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ProMosaik: a favore del dialogo, della pace e dei diritti umani

 

L’associazione ProMosaik e.V. è stata fondata nel 2014 a Leverkusen, con l’obiettivo di promuovere il dialogo interreligioso e interculturale. L’idea dell’associazione è quella della creazione di un portale, sul quale chiunque possa esprimere liberamente la propria opinione su cultura, politica, religione, diritti umani e letteratura. Il dialogo pacifico ha la priorità assoluta. Come già lo stesso nome lascia intendere, l’associazione auspica un mondo pieno di colori, differenze e tasselli di un mosaico, che imparino a conoscersi e creino dei ponti per incontrarsi. L’associazione ProMosaik persegue l’obiettivo di vedere positivamente le differenze e di tenere sempre a mente questa dimensione positiva della diversità, per poter agire ogni giorno nella società con rinnovata consapevolezza a livello socio-politico. Sul sito web dell’associazione sono disponibili le seguenti opzioni per la pubblicazione dei propri contributi: news, recensioni e presentazioni di associazioni. La homepage è ancora in costruzione, ma propone già al visitatore un numero costantemente crescente di presentazioni di associazioni, anch’esse operanti nel settore della cultura, del dialogo interreligioso, della xenofobia, dei diritti umani, del sostengo allo sviluppo e del sociale. Ogni associazione che si occupi di questi temi o che sia interessata a presentare sé stessa o le proprie idee, o anche solo a pubblicare delle news relative alle attività dell’associazione, può mettersi in contatto in qualunque momento con la redazione di ProMosaik. ProMosaik, invece è interessata a essere presentata su altri siti web di associazioni, portali o progetti. L’associazione offre inoltre agli autori e alle autrici, la possibilità di pubblicare le loro opere sul sito Internet di ProMosaik. Tutti gli autori che desiderino pubblicare le loro opere rientranti in uno dei settori tematici dell’associazione, possono mettersi in contatto con la presidenza dell’associazione. La pubblicazione è gratuita, poiché gli sponsor e i membri dell’associazione sostengono gli autori, poiché credono nell’importanza dei libri che incentivano il dialogo interculturale e interreligioso. Lo stesso vale per la pubblicazione di libri in lingua straniera. In questo modo, gli autori possono ampliare sempre più la propria cerchia di lettori e, soprattutto, far conoscere anche all’estero inerenti i diritti umani e delle donne, problemi socio-politici e progetti per il sostegno allo sviluppo. Gli sponsor e i promotori, che ritengano interessante l’idea comune dell’associazione o che abbiano trovato determinati testi, possono mettersi in contatto con l’associazione, per farsi consigliare meglio e per riflettere con la presidenza in merito ad un progetto o un libro, del quale finanziamento avrebbero piacere di farsi carico. L’associazione è ancora nella fase di avvio, pertanto ogni forma di collaborazione, sia in forma di testi scritti di proprio pugno che la sponsorizzazione vera e propria, risulta molto gradita. Saremmo lieti di essere contattati anche da sostenitori attivi nel settore dei comunicati stampa o addetti al marketing dell’associazione, ai social media o ai reportage che ci stanno particolarmente a cuore. Crediamo nella passione e nell’impegno per la comprensione tra culture, popoli e religioni e, con il nostro contributo, lottiamo contro ogni forma di xenofobia e discriminazione.

Contatto stampa: Dr. phil. Milena Rampoldi

Hitdorferstr. 191

51371 Leverkusen

Cellulare:  0174 8971591 [email protected]

Per gli interessati alle pubblicazioni e alla corrispondenza in lingua italiana, invitiamo a fare riferimento alla Dott.ssa Federica Frattarola, traduttrice specializzata in linguistica e filologia germanica.

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ProMosaik: un’associazione di promozione del dialogo interculturale e interreligioso

L’intento del presente articolo è quello di presentare l’associazione interculturale ed interreligiosa ProMosaik e.V., che si impegna per i diritti umani e per la promozione dei rapporti interculturali ed interreligiosi.  L’associazione lotta contro ogni forma di discriminazione e si impegna attivamente per un mondo fondato sulla pace e sulla varietà.

ProMosaik e.V. è un’associazione giovane, costituita nel 2014 a Leverkusen ad opera di  appassionati di cultura. Lo scopo dell’associazione è la promozione del dialogo interreligioso e interculturale. Per adempiere allo scopo programmatico, l’associazione mette a disposizione dei lettori un portale, nel quale si possono pubblicare news, recensioni o presentazioni di associazioni. ProMosaik intende creare una rete di persone e organizzazioni che condividano i principi fondamentali del manifesto di ProMosaik. ProMosaik opera anche in Italia: Per gli interessati alle pubblicazioni e alla corrispondenza in lingua italiana, invitiamo a fare riferimento alla Dott.ssa Federica Frattarola, traduttrice specializzata in linguistica e filologia germanica.

Il manifesto dell’associazione è disponibile qui:

http://www.promosaik.com/downloads/manifesto_de.pdf

Per quanto tutto ciò possa sembrare utopico, l’associazione, per dirla con le parole della capo redattrice, Dr. phil. Milena Rampoldi, si ispira alle parole di Martin Luther King: “I have a dream!”

Lavoriamo per rendere questo mondo un mondo migliore.

Per la pace.

Per la giustizia.

Per il riconoscimento positivo delle differenze culturali.

Per il dialogo pacifico e costruttivo tra le religioni.

Per ProMosaik, pace significa combattere per la giustizia, che costituisce la base della pace stessa. La pace non è uno stato, bensì il risultato dell’agire socio-politico delle PERSONE COMUNI. Sono le persone a costruire la pace col loro impegno quotidiano a favore della dignità umana e per i diritti umani nel nome del rispetto per l’Altro.

Come già lo stesso nome lascia intendere, l’associazione auspica un mondo pieno di colori, differenze e tasselli di un mosaico, che imparino a conoscersi e creino dei ponti per incontrarsi. I tasselli del mosaico non sono direttamente interconnessi e neppure si fondono tra loro. Ogni tassello mantiene la sua identità, forma e colore. Per capire il prossimo, non dobbiamo guardarlo da lontano e affermare che siamo tutti uguali e che ci vogliamo un gran bene tra noi ….

