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Cad cam odontotecnica: cosa vuol dire?

Ormai – nel settore dell’odontotecnica e dell’ortodonzia – si sente sempre più spesso parlare di cad cam odontotecnica come di una tecnologia all’avanguardia, rivoluzionaria e ormai insostituibile per chi lavora in questo settore. Ma cosa vuol dire esattamente cad cam e a cosa serve?
Partiamo subito dal significato dell’acronimo di cad cam nel settore odontotecnico, che ci consente di chiarire anche la funzione l’obiettivo e l’utilità di questo tipo di macchinari.
La  tecnologia CAD CAM è una tecnica computerizzata che consente di ottenere un oggetto tridimensionale a partire da un disegno vettoriale effettuato al computer.
I  due acronimi CAD e CAM stanno,  rispettivamente, per CAD (computer aided design) e CAM (computer aided manufacturing) che – traducendo direttamente dall’inglese – vuol dire disegno assistito dal computer e produzione assistita dal computer.
La tecnologia cad cam odontotecnica è nata nel corso degli anni Sessanta e oggi è impiegata nel settore industriale per produrre tantissime varietà di oggetti, soprattutto nel settore dell’odontotiatria, nel quale i sta affermando prepotentemente – soprattutto nel corso di questi ultimi anni – come uno standard di riferimento.
Negli ultimi trenta anni, infatti, il processo di commercializzazione e diffusione di questi sistemi innovativi si è enormemente accelerato e ha visto un  rapido  e  progressivo sviluppo commerciale  e  tecnologico, portando ad una diffusione sempre più capillare di queste tecnologie. Ma come funziona questa tecnologia? La prima fase consiste nel riprodurre l’anatomia del paziente, ovvero rilevare il calco della bocca per visualizzare l’immagine della sua arcata dentaria. Il primo passo è quindi rilevare l’impronta  nel  cavo orale attraverso la scansione e l’acquisizione dei dati attraverso un’immagine.  La scansione è il  metodo principale  per la realizzazione dei modelli virtuali utilizzati nella tecnica CAD. In sostanza, lo  scanner  legge e interpreta l’impronta e crea così un  modello virtuale  (che non è altro che un disegno in 3D)  nello stesso identico modo in cui lo farebbe il tradizionale gesso, ovvero riproducendo in positivo ciò che l’impronta  ha  precedentemente rilevato e “interpretato”  in  negativo nel  cavo orale del paziente.

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