamento, ma non tolgono nulla alla genialità del nostro grande artigiano, anzi, del nostro grande artista Antonio Stradivari, che ha saputo raggiungere l’immortalità con gli splendidi strumenti usciti dalle sue mani e di cui, forse, la scienza non basta a spiegarne il segreto.
No Comments Found