Dobbiamo alzarci e creare un ponte. Ciò comporta lavoro e impegno quotidiano. Ma, soprattutto, una grande passione per un mondo variopinto e la repulsione per un mondo che neghi le differenze. Ma il mosaico si avvale di un PRO: con PRO, vogliamo affermare di essere a favore di questo mondo colorato e di combattere per far sì che i colori non vengano cancellati.

L’associazione ProMosaik persegue l’obiettivo di vedere positivamente le differenze culturali e religiose e di appellarsi sempre a questa dimensione positiva della diversità, per poter agire ogni giorno nella società a livello socio-politico. Infatti, senza l’azione del singolo, dell’uomo comune, questo mondo non potrà conoscere cambiamenti che lo rendano migliore e più bello. E anche l’impegno per i diritti umani è l’impegno della GENTE COMUNE.

Sul sito web dell’associazione, chiunque – a prescindere dal fatto che sia socio o meno – può pubblicare i propri contributi. Nel sito c’è un’area news su vari temi, l’opportunità di scrivere recensioni e inviarle a ProMosaik oppure presentare la propria associazione attiva nel settore del lavoro sociale e culturale, dei diritti umani o del sostegno allo sviluppo. Siamo ben lieti di ricevere anche iniziative e progetti da altre associazioni, per pubblicarle sul nostro sito.

ProMosaik è fermamente convinta che la sinergia di persone collaborative possa motivare il singolo a migliorare questo mondo, per quanto tutto ciò possa apparire utopico, anche in considerazione delle numerose guerre, lobby delle armi e violazioni dei diritti umani.

La homepage è ancora in costruzione, ma propone già al visitatore un numero costantemente crescente di presentazioni di associazioni, anch’esse operanti nel settore della cultura, del dialogo interreligioso, della xenofobia, dei diritti umani, del sostengo allo sviluppo e del sociale.
Ogni associazione che si occupi di questi temi o che sia interessata a presentare sé stessa o le proprie idee, o anche solo a pubblicare delle news relative alle attività dell’associazione, può mettersi in contatto in qualunque momento con la redazione di ProMosaik. ProMosaik, invece è interessata a essere presentata su altri siti web di associazioni, portali o progetti. ProMosaik desidera infatti creare una rete che colleghi persone e idee.

L’associazione ProMosaik offre inoltre, agli autori e alle autrici, la possibilità di pubblicare le loro opere sul sito Internet di ProMosaik. Tutti gli autori che desiderino pubblicare le loro opere rientranti in uno dei settori tematici dell’associazione, possono mettersi in contatto con la presidenza dell’associazione. La pubblicazione è gratuita, dato che gli sponsor e i membri dell’associazione sostengono gli autori, poiché credono nell’importanza dei libri che incentivano il dialogo interculturale e interreligioso. Lo stesso vale per la pubblicazione di libri in lingua straniera. Le traduzioni, infatti, promuovono il dialogo interculturale e superano le barriere linguistiche tra persone, culture e popoli. In questo modo, gli autori possono ampliare costantemente la cerchia dei loro lettori e, soprattutto, diffondere anche all’estero temi inerenti i diritti umani e delle donne, problemi socio-politici e progetti per il sostegno allo sviluppo. Molti membri di ProMosaik sono intellettuali, scrittori e traduttori e sono fermamente convinti dell’effetto convincente dei libri buoni ed impegnati.
Gli sponsor e i promotori, che ritengano interessante l’idea comune dell’associazione o che abbiano trovato determinati testi, possono mettersi in contatto con l’associazione, per farsi consigliare meglio e per riflettere con la presidenza in merito ad un progetto o un libro, del quale finanziamento avrebbero piacere di farsi carico.

L’associazione è ancora nella fase di avvio, pertanto ogni forma di collaborazione, sia in forma di testi scritti di proprio pugno che la sponsorizzazione vera e propria, risulta molto gradita. Saremmo lieti di essere contattati anche da sostenitori attivi nel settore dei comunicati stampa o addetti al marketing dell’associazione, ai social media o ai reportage che ci stanno particolarmente a cuore. In questo senso, si può contattare anche il nostro coordinatore per i social media, Abdel Bouzahra.

Noi di ProMosaik crediamo nella passione e nell’impegno per la comprensione tra le culture, i popoli e le religioni e, con il nostro contributo, lottiamo contro ogni forma di xenofobia, ostilità verso gli stranieri, razzismo, misoginia, oppressione di persone da parte di altre persone e discriminazione di chi crede in un’altra fede o in altri valori nella società.

Contatto stampa:

Dr. phil. Milena Rampoldi

Hitdorferstr. 191

51371 Leverkusen

Cellulare:  0174 8971591

[email protected]

 

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Ineke van der Valk (tradotto da Dr. phil. Milena Rampoldi): Islamofobia e discriminazione

Quest’opera dell’esperta neerlandese in scienze sociali e studi del discorso, Ineke van der Valk, dell’università di Amsterdam, tratta della tematica dell’islamofobia e/o dell’avversione nei confronti dell’Islam e dei musulmani nei Paesi Bassi. ProMosaik e.V. si impegna a favore della comunicazione interculturale e interreligiosa e si oppone ad ogni forma di discriminazione religiosa, culturale ed etnica e dunque anche all’islamofobia, che si manifesta anche in Italia. ProMosaik in questo contesto pensa ad esempio a gruppi quali Alternativa Longobarda, che sul suo sito pubblica degli slogan di questo tipo:

“La pulizia etnica è l’arma più forte! Scegli solo donne della TUA stirpe“. Al di sopra dello slogan viene rappresentata una donna bianca dai capelli e gli occhi chiari con una mitragliatrice in mano… Proprio vedendo immagini come queste e leggendo frasi come queste, noi di ProMosaik e.V. vorremmo esprimerci a favore della costruzione di una società basata sui principi

VARIOPINTO TOLLERANTE SOLIDALE INTERCULTURALE INTERRELIGIOSO:

un intento in cui il libro di Ineke van der Valk può sostenerci nella nostra azione socio-politica quotidiana contro il radicalismo di estrema destra.

La xenofobia e l’islamofobia sono un fenomeno europeo e devono essere percepiti e studiati come tali. Per questo l’autrice si esprime a favore dell’essenziale importanza dei testi sul tema dell’islamofobia al fine di combattere l’intolleranza contro l’islam in tutte le sue forme.

