Neanche a ottobre si è vista la fine della crisi dei mercati finanziari. Anzi, sotto certi aspetti ci si è trovati ad affrontare un aggravarsi della situazione generale. Nei mercati monetari è andata allargandosi la forbice a causa soprattutto della crescente sfiducia nel settore bancario. Negli Stati Uniti sono sempre di più gli istituti finanziari che continuano a limitare le garanzie di credito alle imprese, malgrado le recenti e molteplici riduzioni del tasso d’interesse attuate dalla banca emittente americana. Nel solo mese di ottobre la Fed è intervenuta due volte di seguito abbassando il tasso dal 2 per cento all’ 1 per cento e tornando così ai famosi minimi storici del 2003/2004. La curva strutturale degli interessi si è quindi fatta ancora più accentuata. Nel contempo la differenza di rendimento tra i titoli governativi a due anni e quelli a dieci anni ha raggiunto sostanzialmente i 250 punti base e il rendimento dei Buoni del Tesoro a dieci anni – su base mensile – è rimasto pressoché invariato e continua ad aggirarsi intorno a un misero 4 per cento.
I titoli governativi restano anche loro legati al generale scenario economico dominato dalla crisi dei mercati finanziari. Per di più si è rafforzata ulteriormente la tendenza a una riduzione dei rendimenti, dovuta ai crescenti timori di recessione e alla pressione inflattiva che va sensibilmente calando. D’altronde ci sono ben pochi dubbi sul fatto che i risultati della crescita economica che si è avuta nei trimestri scorsi vadano assottigliandosi sempre più. Quasi tutti i settori economici sono stretti nella morsa della crisi finanziaria e questo aumenta le probabilità che il governo americano si veda costretto ad attuare a breve termine un ulteriore programma di aiuto economico per sostenere le pressanti richieste ed esigenze del mercato. Tutto questo andrebbe ad affiancarsi al pacchetto di sostegno di 700 miliardi di dollari (“TARP”) già avviato per il traballante settore finanziario. Al centro di questo piano vi è un possibile intervento con la partecipazione governativa nelle quote capitale dei più importanti istituti di credito, oltre al rilevare le quote dei prestiti scaduti.
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