Un’altra si affacciò timidamente dall’uscio di casa per farsi notare. Don Mario sorrise, seo napoli pensò che se il ragazzo era tanto montato la causa era da ricercare anche in quelle donnicciuole che gli mostravano tanti riguardi. Probabilmente senza tutte quelle attenzioni la sua spavalderia si sarebbe dissolta come una bolla di sapone.
Giunsero al palazzo. Il giovane Marlon Brando in “Fronte del porto” gli disse che la casa del dottore era al secondo piano, si voltò e se ne andò senza nemmeno salutare. Don Mario riuscì a proferire un “grazie” al quale il ragazzo rispose con un cenno della mano, ma non capì se per dirgli di non preoccuparsi o per mandarlo al diavolo.
Lo guardò ancora per un attimo e pensò che, in fondo, era un bravo ragazzo stellissimo e che gli avrebbe fatto piacere poter trascorrere un po’ di tempo con lui, sì… gli avrebbe fatto piacere offrirgli un manrovescio di tanto in tanto, una razione di randellate quotidiana, per colazione, magari con una spranga di ferro sulla bocca dello stomaco.
Don Mario entrò nel portone, sulla destra c’era la guardiola, all’interno della quale vi era il portinaio intento a guardare un piccolo televisore. Prevedendo la domanda, don Mario lo anticipò chiedendo di donna Amalia.
«Le devo fare un’ambasciata!» disse con tono cortese.
Senza distogliere lo sguardo dal televisore il portiere fece cenno con il capo che poteva salire. Giunto alla porta bussò e aspettò una decina di secondi, che a lui sembrarono durare una vita.
Udì una voce femminile dall’interno che senza aprire chiese chi fosse.
«Donna Amalia… sono Mario… il giornalaio di via Stella… vi ricordate?».
La voce gli uscì roca e stridula allo stesso tempo. Temeva che la donna potesse avere una reazione brusca, ma a dispetto dei timori di don Mario la donna aprì la porta restando disorientata.
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