Nell’introduzione alla versione italiana dell’opera Islamofobie en Discriminatie scrive: “Sono fermamente convinta che gli studi come quelli di Ineke van der Valk possano contribuire significativamente a reindirizzare il dialogo tra religioni e culture nei Paesi Bassi e in tutto il mondo occidentale, incluso il nostro amatissimo Paese, l’Italia, analizzando, conoscendo, sostenendo e rigettando dunque l’islamofobia in tutte le sue forme. La lotta all’islamofobia deve essere condotta nel contesto di un dialogo pacifico, razionale, aperto ed informato”.

Nel primo capitolo Ineke van der Valk definisce il termine islamofobia nel contesto del suo discorso su razzismo, la stigmatizzazione e i pregiudizi. In questo contesto troviamo che soprattutto il concetto dell’intersezioanlità sia di estrema importanza per comprendere a fondo il fenomeno. L’autrice lo definisce come segue: “una discriminazione basata su diversi motivi, collegati tra loro”. Questo fenomeno riguarda in particolare le donne musulmane nei confronti delle quali diversi motivi combinati causano il rifiuto e la stigmatizzazione da parte della società occidentale. Sul pericolo dell’islamofobia oggi in centro Europa Ineke van der Valk scrive in modo pregnante:

“Sebbene la retorica anti-islamica comprenda regolarmente la storia delle crociate, i tentativi dei Turchi di conquistare l’Europa e l’orientalismo coloniale, l’islamofobia al giorno d’oggi dovrebbe essere considerata per prima cosa una forma germinata di recente di razzismo culturalmente orientato, che ha messo in ombra la variante biologicamente orientata del razzismo degli anni ottanta.”

Nei capitoli seguenti l’autrice parla dell’islamofobia in Internet, messa in circolazione dai partiti politici quali il PVV e i gruppi radicali di destra e dell’estrema destra, degli atti di violenza contro le moschee, delle proteste legali contro le moschee e si chiede poi nel capitolo finale, se la discriminazione sia in aumento o meno. L’autrice mette in rilievo l’aspetto pericoloso dello spazio virtuale di Internet in cui viene diffuso il pensiero della destra radicale.

La Dr. Rampoldi in questo contesto afferma:

“Soprattutto per i lettori non neerlandesi, il libro è molto utile poiché spiega come in un paese così liberale come i Paesi Bassi, la creazione di pregiudizi sull’Islam e la diffamazione attuata dai discorsi politici anti-islamici alla Wilders, abbiano dato vita a una cultura che persegue l’obiettivo di escludere e stigmatizzare i cittadini (stranieri) di religione islamica.”

“Sono convintissima che studi come quelli di Ineke van der Valk possono dare un notevole contributo al dialogo tra le religioni e le culture nei Paesi Bassi e in tutto il mondo occidentale. Si tratta di analizzare e conoscere l’islamofobia per poi opporsi ad essa. La lotta contro l’islamofobia deve avvenire sotto forma di un dialogo pacifico e un discorso razionale ed aperto e per mezzo dell’informazione”.

Il mondo è variopinto.

Il mondo è un grande mosaico pieno di colori, composto di moltissimi sassi diversi collegati tra loro per mezzo di ponti interculturali e interreligiosi.

 

 

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Dr. phil. Milena Rampoldi: Islam contro la schiavitù Storia della schiavitù e delle lotte antischiaviste in Mauritania del Prof. Saïdou Kane

In quest’opera l’autrice, la Dr. phil. Milena Rampoldi, presenta l’opera di Saïdou Kane, uno storico e sociologo mauritano che affrontò la tematica della schiavitù mauritana su un piano prevalentemente storico, impegnandosi tutta una vita per l’abolizione concreta della schiavitù nel nome dei diritti umani e della lotta al razzismo e alla mentalità di casta. ProMosaik sostiene l’abolizionismo islamico e vorrebbe dare voce agli abolizionisti mauritani anche in Europa. Quest’obiettivo l’associazione lo persegue tra l’altro con questa traduzione dell’opera del Prof. Kane in lingua italiana. Noi di ProMosaik siamo lieti di ottenere altro sostegno da parte degli sponsor al fine di poter pubblicare l’opera del Prof. Kane anche in altre lingue. Fino ad oggi in Mauritania siamo in presenza di una società essenzialmente schiavista, in cui vi sono persone che possiedono altre persone, dette schiave e schiavi.

La loro forza lavoro, e nel caso delle donne anche la loro sessualità, vengono sfruttati al fine di arrecare vantaggio alla classe aristocratica maura del Paese. Si tratta di una pratica indegna, disumana, spregevole e contraria all’egalitarismo islamico.

Questa società di casta profondamente ancorata nella mentalità della gente caratterizza il Paese sin dall’epoca preislamica. Nel nome dell’Islam e della manipolazione dei versetti coranici sul trattamento degli schiavi dell’epoca preislamica, ancora presenti nella prima epoca islamica, quest’istituzione brutale che priva l’essere umano della sua dignità si perpetua nel tempo, invece di essere abolita sulla base delle diverse prescrizioni legali emesse nel Paese.

In collegamento con l’opera dell’antropologo e scrittore senegalese Tidiane N’Diaye sullo schiavismo musulmano in Africa, intitolata Le Génocide voilé, la Dr. Rampoldi è fermamente convinta del fatto che il mondo arabo debba smetterla di rimuovere la propria colpa e complicità nella tratta degli schiavi africani e debba inoltre immediatamente omettere ogni tipo di manipolazione delle fonti islamiche per mantenere la schiavitù come un’istituzione “voluta da Allah”.

Nella sua opera l’autrice presenta innanzitutto la biografia del Prof. Kane, sulla base di un film documentario girato su di lui in Francia, al fine di esprimere le idee principali di Kane e della sua fondazione, istituita dopo la sua morte nel 2006 in seguito a un tragico incidente stradale. Kane desidera vedere la Mauritania quale nazione riconciliata, priva di schiavitù e che garantisca pari opportunità alle ex-schiave e agli ex-schiavi, ossia un Paese in cui tutti i gruppi etnici possano convivere senza discriminazione razziale, sociale ed economica, una posizione molto simile a quella di Nelson Mandela. Per questi ideali lottano associazioni quali EL HOR e IRA Mauritanie. La Dr. Rampoldi riporta poi anche la seconda legge emessa dallo Stato mauritano nel 2007 per abolire definitivamente la schiavitù: una legge che come quella del 1981 non ha mai visto un’applicazione pratica seria e radicale.

Secondo il punto di vista dell’autrice, ci sono due problemi di base che si tratta di risolvere: da una parte la cultura della schiavitù, culturalmente ancorata, con i loro meccanismi fatali di perpetuazione dell’ingiustizia e della diseguaglianza che si esprime nel sistema delle caste di tutti i gruppi etnici, e dall’altra l’anti-abolizionismo islamico che per mantenere questa istituzione della schiavitù a favore del ceto sociale al potere manipola le fonti islamiche, anziché considerare l’Islam quale religione profondamente egalitaria e applicare i principi fondamentali del Corano sull’eguaglianza incondizionata di tutti gli esseri umani nei confronti di Allah Creatore e di combattere per una società giusta.

Segue poi il testo del Prof. Kane, riportato in lingua francese e poi in traduzione italiana. L’autore spiega il contesto storico dell’ancoraggio dello schiavismo nella società e ne espone anche i motivi: un percorso affascinante di storia africana. Nell’ultima parte del suo saggio l’autore presenta poi le rivolte antischiaviste, tra cui figura quella molto nota di Fuuta Toro nel 1785 e i movimenti emancipatori di EL HOR e le ONR che si impegnano a favore della liberazione delle schiave e degli schiavi nel Paese. In questo contesto, noi di ProMosaik vorremmo ricordare in particolare Biram Dah Abeid di Ira Mauritanie che fino ad oggi si impegna per la liberazione degli schiavi mauritani.

Fonte: http://fr.alakhbar.info/files/birame_ira-mauritanie.jpg

Senza voler anticipare i contenuti del libro, in conclusione vorremmo riportare due citazioni, una di Kane e la seconda di un detto del Profeta Muhammed (sas), ripreso da Ibn Kathir nel suo commento del Corano:

“Non credo che l’Islam del quale pretendevano di essere i rappresentanti possa autorizzare ad eternam l’asservimento duraturo di un correligionario, così come accade oggi“.

“A colui che libera uno schiavo credente, Allah (swt) salverà dal fuoco infernale ogni sua parte del corpo in corrispondenza ad ogni parte del corpo dello schiavo“.

 

Il mondo è variopinto.

Il mondo è un grande mosaico pieno di colori, composto di moltissimi sassi diversi collegati tra loro per mezzo di ponti interculturali e interreligiosi.

 

 

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Dr. phil. Milena Rampoldi: René Guénon e la critica della modernità

In quest’opera la Dr. Rampoldi affronta un filosofo dal pensiero mistico e simbolico alquanto affascinante, un francese convertitosi all’Islam e che nella sua lotta contro il materialismo e l’individualismo e/o narcisismo occidentali ritrova nella religione islamica il suo percorso ideale per raggiungere l’Unità Primordiale. Per noi di ProMosaik René Guénon (1886-1951) rappresenta un uomo tra due culture e tra due religioni: un francese che trascorre gran parte della sua vita al Cairo, e un cristiano che si converte all’Islam mistico, di cui l’autrice critica comunque l’immobilismo astorico.

Nel suo libro sul filosofo francese l’autrice nel primo capitolo ripropone la sua biografia: il periodo francese, l’anno in Algeria, il secondo periodo francese e poi il ventennio trascorso da Guénon nella capitale egiziana fino alla sua morte nel 1951. Nel capitolo seguente la Dr. Rampoldi presenta le diverse opere del filosofo che trattano di tematiche molto variegate:

Guénon si occupa infatti di induismo, di teosofia, di esoterismo cristiano e infine del materialismo occidentale e dell’opposizione tra materialismo e Islam quale via maestra per ritrovare l’unità di tutte le religioni, cosa che lo fa cadere in un certo sincretismo teologico. Permane comunque nel filosofo una contrapposizione marcata tra materia e spirito assente invece nella religione islamica. Il punto forte della visione del mondo di Guénon consiste secondo l’autrice nella sua capacità di sottrarre la verità alle caricature umane, sorpassando allo stesso tempo la filosofia propria dell’Occidente all’insegna della parola d’ordine ex Oriente lux. Il filosofo francese ascolta in silenzio l’Oriente con un “atteggiamento di distaccata superiorità”. Si vede dunque in lui un certo elitarismo filosofico che nuovamente si oppone all’Islam come religione sociale e attivista. Ecco cosa significa per il filosofo la conversione all’Islam di cui ha una visione del tutto particolare e personale:

“Convertirsi all’Islam significa, per il filosofo, trascendere il concetto stesso di conversione religiosa particolare, legata appunto alla cultura di appartenenza del neoconvertito. Significa attingere, innanzitutto, all’esoterismo come via obbligata di unificazione con il Primordiale, sempre secondo l’impostazione di Guénon”.

L’Unità Primordiale l’autore la ritrova superando l’occidente (vedi il capitolo 3 del libro sull’opera del filosofo intitolata La Crise du Monde Moderne) e il suo materialismo e identificandola alla fine con la dottrina islamica del tauhid. Fondamentale per il discorso interculturale e interreligioso rimane la sua ricerca di fondo che si tratta di continuare oggi, ovvero quella mirante a una possibile armonia tra Oriente e Occidente per costruire un mondo all’insegna della pace e dell’accettazione delle diversità culturali e religiose in un mondo fatto di numerosi mosaici variopinti, in cui i piccoli sassi si tollerano a vicenda, mantenendo la propria identità (il proprio colore e la propria forma) o trasformando in ponti e/o interfacce se osano oltrepassare la frontiera.

 

Il mondo è variopinto.

Il mondo è un grande mosaico pieno di colori, composto di moltissimi sassi diversi collegati tra loro per mezzo di ponti interculturali e interreligiosi.

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Dr. phil. Milena Rampoldi: I Corsari Mediterraneo Barbaresco Ottomani ed Europa

In quest’opera l’autrice che da anni si occupa di studi arabi ed islamici affronta una tematica storica avvincente riguardante il Mediterraneo del Cinquecento, uno spazio dinamico e pieno di contatti e conflitti interculturali e interreligiosi, attraverso i quali diviene possibile riprendere oggi il discorso del dialogo interculturale e interreligioso a partire dalla storia. Noi dell’associazione ProMosaik siamo fermamente convinti dell’importanza dell’approccio storico per riaffermare l’unità del Mediterraneo quale spazio interculturale e interreligioso oggi come allora.

Ecco l’introduzione dell’opera in cui la Dr. Rampoldi riassume le tematiche fondamentali ici affrontate:

 

“In questo lavoro tenteremo di proporre una panoramica generale della realtà politica, economica e sociale dei Paesi del Maghreb nel corso del secolo sedicesimo, il primo dell’età moderna nel Mediterraneo.

Nel primo capitolo perseguiremo innanzitutto lo scopo di tracciare la fondazione e la strutturazione del primo Stato corsaro barbaresco ad opera di Hayr ad-Din, detto il Barbarossa, corsaro levantino originario dall’isola greca di Lesvos, trasferitosi ad Algeri

agli inizi del Cinquecento, il quale conquistò Algeri, sottomettendosi poi come vassallo al Sultano di Istanbul, divenendo ammiraglio della flotta ottomana e governatore della Algeri barbaresca.

Evidenzieremo in primo luogo i tratti salienti della biografia di Hayr ad-Din e dei suoi successi militari per poi trattare dell’organizzazione politica e militare interna a questi Stati caratterizzati da un forte spirito autonomistico ed indipendentista all’interno dell’Impero Ottomano. Per quanto concerne il Cinquecento, comunque, ci troviamo agli inizi di un progressivo distacco dal controllo del Sultano, situazione che si rafforzerà ulteriormente nel corso dei due secoli a venire.

Dal punto di vista del paradigma storiografico da noi adottato nel corso di queste riflessioni, abbiamo cercato di evitare da una parte l’eurocentrismo “orientalista”, come lo denomina lo studioso palestinese Edward Said nel suo famoso saggio Orientalism; dall’altra però cerchiamo anche di evidenziare con forza come il paradigma teologocentrico si riveli non solo carente, ma anche aberrante, se si vuole fornire una spiegazione realistica delle lotte intramediterranee del secolo sedicesimo. Partendo da questa motivazione storiografica e paradigmatica di fondo, nel secondo capitolo tratteremo di due eventi storici fondamentali del secolo in questione. In primo luogo analizzeremo l’assedio ottomano di Malta del 1565, evidenziando fondamentalmente da una parte l’apporto militare e strategico fornito dai barbareschi maghrebini all’azione militare ottomana, e dall’altra fornendo alcune indicazioni riguardanti la guerra di corsa cristiana dei maltesi e la loro ideologia di crociata ormai tramontata e trasformatasi in volontà di dominio territoriale.

Nel secondo paragrafo di questo capitolo affronteremo poi la battaglia di Lepanto del 1571, secondo un paradigma che si distacca dal teologocentrismo, che considera la battaglia uno scontro religioso, mentre siamo invece fermamente convinti che il materialismo e il pragmatismo storiografico forniscano delle risposte ben più valide riguardo a questo scontro navale, che segnò l’inizio del declino della potenza ottomana nel Mar Mediterraneo e lo spostamento degli interessi spagnoli dal Mediterraneo verso l’Oceano Atlantico.

Metteremo in risalto come la pace mediterranea, che fu il risultato di questi sviluppi, significò il trionfo della guerra di corsa rispetto alle grandi guerre tra le potenze spagnola da una parte

e ottomana dall’altra, nel contesto del Mediterraneo cinquecentesco.

Gli scontri avvenuti a Malta e a Lepanto, secondo la nostra chiave di lettura, non vanno collocati all’interno di un quadro manicheo di contrapposizioni religiose tra Islam-gihad e Cristianesimo-Crociata. Vanno invece visti in una nuova prospettiva che si avvicina da un lato alla visione della storia presentata da Niccolò Machiavelli nel suo Principe, e dall’altro a quella del materialismo e del pragmatismo applicati alla ricerca storica.

Un contributo fondamentale alla comprensione storiografica degli Stati barbareschi del Cinquecento e del loro rapporto con la potenza spagnola cattolica e con quella ottomana, viene fornito dall’opera monumentale dello storico francese contemporaneo Fernand Braudel, La Mediterranée et le monde mediterranéen à l’époque de Philippe II, nella quale l’autore afferma ampiamente anche un punto di vista storico-geografico, che la storiografia sul Mediterraneo cinquecentesco deve riuscire a far suo.

Anche noi siamo fermamente convinti del fatto che solo partendo da coordinate temporali ed insieme topografiche e geodinamiche nel senso dello storico anglosassone John Wansbrough e mai da una visione statica e dualistica quale quella dello storico belga Henri Pirenne, si possa cogliere il Mediterraneo cinquecentesco in tutta la sua complessità.

Il capitolo terzo sarà incentrato sullo sviluppo delle altre due maggiori città barbaresche, Tunisi e Tripoli, che si svilupparono quasi mezzo secolo più tardi rispetto ad Algeri.

Abbiamo deciso di esporre in modo globale lo sviluppo storico delle due città al fine di riuscire a mettere in risalto alcune delle costanti presenti nell’evoluzione generale degli Stati barbareschi del Cinquecento.

Di conseguenza, in primo luogo, cercheremo di dimostrare l’aspetto urbanocentrico degli Stati corsari e dei territori conquistati dagli Ottomani in generale, in quanto essi non controllavano mai un’intera regione, ma solo le sue città principali, fondamentali dal punto di vista strategico, come era il caso delle città portuali.

“Stato corsaro”, come anche “Stato corsaro vassallo dell’Impero Ottomano” non significò dunque mai il pieno controllo del territorio maghrebino da parte del Sultano.

Il Maghreb ottomano-barbaresco costituì di conseguenza solo una parte della variegata e dinamica realtà etnica, economica e sociale del Maghreb del Cinquecento.

Vedremo dunque come il Cinquecento ottomano fu caratterizzato da una parte da grandi ed audaci corsari, quali Hayr ad-Din, suo fratello ‘Arug, Uluç Ali e Turgud reis, e dall’altra dalle città maghrebine in dinamica espansione dal punto di vista economico.

Come cercheremo di evidenziare, sulla base degli studi condotti dallo storico dell’economia Ciro Manca, il Cinquecento delle città barbaresche rappresentò un’epoca in cui l’economia maghrebina si orientò in misura sempre crescente verso l’Europa mediterranea.

Gli scambi tra le due sponde del Mediterraneo, generati dalla guerra di corsa e dalla pirateria, distinte dal punto di vista giuridico, come rilevato dagli studi dello storico italiano Salvatore Bono, ma allo stesso tempo simili e spesso in interazione fino a confondersi l’una con l’altra, erano massicci.

In seguito, nel quarto capitolo, perseguiremo l’obiettivo di descrivere questa infinita complessità di scambi di beni e di commercio di schiavi sia musulmani che cristiani.

In questo contesto ci concentreremo comunque su due fenomeni di estrema rilevanza socio-economica sulla base dell’esempio di Algeri. In primo luogo, affronteremo la tematica della schiavitù nelle città barbaresche a partire dalla figura di un famoso schiavo presente ad Algeri negli anni tra il 1575 e il 1580: il poeta e romanziere spagnolo Miguel Cervantes de Saavedra, che in numerosi passaggi delle sue opere descrisse Algeri e i suoi schiavi.

Successivamente vedremo il voltafaccia della schiavitù subita, visibile nei personaggi “rinnegati”, gli hombres de frontera, come li chiama lo storico spagnolo contemporaneo Emilio Sola, schiavi che furono liberati all’indomani della loro conversione all’Islam e in seguito riuscirono ad intraprendere una lungimirante carriera come capitani corsari nelle città barbaresche.

Nel capitolo finale abbozzeremo un quadro generale della lingua franca barbaresca, ancora poco indagata dalla linguistica storica contemporanea, ma a nostro avviso di grande importanza in quanto risultato fondamentale del dinamico processo storico non solo del secolo in questione, ma anche del periodo medievale che lo precedette.

Nell’appendice a questo capitolo citeremo dei documenti in lingua franca, da noi tradotti in lingua italiana, proponendo un’analisi concreta del lessico, della morfologia e della sintassi di questo idioma mediterraneo, sviluppatosi attraverso l’incontro di diverse lingue sia neolatine, che semitiche e turcofone.

Infine, in appendice ai paragrafi concernenti le città barbaresche di Tunisi e Tripoli, proporremo delle traduzioni dall’arabo di testi riguardanti il Cinquecento barbaresco in alcuni suoi aspetti a nostro avviso rilevanti.”

 

Il mondo è variopinto.

Il mondo è un grande mosaico pieno di colori, composto di moltissimi sassi diversi collegati tra loro per mezzo di ponti interculturali e interreligiosi.

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Dr. phil. Milena Rampoldi: Aspetti linguistici nella Spagna Musulmana

Il presente saggio affronta una tematica particolare della letteratura andalusa che mostra l’aspetto fondamentale degli intrecci interculturali del periodo storico andaluso, caratterizzato dalla simbiosi tra la lingua spagnola e quella araba. L’Andalus rappresenta una terra all’insegna dell’incontro e poi scontro tra la cultura spagnola e quella araba e tra il Cristianesimo e l’Islam.

Dopo una breve sintesi storica dell’Andalus l’autrice accentua il multilinguismo della Spagna musulmana quale espressione del multiculturalismo dell’epoca. Con la Reconquista inizia poi nella penisola iberica un periodo di crescente intolleranza religiosa ed etnica, che secondo l’autrice si oppone diametralmente alla tolleranza islamica precedente. Infatti, la Dr. Rampoldi in questo contesto scrive: “In contrapposizione al modello della dhimma e della tolleranza religiosa dell’Islam e della sua legislazione protettiva rispetto alle religioni del Libro, gli Imperatori cattolici di Spagna, diedero inizio, nel 1499, con la leadership del Cardinale Ximénez de Cisneros, alla loro spietata campagna di conversioni forzate”.

Un esempio di espressione letteraria multietnica e multiculturale dell’Andalus è la forma poetica dello zagial, presentata nel secondo e terzo capitolo del saggio. Si tratta di una forma poetica redatta in un dialetto arabo andaluso, espressione della simbiosi interculturale della regione. L’Andalus rappresentava un ponte tra Occidente e Oriente e un vero laboratorio, come lo chiama l’autrice, di trasformazione di forme letterarie e linguistiche di cui lo zagial è un esempio affascinante. La Dr. Rampoldi nel trattare lo zagial di Ibn Quzman cita anche il grande arabista italiano Francesco Gabrieli che in questo contesto afferma come esso “segna una tappa fondamentale non solo nello studio della letteratura arabo-spagnola, ma nel problema dei rapporti tra mondo arabo e romanzo nel Medioevo”. Segue poi lo studio stilistico e lessicale di un esempio letterario di Ibn Quzman. Il tutto prova la feconda simbiosi andalusa tra diverse lingue e diverse culture che ci può servire da esempio oggi per combattere la xenofobia, l’islamofobia e tutte le forme di razzismo e di orientamento politico dell’estrema destra in Europa. L’Europa secondo ProMosaik deve molto al mondo arabo, un aspetto che va considerato storicamente e culturalmente per distaccarsi da atteggiamenti intolleranti che disprezzano le culture altrui e credono nella supremazia della propria cultura rispetto alle altre, reputate inferiori per il semplice motivo che non si conoscono e si ha paura di accostarsi ad esse.

Il mondo è variopinto.

Il mondo è un grande mosaico pieno di colori, composto di moltissimi sassi diversi collegati tra loro per mezzo di ponti interculturali e interreligiosi.

 

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Dr. phil. Milena Rampoldi: Alcune considerazioni su Nagib Mahfuz e le sue opere

In questo saggio la Dr. phil. Milena Rampoldi presenta  in modo conciso la biografia e alcune tra le numerose opere del grande Premio Nobel egiziano del Novecento Nagib Mahfuz. Anche questo saggio dell’autrice mostra l’importanza di occuparsi e studiare le letterature straniere al fine di arricchire la propria visione del mondo, un principio fondamentale enunciato dall’associazione ProMosaik, fondata al fine di promuovere la diversità culturale e religiosa e il dialogo interculturale e interreligioso.

Come l’autore del precedente progetto, Khalil Gibran, anche il presente autore è difficilmente classificabile all’interno di una determinata corrente letteraria. Anche in questo saggio, nel primo capitolo l’autrice affronta la biografia dell’autore che a differenza di Gibran rimase sempre nel suo Paese, che rappresenta l’epicentro della sua scrittura e del suo pensiero. Per questo trattando la biografia di Mahfuz l’autrice approfitta anche dell’occasione di tracciare brevemente la storia egiziana del suo tempo, caratterizzata da molti sconvolgimenti politici tra modernismo e tradizionalismo, tra Nasser e i fratelli musulmani.

La Dr. Rampoldi introduce la biografia dell’autore, citando il suo discorso tenuto in occasione dell’assegnazione del Premio Nobel. In questo discorso Mahfuz tra l’altro si impegna a favore della giustizia nel Terzo Mondo, a cui dichiara di appartenere: “Sì, come ha potuto l’uomo che viene dal Terzo Mondo trovare la pace mentale per scrivere storie? Per fortuna, l’arte è generosa e comprensiva. Allo stesso modo in cui risiede nelle persone felici non abbandona gli infelici. Offre ad entrambi i mezzi convenienti per esprimere ciò che si gonfia nei loro cuori. In questo momento decisivo nella storia della civiltà è inconcepibile ed inaccettabile che i lamenti dell’Umanità debbano spegnersi nel vuoto”.

Dopo l’autobiografia di Mahfuz, nella seconda parte del saggio, l’autrice analizza alcune tra le numerose opere del Premio Nobel arabo, iniziando con Il Caffè degli Intrighi, che come molte altre opere dell’autore tratta del microcosmo del Cairo che simboleggia alla fine l’intero universo umano e sociale. Centrale nel romanzo la figura di Qaranfula che rimpiange i ragazzi arrestati. Ecco come politica e vita quotidiana del popolo si intrecciano in Mahfuz, il genio del romanzo e allo stesso tempo del racconto realista breve, sempre intriso di un certo simbolismo. Segue poi il romanzo Il ladro e i cani, del tutto diverso dal primo e incentrato sul ladro filosofo e profeta della negatività sociale. A questo proposito l’autrice scrive: “L’omicidio errato è il punto d’arrivo di una scelta obbligata ma errata del protagonista, che ha il destino già segnato e che si illude solamente di avere qualche potere decisionale nella sua vita”. Mahfuz rimane in-inquadrabile, pieno di influenze letterarie occidentali e allo stesso tempo profondamente appartenente al suo mondo metropolitano del Cairo di cui narra costante-mente anche nel prossimo testo presentato dall’autrice, intitolato Il nostro quartiere, in cui si parla di 78 quadri cittadini che alla fine confluiscono nel Leitmotiv del monastero. I tratti della fenomenologia urbana si ritrovano infine anche in Chiacchiere sul Nilo, ove nuovamente si ritrovano personaggi del tutto diversi, parte di un unico microcosmo cittadino. L’impiegato Anis con le sue serate ribelli sulla chiatta, la contrapposizione tra politica e amore… tutte tematiche ricorrente in Mahfuz, anche nel testo tratto dal romanzo as-Sokkariya, e intitolato Ahmed e Suzanne. La trilogia secondo l’autrice sarebbe l’espressione del “verismo” di Mahfuz, che parla del mondo urbano del popolo. Alla fine del terzo capitolo segue un estratto dal romanzo Chiacchiere sul Nilo per poi passare alla conclusione del saggio in cui la Dr. Rampoldi riprende il suo concetto dell’ermeneutica filosofica che a suo avviso va applicata alle opere del grande Premio Nobel arabo.

 

Il mondo è variopinto.

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Dr. phil. Milena Rampoldi: Khalil Gibran. Il racconto Wardé Al-Hani di Gibran fra autobiografia e critica sociale

In questo saggio sul noto poeta e scrittore libanese Khalil Gibran (1883-1931), l’autrice, Dr. phil. Milena Rampoldi presenta innanzitutto la biografia dell’autore, collocandola nella situazione storica e culturale-religiosa del suo tempo. Gibran critica fortemente il sistema feudale e la chiesa maronita del suo Paese, visti come ipocriti e oppressivi. Nel racconto su Wardé Al-Hani, contenuto nella raccolta Spiriti Ribelli Gibran affronta la storia di una donna, costretta a sposare un uomo che non ama e poi liberata dal vero amore. Tutta la trama si sviluppa all’insegna di un mondo manicheo, colmo di contrapposizione tra le istituzioni sociali e lo spirito umano individuale, tra la religione e Dio, tra le forzature sociali e la libertà individuale nella dimensione dell’amore e della spiritualità.

Nel primo capitolo sulla biografia di Gibran l’autrice lo paragona con Hermann Hesse, contrapponendolo poi a Nietzsche nell’esordio di Also sprach Zarathustra. Si conclude leggendo queste pagine come sia difficile inquadrare Khalil Gibran, inserendolo in una particolare corrente letteraria.

Infatti Gibran è senza dubbio un genio sfuggente, difficile da classificare. Nel secondo capitolo la Dr. phil. Milena Rampoldi affronta poi il racconto su Wardé Al-Hani, redatto dall’autore nel 1908 in lingua arabo e facente parte della raccolta Spiriti Ribelli. Segue poi un breve excursus riguardante l’ermeneutica per poi tracciare le singole tappe della trama del racconto. Il mondo sociale e familiare nel racconto viene vissuto come oppressivo. Alle istituzioni religiose e sociali ipocrite e caratterizzate dalla coercizione, Gibran contrappone l’essenza spirituale e divina dell’anima. Anche matrimonio e amore si contrappongono in senso dualistico. E’ bellissimo il simbolismo che trasmette Gibran in questo racconto, in cui ad un certo punto cede la parola alla protagonista del racconto per collocarsi a un piano inferiore rispetto al suo. Il racconto è il discorso di un’anima femminile, di un mondo visto ed interpretato tutto al femminile. Esprime il mondo di una donna che ama, di una donna che vive e che si contrappone al mondo sociale e religioso della sua epoca. Nella parte finale del saggio l’autrice riporta alcune pagine del racconto tradotte in italiano. Eccone un passaggio significativo che vorremmo citare in questa sede:

“Quando mi svegliai, percepii queste cose, capii che la felicita di una donna non consiste nella gloria dell’uomo e del suo dominio, e neppure nella sua generosità e nella sua clemenza; ma consiste nell’amore che unisce lo spirito di lei con quello di lui; e consiste nel versare l’amore della donna nella cuore dell’uomo, rendendoli un unico membro nel corpo della vita, una sola parola sulle labbra di Dio…”

Il mondo è variopinto.

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Dr. phil. Milena Rampoldi: Shajarat ad-Durr di Mahmud Badawi. La prima regina della storia islamica – Tragedia in cinque atti

  In questo testo l’associazione ProMosaik e.V. per il dialogo interculturale e interreligioso presenta la traduzione italiana adattata e commentata della straordinaria tragedia sulla carriera politica, gli intrighi e il destino della, come la chiama lo scrittore Mahmud Badawi, “prima regina della storia islamica“ e dunque un simbolo per tutte le femministe oggi.

La regina Shajarat ad-Durr che la Dr. Rampoldi ha già presentato nella sua opera in lingua tedesca Das Beispiel von Shajarat ad-Durr: Philosophische Betrachtungen zu Frau und Politik im Islam auf der Grundlage der Werke von Bahriye Üçok und Jamal Badawi è l’esempio di una donna coraggiosa e brillante in un mondo misogino e androcentrico come quello del Medioevo islamico in cui cerca di affermarsi.

 

La traduttrice ritiene l’opera di Mahmud Badawi un contributo essenziale collocato nell’interfaccia tra scienze letterarie, filosofia e storia che a suo avviso adempie l’ideale aristotelico della tragedia e allo stesso tempo contribuisce al dialogo interculturale e alla fondazione filosofica del femminismo islamico. Ecco una citazione dalla Poetica di Aristotele:

“La tragedia è dunque imitazione di un’azione seria e conclusa, dotata di grandezza, con un discorso reso piacevole, differentemente per ciascun elemento nelle sue parti. Imitazione di persone che agiscono direttamente e non tramite narrazione, la quale imitazione, attraverso compassione (eleos) e paura (phobos) porta ad effetto la catarsi di siffatte passioni.”

A questo riguardo la Dr. Rampoldi scrive:

“Ritengo che la tragedia rappresenti la forma letteraria adatta per elaborare tali temi politici e biografici. In essa si esprime in modo calzante che la donna nell’Islam può guardare con fierezza al passato delle vicende di donne intelligenti e coraggiose che governavano anche i paesi musulmani”.

La trama si svolge all’epoca delle Guerre Crociate nel periodo di passaggio tra la dinastia ayyubide e quella mamelucca in Egitto. Quale schiava e poi moglie del Signore ayyubide al-Salih Ayyub all’indomani della morte del marito riuscì ad ascendere al potere per un certo periodo. Ma ben presto il Califfo che invia un suo messaggero in Egitto richiede la sua abdicazione, esprimendosi a sfavore del regno di una donna.

Senza voler anticipare il contenuto dei cinque atti della tragedia qui di seguito vorremmo riportare un breve passaggio tratto dalla scena in cui viene letta la corrispondenza del Califfo:

“Messaggero del califfo: (Apre la lettera e legge) Nel nome di Allah, Clemente, Misericordioso, chiediamo il vostro aiuto. Il messaggio viene da Abu Ahmed Abdullah al-Mustasim-Billah bin al-Mustansir-Billah, il principe abbaside dei fedeli a Bagdad, ed è rivolta ai principi e ai ministeri d’Egitto, e in particolare al suo popolo. La pace e la misericordia di Allah siano con voi.

Tante voci: La pace, la misericordia e la benedizione di Allah siano con voi.

Messaggero del califfo: Abbiamo ricevuto la notizia della vostra vittoria sul nemico della religione islamica; perciò lodiamo Allah che ha onorato la sua religione per mezzo di voi e ha liberato l’Egitto dalle mani dei nostri nemici. Tuttavia, sono venuti da noi dei messaggeri con notizie nelle quali, tra le altre cose, si diceva che voi avete affidato le vostre faccende a Shajarat ad-Durr, la vedova del re al-Salih, che Allah lo benedica. La cosa ci ha molto colpito, poiché per l’Islam è un fatto inaudito affidare il potere regio a una donna. Inoltre, vorremmo chiedervi, dato che si tratta di un diritto dei Musulmani, di nominare qualcuno che sia in grado di farsi carico del fardello del Regno. Nel caso in cui non abbiate più uomini adatti a questo ruolo, vi manderemo noi un uomo idoneo. Il Messaggero di Allah (le preghiere e la pace di Allah siano con lui) disse: “Coloro che affidano le loro faccende ad una donna, non avranno successo.” E la pace sia con quelli che percorrono la retta via.”

Il califfo si riferiva in quel contesto alla presunta tradizione del profeta Muhammad, secondo la quale un popolo il cui governo venga affidato ad una donna, non potrebbe prosperare. Questa tradizione è considerata la fonte principale dell’emarginazione della donna musulmana dal mondo politico e dalla funzione di capo di Stato nella storia del mondo musulmano e oggi viene messa fortemente in discussione nella sua validità generale anche da molti studiosi del mondo islamico, quali ad esempio il teologo turco Mehmet Azimli (cfr. il suo articolo sul tema: Azimli M., Kadınların idareciliği konusundaki rivayete tarihsel bağlamda eleştirel bir yaklaşım (traduzione italiana del titolo: Un approccio critico nel contesto storico, riguardante la tradizione sul tema del governo femminile), disponibile anche in una versione online, al seguente indirizzo: http://www.mehmetazimli.com/bildiriler/c1.pdf) e non solo dalle femministe.  

Un’interpretazione limitativa dell’affermazione del Profeta che, effettivamente si riferiva a un accadimento storico occorso al Re persiano Chosrau II., il quale aveva nominato a succe-dergli la propria figlia e rispetto a questo fatto il Profeta aveva espresso la sua opinione concreta, riferita solamente a quel caso storico-politico particolare, per lo più appartenente alla politica esterna, assurto poi a massima del governo da chi lo interpretava in senso androcentrico.  

La mossa politica di Shajarat ad-Durr dopo la sua abdicazione conseguente alla lettera a lei portata dal messaggero del califfo abbaside, consistette nell’alleanza con il potente schiavo Aybek, che, su iniziativa di Shajarat ad-Durr, divenne sultano d’Egitto al cui fianco lei poteva continuare a tenere le redini del potere.

Il mondo è variopinto.

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